Biennale di Venezia, l'Australia vince il Leone d'Oro. Tutti i premiati


Durante la cerimonia di premiazione e inaugurazione presso Ca’ Giustinian a Venezia, sono stati conferiti i premi ufficiali della Biennale. Leone d’Oro all’Australia e al Mataaho Collective.

Questa mattina, 20 aprile, presso Ca’ Giustinian a Venezia, la Giuria della 60ª Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, composta da Julia Bryan-Wilson (USA), presidente della giuria, Alia Swastika (Indonesia), Chika Okeke-Agulu (Nigeria), Elena Crippa (Italia) e María Inés Rodríguez (Francia/Colombia), ha conferito i premi ufficiali. Su suggerimento del Curatore della 60ª Esposizione, Adriano Pedrosa, il Leone d’Oro alla carriera è stato conferito all’artista brasiliana di origine italiana Anna Maria Maiolino e all’artista turca, residente a Parigi, Nil Yalter.

Il Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale è stato conferito all’AUSTRALIA per kith and kin. La mostra è stata commissionata da Creative Australia, curata da Ellie Buttrose, e presenta opere di Archie Moore. La sede espositiva è situata ai Giardini. Archie Moore ha creato un monumentale albero genealogico della First Nation, realizzato a mano con gesso. Su pareti scure e soffitto, 65.000 anni di storia, sia registrata che perduta, prendono forma, invitando gli spettatori a riempire gli spazi vuoti e a comprendere la fragilità intrinseca di questo archivio intriso di dolore. L’installazione si distingue per la sua forte estetica e la sua evocazione di una perdita condivisa di un passato oscurato.

Una menzione speciale è stata conferita alla Partecipazione Nazionale della Repubblica del Kosovo per The Echoing Silences of Metal and Skin. La mostra è stata curata da Erëmirë Krasniqi e esposta presso il Museo Storico Navale, Riva S. Biasio 2148, con la commissione di Hana Halilaj della National Gallery of Kosovo e la partecipazione di Doruntina Kastrati. L’installazione di Doruntina Kastrati si ispira al lavoro industriale femminilizzato e all’erosione del corpo delle donne impiegate. Con richiami ai gusci di noce impiegati nella produzione in serie dei dolci turchi e ai dispositivi medici sostitutivi per le ginocchia logorate delle operatrici, le sculture raffinate di Kastrati invitano gli spettatori a interagire con esse.

Il Leone d’Oro per il miglior partecipante alla 60ª Esposizione Internazionale d’Arte è stato invece conferito a Mataaho Collective, fondato nel 2012 ad Aotearoa, Nuova Zelanda. Il Collettivo Maori Mataaho ha concepito una struttura luminosa, intrecciata con cinghie, che percorre lo spazio espositivo. Evocando le tradizioni tessili, con la sua forma di una culla, l’installazione assume il doppio ruolo di cosmologia e rifugio. Il suggestivo gioco di ombre proiettate sulle pareti e sul pavimento richiama antiche tecniche, mentre suggerisce possibili impieghi futuri.

Il Leone d’Argento è stato assegnato all’artista partecipante alla 60ª Esposizione Internazionale d’Arte: Karimah Ashadu, nata a Londra, Regno Unito, nel 1985, residente ad Amburgo, Germania, e Lagos, Nigeria. Con il suo video Machine Boys e la scultura relativa in ottone intitolata Wreath, Karimah Ashadu trasforma le convenzioni di genere riguardo allo sguardo e a ciò che è considerato degno di commemorazione. Attraverso un’intimità penetrante, cattura la vulnerabilità dei giovani uomini provenienti dalle regioni agricole settentrionali della Nigeria, che si sono trasferiti a Lagos e si sono trovati a lavorare come conducenti di mototaxi illegali. Il video è montato per mettere in risalto e criticare le performance della mascolinità in mostra, rivelando la condizione marginale dei conducenti di mototaxi attraverso l’attenzione dell’artista alle superfici metalliche delle macchine, alla pelle umana e alla stoffa.

La Giuria ha inoltre scelto di conferire due menzioni speciali ai seguenti partecipanti: Samia Halaby, nata a Gerusalemme, Palestina, nel 1936. Attualmente risiede a New York, USA e La Chola Poblete, nata a Mendoza, Argentina, nel 1989. Attualmente risiede a Buenos Aires, Argentina. Samia Halaby, artista, educatrice e attivista, è stata selezionata dalla giuria per una menzione speciale. Il suo impegno nell’affrontare la politica dell’astrazione si è fuso con una continua sensibilità verso le difficoltà del popolo palestinese. Il suo dipinto modernista, intitolato Black is Beautiful, magnificamente esposto nel ’Nucleo Storico’ di “Foreigners Everywhere”, non solo esprime la sovranità dell’immaginazione, ma anche l’importanza delle solidarietà globali. La Chola Poblete, con umorismo, si dedica invece a un’analisi critica delle narrazioni coloniali da una prospettiva trans-indigena. La sua arte eclettica resiste alla tendenza all’esotizzazione delle donne indigene, ma ne enfatizza il potere della sessualità. Con un approccio trasversale e queer, esplora l’iconografia religiosa occidentale e le pratiche spirituali indigene, ribaltando le dinamiche di potere attraverso opere che richiamano le conoscenze ancestrali del Sud America.

Immagine: il Padiglione dell’Australia. Foto: Andrea Rossetti

Biennale di Venezia, l'Australia vince il Leone d'Oro. Tutti i premiati
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