Exemplum Virtutis. La Città di Cento accoglie un capolavoro di Paolo Antonio Barbieri, fratello del Guercino


La Pinacoteca di Cento ha presentato nel fine settimana una nuova opera, acquistata dagli imprenditori locali e dagli Amici della Pinacoteca e donata alla città. È un capolavoro di Paolo Antonio Barbieri, fratello del Guercino, del 1647 circa: raffigura argenti e paramenti sacri.

Un fiorire di rinascite appare in quel luogo secolarmente pulsante di creatività e di lavoro che è l’area di Cento, culla privilegiata dell’arte e cuore fabbrile tra Ferrara e Bologna, che sta uscendo ormai con rinnovato vigore dai colpi del violento terremoto del 2012. Tra la fecondità sempre rinnovata delle materne campagne intorno al Reno e il ritmo industriale instancabile delle aziende che coronano la città si colloca attentamente un Associazionismo di coesione sociale che non riguarda soltanto ottime presenze sportive (basket) e promozionali, ma pure compagini culturali di rilevante caratura come l’Associazione Imprenditori Centesi per la Cultura, operante da oltre trent’anni, e la nobile Associazione Amici della Pinacoteca, che vanta tra i nomi illustri in campo internazionale.

È da ricordare che la Pinacoteca centese elenca tra le sue opere alcuni capolavori assoluti di Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino (qui nato e qui lungamente operante) e di altri ottimi maestri della sua bottega: con tale corpus ammirabile essa si colloca al livello dei più noti musei italiani. La città di Cento peraltro è stata culla anche di altri grandi artisti come Marco Zoppo, un protagonista della pittura padana del Quattrocento, Marcello Provenzale, virtuoso mosaicista alla corte di Paolo V Borghese, Stefano Galletti, valente scultore ottocentesco famoso anche a Roma, e Aroldo Bonzagni, estroso pittore e cartellonista post futurista. Di alcuni di essi conserva documenti insigni sia in Pinacoteca, sia in collezioni private di cuore aperto. Anche l’Amministrazione Comunale, attraverso direttori competenti, ha sempre sostenuto e arricchito il patrimonio civico, ed ha promosso inoltre mostre e convegni di studio di grande valenza, in sinergia spesso con le associazioni culturali sopra citate. I cittadini, occorre dirlo, hanno da parte loro sempre corrisposto e alimentato una sensibilità diffusa intorno alle Belle Arti.

Si può dunque ben comprendere come, in occasione della Mostra Internazionale dell’Antiquariato di Firenze del settembre 2019, l’apparizione in vendita di un dipinto di Paolo Antonio Barbieri abbia fatto sussultare di gioia gli “Amici della Pinacoteca” che, grazie alla loro Presidente, ebbero la capacità di “fermare” il quadro, di condividerne l’acquisto con gli Imprenditori per la Cultura, di portarlo a Cento per poi donarlo alla Pinacoteca. Non soltanto l’opera appariva di sorprendente fattura, ma poteva riempire quel vuoto patrio che sussisteva da lungo tempo, con relativo rammarico, ovvero la mancanza di un autografo pittorico di Paolo Antonio. Egli (1603-1649), fratello più giovane e amatissimo di Giovanni Francesco, ebbe costantemente il ruolo di organizzatore della celebre bottega, di relatore con i committenti, di segretario preciso sul Libro dei Conti e (dobbiamo pensare) anche di aiuto-pittore del geniale Guercino in diversi particolari esecutivi nel genere della natura morta.

Il sabato 11 dicembre 2021, con una solenne e lietissima cerimonia il dipinto è stato consegnato dalle due Associazioni (gli “Imprenditori” e gli “Amici”) al Sindaco di Cento quale soggetto inalienabile e carissimo della Città. Ecco l’esempio virtuoso! Il professor Daniele Benati dell’Università di Bologna, principe degli studi sulla pittura emiliana e ben oltre, con una dotta lezione ha tratteggiato nell’occasione il profilo artistico del minore dei Barbieri, il quale non è ancora sufficientemente delineato dalle ricerche e dai relativi studi, ma che vanta ora un pezzo di coloritura (si direbbe in termine lirico) da lasciare pressoché stupefatti, e certamente incantati. Il dipinto si presenta quindi come un capolavoro assoluto, capace di attirare instancabilmente l’ammirazione di tutti, documentato nell’inventario dei pronipoti del Guercino che lo ereditarono nel 1719.

Paolo Antonio Barbieri, Apparati liturgici per una Santa Messa vescovile (1647 circa; olio su tela, 103 x 140 cm; Cento, Pinacoteca Civica)
Paolo Antonio Barbieri, Apparati liturgici per una Santa Messa vescovile (Sacra etimasìa) (1647 circa; olio su tela, 103 x 140 cm; Cento, Pinacoteca Civica)

Il soggetto stesso costituisce una sorpresa. Si sa che Paolo Antonio aveva praticato quella che in modo tranquillo si chiamava “prosa pittorica”, ossia la riproduzione di oggetti e di elementi naturalistici, soprattutto vegetali e animali descritti sul Libro dei Conti in modo generico, e che aveva eseguito nel 1637 per il governatore di Cento una splendida “Spezieria”, conservata oggi a Spoleto; inoltre un “Cesto con castagne, funghi e frutta” ora esposto a Chicago, e altri pezzi analoghi per i quali gli esami saranno approfonditi, ma il soggetto che qui presentiamo segna un superbo balzo di qualità che deve far pensare in modo nuovo all’artista. Si tratta di una compatta, equilibratissima composizione di oggetti sacri che formano insieme l’apparato celebrativo di una imminente Santa Messa officiata da un Vescovo. Una proposta oggettuale liturgica, di valenza sacramentale, raffinatissima nella resa degli argenti, degli ori, delle gemme e dei tessuti, esposta nel silenzio assoluto dell’attesa.

La cerimonia di consegna è avvenuta sabato 11 dicembre 2021 ed è stata illustrata dalla presenza del Cavaliere del lavoro Lucio Igino Zanon di Valgiurata, Presidente di Credem Banca, che ha ospitato l’evento nel proprio salone di rappresentanza, e dell’ importante esperta romana Alessandra di Castro, Presidente degli Antiquari italiani. L’orazione ufficiale di Cristina Grimaldi Fava, Presidente degli Amici della Pinacoteca e vero cuore della meritoria operazione d’acquisto, ha coronato la felice vicenda con una esposizione vivace e ricca di un tessuto culturale che ne ha raccolto gli ampi valori storici e artistici. Il giovane Sindaco di Cento ha accettato con gratitudine la straordinaria donazione ed ha confermato ogni cura per il nuovo assetto dell’importante Pinacoteca. Con questo la cittadina ferrarese compie (come abbiamo detto) un “exemplum virtutis”, un atto esemplare che altri centri stanno imitando, o dovranno positivamente imitare, nella Regione.

Il tavolo della cerimonia. Da sinistra: il prof. Daniele Benati, dell'Università di Bologna; il rag.Stefano Borghi, Presidente della Associazione Imprenditori Centesi per la Cultura; il Sindaco di Cento Edoardo Accorsi; Cristina Grimaldi Fava, Presidente della Associazione Amici della Pinacoteca; il dott. Lorenzo Lorenzini, Direttore dei Musei Civici di Cento; il dott. Gianni Fava nella veste di Moderatore dell'avvenimento.
Il tavolo della cerimonia. Da sinistra: il prof. Daniele Benati, dell’Università di Bologna; il rag.Stefano Borghi, Presidente della Associazione Imprenditori Centesi per la Cultura; il Sindaco di Cento Edoardo Accorsi; Cristina Grimaldi Fava, Presidente della Associazione Amici della Pinacoteca; il dott. Lorenzo Lorenzini, Direttore dei Musei Civici di Cento; il dott. Gianni Fava nella veste di Moderatore dell’avvenimento.

È bene riflettere maggiormente sul soggetto a suo tempo elaborato da Paolo Antonio, in quanto presenta una singolarità e una cura esecutive realmente rimarchevoli. Chi scrive ha potuto osservare a lungo la tela e ne ricorda il primo impatto come una sorpresa emotiva fortissima: un dipinto “muto” che impone una profondità di significati di valenza certamente spirituale. Siamo alquanto al di sopra di una natura-morta pur bella e dobbiamo fermarci! Per analogia balza alla memoria l’invito latino del siste viator: fermati tu che passi! Questo avviso lo abbiamo trovato anche sul pilastrino di un’antica maestà petrigna verso un valico dell’appenino, tra un albero e una siepe; a tremolanti lettere incise diceva “siste gradum viator, imaginem mira et numen reverere lapillo”. Si tratta di sostare e considerare cogitando, così come invincibilmente vuole il dipinto del Barbieri; ad esso non dobbiamo porgere l’omaggio minimo del piccolo sasso ma piuttosto una immedesimazione di contenuto che occupi tutta la nostra mente, uno sforzo di risoluzione che apra il senso di quegli argenti, di quel libro evangelico, del calice e della patena, della mitria e dell’incenso.

In questa sua tela smagliante, meravigliosa per i registri cromatici, per la composizione, per il ductus visivo che richiama e guida, noi troviamo un cantico! E’ un cantico di fede, dalla melopea estesa, vibratile, solenne; protagonisti ne sono gli ori sfolgoranti e gli argenti della sacra liturgia che aspettano il Sacerdote e l’Altare. Tale è la ragione profonda: l’attesa! Nulla è più intimo e accorante, più denso di emozione di un evento grande, imminente, divino, che sta per accadere. Ben lo sapevano gli spiriti sospesi dei bizantini quando nei loro mosaici per toccare il diapason della consapevolezza e della prostrazione composero le etimasìe. Il trono vuoto sfavillante attende la Sacra Persona, il sovrano Dio eterno; l’altare solitario, ricco dei candelabri e dei vasi, attende le mani sacerdotali per il Santo sacrificio; il coro degli Apostoli con le braccia elevate attende il Cristo della Parusìa. Queste furono le loro superne etimasìe!

Paolo Antonio Barbieri nella sua vita di fede ha certamente meditato l’intensità inesprimibile dei sacri apprestamenti: del Libro e della Stola, delle ampolle per la Purificazione e la Consacrazione, dei calici e delle pissidi, dei turiboli e degli incensi, del Pastorale e della Mitria, eppoi delle tovaglie d’altare e delle infule vescovili; in essi si raccolgono già nell’imminenza i gesti, i canti oranti, le invocazioni e le benedizioni della Santa Liturgia cattolica. Ed egli, tacito e prodigioso figuratore immedesimato, li fa apparire nella sostanza virtuale e li dipinge con una acribia luminosa, affascinante, indefettibile alla contemplazione, e totalmente appagante nell’intimità dell’animo.

Sì, davvero qui appaiono le glorie delle sante cose, e qui - allora - siste gradum viator !

In queste due immagini risaltano i particolari del quadro di Paolo Antonio Barbieri. Il talento e la perizia professionale lo pongono tra i magnifici della pittura oggettuale, dove il soggetto materico viene trasfigurato al livello della contemplazione mistica, possibile soltanto alla profonda e professata religiosità dei due fratelli centesi
In queste due immagini risaltano i particolari del quadro di Paolo Antonio Barbieri. Il talento e la perizia professionale lo pongono tra i magnifici della pittura oggettuale, dove il soggetto materico viene trasfigurato al livello della contemplazione mistica, possibile soltanto alla profonda e professata religiosità dei due fratelli centesi.
In queste due immagini risaltano i particolari del quadro di Paolo Antonio Barbieri. Il talento e la perizia professionale lo pongono tra i magnifici della pittura oggettuale, dove il soggetto materico viene trasfigurato al livello della contemplazione mistica, possibile soltanto alla profonda e professata religiosità dei due fratelli centesi
In queste due immagini risaltano i particolari del quadro di Paolo Antonio Barbieri. Il talento e la perizia professionale lo pongono tra i magnifici della pittura oggettuale, dove il soggetto materico viene trasfigurato al livello della contemplazione mistica, possibile soltanto alla profonda e professata religiosità dei due fratelli centesi.

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L'autore di questo articolo: Giuseppe Adani

Membro dell’Accademia Clementina, monografista del Correggio.



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