Firenze e Uffizi: quale futuro per il Corridoio Vasariano? Posizioni a confronto


Sulla possibilità di aprire al pubblico il Corridoio Vasariano si è aperto nel fine settimana un acceso dibattito: riportiamo qui le posizioni a confronto.

A chi si interessa delle vicissitudini dei musei fiorentini non sarà certo sfuggito il dibattito che in queste ore si sta consumando attorno alle sorti del Corridoio Vasariano di Firenze, che collega gli Uffizi a Palazzo Pitti. Che il direttore Eike Schmidt fosse intenzionato a puntare sul Corridoio Vasariano non era certo un mistero. Alla fine dello scorso anno lo avevo intervistato per Art e Dossier (l’intervista è stata pubblicata sul numero di gennaio della rivista), e sull’argomento il direttore si era espresso in questi termini: “sarà fondamentale trovare un modo per aprire anche il Corridoio a un pubblico più vasto, studiando soprattutto gli aspetti tecnici della questione, che vanno risolti quanto prima”. Non gli si può certo rimproverare di peccare d’inefficienza: dalle idee si è infatti già passati a proposte concrete. Più nello specifico, questo fine settimana Eike Schmidt ha dichiarato che gli architetti sono già al lavoro per studiare soluzioni con lo scopo di aprire il Corridoio a un pubblico molto più vasto di quello che ha potuto visitarlo finora.

Giova infatti ricordare che visitare il Corridoio Vasariano è impresa tutt’altro che semplice: è normalmente chiuso al pubblico, e le visite sono concesse soltanto su autorizzazione, e unicamente a gruppi composti da un numero minimo di dieci persone, che non può sforare un massimo di venticinque. Questo meccanismo è stato sfruttato da diverse agenzie private e tour operator che pubblicano spesso annunci sul web mettendo a disposizione posti per visitare il Corridoio, quasi sempre a prezzi esorbitanti: difficile trovare un posto a meno di cinquanta euro. L’idea di Eike Schmidt è quella di rivoluzionare questo sistema: il direttore vorrebbe rendere aperto al pubblico il Corridoio onde permettere ai visitatori degli Uffizi di percorrere lo stretto passaggio che fu progettato nel 1565 (e costruito nello stesso anno) da Giorgio Vasari per permettere ai granduchi fiorentini di muoversi agevolmente, e senza dover scendere in strada, tra Palazzo Vecchio, gli Uffizi e Palazzo Pitti (i primi due palazzi centri del potere della Firenze medicea e il terzo residenza della famiglia del granduca). Il Corridoio ospita attualmente la vasta collezione di autoritratti degli Uffizi, e ovviamente regala viste splendide e uniche su Firenze. Tuttavia, per rendere il Corridoio accessibile a un pubblico vasto, si renderà necessaria (e il direttore Schmidt lo ha già fatto sapere) la rimozione dei dipinti, che dovranno trovare una nuova collocazione: il passaggio è stretto e, per le leggi della fisica, non può permettersi di accogliere folle che si trattengono ad ammirare i dipinti (senza calcolare gli enormi rischi che le opere correrebbero). Ancora, il direttore ha fatto sapere che per realizzare il progetto sarà anche necessario dotare il Corridoio di idonee uscite di sicurezza, e che i lavori per rimettere a nuovo il Corridoio onde renderlo fruibile potrebbero partire entro la fine dell’anno.

Corridoio Vasariano
Interno del corridoio Vasariano. Photo credit

Le proposte di Eike Schmidt si sono però attirate anche alcune critiche, in particolare quelle della ex direttrice della Galleria dell’Accademia, Franca Falletti, che ha espresso le proprie rimostranze in un articolo pubblicato ieri sul Fatto Quotidiano e intitolato, senza mezzi termini, Galleria degli Uffizi, istruzioni per distruggere il Corridoio Vasariano. La storica dell’arte rimprovera a Schmidt d’aver sottovalutato le difficoltà di realizzazione del suo progetto, che definisce “oggettivamente irto di ostacoli a chiunque abbia esperienza in merito”. Franca Falletti esprime preoccupazione per la destinazione degli autoritratti, per la fruizione dei musei da parte del pubblico (a suo avviso infatti la probabile emissione di un futuro biglietto unico, ipotesi tuttavia mai neppure avanzata, sarebbe un incentivo “alla rapidità” e alla “superficialità della visita”, che sarebbe penalizzante per chi volesse vedere in due giornate diverse Uffizi e Palazzo Pitti), per il destino del quartiere d’Oltrarno che diventerebbe, stando alle sue ipotesi, “bocca di scarico di una massa turistica sfinita”. E si tratterebbe inoltre di un progetto dalle enormi problematiche tecniche: difficoltà nell’eliminare le barriere architettoniche, problemi di statica che potrebbe portare a cedimenti strutturali se tutti i visitatori degli Uffizi si riversassero nel Corridoio per raggiungere Palazzo Pitti, problemi pratici per i visitatori che usufruirebbero del guardaroba degli Uffizi e dovrebbero percorrere un chilometro a ritroso per recuperare i loro oggetti.

Sulla storia dell’istituto si è invece concentrata la reazione dell’ex direttrice degli Uffizi, Anna Maria Petrioli Tofani, che dalle colonne del Corriere Fiorentino ha espresso la propria contrarietà al progetto (ricordando, peraltro, che al tempo in cui fu direttrice mancavano i presupposti tecnici) in quanto il Corridoio Vasariano non dovrebbe essere secondo lei “relegato a passaggio da un’area all’altra del museo”, ma dovrebbe restare spazio espositivo, data la straordinarietà del luogo. I sindacati, al contrario, hanno espresso parere favorevole, pur sottolineando che il museo sarebbe comunque affetto da carenza di personale, che potrebbe mettere a rischio il progetto, e soprattutto che mancherebbero delle direttive precise e dei piani elaborati.

C’è da dire che alle dichiarazioni iniziali di Schmidt non ha certo giovato il tono di certi articoli, come quello della Nazione, che per primo riportava le sue proposte, ma che nel titolo definiva incautamente “autostrada per turisti” il progetto per il Corridoio. Poche ore fa, Eike Schmidt ha diffuso un comunicato stampa per rispondere alle critiche, soprattutto a quelle di Franca Falletti: il suo nome non è citato, ma non è difficile intuire che i chiarimenti del direttore siano rivolti soprattutto a lei. Il comunicato è stato integralmente riportato su gonews, e attraverso questo documento il direttore ha risposto ad alcune delle obiezioni che gli sono state presentate. A cominciare da quelle circa i possibili problemi derivanti dal maggior afflusso di visitatori: “nel lasso di tempo necessario a percorrere il Corridoio, lungo circa un chilometro, l’impatto dovuto al peso delle persone non sarà mai concentrato in un solo punto come invece accade, per esempio, nella Sala di Botticelli della Galleria degli Uffizi, dove i gruppi si affollano e stazionano a lungo”. E ancora, sulla sistemazione degli autoritratti: “Quanto al timore di spostare dalla sua collocazione una collezione specifica come quella degli autoritratti, vorrei sottolineare che si tratta di una scelta moderna. La collezione iniziata dal cardinal Leopoldo dei Medici fu storicamente esposta all’interno degli Uffizi, nella famosa Sala dei pittori (oggi sala numero 35, dedicata a Michelangelo); dopo lo smantellamento ottocentesco, solo nel 1973 Luciano Berti la allestì nel Corridoio Vasariano. Quella attuale, dunque, non è una sede storica. Gli Uffizi invece sì”. Schmidt ha fatto inoltre sapere che le condizioni microclimatiche del Corridoio non sarebbero idonee a ospitare opere d’arte particolarmente fragili.

In definitiva, il Corridoio, dice Schmidt “a tutto somiglierà tranne che a un’autostrada”: suo intento è quello di aprirlo a tutti e di rimuovere le lunghe attese e soprattutto i privilegi che lo hanno finora reso accessibile a chi poteva permettersi di visitarlo ai prezzi esorbitanti dei tour operator. La visita, contrariamente a quanto paventato da Franca Falletti, sarà una possibilità, e i visitatori non saranno dunque obbligati a passare dal Corridoio per raggiungere Palazzo Pitti dagli Uffizi. Tuttavia, occorrerà anche evitare di sottovalutare le critiche: non ha torto Franca Falletti quando definisce il progetto “irto di ostacoli”. Il nuovo corso del Corridoio Vasariano, se ci sarà, dovra nascere da scelte condivise che dovranno tenero conto sia delle esigenze del pubblico, sia di quelle della struttura e della collezione che attualmente ospita. I tempi saranno piuttosto lunghi, anche perché per la realizzazione definitiva del progetto occorreranno almeno due anni. Eike Schmidt non è persona che improvvisa: siamo certi che saprà fare le scelte migliori.


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Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Giornalista d'arte, nato a Massa nel 1986, laureato a Pisa nel 2010. Ho fondato Finestre sull'Arte con Ilaria Baratta. Oltre che su queste pagine, scrivo su Art e Dossier e su Left.

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