La casa editrice Silvana Editoriale ha dato alle stampe in questi giorni il volume Marina Previtali, Milano messa in opera, curato da Lorenzo Valentino, direttore della Galleria Previtali di Milano. Il libro raccoglie ottantasei testimonianze scritte da figure attive nei più diversi ambiti produttivi (dall’imprenditoria al volontariato, dal giornalismo alla moda, dall’architettura al commercio) e culturali della scena culturale ed economica milanese, quali architetti, intellettuali, studiosi, critici militanti, storici dell’arte, galleristi, giornalisti, poeti, filosofi, designer, musicisti, che hanno Milano come filo conduttore. Queste voci, accomunate da uno sguardo insieme partecipe e disincantato sulla città, introducono e accompagnano idealmente il corpus delle opere dell’artista milanese Marina Previtali che, come un flâneur benjaminiano, attraversa Milano trasformando il camminare in un atto di lettura e interpretazione della città.
Attraverso attente scelte cromatiche, l’artista restituisce visioni urbane inquiete, percorse da un’energia nascosta ma percepibile in ogni pennellata. Il suo intento è far emergere significato e bellezza all’interno di una complessità che appare, solo in superficie, caotica. Ne scaturisce un realismo incantato, meravigliato, fatto di percezioni che oscillano tra prossimità e distanza, partecipazione emotiva e straniamento. Per Previtali, le architetture urbane diventano veri testi da decifrare: sospese tra passato e presente, colte nella loro dimensione quotidiana ma già avvolte da un’aura inattuale e quasi magica.
È proprio nella ferialità che si manifesta la bellezza: talvolta attraversata da una nota malinconica, legata alla memoria e alla coscienza della perdita, ma più spesso proiettata con fiducia verso il futuro, prefigurato nello slancio verticale dei grattacieli dei nuovi quartieri. In modo analogo, anche gli autori dei saggi raccontano la loro esperienza personale della città, riflettendo i molteplici rimandi che lo spazio urbano ha impresso nelle loro vite e nelle loro opere, alimentando uno sguardo riconoscente verso il passato e aperto all’avvenire.
Il volume si configura così come un’immersione totale nella “vita multipla e nella grazia mobile” dello spazio urbano, dove attività economiche, fermento culturale ed espressioni artistiche attestano una vitalità sospesa tra nostalgia e aspettative future. Le visioni proposte sollecitano il lettore, sottraendolo a una percezione generica e impersonale della città per coinvolgerlo emotivamente, a partire dalle storie degli autori, restituendo un’immagine complessa, viva e unica del luogo abitato.
Milano emerge dunque come spazio di esperienze, in equilibrio costante tra chiusura e apertura, protezione e accoglienza. La sua figura simbolica non è né il cerchio perfettamente chiuso né la linea senza fine, ma la spirale, capace di coniugare raccoglimento e ospitalità. Una città immaginata come dimora familiare: non ossessivamente difensiva e inospitale, ma nemmeno completamente priva di confini, anonima e senza volto. Laboriosità e dimensione festiva ne costituiscono l’essenza, secondo quella vocazione solidale che storicamente ha intrecciato, in ambito ambrosiano, cattolicesimo, liberalismo e socialismo.
In definitiva, Milano viene evocata come una Gerusalemme celeste, “cinta da un grande e alto muro” ma aperta da “dodici porte”, a ribadire il legame inscindibile tra raccoglimento e apertura. Una città resiliente e al tempo stesso resistente, in cui la realtà riflette il carattere collettivo dello spazio costruito, risultato di cooperazioni e talvolta di conflitti tra i suoi abitanti. Nel suo insieme, il volume si presenta come un affresco ricco e multiforme: ogni contributo è una testimonianza esperienziale che, accostata alle altre, amplia le prospettive. Un libro che invita a camminare, guardare, soffermarsi. E soprattutto a gustare la città, consapevoli che ogni sguardo è parziale e provvisorio, ma è sempre una possibile via di conoscenza.
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