Dal 13 settembre al 13 novembre 2025 la Sala delle Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze accoglie la mostra Slavko Kopač. Il tesoro nascosto. Arte informale, surrealismo, art brut, curata da Roberta Trapani e Pietro Nocita. Si tratta della prima grande retrospettiva italiana dedicata all’artista franco-croato Slavko Kopač (1913-1995), figura centrale della Compagnie de l’Art Brut e primo conservatore della Collection de l’Art Brut fondata da Jean Dubuffet. L’esposizione segna il ritorno dell’artista a Firenze, a ottant’anni dalla personale del 1945 presso la Galleria Michelangelo, per riscoprire una produzione tanto originale quanto complessa. Apprezzato da figure come André Breton, Jean Dubuffet e Michel Tapié, Kopač seppe incarnare lo spirito innovatore e interdisciplinare di un’epoca che, dalle rovine della guerra, cercava nuove forme di rinascita culturale.
Tra le oltre cento opere esposte spiccano lavori significativi come Graffiti (1949), manifesto della sua poetica che anticipa sperimentazioni estetiche successive, e Cavalli (1948), dipinto del periodo fiorentino in cui si intravede già l’interesse per l’arte rupestre e parietale, restituiti attraverso una cifra stilistica visionaria. Sono presenti anche le tele materiche degli anni Sessanta, come Le Gemelle e Lupo Mannaro, insieme a opere che riflettono la sua costante fascinazione per l’archetipo femminile, inteso come forza generatrice e protettiva. In questo contesto si colloca la serie delle Maternità, della quale un intenso disegno a inchiostro e pastello su carta è stato scelto come immagine guida della mostra.
Il percorso espositivo ruota attorno a due momenti fondamentali: il periodo fiorentino (1943-1948), segnato dal conflitto e dalla ricostruzione, in cui Kopač sviluppò un linguaggio personale che gli valse un rapido riconoscimento internazionale; e il periodo parigino, dove divenne figura di riferimento tra surrealismo, informale e art brut — quest’ultima non praticata direttamente, ma da lui strenuamente difesa e promossa.
A Parigi, nell’estate del 1948, l’incontro con Jean Dubuffet segnò l’inizio di una lunga collaborazione: Kopač entrò nel progetto della Compagnie de l’Art Brut, alla quale si dedicò fino all’apertura al pubblico, nel 1976, della Collection de l’Art Brut a Losanna. Negli stessi anni si legò ad André Breton, che ne apprezzò l’universo immaginifico e simbolico, includendolo nella cerchia surrealista. Nel 1949 illustrò il poema Au regard des divinités di Breton, pubblicato in tiratura limitata con calligrafia dell’autore e disegni originali; nel 1953 espose alla galleria À l’Étoile Scellée e l’anno successivo realizzò con Breton un poema-oggetto a quattro mani, testimonianza del loro sodalizio artistico. Nonostante i rapporti intensi con i surrealisti, Kopač mantenne sempre una posizione autonoma, senza aderire formalmente al gruppo.
Nel 1952, Michel Tapié lo incluse nel celebre saggio Un Art Autre, riconoscendolo tra i protagonisti della nuova sensibilità informale, accanto a Fautrier, Wols, Michaux, Burri, de Kooning, Soulages e Dubuffet. Una tendenza artistica che, nel clima del dopoguerra, avvertiva l’urgenza di azzerare i codici, tornando alle radici istintive e primordiali del gesto creativo. Attraverso un ampio insieme di oli, disegni, acquerelli, libri d’artista, poemi visivi, collage, assemblaggi e ceramiche, opere che coprono l’arco dal dopoguerra agli anni Sessanta, la mostra racconta quindi l’universo poetico e visionario di Slavko Kopač.
Artista indipendente per vocazione, esplora con assoluta libertà pittura, disegno e scultura, sperimentando materiali eterogenei e soluzioni formali innovative. Il suo linguaggio, in continua metamorfosi, nasce da impulsi spontanei e tensioni liriche, dando vita a forme ibride che evocano un immaginario arcaico e universale: una ricerca dell’arte come gesto originario, privo di filtri e convenzioni.
Accanto alle sue opere, l’esposizione presenta documenti d’archivio e lavori di artisti e intellettuali che hanno influenzato e accompagnato il suo percorso, tra cui Jean Dubuffet, Jean Paulhan, Cesare Zavattini, Michel Tapié, André Breton — che custodì alcune opere di Kopač nella propria collezione — e Giordano Falzoni (1925-1998), artista e critico poliedrico. Fu proprio Falzoni, poco più che ventenne, a introdurre in Italia il dibattito su Dubuffet, con articoli pubblicati su Il Mondo Europeo (1947) e Les Cahiers de la Pléiade (1948), divenendo corrispondente italiano della Compagnie de l’Art Brut. A lui si deve l’ingresso nel panorama culturale italiano delle nozioni di Art Brut e Arte Informale, così come la valorizzazione in Francia dell’idea di homo ludens come chiave interpretativa dell’arte: strumenti decisivi non solo per comprendere l’opera di Kopač, ma anche per interpretare le trasformazioni radicali che segnarono l’arte del dopoguerra.
In occasione della mostra SLAVKO KOPAČ. Il tesoro nascosto. Arte informale, surrealismo, art brut sarà pubblicato l’omonimo volume monografico, a cura di Roberta Trapani. Il libro, che si avvale della prefazione di Bernard Blistène – direttore onorario del Centre Pompidou e promotore dell’acquisizione di dodici opere di Kopač per la collezione del museo parigino – sarà presentato a Firenze il 17 ottobre nel corso di una giornata di studi ospitata dal Museo Novecento e dall’Istituto Francese. All’incontro interverranno gli autori dei saggi raccolti nel volume: Michele Amedei (Università di Pisa), Katherine Conley (The College of William & Mary, Virginia), Déborah Lehot-Couette (Fondation Dubuffet), Fabrice Flahutez (Institut Universitaire de France), Pauline Goutain (Musée Roger Quillot, Clermont-Ferrand), Luca Macchi (Accademia delle Arti del Disegno), Kent Mitchell Minturn (Columbia University, New York), Pietro Nocita, Susanna Ragionieri (ABAFI), Roberta Serpolli (Università Ca’ Foscari, Venezia), e la curatrice stessa. Il volume, edito da 5 Continents Editions, è pubblicato in tre lingue: italiano, inglese e francese.
La pubblicazione, come la mostra, è resa possibile grazie al sostegno dell’Associazione ArtRencontre - Pola, Tamara e Kristijan Floričić, Maja Ivić.
La mostra, realizzata con il patrocinio del Ministero della Cultura croato, della Regione Toscana e del Comune di Firenze, è promossa e organizzata dall’Accademia delle Arti del Disegno, da ArtRencontre e dalla Kopač Committee Association, in collaborazione con Museo Novecento Firenze, Accademia di Belle Arti di Firenze, Institut Français Firenze, BBS Pro e MUS.E Firenze.
“L’Accademia delle Arti del Disegno ospita con particolare piacere la retrospettiva di Slavko Kopač, pittore internazionale dalla forte carica innovativa. L’artista croato merita d’essere ricordato e riconosciuto specialmente a Firenze, la città che contribuì alla sua formazione nei difficili anni segnati dalla guerra”, ha dichiarato Cristina Acidini, Presidente dell’Accademia delle arti del disegno.
“Una grande retrospettiva dedicata ad un artista enigmatico e fondamentale del Novecento, dedicata a ”Slavko Kopač che non è solo un omaggio a un grande artista, ma è un’opportunità per la nostra città di rafforzare il suo ruolo come centro di eccellenza e dialogo culturale internazionale", ha affermato l’assessore alla cultura Giovanni Bettarini. “La figura di Slavko Kopač è stata centrale nel panorama artistico del secondo dopoguerra: ha plasmato un linguaggio visivo unico ed ha contribuito in modo decisivo alla nascita e alla promozione dell’Art Brut , lavorando a stretto contatto con luminari come Jean Dubuffet e André Breton. Il suo ritorno a Firenze, dopo la sua mostra personale del 1945, è un momento di grande significato, un ponte tra il suo passato fiorentino e la sua successiva affermazione a Parigi”.
“È un grande onore e piacere per l’Associazione ArtRencontre presentare l’eredità artistica di Slavko Kopač a Firenze, la città in cui ha studiato e vissuto la sua liberazione artistica. Kopač ha sempre portato Firenze nel cuore. Diceva: ”Questa mia purificazione, se così possiamo chiamarla, è iniziata in Italia. Ero lì durante la guerra, c’era un gruppo di persone, artisti, pittori, persone intelligenti che studiavano materie scientifiche e altre cose grandiose . Firenze era un centro vivo da cui scaturivano grandi riflessioni e dibattiti. Ogni giorno ci incontravamo all’ombra del Battistero di fronte al Duomo, trascorrendo ore e ore a parlare. Tutto è iniziato qui", ha commentato Tamara Floričič, Associazione ArtRencontre.
“L’Accademia di Belle Arti di Firenze è particolarmente felice di partecipare alla mostra dedicata all’artista Slavko Kopac, studente nella classe di pittura dal 1942 e allievo del Presidente Felice Carena fino al 1948, apprezzato da tutto il mondo accademico e particolarmente sostenuto da Ugo Colacicchi anche nei suoi primi passi professionali”, ha aggiunto Gaia Bindi, Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Orari: Da martedì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
Chiuso il lunedì. Ingresso gratuito.
Titolo mostra | Slavko Kopač. Il tesoro nascosto. Arte informale, surrealismo, art brut | Città | Firenze | Sede | Accademia delle Arti del Disegno di Firenze | Date | Dal 13/09/2025 al 13/11/2025 | Artisti | Slavko Kopač | Curatori | Pietro Nocita, Roberta Trapani | Temi | Surrealismo, Firenze, Art Brut, Arte Informale |
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