Artemisia Gentileschi negli USA: opere del periodo napoletano in mostra al Columbus Museum of Art


Dal 31 ottobre 2025 al 31 maggio 2026 il Columbus Museum of Art dedica una mostra alla pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi. Protagonista, il dipinto ritrovato Ercole e Onfale a lei attribuito e restaurato al Getty Museum dopo il ritrovamento a Beirut.

Artemisia Gentileschi protagonista negli Stati Uniti. Il Columbus Museum of Art (CMA) ha infatti annunciato l’apertura della mostra Artemisia Gentileschi: Naples to Beirut, dedicata alla grande pittrice italiana del Seicento, tra le figure femminili più celebri della storia dell’arte. L’esposizione, in programma dal 31 ottobre 2025 al 31 maggio 2026, riunisce alcune delle opere più significative del periodo napoletano dell’artista e segna l’arrivo a Columbus dell’Ercole e Onfale a lei attribuito, in prestito dal Getty Museum di Los Angeles.

L’opera, considerata perduta per secoli, è tornata alla luce in circostanze straordinarie dopo l’esplosione che devastò il porto di Beirut il 10 agosto 2020. Gravemente danneggiato dall’onda d’urto, il dipinto è stato sottoposto a un complesso intervento di restauro durato tre anni presso il Getty Museum, dove è stato esposto per la prima volta nel giugno 2025. Ora, la tela arriva a Columbus per essere presentata in dialogo con un’altra opera dello stesso periodo, la Betsabea (circa 1635–1637), appartenente alla collezione del museo.

Accanto a queste due opere, Naples to Beirut presenta anche la Lucrezia (1627), dipinto acquistato dal Getty nel 2021 e concesso in prestito per l’occasione, insieme a lavori di artisti che operarono nella Napoli del Seicento, tra cui Salvator Rosa, Jusepe de Ribera e Mattia Preti (Il Calabrese).

Artemisia Gentileschi (attr. ), Ercole e Onfale (1635-1637 circa; olio su tela, 200 x 250 cm; Beirut, Sursock Palace Collections) © 2025 J. Paul Getty Trust
Artemisia Gentileschi (attr. ), Ercole e Onfale (1635-1637 circa; olio su tela, 200 x 250 cm; Beirut, Sursock Palace Collections) © 2025 J. Paul Getty Trust
Artemisia Gentileschi, Betsabea (1636-1637 circa; olio su tela; Columbus, Columbus Museum of Art)
Artemisia Gentileschi, Betsabea (1636-1637 circa; olio su tela; Columbus, Columbus Museum of Art)

Nata a Roma nel 1593 e formatasi nella bottega del padre Orazio Gentileschi, Artemisia mostrò fin da giovane una straordinaria padronanza del linguaggio caravaggesco. Dopo gli anni trascorsi tra Roma e Firenze, dove divenne la prima donna ammessa all’Accademia delle Arti del Disegno, si trasferì a Napoli nel 1630. Qui trovò un ambiente fertile e cosmopolita, ricco di committenze e di opportunità di collaborazione con artisti italiani e stranieri. Fu in questo contesto che realizzò alcune delle sue opere più potenti e mature, dedicate a figure femminili tratte dalla Bibbia e dalla mitologia, spesso rappresentate come simboli di forza e libertà.

Il Columbus Museum of Art, con Naples to Beirut, intende approfondire proprio questa fase della sua carriera, ricostruendo il dialogo tra l’artista e la vivace scena culturale napoletana del tempo. Come spiega Daniel Marcus, curatore delle collezioni e delle mostre del CMA, “questa esposizione offre al pubblico l’opportunità di vedere Artemisia Gentileschi in un momento cruciale della sua carriera e di confrontarsi con una delle più importanti riscoperte artistiche degli ultimi anni. Vedere l’Ercole e Onfale e la Betsabea accostati a Lucrezia e alle opere dei suoi contemporanei significa entrare nel cuore della sua visione e della sua ambizione artistica”.

Il percorso espositivo approfondisce anche la vicenda di Ercole e Onfale. L’opera raffigura un episodio tratto dal mito greco in cui Ercole, ridotto in schiavitù dalla regina Onfale, viene costretto a indossare abiti femminili e a compiere lavori domestici, mentre la donna indossa i simboli della forza maschile: la pelle del leone e la clava di legno d’ulivo. L’artista rappresenta il momento in cui i due si innamorano, trasformando un soggetto di sottomissione in una scena di intimità e potere condiviso.

Parallelamente, la Betsabea, appartenente alle collezioni permanenti del CMA, mostra la capacità dell’artista di rendere la tensione drammatica e la complessità psicologica dei personaggi femminili biblici, confermando la sua maestria nella costruzione della luce e nella resa delle emozioni.

Una sezione della mostra è dedicata alla storia del restauro di Ercole e Onfale, documentata con materiali fotografici e video che raccontano le fasi del recupero e della conservazione del dipinto. Il CMA ha inoltre sviluppato una installazione digitale interattiva che permetterà ai visitatori di esplorare come diversi artisti europei, tra Cinque e Seicento, abbiano interpretato il mito di Ercole e Onfale, evidenziando la fortuna di questo tema nell’arte post-rinascimentale.

L’esposizione include anche un ritratto matrimoniale del XVI secolo appartenente alla collezione di arte rinascimentale del museo, scelto per offrire un contesto storico al modo in cui Gentileschi rappresenta l’amore e il rapporto di potere tra uomo e donna. Come tributo al luogo del ritrovamento del dipinto, la mostra presenta inoltre un’opera del fotografo e storico dell’arte libanese Gregory Buchakjian, il quale identificò Ercole e Onfale nel Palazzo Sursock di Beirut dopo l’esplosione del 2020. Nel 2021 Buchakjian aveva realizzato, per una mostra a Villa Empain (Fondation Boghossian) a Bruxelles, un’installazione murale composta da 25 dettagli fotografici del dipinto danneggiato, disposti in scala reale e accompagnati da annotazioni testuali. Per Naples to Beirut, l’artista ha rielaborato quel progetto in forma di lightbox fotografico, offrendo un omaggio alla città di Beirut e alla sua capacità di rinascere dalle macerie.

Attraverso questo dialogo tra passato e presente, Naples to Beirut diventa peraltro una riflessione sul valore della memoria e dell’arte di fronte alla distruzione. La mostra conferma anche l’impegno del Columbus Museum of Art nel valorizzare la propria collezione e nel promuovere nuove prospettive sulla storia dell’arte, con iniziative che intrecciano ricerca, conservazione e narrazione visiva.


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