Dal vedutismo ottocentesco ai ritratti della borghesia del Dopoguerra, passando per simbolismo, verismo e secessionismo, la pittura bolognese tra XIX e XX secolo torna protagonista alla galleria Fondantico di Bologna con una nuova edizione della mostra annuale dedicata agli artisti della città e del suo territorio. Inaugurata l’8 maggio 2025 e visitabile fino all’8 giugno, la rassegna 800 e 900 bolognese. Da Antonio Basoli a Ugo Guidi si articola attraverso circa 120 opere, molte delle quali raramente esposte, firmate da maestri noti e meno noti, in un arco temporale che va dal 1830 agli anni successivi alla Seconda guerra mondiale. La mostra, curata da Edoardo Battistini, si sviluppa negli spazi della galleria diretta da Tiziana Sassoli e propone un ampio repertorio che attraversa linguaggi, sensibilità e generazioni artistiche.
Il percorso si apre con un acquerello datato 1830 di Antonio Basoli, uno dei più importanti vedutisti bolognesi dell’Ottocento, raffigurante un’officina da fabbro situata nei pressi della Chiesa di San Bartolomeo. Proseguendo cronologicamente, si incontra un dipinto del 1860 di Luigi Busi, esponente del verismo, che ritrae una giovane monaca assorta in meditazione. La scena si distingue per l’equilibrio tra introspezione psicologica e resa realistica dell’ambiente, cifra distintiva della pittura di Busi. Un altro esponente della pittura borghese del secondo Ottocento è Giovanni Paolo Bedini, presente con l’opera L’amatore d’arte, una variante del più noto dipinto conservato alla Pinacoteca Nazionale di Bologna I vecchi cercano, i giovani trovano. La scena, ambientata in un interno ricco di opere d’arte, mette in scena il dialogo tra generazioni e riflette l’estetica colta e narrativa del periodo Goupil, dominante nel mercato pittorico dell’epoca.
Una sezione è dedicata al naturalismo di Luigi Bertelli, rappresentato da due tele di grandi dimensioni che raffigurano le cave di Montedonato, luogo storicamente deputato all’estrazione della selenite impiegata nella costruzione di edifici bolognesi. Le due opere, recentemente riscoperte, restituiscono uno scorcio industriale e paesaggistico della Bologna ottocentesca, mettendo in relazione ambiente e attività umana. A queste si affianca un acquerello di Orfeo Orfei, artista poco noto, intitolato La filatrice, che mostra un momento di quotidianità attraverso una tecnica sobria ma efficace. Un altro momento saliente del percorso è costituito dal simbolismo decadente di Mario De Maria, detto Marius Pictor, presente con La Salomè, datata 1884. L’opera, che si colloca nel clima dannunziano di fine secolo, elabora un’iconografia classica con soluzioni pittoriche cariche di pathos e suggestioni letterarie.
Non mancano esempi dell’orientalismo di fine Ottocento, documentato dai fratelli Fabio e Alberto Fabbi. Il primo espone Il bottino dei pirati, opera che mescola esotismo e narrazione avventurosa, mentre il secondo firma Tradizioni bolognesi, un dipinto datato 1877, realizzato a soli sedici anni, che rappresenta una delle sue primissime prove pittoriche. Tra le opere in mostra figura anche un ritratto a mezzo busto di una giovane dama realizzato da AlfonsoSavini, immerso in una cornice vegetale dominata da una pianta di glicine. Augusto Majani, noto anche come Nasica, è presente con una caricatura di Giorgio Pini, storico direttore del quotidiano Il Resto del Carlino, testimonianza della vitalità del disegno satirico bolognese a cavallo tra i due secoli. Un altro esempio di vedutismo, questa volta legato alla scuola romana, è offerto da un dipinto di Luigi Serra che raffigura un tramonto su un cielo romano, databile agli anni Ottanta dell’Ottocento. Il primo Novecento bolognese trova ampio spazio nella sezione dedicata al secessionismo e alle correnti dell’avanguardia moderata, con opere di Alfredo Protti, Giovanni Romagnoli, Garzia Fioresi e GuglielmoPizzirani. Gli artisti, pur confrontandosi con le sperimentazioni internazionali del tempo, mantennero una coerenza stilistica improntata al disegno e a un colore misurato. Romagnoli, in particolare, si distinse per la sua attività anche come docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
La mostra presenta inoltre i lavori di Cleto Tomba, noto per la sua attenzione ai margini della società, in particolare alle prostitute, tema affrontato con taglio narrativo ma non privo di una vena malinconica. Accanto a lui, Farpi Vignoliespone vedute della città di Bologna, immagini che restituiscono una città riconoscibile e al contempo trasfigurata dalla luce e dall’atmosfera. Carlo Crispini rappresenta invece il chiarismo emiliano, con opere che puntano sulla luminosità diffusa e su un’introspezione lirica delle figure. Il percorso si conclude con alcune opere di Ugo Guidi, artista attivo soprattutto nel secondo Dopoguerra, capace di interpretare il gusto della borghesia bolognese attraverso una pittura elegante, in cui la forma si piega a esigenze decorative ma non rinuncia a uno scavo psicologico nei volti e nei corpi. Le sue tele, spesso dominate da una tavolozza misurata e da forme armoniche, segnano l’ultima tappa di un itinerario lungo oltre un secolo.
Città | Bologna | Sede | Galleria Fondantico | Date | Dal 08/05/2025 al 08/06/2025 | Artisti | Artisti vari | Curatori | Edoardo Battistini | Temi | Ottocento, Ottocento e Novecento, Arte Moderna |