Nel centenario della ricollocazione del pergamo di Giovanni Pisano nel Duomo di Pisa, avvenuta nel 1926, l’Opera della Primaziale Pisana presenta una grande esposizione che racconta questa incredibile storia restituendo a uno degli scultori più importanti del Medioevo europeo la sua complessità e la sua storia. Giovanni Pisano. Memoria di uno scultore, allestita negli spazi del Palazzo dell’Opera del Duomo e aperta al pubblico dal 13 dicembre 2025 all’8 marzo 2026, offre un percorso che attraversa due secoli di studi, riletture e scoperte, ricostruendo il lungo processo che ha condotto alla riscoperta moderna dell’artista e alla valorizzazione di uno dei suoi capolavori più celebri. La mostra è stata affidata alla curatela di Donata Levi dell’Università di Udine ed Emanuele Pellegrini della Scuola IMT di Lucca, con il supporto di un comitato scientifico composto da Michele Amedei, Flavio Fergonzi, Roberto Paolo Novello e Max Seidel. L’esposizione è interamente concepita per Pisa e sarà visibile solo nella sede odierna, senza ulteriori tappe.
L’apertura del percorso espositivo è segnata da un’immagine di forte impatto. Il troncone mutilo del monumento che Salvino Salvini dedicò a Giovanni Pisano nel 1875 introduce il visitatore a una riflessione sulla memoria dello scultore e sulla fragilità della storia dei monumenti. Realizzata originariamente per il Camposanto, la statua fu spostata nel 1926 nella piazzetta di San Sisto. Tra il 1944 e il 1945, durante la Seconda Guerra Mondiale, venne fatta esplodere da soldati americani. Ridotta a un torso privo di testa, oggi giace orizzontalmente in mostra. Il frammento, oltre a testimoniare la violenza del conflitto, diventa simbolo di come la memoria dell’artista sia stata a lungo tormentata e ricostruita con fatica attraverso generazioni di studi e interventi.
La riscoperta di Giovanni Pisano nell’Ottocento rappresenta un capitolo significativo della storia della scultura medievale. Paradossalmente, mentre a Pisa i frammenti del pergamo, smontato dopo il grande incendio che la Cattedrale subì nel 1595, giacevano nel Camposanto, raccolti da Carlo Lasinio all’inizio del secolo e in attesa di una decisione sul loro destino, furono studiosi, amatori e viaggiatori stranieri a coglierne per primi la modernità. Jean Auguste Dominique Ingres, pittore francese tra i più influenti dell’epoca, e il critico d’arte inglese John Ruskin riconobbero nelle sculture di Giovanni una forza espressiva in anticipo sui tempi e una carica emotiva che rompeva la tradizione classicista. Si comprende così la centralità del contesto culturale ottocentesco nella formazione del mito dell’artista.
La mostra ricostruisce questo clima attraverso una sezione dedicata alle rappresentazioni degli artisti illustri nella cultura visiva del secolo: da Giotto a Michelangelo, da Simone Martini a Benvenuto Cellini. In quel periodo, i maestri del passato vennero riletti attraverso una lente romantica che ne enfatizzava gesti, biografie e aneddoti, trasformandoli in figure emblematiche della creatività individuale. Giovanni Pisano entrò pienamente in questa narrazione e venne considerato un punto di riferimento imprescindibile. Non il padre Nicola, pur più noto nelle storie dell’arte, bensì Giovanni trovò posto nella celebre serie di ritratti dedicati da Paul Delaroche ai grandi artisti di ogni epoca per l’École des Beaux-Arts di Parigi tra il 1836 e il 1841. La sua fortuna proseguì nel Novecento, quando artisti come Lorenzo Viani, Marino Marini e Henry Moore continuarono a confrontarsi con la sua scultura. Il dialogo fra un’opera di Marini e una lupa senese scolpita da un seguace di Pisano, presente in mostra, sottolinea la persistenza della sua influenza anche nell’arte contemporanea.
Il percorso espositivo ricostruisce poi la storia complessa del pergamo, completato da Giovanni nel 1310. Dopo l’incendio che colpì la Cattedrale nel 1595, il monumento venne smembrato e i suoi frammenti, privati della loro unità originaria, furono progressivamente riutilizzati. Alcuni diventarono acquasantiere, altri vennero utilizzati per decorare la controfacciata del Duomo, altri ancora vennero impiegati come gradini o sostegni nella riorganizzazione degli spazi liturgici. Per oltre due secoli il pergamo sopravvisse così solo attraverso parti disperse e spesso integrate in funzioni diverse. Nell’Ottocento, Carlo Lasinio, responsabile del Camposanto, raccolse tutti i frammenti disponibili, avviando un processo di studio che avrebbe portato alla ricostruzione del 1926.
La mostra dedica ampio spazio al curioso contrasto tra l’immobilità della situazione pisana e l’iniziativa assunta altrove. A Londra, il South Kensington Museum – oggi Victoria and Albert Museum – commissionò a Giovanni Franchi, artigiano lucchese, una serie di calchi in gesso dei frammenti conservati a Pisa. Nel 1865, dunque, un pergamo in scala reale venne esposto in gesso a Londra (dove si può tuttora ammirare), mentre un secondo modello, montato con alcune variazioni, fu presentato a Parigi per l’Esposizione Universale del 1867. Giovanni Pisano divenne così un caso internazionale ben prima del rimontaggio pisano del 1926, quando il monumento fu finalmente ricomposto nella Cattedrale all’interno del più vasto progetto di rinnovamento del presbiterio promosso dal cardinale e arcivescovo Pietro Maffi, al quale contribuì anche lo scultore Lodovico Pogliaghi, membro della Commissione istituita nel 1922.
Uno degli elementi più attesi della mostra è il ritorno a Pisa di tre frammenti del pergamo provenienti dal Metropolitan Museum of Art di New York. Si tratta del gruppo del Tetramorfo, che originariamente sorreggeva il leggio del Vangelo, e di due pilastri con Angeli suonatori di tuba appartenenti al Giudizio Universale. I tre marmi uscirono precocemente dalla città attraverso il mercato antiquario (sono attestati a Firenze nel 1870, ma non sappiamo dove fossero prima) e passarono nella collezione di John Ruskin (una fotografia in mostra fa vedere ai visitatori dove fossero collocati nella casa del grande artista e critico britannico), per poi essere acquisiti dal museo newyorkese nel 1921. Dopo quasi due secoli, questi elementi tornano a dialogare con le parti conservate a Pisa, completando idealmente la lettura del pergamo e restituendo una visione più fedele dell’opera originaria.
Il percorso si articola in undici sale e mette in relazione le collezioni del Palazzo dell’Opera con la Cattedrale e con i materiali custoditi nei depositi. Tra le opere esposte figurano i bronzetti, i cartoni e i gessi preparatori di Lodovico Pogliaghi, che documentano il processo creativo relativo agli Angeli portaceri in bronzo destinati all’altare maggiore del Duomo. Questi materiali, restaurati di recente per l’occasione, permettono di seguire da vicino le fasi di lavoro dello scultore lombardo e di comprendere il dialogo diretto che egli instaurò con l’eredità di Giovanni Pisano. La ricostruzione del 1926, alla quale Pogliaghi contribuì, emerge come un momento cruciale nella storia del monumento e della scultura medievale in Italia.
La mostra presenta anche un modellino ottocentesco in gesso e legno realizzato dall’ebanista pisano Giuseppe Fontana come prima proposta di ricostruzione del pergamo. A questo si affianca una riproduzione tridimensionale in scala, appositamente creata per l’esposizione, che permette di individuare con precisione le parti originali del monumento e le integrazioni realizzate tra Ottocento e Novecento. Una postazione video accompagna il visitatore nella storia del pergamo, sintetizzandone le vicende e illustrando le fasi del suo lungo percorso attraverso secoli di dispersioni, restauri e ricomposizioni.
La qualità dei prestiti internazionali conferma la notorietà di Giovanni Pisano oltre i confini italiani. Oltre al Metropolitan Museum of Art, la mostra può contare su opere provenienti dal Museo del Louvre e dal Musée d’Orsay di Parigi, nonché dal Victoria and Albert Museum di Londra. L’ampiezza delle collaborazioni sottolinea il ruolo centrale dello scultore nella storia dell’arte medievale e nel panorama culturale europeo.
Particolare attenzione è riservata all’immagine della mostra, affidata a Gianluigi Toccafondo. L’artista ha realizzato sette tempere ispirate a una fotografia di Enrico Van Lint che ritrae il monumento di Salvino Salvini prima della distruzione avvenuta alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Le opere, acquistate dall’Opera della Primaziale Pisana ed esposte lungo il percorso, instaurano un ulteriore dialogo tra la figura di Giovanni Pisano e la sensibilità contemporanea, proseguendo idealmente il processo di rilettura avviato nell’Ottocento e continuato nel Novecento.
Giovanni Pisano. Memoria di uno scultore restituisce al pubblico una figura complessa, che ha attraversato secoli di oblio, rivalutazioni e scoperte. La mostra, attraverso documenti, opere originali, ricostruzioni e testimonianze storiche, ricompone i frammenti di un racconto ampio, che va dalla dispersione del pergamo dopo l’incendio del 1595 alla ricomposizione del 1926, dalle prime interpretazioni romantiche alla rinnovata attenzione degli scultori contemporanei. Pisa ritrova così un pezzo importante della propria storia artistica e culturale, celebrando uno dei protagonisti più originali e moderni del Medioevo europeo.
La mostra apre tutti i giorni dalle 9 alle 18 (nel periodo natalizio, dal 22 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026, dalle 9 alle 19). Biglietti: ingresso solo mostra 8 euro, mostra + monumenti e musei di Piazza del Duomo escluso il campanile 11 euro, mostra + monumenti e musei di Piazza del Duomo + Campanile 27 euro. Per i residenti nei Comuni della provincia di Pisa e per gli studenti iscritti all’Università di Pisa è possibile usufruire di un ingresso gratuito con percorso guidato su prenotazione nei giorni 9, 16, 23, 30 gennaio 2026 dalle 18.00-20.00 (Per info e prenotazioni visitare il sito web www.impegnoefuturo.it: dallo stesso sito è possibile avere info sui percorsi guidati e sui laboratori didattici per le scuole organizzati dalla Società Cooperativa Impegno e Futuro).
| Titolo mostra | Giovanni Pisano. Memoria di uno scultore | Città | Pisa | Sede | Palazzo dell'Opera del Duomo | Date | Dal 13/12/2025 al 08/03/2026 | Artisti | Giovanni Pisano | Curatori | Donata Levi, Emanuele Pellegrini | Temi | Arte medievale, Arte antica, Scultura |
Per inviare il commento devi
accedere
o
registrarti.
Non preoccuparti, il tuo commento sarà salvato e ripristinato dopo
l’accesso.