Oltre sessanta opere di Giacomo Balla (Torino, 1871 – Roma, 1958) della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma vanno in trasferta dal 10 ottobre 2025 al 1° febbraio 2026 al Palazzo del Governatore di Parma, che ospita la mostra Giacomo Balla, un universo di luce, retrospettiva che riunirà per la prima volta fuori dalla sede romana l’intera collezione dell’artista custodita dal museo della capitale costruendo un percorso integrale attraverso l’evoluzione del pittore torinese, dalla stagione divisionista alla radicale esperienza futurista, fino agli esiti figurativi degli anni Quaranta.
La mostra nasce dalla collaborazione tra il Comune di Parma e la Galleria Nazionale, con la cura di Cesare Biasini Selvaggi e Renata Cristina Mazzantini, affiancati da Elena Gigli. A sostenere l’iniziativa contribuiscono Fondazione Cariparma e Regione Emilia-Romagna, mentre Solares Fondazione delle Arti partecipa all’organizzazione. L’esposizione sarà arricchita dagli esiti di studi recenti sulla collezione e da un ampio apparato fotografico, biografico e storico proveniente dall’Archivio Gigli.
Giacomo Balla (Torino 1871 – Roma 1958), che amava definirsi “il Leonardo da Vinci del XX secolo”, è stato riconosciuto fin dai primi anni del Novecento come “pittore della luce”. La luce, infatti, è stata costantemente al centro della sua ricerca, intesa sia come soggetto sia come oggetto d’indagine, in un inseguimento senza soluzione di continuità che ha attraversato l’intera sua carriera.
Il nucleo principale della collezione proviene dalla generosa donazione delle figlie dell’artista, Elica e Luce Balla. A questa si aggiunge la selezione compiuta, con l’indicazione della stessa Luce, da Maurizio Fagiolo dell’Arco, grande studioso dell’opera balliana, con la collaborazione di Elena Gigli. Grazie a questi lasciti e a successive acquisizioni, la Galleria Nazionale custodisce oggi la più ricca raccolta pubblica dedicata al pittore.
A Parma il percorso si articolerà in tredici sale secondo un ordine tematico e cronologico. Si partirà dalle prime prove realiste e divisioniste, legate anche al rapporto con l’ambiente torinese e con personalità come l’antropologo Cesare Lombroso, fino alla stagione futurista, quando Balla firmò con Marinetti, Boccioni, Carrà e Russolo i manifesti che definirono la poetica del movimento. Dopo il 1930, infine, l’artista approdò a una nuova figurazione, meno nota ma oggi oggetto di rinnovato interesse critico.
A inaugurare il percorso sarà Nello specchio (1901-1902), grande dipinto che ritrae l’amico scultore Giovanni Prini con la moglie, lo scrittore Max Vanzi e lo stesso Balla. L’opera colpì a tal punto Giacomo Puccini che il compositore la volle acquistare definendola “la mia Bohème”. L’artista preferì che fosse destinata allo Stato e così entrò nelle collezioni della Galleria Nazionale.
Tra i nuclei più significativi spicca il ciclo Dei viventi, serie di tele dedicate agli emarginati della società moderna, rivelate nel 1968 da Fagiolo dell’Arco grazie a un appunto autografo. Delle quindici opere originarie ne restano oggi soltanto quattro: La pazza, I malati (noto anche come Prime cure elettriche), Il contadino e Il mendicante. Balla volle che fossero presentate come un polittico, successione che verrà rispettata anche a Parma. In particolare La pazza, dipinta sulla terrazza della casa-studio ai Parioli, restituisce con sguardo impietoso il dramma della malattia mentale.
Il rapporto tra disegni preparatori e dipinti, essenziale nella produzione dell’artista, sarà evidenziato lungo l’intero percorso. Un esempio è lo studio per Fallimento (1902), che Crispolti riconobbe come sorprendente anticipazione delle ricerche grafiche di Dubuffet. Del periodo futurista spiccano i bozzetti de I ritmi dell’archetto (1912), realizzati a Düsseldorf, e gli studi sull’iride poi noti come Compenetrazioni iridescenti, considerate tra le più alte espressioni dell’astrazione geometrica in Europa. «Balla vuole rendere la sostanza di un fenomeno evanescente come l’arcobaleno, che è un simbolo della luce», scrisse Fagiolo dell’Arco.
Dal dinamismo del Volo di rondini fino a Espansione dinamica + velocità n. 9 (1913), la mostra mette in evidenza l’elaborazione delle “linee di velocità”, che Balla considerava fondamento del proprio pensiero artistico. Torna visibile dopo oltre cinquant’anni anche il disegno Linea di velocità + spazio (1913 ca.), testimonianza dell’incessante ricerca sulla rappresentazione del movimento.
Un’intera sezione sarà dedicata alle Dimostrazioni interventiste del 1915, in cui i Futuristi sostennero l’ingresso dell’Italia nel conflitto. Tra le opere, Forme-volume del grido Viva l’Italia sarà affiancato dai risultati delle indagini radiografiche condotte da Stefano Ridolfi: dietro la composizione orizzontale emerge la figura verticale di una donna, riconducibile a un ritratto della moglie Elisa.
Le sale conclusive ripercorrono l’ultima fase figurativa dell’artista, sviluppata dagli anni Trenta in poi e ancora poco conosciuta dal grande pubblico. Recentemente studiata da Fabio Benzi, questa produzione attinge all’immaginario della fotografia di moda, del cinema e delle cronache dell’epoca, senza abbandonare la costante fascinazione per la natura. Ne è esempio La fila per l’agnello (detto a Roma abbacchio), dipinto nel 1942 dal balcone della casa romana, che raffigura le file per il cibo durante la guerra con una prospettiva inedita, quasi fotografica.
Titolo mostra | Giacomo Balla, un universo di luce | Città | Parma | Sede | Palazzo del Governatore | Date | Dal 10/10/2025 al 01/02/2026 | Curatori | Cesare Biasini Selvaggi, Elena Gigli, Renata Cristina Mazzantini | Temi | Novecento, Futurismo, Giacomo Balla |
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