Il Los Angeles County Museum of Art (LACMA) ha annunciato una donazione di eccezionale rilievo: arrivano oltre 130 opere legate all’Espressionismo austriaco, tra cui i primi dipinti di Gustav Klimt, Egon Schiele e Richard Gerstl a entrare nella collezione del museo. Il donativo, in arrivo dalla famiglia Kallir, verrà trasferito in più fasi nel corso dei prossimi anni e comprende dipinti, più di cento disegni, stampe, manifesti e opere di artisti e designer affiliati alla Wiener Werkstätte, la celebre officina viennese fondata nel 1903. L’insieme offre una panoramica ampia e approfondita dell’Espressionismo austriaco dalle sue origini, alla fine dell’Ottocento, fino agli anni Venti del Novecento.
Accanto ai dipinti di Klimt, Schiele e Gerstl, la collezione include opere di Oskar Kokoschka, Alfred Kubin, Marie-Louise von Motesiczky e dei tedeschi Lovis Corinth e Käthe Kollwitz. Le opere su carta confluiranno nel Robert Gore Rifkind Center for German Expressionist Studies, istituito all’interno di LACMA per promuovere lo studio dell’Espressionismo di area tedesca e austriaca.
La donazione è frutto della lunga attività del mercante d’arte Otto Kallir (1894–1978), figura centrale per la diffusione dell’Espressionismo austriaco nel Novecento. Attivo a Vienna dagli anni Venti, Kallir emigrò nel 1938, dopo l’annessione dell’Austria al Reich nazista. Giunto a New York l’anno successivo, fondò la Galerie St. Etienne, che per ottant’anni rappresentò un punto di riferimento per la promozione e la valorizzazione degli artisti austriaci del primo Novecento. Molte delle opere oggi donate furono portate con sé da Kallir nel momento dell’esilio. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1978, la galleria fu diretta per quarant’anni dalla nipote Jane Kallir insieme alla socia Hildegard Bachert, fino alla chiusura nel 2020. Jane Kallir ha poi fondato il Kallir Research Institute, dedicato alla ricerca critica sull’Espressionismo austriaco e tedesco.
In parallelo a questo importante lascito a LACMA, la famiglia Kallir donerà al Getty Research Institute una raccolta di rari libri viennesi, portfolio e stampe pubblicate originariamente dallo stesso Otto Kallir. I due nuclei di opere e materiali contribuiranno ad ampliare e integrare la già solida collezione di arte espressionista tedesca del museo di Los Angeles, sia nelle sue componenti pittoriche sia in quelle grafiche.
A partire dal 2026, il Kallir Research Institute sosterrà la ricerca sull’Espressionismo austriaco attraverso il programma di residenza per studiosi del Rifkind Center. Nel 2030 LACMA presenterà in una grande mostra l’intera donazione, accompagnata da una pubblicazione scientifica che offrirà nuovi strumenti di studio per la storia dell’arte del primo Novecento.
Michael Govan, amministratore delegato e direttore del LACMA, ha espresso la gratitudine del museo per un contributo che definisce “una donazione fondamentale per la presentazione dell’arte dell’Europa centrale del primo Novecento”. Govan ha sottolineato come il dono della famiglia Kallir “rafforzi l’impegno del museo nel promuovere la ricerca sugli artisti e sulle culture di lingua tedesca, che hanno avuto un ruolo essenziale nella storia culturale di Los Angeles nel XX secolo”.
Anche Stephanie Barron, storica curatrice e responsabile del dipartimento di arte moderna, ha commentato il valore dell’acquisizione. “Sebbene il LACMA possieda una collezione di rilievo di pittura e scultura espressionista tedesca, mancavano all’appello i protagonisti austriaci. Con un solo gesto, questa straordinaria donazione trasforma radicalmente le nostre raccolte, portando per la prima volta a Los Angeles opere di Schiele, Klimt, Gerstl e Marie-Louise von Motesiczky.”
Jane Kallir, nipote di Otto e direttrice del Kallir Research Institute, ha ricordato come la collaborazione con i musei fosse al centro della visione del nonno. “Sono certa che sarebbe felice di vedere queste opere entrare nella collezione del LACMA”, ha dichiarato. “Il museo ha sempre dimostrato un forte impegno verso l’Espressionismo, e Los Angeles, con la sua comunità di emigrati austriaci, è il luogo ideale per accogliere questa eredità”. Kallir ha aggiunto che anche la sorella Barbara vive a Los Angeles da quasi quarant’anni, un legame personale che ha reso la città una scelta naturale per la destinazione definitiva della collezione.
Una selezione di ventiquattro opere del lascito sarà visibile in anteprima dal 23 novembre 2025, nella mostra Austrian Expressionism and Otto Kallir, curata da Timothy O. Benson, curatore del Rifkind Center for German Expressionist Studies. L’esposizione, ospitata nelle Modern Art Galleries al livello 3 del Broad Contemporary Art Museum (BCAM), rimarrà aperta fino al 31 maggio 2026. Secondo Benson, “il dono della famiglia Kallir rappresenta l’aggiunta più significativa al Rifkind Center dai tempi della fondazione, e avrà un impatto trasformativo sulla nostra missione, stimolando nuove prospettive sul contesto culturale dell’Europa di lingua tedesca nel primo Novecento”.
Nel gennaio 2026 LACMA organizzerà due appuntamenti pubblici legati alla donazione. Il 15 gennaio, al Ted Mann Theater dell’Academy Museum, si terrà una tavola rotonda con la partecipazione di Jane Kallir, dello storico dell’arte Nathan J. Timpano, di Timothy O. Benson e di Sabine Eckmann, direttrice del Kemper Art Museum, che modererà l’incontro. Il 18 gennaio, invece, sarà proiettato Transatlantic Tastemaker: Otto Kallir and Austrian Modernism, documentario realizzato per la televisione pubblica austriaca ORF da Stefanie Simpkins, che ripercorre la carriera di Kallir da Vienna a New York attraverso interviste e materiali d’archivio. Alla proiezione seguirà una conversazione con Jane Kallir e altri esperti. L’evento è co-sponsorizzato dal Consolato austriaco di Los Angeles.
Il valore artistico della collezione risiede tanto nella presenza di opere celebri quanto nella sua capacità di documentare l’evoluzione del linguaggio espressionista austriaco in tutte le sue sfumature. Otto disegni e un dipinto di Gustav Klimt (Donna con collo di pelliccia) testimoniano la sua rivoluzionaria interpretazione della figura umana e la fondazione, nello stesso anno, della Secessione viennese. Ventisette opere di Egon Schiele, tra cui due paesaggi del 1913 e diciannove disegni, offrono una visione d’insieme del percorso dell’artista, dal primo interesse per la rappresentazione del corpo alle introspezioni psicologiche più tarde. I quattro autoritratti di Schiele, realizzati in sei anni, culminano nel celebre Autoritratto con fondo bruno del 1912, eseguito nel periodo della relazione con Wally Neuzil.
Cinque lavori di Richard Gerstl, tra cui un intenso Autoritratto dipinto poche settimane prima del suicidio dell’artista a soli venticinque anni, permettono di approfondire una figura riscoperta grazie proprio all’attività di Kallir, che nel 1931 organizzò la prima mostra postuma del pittore a Vienna. La collezione include anche dieci opere di Alfred Kubin, che ampliano il nucleo già presente nelle raccolte del museo e consentono di presentare in modo più completo il suo universo visionario. Due paesaggi di Oskar Kokoschka del 1913, un tempo appartenuti ad Alma Mahler-Werfel, documentano uno dei primi viaggi dell’artista in Italia, mentre due disegni successivi testimoniano l’importanza del medium grafico nella definizione del linguaggio modernista.
A completare il quadro vi sono le opere dei tedeschi Käthe Kollwitz e Lovis Corinth, che rappresentano il legame diretto tra l’Espressionismo austriaco e quello berlinese. Le due opere preparatorie di Kollwitz, disegni a carboncino che anticipano celebri incisioni, e i quarantadue lavori su carta di Corinth, insieme a due taccuini e a un paesaggio, offrono una narrazione ampia dell’interazione tra le due scuole artistiche. Infine, due ritratti giovanili di Marie-Louise von Motesiczky, allieva di Max Beckmann a Francoforte negli anni Venti, testimoniano l’evoluzione del linguaggio espressionista nel periodo successivo alla Grande Guerra.
L’arrivo di questa collezione a Los Angeles apre un nuovo capitolo nel dialogo culturale tra l’Austria e la California meridionale, un legame che risale agli anni successivi alla Seconda guerra mondiale, quando molti artisti e intellettuali austriaci, come Fritz Lang, Richard Neutra, Otto Preminger, Arnold Schoenberg e Billy Wilder, si stabilirono nella città, contribuendo a definirne il volto culturale.
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