A proposito del termine “mummia” nei musei inglesi


Si può ancora dire ’mummia’ nei musei inglesi? Ecco come il dibattito viene affrontato.

ATTENZIONE - 02/02/2023 ore 20:14. A causa di un problema di verifica, la prima redazione di questa notizia ha veicolato contenuti erronei e decontestualizzati. Ci scusiamo con tutti i nostri lettori: Finestre sull’Arte mette al primo posto l’accuratezza nel riportare le notizie. Di seguito, la notizia corretta e in calce il titolo della prima versione in uno screenshot, onde evitare che i contenuti finiscano indicizzati e possano ulteriormente confondere il lettore.

In Inghilterra si discute sul termine "mummia", ritenuto da alcuni disumanizzante nei confronti di persone morte, anche se ormai da tremila anni. Sarebbe allora meglio utilizzare l’espressione "persona mummificata“ o ”resti mummificati“, anche perché con la parola ”mummia" si tornerebbe, secondo questi musei, al passato coloniale britannico. A rilanciare le dichiarazioni degli esponenti dei musei è il Daily Mail, ripreso poi dalla testata specialistica Artnews.

Il British Museum afferma di utilizzare quest’ultima espressione, ovvero “resti mummificati”, per sottolineare al pubblico che si trovano davanti a persone che un tempo erano vive. Un portavoce della sede museale londinese ha dichiarato che il museo non ha vietato l’uso del termine “mummia” e che è ancora in uso nelle loro sale, ma che nelle loro ultime esposizioni hanno utilizzato l’espressione “resti mummificati di”, includendo il nome (se conosciuto) della persona che è stata mummificata, sottolineando così che i resti mummificati sono di persone un tempo in vita. "La ricerca intrapresa dal museo negli ultimi dieci anni si è concentrata sugli individui, osservando come vivevano e si preparavano per l’aldilà. Questo approccio intende avvicinare il visitatore alle persone che vivevano lungo la Valle del Nilo", ha aggiunto.

Il Great North Museum: Hancock di Newcastle dichiara di aver adottato i nuovi termini per la sua donna mummificata Irtyru, risalente al 600 a.C. circa, per riconoscere la storia dello sfruttamento coloniale e per darle il rispetto che merita. “La parola mummia”, ha affermato Jo Anderson del Great North Museum, "è stata utilizzata in inglese almeno dal 1615, ma alcuni dicono che abbia un passato coloniale in quanto deriva dalla parola araba ’mummiya’, che significa ’bitume’, che era usata come sostanza per l’imbalsamazione. Molte mummie sono arrivate in Gran Bretagna in epoca imperiale, specialmente durante l’età vittoriana, dove c’era la tendenza a scartarle".

Quanto al National Museum of Scotland, "dove conosciamo il nome di un individuo lo usiamo, altrimenti usiamo ’uomo, donna, ragazzo, ragazza o persona mummificati’ perché ci riferiamo a persone, non a oggetti“, ha affermato una portavoce del museo scozzese. ”La parola ’mummia’ non è errata, ma è disumanizzante, mentre l’uso del termine ’persona mummificata’ incoraggia i nostri visitatori a pensare a un individuo".

Il titolo erroneo
Il titolo erroneo

A proposito del termine “mummia” nei musei inglesi
A proposito del termine “mummia” nei musei inglesi


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