Un viaggio nella scultura del Medioevo e del Rinascimento: il Museo del Bargello di Firenze


Sede di una delle raccolte di scultura medievale e rinascimentale più importanti al mondo, il Museo Nazionale del Bargello di Firenze è una tappa imperdibile in un tour della città.

Rimane un po’ fuori dai circuiti turistici di Firenze, ma per importanza la sua collezione è tra le principali non solo della città, ma di tutta l’Italia: è il Museo Nazionale del Bargello, sede di una delle raccolte di scultura medievale e rinascimentale più rilevanti del paese e non solo. Visitato ogni anno da più di 200.000 visitatori, il Museo del Bargello annovera capolavori di Michelangelo, Donatello, Giambologna, Benvenuto Cellini, Bartolomeo Ammannati e molti altri grandi artisti, e inoltre l’edificio stesso, il Palazzo del Bargello, è uno dei luoghi simbolo di Firenze: fu infatti sede di alcune delle più importanti istituzioni della Firenze antica (qui nel Duecento risiedeva il podestà, che amministrava la giustizia, mentre fu nel Cinquecento che il palazzo diventò sede del Bargello, ovvero del capo della polizia, tanto che per diverso tempo parte dell’edificio fu anche adibita a carcere).

Esternamente si presenta ancora con la sua struttura medievale: un corpo principale a tre piani, austero, con bifore lungo il primo piano e una merlatura guelfa che lo sormonta, affiancato dalla torre, la Volognana, alta 57 metri. All’interno, si apre un cortile porticato con archi a tutto sesto su pilastri ottagonali, risalente al Duecento: le pareti sono decorate, com’era uso nella Toscana del Medioevo, con gli stemmi dei podestà. Attorno al cortile si sviluppano le sale del museo, al pianterreno e al primo piano (quest’ultimo collegato al cortile dallo scalone monumentale).

Fu nella seconda metà dell’Ottocento che si decise di fare del Bargello un museo. Nel 1857, il granduca Leopoldo II decise di svuotare il palazzo, che allora era un carcere (le prigioni furono trasferite nel complesso delle Murate), con l’idea di trasformare il Palazzo del Podestà in sede museale, affinché le opere in esso racchiuse illustrassero la storia della Toscana. I restauri cercarono di recuperare il più possibile dell’antico aspetto medievale, e le prime opere entrarono per un’esposizione nel 1861, anno dell’Unità d’Italia. Il Bargello diventava ufficialmente un museo il 22 giugno del 1865, data del regio decreto che gli assegnava il ruolo di primo museo nazionale italiano interamente dedicato all’arte del Medioevo e del Rinascimento: una vocazione che l’istituto conserva tuttora. A partire da quella data, diverse opere cominciarono a confluire nelle sue raccolte: molte provenivano dalle collezioni medicee, e in particolare da Palazzo Vecchio e dagli Uffizi, che erano stati sgombrati di diversi oggetti dal momento che l’elevazione di Firenze al rango di capitale d’Italia aveva posto l’esigenza di trovare sedi per le nuove istituzioni (la Camera trovò dunque sede a Palazzo Vecchio, il Senato invece agli Uffizi).

Il Museo Nazionale del Bargello
Il Museo Nazionale del Bargello


Il cortile del Bargello
Il cortile del Bargello


La Sala degli Avori
La Sala degli Avori


Il Paradiso di Giotto nella Cappella del Podestà
Il Paradiso di Giotto nella Cappella del Podestà


La fontana di Sala Grande di Bartolomeo Ammannati
La fontana di Sala Grande di Bartolomeo Ammannati


Il Bacco di Michelangelo nella sala del Cinquecento
Il Bacco di Michelangelo nella sala del Cinquecento

Il percorso del Bargello comincia proprio dal cortile, dove si ammira uno dei principali capolavori del museo, ovvero il gruppo scultoreo della Fontana di Sala Grande di Bartolomeo Ammannati, addossato a una delle pareti del cortile. Salendo al piano superiore, la prima sala che s’incontra è la Sala degli Avori, che peraltro è stata recentemente riallestita per meglio valorizzare l’eccezionale collezione di avori che l’antiquario francese Louis Carrand donò nel 1888 al museo (è una delle più importanti al mondo del suo genere). Subito dopo, ecco arrivare la Sala Carrand, una grande aula che accoglie il nucleo collezionistico dell’antiquario riservato all’oreficeria, alle sculture in metallo (splendide in particolare le opere d’arte islamica), alla collezione d’arte indiana, alle tavolette medievali, agli smalti di Limoges (da non perdere i reliquiari), ai vetri di Murano. Sulla destra si entra nella Cappella del Podestà, restaurata in occasione delle celebrazioni del settecentenario della scomparsa di Dante Alighieri: è decorata con affreschi di Giotto (in particolare, nella raffigurazione del Paradiso, troviamo anche il più antico ritratto del Sommo Poeta).

Tornando nella Sala Carrand, si prosegue fino a entrare in uno degli ambienti più spettacolari del museo, la Sala del Quattrocento, che accoglie alcuni dei più noti capolavori della storia della scultura: ci sono le opere di Donatello (il David in bronzo, il David in marmo, il San Giorgio, il Marzocco, l’Amore-Attis), si ammirano il Ritratto di fanciullo, il San Giovannino e la Madonna col Bambino di Desiderio da Settignano, la Battaglia di Bertoldo di Giovanni che fu fondamentale per il giovane Michelangelo, e poi ancora il David del Verrocchio, le terrecotte invetriate di Luca della Robbia, le formelle del concorso del 1401 di Filippo Brunelleschi e Lornezo Ghiberti, il Putto alato di Mino da Fiesole, la Madonna col Bambino di Agostino di Duccio. Si esce per affacciarsi sul verone, ovvero il loggiato del piano superiore, dove si vedono i singolari animali in bronzo del Giambologna, provenienti dalla Villa Medicea di Castello, per continuare nella Sala delle Maioliche, dove si trova una ricca raccolta di maioliche italiane e straniere.

Il David in marmo e la Dama del mazzolino del Verrocchio sono i capolavori della sala dedicata al grande maestro di Leonardo da Vinci: qui si trovano anche altri importanti scultori del secondo Quattrocento, come Mino da Fiesole, Antonio Rossellino, Matteo Civitali, Benedetto da Maiano e Francesco Laurana. Dopo aver visitato la sala dei Bronzetti (spiccano le opere di Antonio del Pollaiolo, di Benvenuto Cellini, di Giambologna e di Andrea Briosco detto il Riccio), si può concludere la visita al grande salone del pianterreno dedicato a Michelangelo Buonarroti e alla scultura del Cinquecento e del Seicento. Si susseguono i capolavori di Michelangelo, ovvero il Bacco, il Tondo Pitti, il David-Apollo, il Ritratto di Bruto. A fianco alle opere michelangiolesche si ammirano quelle di Benvenuto Cellini (sono presenti i bronzetti del basamento del Perseo di piazza della Signoria, oltre al busto bronzeo di Cosimo I, recentemente restaurato), del Giambologna (il celeberrimo Mercurio), del Tribolo, di Baccio Bandinelli. Si può chiudere questo viaggio nella grande scultura con il famoso e meraviglioso Ritratto di Costanza Bonarelli, capolavoro di Gian Lorenzo Bernini.

Il Museo del Bargello è una meta irrinunciabile se si programma un viaggio a Firenze: ecco un link utile per acquistare i biglietti in anticipo saltando la coda.


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