La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (GNAMC) di Roma presenta il progetto di riqualificazione dell’Ala Cosenza, firmato dall’architetto Mario Botta, destinato a completare una porzione del museo rimasta incompiuta per oltre cinquant’anni. L’intervento, già avviato, rappresenta uno degli investimenti più rilevanti del Ministero della Cultura degli ultimi anni e mira a restituire piena funzionalità a uno degli spazi più rappresentativi dell’architettura museale del Novecento, trasformandolo in un polo integrato dedicato alla cultura, alla formazione e alla ricerca. Il finanziamento, pari a oltre 15 milioni di euro, proviene dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020, previsto dalla Legge di Stabilità 2015, insieme alle risorse del programma Grandi Progetti Beni Culturali e ai fondi destinati al restauro della facciata. Le operazioni preliminari di bonifica e demolizione sono state concluse nel 2019, mentre i lavori di consolidamento e adeguamento antisismico, progettati da Bonifica S.p.A., sono iniziati il 9 maggio 2024 e risultano ultimati per quanto riguarda la componente strutturale.
Il progetto redatto dallo Studio Mario Botta nasce dalla volontà di valorizzare l’impianto originario di Luigi Cosenza, salvaguardandone l’identità e accompagnandone l’evoluzione attraverso soluzioni architettoniche contemporanee e sostenibili. L’obiettivo principale è preservare il valore storico e architettonico della struttura esistente e, al tempo stesso, dotarlo di funzioni adeguate alle esigenze del museo del futuro. In quest’ottica, il masterplan di Botta prevede la creazione di un Centro Studi, di una galleria per mostre temporanee e di un auditorium polifunzionale pensato per accogliere eventi culturali, conferenze e spettacoli, performance artistiche e installazioni monumentali. Tutti gli spazi sono concepiti come macro-aree indipendenti e utilizzabili separatamente.
Elemento cardine e pienamente innovativo del progetto di Botta è il nuovo Centro Studi, concepito al piano terra come un’area di oltre duemila metri quadrati destinata ad accogliere gli Archivi (Fotografico, Bioiconografico, Storico e Fondi Storici) della Galleria e la nuova biblioteca. Si tratta di un traguardo a lungo atteso: né Cosenza, che lo aveva immaginato nella cosiddetta Galleria Minore, né i progetti successivi erano riusciti a conferirgli una sede adeguata. Il Centro Studi offrirà finalmente ambienti idonei alla conservazione e alla consultazione del patrimonio documentale dedicato all’arte moderna e contemporanea, punto di riferimento per studiosi e appassionati. Il trasferimento di archivi e biblioteca nell’Ala Cosenza consentirà inoltre di dare concreta attuazione ai principi del Piano Olivetti. L’integrazione tra museo e Centro Studi trasformerà l’istituzione in un organismo unitario dedicato alla ricerca, alla conservazione e alla produzione di contenuti culturali, rafforzandone il ruolo di laboratorio attivo e polo di approfondimento.
Dal punto di vista architettonico è previsto un collegamento diretto con la sede storica della GNAMC, in particolare con l’ampliamento progettato da Bazzani nel 1933, grazie a un sistema di ascensori e passerelle accessibili a tutti. L’intero intervento si articola secondo un programma di sviluppo che prevede, in sequenza, il completamento dell’auditorium, la riqualificazione della Galleria Maggiore con la biblioteca specializzata al piano terra e gli spazi espositivi al livello superiore, la realizzazione del Centro Studi, il raggiungimento degli standard di sostenibilità ambientale richiesti dalla certificazione LEED v4 e il potenziamento dell’accessibilità e dell’integrazione funzionale tra gli ambienti. Museo, auditorium e Centro Studi, pur essendo interconnessi, sono progettati per operare anche in modo autonomo, così da garantire la massima flessibilità gestionale.
L’Ala Cosenza adotterà inoltre soluzioni tecnologiche avanzate. Gli ambienti del Centro Studi saranno dotati di sistemi di climatizzazione intelligenti, illuminazione LED regolabile automaticamente e vetrate tecnologiche capaci di modulare l’ingresso della luce naturale. Un sistema di Building Management System permetterà la gestione centralizzata degli impianti, l’ottimizzazione dei consumi energetici e il monitoraggio costante delle condizioni ambientali, assicurando al contempo il benessere dei visitatori e la corretta conservazione del materiale documentale.
Al piano superiore, gli spazi sono concepiti come ambienti modulari in grado di ospitare installazioni, video, performance e workshop, offrendo alla Galleria nuove possibilità per ampliare la propria offerta culturale. Il collegamento diretto con la Galleria consentirà di creare inoltre percorsi integrati tra collezioni permanenti, mostre temporanee e aree di studio. La decisione di destinare una parte significativa della superficie all’attività di ricerca rappresenta una scelta strategica che rinuncia a uno spazio espositivo aggiuntivo per collezioni particolari, quali grafica, fotografia o design, in favore della creazione di un polo culturale ad alta specializzazione.
Una volta completata, l’Ala Cosenza sarà regolata da un modello gestionale innovativo. Il Centro Studi avrà un accesso autonomo da via Gramsci, mentre l’auditorium potrà essere raggiunto indipendentemente dall’ingresso di via Cancani, consentendone l’utilizzo anche per eventi temporanei. Il giardino, ripensato come spazio di relazione e incontro, ospiterà una caffetteria e un’area espositiva all’aperto. La conclusione dei lavori segnerà un passaggio decisivo per il futuro della GNAMC, che potrà contare su un polo culturale innovativo, fondato sull’integrazione tra conservazione, ricerca, formazione e innovazione.
La GNAMC, fondata nel 1883 con sede nel Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale, come tutti i musei dedicati all’arte del presente, era nata per documentare, a mano a mano che si svolgeva, la storia dell’arte contemporanea in Italia; per questo, la sua sede doveva essere destinata a continui ampliamenti. Nel 1915, infatti, la GNAM si era trasferita nell’edificio di Valle Giulia, progettato nel 1911 da Cesare Bazzani per l’esposizione Universale, poi raddoppiato nel 1933 per accogliere una collezione che cresceva rapidamente. Nel 1956 Palma Bucarelli, direttrice della GNAMC dal 1941 al 1975, aveva manifestato la necessità di ampliare ulteriormente gli spazi del museo nell’area retrostante, un terreno di oltre seimila metri quadrati. Nel 1960 aveva incontrato Walter Gropius per affidargli il progetto, ma la Commissione Urbanistica del Comune si pronunciò favorevolmente sull’ipotesi di una nuova costruzione solo nel 1965, quando l’incarico per l’ampliamento fu affidato a Luigi Cosenza. L’ingegnere partenopeo, figura di spicco dell’architettura razionalista italiana e celebre autore della fabbrica Olivetti a Pozzuoli, venne scelto per la sua vicinanza ideologica a Gropius e per la volontà di privilegiare la funzione pedagogica e sociale del museo. Il nuovo edificio avrebbe dovuto dar vita a un “museo-scuola”, uno strumento per “fare cultura”, in linea con la visione innovativa di Palma Bucarelli, che immaginava spazi capaci di accogliere anche manifestazioni teatrali e musicali, sale di studio e luoghi di svago. L’architettura di Cosenza, finanziata nel 1973 e avviata dal Genio Civile nel 1976, traduceva materialmente questa visione, proponendo un “museo antimonumentale” concepito innanzitutto come spazio pubblico, dotato di sale espositive, auditorium e biblioteca.
Adattandosi alla morfologia del lotto, la planimetria prevedeva lo sviluppo orizzontale di tre volumi architettonici articolati attorno a una corte allungata: la galleria maggiore, parallela all’edificio storico e destinata a funzioni espositive su due livelli; la galleria minore, perpendicolare alla precedente e pensata per ospitare biblioteca e archivi; e un volume quadrato dedicato all’auditorium. Il complesso architettonico, di quattromila metri quadrati di superficie coperta, comprendeva anche aree multifunzionali e didattiche, un giardino delle sculture e un’area cuscinetto “verde” tra la preesistenza e la nuova architettura: era concepito come luogo aperto alla città, soprattutto – citando Giulio Carlo Argan - “alla gioventù romana”. L’intervento rimase incompiuto: la forte inflazione di allora e i ritardi nei finanziamenti causarono il protrarsi dei lavori, anche oltre la scomparsa di Luigi Cosenza avvenuta nel 1984. Solo una parte dell’edificio, la Galleria Maggiore, fu completata e aperta al pubblico dal 1988, e rimase in funzione circa dieci anni, per poi essere definitivamente chiusa nel 1998 per “inadeguatezza strutturale e funzionale”. Come osservava nel 1988 Augusta Monferrini, la nuova costruzione presentava già allora una “fisionomia in qualche modo storica, risalendo il progetto a vent’anni” prima. Non bisogna dimenticare, infatti, che la Galleria Maggiore fu criticata da alcuni, in quanto ritenuta poco adatta ad accogliere le opere d’arte, a causa dei soffitti troppo bassi. In questa prospettiva, nel 1999 la soprintendente Sandra Pinto bandì il concorso di progettazione per la ristrutturazione dell’Ala Cosenza: dei 120 partecipanti, otto furono selezionati per la presentazione dei progetti, e tra loro lo studio Diener & Diener di Basilea fu scelto come vincitore. Il progetto esecutivo dello studio Diener, che stimava l’intervento trentacinque milioni di euro, fu approvato e, nel 2003, il Provveditorato alle OO.PP. nominato stazione appaltante, indisse e aggiudicò la gara di appalto per la realizzazione di un primo lotto. Nel frattempo era esplosa la polemica sulla demolizione dell’Ala Cosenza, della quale il progetto vincitore non conservava traccia, promossa da un comitato di personalità eminenti e appoggiata dal Consiglio comunale di Roma. Diener &Diener, dunque, modificò il progetto per conservare e restaurare una parte dell’edificio esistente e nel 2005 il Consiglio comunale ratificò l’approvazione della variante urbanistica. Vennero meno però i fondi che il Ministero delle Infrastrutture si era impegnato a stanziare. All’inizio del 2007, anche a seguito degli impegni finanziari assunti dal MIC per la realizzazione del MAXXI, si cominciò a valutare l’ipotesi di conservare l’edificio esistente, per ridurre l’investimento e salvaguardare la storia. Nel 2016 fu stanziato un primo finanziamento per riavviare la riqualificazione dell’Ala Cosenza, che risultava chiusa e di fatto abbandonata oramai da sedici anni. Con tali fondi, solo nel 2019 furono eseguiti i primi lavori volti alla messa in sicurezza dell’edificio e alla demolizione delle superfetazioni, per un importo che superava i due milioni di euro. Nel maggio 2022, la Soprintendenza competente decise di vincolare l’Ala Cosenza, indicando, di fatto, di procedere ad un risanamento conservativo del fabbricato e, innanzi tutto, ad un adeguamento normativo. Quindi fu appaltato un primo stralcio di lavori, secondo un progetto definitivo redatto da Bonifica S.p.A. che prevedeva una sistemazione grezza dell’edificio, senza specificarne la destinazione d’uso e senza prevedere collegamenti con l’edificio Bazzani. I lavori, aggiudicati tramite gara Invitalia in regime di appalto integrato per un importo complessivo di sette milioni e mezzo oltre iva, iniziarono il 9 maggio 2024. Tali opere, che sono attualmente in corso, alla luce della variante del progetto che ha reso funzionale il primo stralcio, comprendono l’adeguamento strutturale antisismico di tutto il complesso architettonico, il completamento dell’Auditorium e della parte del Centro Studi racchiusa nello stesso volume quadrato.
“Il completamento dell’Ala Cosenza è stato per me, sin dall’inizio della direzione una priorità, non solo perché la galleria, il quartiere e Roma attendono da anni che un luogo tanto prezioso quanto centrale sia consegnato alla fruizione pubblica. Ma perché, grazie alla variante progettuale studiata da Mario Botta, l’ampliamento sarà cruciale per assicurare un’efficiente gestione della Gnamc”, ha dichiarato Renata Cristina Mazzantini, direttrice della Galleria Nazionale D’Arte Moderna e Contemporanea. “Oltre alla spettacolare galleria per mostre temporanee, che restituirà le Sale Gramsci all’esposizione della collezione permanente, l’Ala Botta-Cosenza accoglierà finalmente in spazi degni gli archivi e la biblioteca, ora sacrificati in soli 300 di metri quadrati aperto al pubblico al piano seminterrato del museo, accanto ai depositi. Per dar vita a un Centro Studi indipendente dal museo, aperto alla cittadinanza, ove i fondi archivistici e librari possano essere adeguatamente conservati, valorizzati e arricchiti, si prevede la modifica dello statuto della Gnamc, che attualmente non li contempla. La scelta di ridurre lo spazio espositivo per destinare metà dell’ampliamento al centro studi ha motivato la variante progettuale, insieme con la necessità’ di assicurare un collegamento diretto alla galleria, prima non previsto. L’intervento renderà la Gnamc quel polo culturale polifunzionale e multidisciplinare, da tempo atteso dagli studiosi dell’arte più recente”.
“Il completamento dell’Ala Cosenza è un’operazione strategica per il futuro della GNAMC. Diventerà un polo culturale che riguarda un quadrante della città: dal ”tridente“ del Flaminio al MAXXI”, ha commentato il Ministro della Cultura Alessandro Giuli.
“L’edificio denominato Ala Cosenza - ampliamento della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea è stato dichiarato di interesse storico-artistico particolarmente importante ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio (articolo 10, comma 3, lettera d, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni e integrazioni) e sottoposto a tutte le disposizioni di tutela con il provvedimento n. 82 del 2 maggio 2022”, ha affermato Daniela Porro, Soprintendente speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma. “La dichiarazione di interesse culturale prevede che ogni modificazione, restauro, ristrutturazione siano preceduti da una interlocuzione con la Soprintendenza Speciale di Roma, cui spetta un parere vincolante sul Progetto”.
“Il progetto che oggi presentiamo riguarda essenzialmente l’Ala Cosenza che nel corso di un lungo tempo di quasi 50 anni ha subito interventi di consolidamento strutturale (antisismico) e tecnici tali da necessitare oggi di un riordino consono alle esigenze di un museo contemporaneo”, ha dichiarato l’architetto Mario Botta. “In particolare gli obiettivi del nuovo progetto sono: l’offerta di spazi espositivi adeguati alla nuova cultura artistica; la sostituzione del primitivo auditorium con uno spazio polivalente per far fronte alle esigenze di spettacoli e performances; un adeguato spazio esterno verde; la formazione di un centro studi con il trasferimento della biblioteca; la realizzazione del collegamento con gli attuali spazi della galleria”.
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