Scoperta in Sinai una nuova fortezza militare dell’antico Egitto


Una missione archeologica egiziana ha portato alla luce nel Sinai settentrionale una grande fortezza dell’epoca del Nuovo Regno, lungo la via della guerra di Horus. La scoperta getta nuova luce sull’organizzazione militare dei faraoni e sulla strategia difensiva dell’antico Egitto.

Una scoperta di grande rilievo storico e archeologico è emersa nel Sinai settentrionale (Egitto), dove una missione egiziana ha riportato alla luce una grande fortezza militare risalente all’epoca del Nuovo Regno, lungo la celebre “via della guerra di Horus”. Si tratta di una delle più imponenti strutture difensive mai rinvenute in questa regione, posta a breve distanza dalla costa mediterranea, e rappresenta una nuova testimonianza dello straordinario livello di pianificazione militare raggiunto dai sovrani egizi nel proteggere i confini orientali del Paese.

La scoperta è avvenuta nel sito archeologico di Tel el-Kharouba, e aggiunge un tassello fondamentale alla comprensione del sistema di fortificazioni costruito dai faraoni per difendere l’Egitto dalle incursioni provenienti dal Levante e per garantire il controllo delle vie strategiche che collegavano la valle del Nilo alla Palestina. Gli archeologi hanno identificato la struttura come una delle più grandi e importanti tra quelle sorte lungo la via di Horus, una rete di postazioni militari e forti che si estendevano dal delta orientale del Nilo fino ai confini con l’Asia.

Sharif Fathi, ministro egiziano del Turismo e delle Antichità, ha sottolineato il valore simbolico e storico del ritrovamento, definendolo “una concreta incarnazione del genio militare dell’antico Egitto nella costruzione di un sistema di difesa integrato per proteggere la propria terra”. Fathi ha ricordato come la scoperta permetta di “narrare nuovi capitoli della nostra storia militare e riaffermare il ruolo del Sinai come crocevia di civiltà uniche nei secoli”.

La fortezza scoperta nel Sinai (Egitto)
La fortezza scoperta nel Sinai (Egitto)

Anche il Mohamed Ismail Khaled, segretario generale del Consiglio Supremo per l’Archeologia, ha evidenziato l’importanza della scoperta nel ricostruire l’intero assetto difensivo egiziano lungo il confine orientale. “Ogni fortezza che riportiamo alla luce – ha spiegato – aggiunge un nuovo mattone alla nostra comprensione dell’organizzazione militare del faraonico Egitto. Questo ritrovamento dimostra ancora una volta che la civiltà egizia non era soltanto templi e tombe, ma anche uno Stato dotato di solide istituzioni capaci di garantire la sicurezza e la stabilità dei propri confini”.

Secondo quanto comunicato dal Ministero, gli scavi hanno permesso di individuare una parte delle mura meridionali della fortezza, lunga circa 105 metri e spessa 2,5 metri, con un ingresso di 2,20 metri di larghezza. L’impianto fortificato comprende almeno undici torri di difesa finora identificate, alle quali si aggiungono la torre nord-occidentale e parti delle mura settentrionali e occidentali. Gli archeologi hanno dovuto affrontare notevoli difficoltà a causa delle dune di sabbia mobili che coprivano gran parte dell’area, rendendo complesso il lavoro di documentazione e di scavo.

Mohamed Abdel-Badii, capo del settore archeologico egiziano, ha reso noto che è stata rinvenuta anche una struttura muraria lunga circa 75 metri sul lato occidentale del forte. Questo muro, realizzato in mattoni crudi e descritto come “muro di vetro” per la compattezza e la lucentezza della sua superficie, divide l’area da nord a sud, isolando una sezione interna destinata alla vita quotidiana dei soldati. Tale elemento architettonico, tipico delle fortificazioni del Nuovo Regno, testimonia l’elevato grado di adattamento dell’architettura militare egizia alle condizioni ambientali estreme del Sinai.

Durante gli scavi sono stati rinvenuti anche numerosi reperti che contribuiscono a datare e interpretare il sito. Tra questi, frammenti e vasi di ceramica, depositi di fondazione collocati sotto una delle torri e risalenti alla prima metà della XVIII dinastia, oltre a un vaso recante il cartiglio di Thutmosi I, uno dei più noti sovrani del Nuovo Regno. Sono state inoltre ritrovate rocce di origine vulcanica, probabilmente importate via mare dalle isole greche, indizio dei vasti contatti commerciali e materiali di cui disponeva l’amministrazione militare egiziana. Accanto a questi elementi, la missione ha scoperto anche un grande forno per il pane e tracce di pasta pietrificata, chiaro segno che il forte era anche un centro di vita quotidiana e logistica per i soldati che vi risiedevano stabilmente.

La fortezza scoperta nel Sinai (Egitto)
La fortezza scoperta nel Sinai (Egitto)
La fortezza scoperta nel Sinai (Egitto)
La fortezza scoperta nel Sinai (Egitto)

Hisham Hussein, capo del Dipartimento Centrale per l’Archeologia della fascia costiera, ha spiegato che le analisi preliminari mostrano come la fortezza abbia conosciuto più fasi di utilizzo, restauro e modifiche nel corso dei secoli. In particolare, l’ingresso meridionale risulta essere stato ridisegnato più volte, a testimonianza di un’evoluzione funzionale legata probabilmente alle esigenze militari del periodo. Hussein ha annunciato che la missione proseguirà gli scavi per completare la mappatura dell’intero perimetro e delle strutture interne, con l’obiettivo di identificare anche il porto militare che, secondo gli studiosi, doveva trovarsi poco distante, lungo la costa mediterranea, e serviva come punto di approdo per le navi da guerra e le imbarcazioni di rifornimento.

La nuova fortezza si estende su una superficie di circa 8.000 metri quadrati, tre volte quella del precedente forte individuato nello stesso sito negli anni Ottanta, situato a circa 700 metri a sud-ovest dell’attuale scoperta. Le dimensioni e la complessità architettonica della struttura indicano che si trattava di un centro di primaria importanza nel sistema difensivo egiziano orientale, probabilmente una delle tappe principali lungo la via di Horus, la rotta che collegava l’Egitto alle città cananee e che costituiva la linea di difesa avanzata contro le incursioni provenienti dall’Asia.

La missione egiziana, composta da archeologi, architetti e restauratori, intende ora estendere le indagini alle aree limitrofe per comprendere meglio il ruolo della fortezza all’interno della rete militare faraonica e i rapporti che essa intratteneva con le altre postazioni lungo la via di Horus. Gli studiosi ipotizzano che la struttura potesse fungere non solo da presidio difensivo, ma anche da punto di scambio commerciale e culturale tra l’Egitto e i regni del Levante.


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