Attribuito ad Artemisia Gentileschi dipinto che andrà in asta a Brescia


È stato attribuito ad Artemisia Gentileschi un dipinto che andrà in asta da Capitolium a Brescia: è ritenuto da Riccardo Lattuada e Nicola Spinosa autografo della pittrice, e dovrebbe essere una seconda versione della “Samaritana al pozzo” di Palazzo Blu.

È stato attribuito ad Artemisia Gentileschi (Roma, 1593 – Napoli, 1654/1656) un dipinto che andrà in asta da Capitolium nella vendita all’incanto da oltre 250 lotti che si terrà il 14 e 15 ottobre 2025. L’attenzione dei collezionisti e degli storici dell’arte internazionali è concentrata sul lotto 25: si tratta di un olio su tela di 85 per 109,5 centimetri raffigurante una figura femminile a mezzo busto, riconosciuto da due autorevoli studiosi, Riccardo Lattuada e Nicola Spinosa, come opera autografa certa di Artemisia Gentileschi. Entrambi, interpellati separatamente, concordano nel ritenere che il dipinto rappresenti un frammento di una seconda e finora sconosciuta versione della grande pala con Cristo e la Samaritana al pozzo acquistato nel 2022 per la collezione di Palazzo Blu a Pisa.

La scoperta di un’altra Samaritana di mano di Artemisia non è un evento marginale. L’opera di Pisa è infatti considerata un capolavoro del catalogo dell’artista, figura centrale della pittura caravaggesca e simbolo della condizione femminile nel Seicento. Lattuada e Spinosa, osservando la tela di Capitolium, hanno individuato sotto le incrostazioni di sporco e i danni dovuti a un restauro mal condotto una pittura di altissima qualità. L’opera andrà in asta con stima di 20-30.000 euro: la cifra molto bassa è dovuta evidentemente alle condizioni dell’opera.

Artemisia Gentileschi, Samaritana (olio su tela, 85 x 109,5 cm)
Artemisia Gentileschi, Samaritana (olio su tela, 85 x 109,5 cm)

L’apparizione sul mercato di questo frammento apre nuovi scenari per la conoscenza dell’opera di Artemisia Gentileschi e arricchisce il dibattito attorno alla Samaritana di Palazzo Blu, già oggetto di studi approfonditi. Rinvenuta nel 2004 in una collezione privata siciliana e resa nota da Luciano Arcangeli nel 2007, la tela pisana era stata analizzata in dettaglio da Francesco Solinas, che nel 2023 ha pubblicato un saggio fondamentale sul tema.

Le ricerche di Solinas avevano ricostruito la storia collezionistica del dipinto. Il frammento proposto da Capitolium Art, che ritrae la Samaritana in primo piano, differisce in vari aspetti dall’opera pisana. La figura appare con il volto meno inclinato all’indietro e l’incarnato più morbido e sfumato. Anche gli abiti, pur simili nella composizione, si distinguono per la maggiore varietà cromatica e per la ricchezza di effetti di luce e trasparenza. I celebri gialli brillanti e i cangiantismi che contraddistinguono la tavolozza di Artemisia trovano in questa versione un’espressione ancora più virtuosistica, testimoniando la piena maturità tecnica dell’artista.

Le ricerche di Francesco Solinas hanno fornito una base solida per la ricostruzione della storia della Samaritana di Palazzo Blu, individuando alcuni riferimenti documentari che potrebbero oggi riguardare, almeno in parte, la versione rinvenuta da Capitolium Art. La prima menzione certa di una grande pala con Cristo e la Samaritana al pozzo risale all’autunno del 1637, quando Artemisia scrive al suo protettore romano Cassiano del Pozzo per chiedergli di proporre l’opera ai nipoti di papa Urbano VIII, i cardinali Francesco e Antonio Barberini. Nonostante l’interessamento della pittrice, il dipinto non compare negli inventari Barberini, segno che la vendita non ebbe esito.

Artemisia Gentileschi, Samaritana, dettaglio
Artemisia Gentileschi, Samaritana, dettaglio
Artemisia Gentileschi, Samaritana, dettaglio
Artemisia Gentileschi, Samaritana, dettaglio

Una traccia successiva emerge circa trent’anni dopo, intorno al 1670, in un dipinto del pittore Michele Ragolia, che raffigura l’interno di una dimora patrizia napoletana. Tra i quadri rappresentati si riconosce una Samaritana al pozzo chiaramente ispirata allo schema compositivo di Artemisia. Secondo gli studiosi, la scena potrebbe alludere alla collezione dei Ruffo di Sicilia, noti estimatori della pittrice. I beni della famiglia furono poi venduti all’asta a partire dal 1676, e proprio in quell’occasione l’opera potrebbe essere stata acquistata da Giovanni Stefano Oneto, imprenditore genovese stabilitosi in Sicilia nel 1643. Alla morte di Oneto, la Samaritana passò per discendenza fino alla famiglia da cui la Fondazione Palazzo Blu la acquistò nel 2022.

Nel corpus relativamente limitato delle opere di Artemisia Gentileschi, la Samaritana al pozzo occupa un posto centrale. È una testimonianza della fase napoletana della pittrice, la più feconda e complessa della sua carriera, in cui Artemisia, ormai riconosciuta come maestra, realizza grandi tele destinate a committenze pubbliche e religiose.

Artemisia Gentileschi, Cristo e la Samaritana al pozzo (1637; olio su tela, 267,5 × 206 cm; Pisa, Palazzo Blu)
Artemisia Gentileschi, Cristo e la Samaritana al pozzo (1637; olio su tela, 267,5 × 206 cm; Pisa, Palazzo Blu)
Michele Ragolia, Galleria del Palazzo dei Ruffo di Sicilia a Napoli (1670 circa)
Michele Ragolia, Galleria del Palazzo dei Ruffo di Sicilia a Napoli (1670 circa)

Durante i venticinque anni trascorsi a Napoli, dal 1630 fino alla morte, salvo una parentesi londinese di tre anni, la pittrice diventa un’imprenditrice dell’arte a capo di una bottega strutturata, capace di soddisfare la crescente domanda di opere sacre e profane. In questo contesto si colloca la creazione delle due Samaritane, testimonianza della sua capacità di affrontare soggetti biblici con un linguaggio personale, caratterizzato da un equilibrio tra naturalismo e introspezione psicologica.

Nelle due versioni, la figura della donna di Samaria assume un valore simbolico che riflette la stessa vicenda umana di Artemisia: la sete di verità, la dignità riconquistata, la possibilità di redenzione. La Samaritana diventa così una rappresentazione della forza femminile e della consapevolezza artistica che la pittrice aveva conquistato dopo anni di ostacoli e pregiudizi.

Adesso, le questioni sollevate dalla comparsa di questo nuovo frammento, che potrebbe aprire alla possibilità che Artemisia dipinse due versioni della stessa opera, testimoniano quanto resti ancora da scoprire sull’attività di Artemisia Gentileschi. La Samaritana di Capitolium Art riporta l’attenzione sulla dimensione artistica, tecnica e imprenditoriale di Artemisia, evidenziando la complessità della sua produzione e la profondità del suo linguaggio pittorico.


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