Lunedì 24 novembre 2025 è stato annunciato l’avvio del restauro della grande pala raffigurante l’Assunzione della Vergine di Alessandro Bonvicino, noto come il Moretto (Brescia, 1492/1495 - 1554), capolavoro realizzato tra il 1524 e il 1526 e collocato da cinque secoli sull’altare maggiore del Duomo Vecchio di Brescia. L’intervento, che coincide con il cinquecentesimo anniversario dell’esecuzione dell’opera, rappresenta una delle più rilevanti operazioni conservative in programma nella città negli ultimi anni e coinvolge istituzioni, enti privati e specialisti riuniti in un progetto destinato a restituire pienamente leggibilità e stabilità a uno dei massimi esempi della produzione del maestro bresciano.
Il restauro è stato promosso e sostenuto da Ca’ del Bosco, azienda vitivinicola leader nella produzione del Franciacorta, e dalla Fondazione Venetian Heritage, realtà da tempo impegnate nella tutela del patrimonio artistico italiano, con il patrocinio della Diocesi di Brescia e della Parrocchia della Cattedrale. Il coordinamento scientifico e organizzativo è affidato a Davide Dotti, mentre l’esecuzione dei lavori è stata assegnata al laboratorio di restauro di Antonio Zaccaria. La supervisione è a cura di Silvia Massari e Andrea Quecchia della Soprintendenza di Brescia, che seguiranno da vicino tutte le fasi dell’intervento per garantire il rispetto dei criteri conservativi e la piena coerenza con la storia materiale dell’opera.
La complessità del progetto è legata anche alle dimensioni eccezionali della pala, che misura 472 centimetri in altezza per 310 in larghezza ed è collocata a un’altezza di 4,5 metri all’interno di una monumentale ancona lignea dorata e intagliata, anch’essa destinata a essere restaurata. Per evitare rischi connessi allo spostamento dell’enorme tela e della cornice storica, è stato deciso di effettuare l’intervento direttamente in loco, trasformando l’area dell’altare in un vero e proprio laboratorio aperto, soluzione che consente di proteggere l’opera da variazioni termo-igrometriche e allo stesso tempo di mantenere intatta la relazione tra la pala e il suo contesto liturgico e architettonico.
L’Assunzione del Moretto presenta una struttura narrativa complessa, articolata su due piani sovrapposti separati da una densa coltre di nuvole. Nella parte superiore domina la figura monumentale e solenne della Vergine, ritratta mentre viene accolta in cielo dalle schiere angeliche che accompagnano il suo movimento ascensionale. Il registro inferiore è invece occupato dal gruppo degli apostoli, colti in atteggiamenti diversi che esprimono stupore, smarrimento e una gestualità ricca e dinamica, elementi che rendono evidente la sorpresa dinanzi al sepolcro vuoto e all’evento miracoloso cui stanno assistendo. L’opera, tra le più celebri del maestro bresciano, racchiude il pieno della sua maturità artistica e un’impostazione teologica e compositiva che la rende uno dei punti più alti del Rinascimento lombardo.
L’intervento di restauro, che si concluderà nel corso del 2026, affronterà un duplice fronte: da un lato le problematiche strutturali della tela e del supporto, dall’altro il recupero estetico, necessario per restituire all’opera la luminosità e la brillantezza originarie, offuscate dal tempo e dai depositi superficiali. L’intera operazione è accompagnata da un programma di indagini diagnostiche non invasive realizzate da Vincenzo Gheroldi, che hanno il compito di documentare lo stato di conservazione dell’opera e di indagare la tecnica esecutiva del pittore oltre i limiti del visibile. Le analisi forniranno dati fondamentali per calibrare ogni fase del restauro, determinare la natura delle alterazioni e scegliere i materiali più adatti a garantire un intervento rispettoso e duraturo.
Una delle peculiarità del progetto è la volontà di trasformare il cantiere in un momento di partecipazione e divulgazione. Per questa ragione sarà predisposto un calendario di visite che consentirà al pubblico di osservare da vicino le diverse fasi del lavoro. Il “cantiere Moretto”, allestito all’interno del Duomo Vecchio, offrirà l’opportunità di conoscere le tecniche del restauro contemporaneo e di comprendere la complessità delle operazioni necessarie per la salvaguardia di un’opera di tali proporzioni e valore storico-artistico. Si tratta di un approccio che mira ad avvicinare i cittadini alle attività di tutela, rendendo visibile un processo generalmente svolto lontano dagli occhi del pubblico.
L’iniziativa assume un significato ancora più rilevante nel contesto delle celebrazioni del cinquecentenario della pala, un anniversario che offre l’occasione per riflettere sul ruolo di Moretto nella storia dell’arte bresciana e italiana. L’Assunzione rappresenta non solo un capolavoro destinato alla devozione e alla liturgia, ma anche un’opera che sintetizza una stagione artistica caratterizzata da grande attenzione al naturalismo, alla raffinatezza cromatica e alla monumentalità delle figure, elementi che fecero di Moretto uno dei protagonisti del Rinascimento nel Nord Italia.
“Il legame di Ca’ del Bosco con il mondo dell’arte e della scultura è ormai noto”, afferma Maurizio Zanella, fondatore e presidente di Ca’ del Bosco. “Questa è la prima volta che ci dedichiamo all’arte antica, al contributo per il restauro di un’opera dal profondo valore simbolico per la città di Brescia. Sono inoltre lieto di proseguire la collaborazione con Venetian Heritage anche oltre il Premio Scultura Ca’ del Bosco, giunto alla seconda edizione. Il lavoro che la Fondazione e il suo direttore Toto Bergamo Rossi conducono sul patrimonio artistico e culturale veneziano muove dalle stesse motivazioni che guidano l’azione di mecenatismo di Ca’ del Bosco: un Rinascimento che costruisce la cultura del futuro attraverso le intuizioni d’avanguardia delle nuove generazioni che sono chiamate in causa in questo progetto. Il motto di Venetian Heritage è Restoring the past, building the future, un concetto che non è molto diverso dall’equilibrio fra la tradizione e l’innovazione che, da sempre, guida la rinascita della nostra cultura del vino”.
“È un onore per me e per la Fondazione da me diretta”. dichiara Francesco “Toto” Bergamo Rossi, direttore di Venetian Heritage, “stringere una partnership con un’eccellenza italiana come Ca’ del Bosco. Dal 1999 Venetian Heritage promuove la cultura veneziana attraverso una vasta campagna di interventi di restauro effettuati a Venezia, ma anche nei territori che anticamente facevano parte della Serenissima Repubblica. Brescia fu parte integrante dei domini veneziani dal 1426 fino all’invasione napoleonica avvenuta nel 1797. La pala d’altare del Duomo Vecchio testimonia chiaramente come la pittura veneziana del grande Tiziano influenzò il giovane Alessandro Bonvicino detto il Moretto”.
“Non solo dal punto di vista artistico, ma anche spirituale e religioso, questo restauro dà rilevanza e visibilità alla storia della nostra città” ricorda monsignor Gianluca Gerbino, parroco della Cattedrale. “I significati teologici e religiosi aiutano tutti a scoprire l’arte come espressione dei sentimenti e della fede non solo dei fedeli, ma anche dello stesso artista. Questo ha permesso, nell’avvicendarsi della storia, di aprire e apprezzare i contenuti della fede, letti e spiegati nella liturgia, ma anche resi plastici dalla pittura. Inoltre, questo dipinto di Moretto, così pregiato e prezioso, lo si restituisce ancora più prossimo e apprezzabile a ciascuno di noi grazie al recupero che in questi mesi sarà realizzato. Un grazie da parte mia a tutti coloro che hanno voluto, non senza difficoltà, realizzare quest’opera”.
“"È un grandissimo onore”, sottolinea Davide Dotti, “coordinare a livello scientifico e organizzativo un evento di così alta rilevanza artistica e culturale come il restauro di una delle più importanti opere della prima maturità del Moretto, da annoverare tra i protagonisti della pittura italiana rinascimentale. La pala con l’Assunzione della Vergine non è soltanto un capolavoro della storia dell’arte che godette nei secoli di un’ampia fortuna critica, ma è anche un simbolo per tutti i bresciani, laici e credenti, conservato in uno dei luoghi più iconici della città”.
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