Pompei recupera un prezioso affresco che era negli USA in una collezione privata


Recuperato un frammento di affresco trafugato dalla villa suburbana a nord di Pompei. L’opera, proveniente da una collezione privata americana, rientra nell’ambito delle indagini condotte dal Parco Archeologico di Pompei con le procure e i Carabinieri TPC.

Un frammento di affresco proveniente dalla villa suburbana di Civita Giuliana, a nord di Pompei, è tornato nella disponibilità del Parco Archeologico di Pompei dopo essere stato individuato all’interno di una collezione privata negli Stati Uniti. L’opera raffigura Ercole bambino mentre strozza i serpenti e faceva parte della decorazione di un ambiente a carattere rituale, individuato nel corso delle recenti indagini archeologiche come un possibile sacello. Il recupero si inserisce nel quadro delle attività di contrasto al traffico illecito di beni culturali condotte congiuntamente dalle istituzioni italiane e dalle autorità statunitensi. Il frammento era stato asportato illegalmente anni fa da uno degli ambienti della villa, oggetto per lungo tempo di attività clandestine da parte di tombaroli. In origine occupava la lunetta superiore della parete di fondo del sacello, come confermato dalle caratteristiche stilistiche e dimensionali che ne attestano la provenienza dal contesto di Civita Giuliana. L’affresco raffigura l’episodio mitologico di Ercole ancora in fasce mentre uccide i serpenti inviati da Era, alla presenza di Zeus, rappresentato dall’aquila posata su un globo, e di Anfitrione.

“Un reperto archeologico possiede valore non soltanto per la sua materialità, ma soprattutto per ciò che può raccontare sul passato”, spiega il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel. “Ogni oggetto rinvenuto in uno scavo è una testimonianza storico-culturale preziosa, perché il suo significato dipende dal contesto in cui è stato trovato. Quando un reperto viene rubato, questo legame con il suo contesto originario si spezza irrimediabilmente. Anche se l’oggetto rimane integro dal punto di vista fisico, perde gran parte del suo valore scientifico. Senza conoscere dove, come e insieme a cosa è stato scoperto, il reperto non può più contribuire alla ricostruzione storica e diventa un semplice oggetto isolato, privato della sua funzione di testimonianza. Per questo rubare un reperto significa sottrarre a tutti noi una parte di conoscenza e cancellare un frammento della storia dell’umanità”.

Il frammento di affresco raffigurante Ercole bambino mentre strozza i serpenti. Foto: Ministero della Cultura – Parco Archeologico di Pompei
Il frammento di affresco raffigurante Ercole bambino mentre strozza i serpenti. Foto: Ministero della Cultura – Parco Archeologico di Pompei
Il frammento di affresco raffigurante Ercole bambino mentre strozza i serpenti. Foto: Ministero della Cultura – Parco Archeologico di Pompei
Il frammento di affresco raffigurante Ercole bambino mentre strozza i serpenti. Foto: Ministero della Cultura – Parco Archeologico di Pompei

“Questo ritrovamento”, dichiara il Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, “è l’ennesimo frutto della collaborazione sinergica tra il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, rivelatasi uno straordinario strumento non solo per riportare alla luce reperti archeologici di eccezionale importanza, ma anche per interrompere l’azione criminale di soggetti che per anni si sono resi protagonisti di un sistematico saccheggio dell’enorme patrimonio archeologico custodito nella vasta area, ancora in gran parte sepolta, della villa romana di Civita Giuliana, recuperando preziose testimonianze storiche e restituendole alla fruizione della collettività”.

Il reperto è stato recuperato nel 2023 nell’ambito di un procedimento penale coordinato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma. L’operazione ha visto la collaborazione tra il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma e le autorità degli Stati Uniti, che hanno disposto l’assegnazione dell’opera al Parco Archeologico di Pompei. La restituzione rientra inoltre in un’operazione che ha consentito il rientro in Italia di 129 reperti, in applicazione del protocollo siglato tra il District Attorney della Contea di New York e il Governo della Repubblica Italiana. La vicenda si colloca all’interno delle attività avviate dal 2017 dal Parco Archeologico di Pompei in collaborazione con la Procura della Repubblica di Torre Annunziata. Le indagini giudiziarie e le campagne di scavo presso la villa di Civita Giuliana, formalizzate attraverso un protocollo d’intesa rinnovato più volte a partire dal 2019, hanno consentito di riportare alla luce testimonianze di rilievo storico e, al tempo stesso, di contrastare un saccheggio sistematico che aveva già provocato la perdita irreversibile di numerosi dati scientifici, oltre alla sottrazione di decorazioni e reperti.

Ambiente rettangolare con funzioni rituali, interpretato come sacello. Foto: Ministero della Cultura – Parco Archeologico di Pompei
Ambiente rettangolare con funzioni rituali, interpretato come il sacello della villa suburbana di Civita Giuliana. Foto: Ministero della Cultura – Parco Archeologico di Pompei

Nel corso degli scavi condotti tra il 2023 e il 2024 è stato individuato un ambiente rettangolare con funzioni rituali, interpretato come sacello o sacrarium. Al suo interno era presente un basamento quadrangolare, probabilmente destinato a sostenere una statua. L’ambiente risultava quasi completamente spogliato della decorazione originaria, asportata clandestinamente, inclusi dodici pannelli figurati e la lunetta affrescata superiore, alla quale è ora ricondotto con certezza il frammento raffigurante Ercole. Al momento della restituzione, pur essendo accertata la provenienza pompeiana dell’opera, non era possibile stabilirne la collocazione originaria. Le successive indagini condotte dai funzionari del Parco Archeologico di Pompei, impegnati parallelamente nello scavo extraurbano, e il confronto con ulteriori informazioni acquisite, comprese quelle emerse da intercettazioni ambientali, hanno consentito di attribuire con sicurezza il frammento al sacello di Civita Giuliana.

L’iconografia dell’affresco assume un ruolo importante all’interno del programma decorativo dell’ambiente. L’episodio di Ercole bambino non rientra nel ciclo delle dodici fatiche, bensì ne costituisce un presagio. Considerata la presenza originaria di dodici pannelli figurati sulle pareti del sacello, staccati illegalmente, si può ipotizzare che questi raffigurassero proprio le fatiche dell’eroe. In tale contesto, la scena collocata nella lunetta avrebbe avuto una funzione introduttiva, alludendo alla forza prodigiosa di Ercole e anticipando le imprese che avrebbe compiuto in età adulta. Sono attualmente in corso analisi tecniche e approfondimenti sul pannello recuperato, finalizzati a chiarire le geometrie e i punti di connessione con i lacerti di affresco ancora conservati in situ. Le indagini mirano a una futura e possibile ricollocazione dell’opera nel contesto originario, nell’ambito dei progetti di valorizzazione e fruizione del sito archeologico di Civita Giuliana. Le attività investigative proseguiranno inoltre con l’obiettivo di rintracciare gli altri affreschi sottratti dal sacello. L’affresco con Ercole bambino sarà esposto a partire da metà gennaio presso l’Antiquarium di Boscoreale, che ospita già una sala dedicata ai rinvenimenti provenienti dalla villa di Civita Giuliana.


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