La prima opera di Raffaello è lo Stendardo di Città di Castello: la conferma della studiosa


All’Istituto Centrale per il Restauro di Roma prosegue l’intervento sullo Stendardo della Santissima Trinità di Raffaello, visitato da Carmen Bambach, curatrice della mostra “Raphael, sublime poetry”, in programma al MET di New York nel 2026, dove l’opera sarà esposta. La studiosa ha confermato: è questa la prima opera interamente di mano di

Il percorso di restauro dello Stendardo della Santissima Trinità di Raffaello (Urbino, 1483 – Roma, 1520), custodito nella Pinacoteca comunale di Città di Castello, entra in una fase decisiva con il sopralluogo presso l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, dove l’opera è attualmente oggetto di un intervento diagnostico e conservativo. La visita, svolta alla presenza di Carmen Bambach, curatrice della mostra Raphael, sublime poetry, prevista al Metropolitan Museum of Art di New York dal 23 marzo al 28 giugno 2026, ha rappresentato un momento centrale in vista del prestito del dipinto, che sarà presentato al pubblico statunitense come il primo dipinto interamente autografo dell’artista urbinate: ad avallare questa posizione è la stessa Bambach. Al sopralluogo erano presenti anche i rappresentanti del Comune di Città di Castello, che ne detiene la custodia, e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, che ne segue gli aspetti autorizzativi e scientifici.

Durante la visita, Carmen Bambach ha illustrato l’importanza dello Stendardo nel complesso percorso di conoscenza dedicato agli anni giovanili di Raffaello, sottolineando come la ricerca in corso, sostenuta e resa possibile dal restauro, stia contribuendo a riconsiderare il ruolo dell’opera nel catalogo dell’artista. La studiosa ha ricordato come la Pala Baronci, tradizionalmente considerata la prima opera di Raffaello, sia un lavoro realizzato in collaborazione con un altro artista, Evangelista da Meleto, mentre lo Stendardo presenti interventi autografi su entrambi i lati, configurandosi così come il primo dipinto interamente di mano del maestro. Bambach ha precisato che l’indagine diagnostica sta recuperando parte del disegno sottostante e chiarendo aspetti legati alla tecnica e allo sviluppo della composizione.

Raffaello, Stendardo della Santissima Trinità, recto e verso (1499; olio su tela, 166 x 94 cm; Città di Castello, Pinacoteca Comunale)
Raffaello, Stendardo della Santissima Trinità, recto e verso (1499; olio su tela, 166 x 94 cm; Città di Castello, Pinacoteca Comunale)
Il sopralluogo all'ICR di Roma
Il sopralluogo all’ICR di Roma

“Nella mostra di New York, lo Stendardo della Santissima Trinità verrà presentato come il primo dipinto interamente autografo dell’artista”, ha confermato Bambach. “La Pala Baronci che viene considerata la prima opera di Raffaello è in collaborazione con Evangelista da Meleto, lo Stendardo invece è in entrambe i lati solo di Raffaello. Grazie al restauro emergerà maggiormente il senso del dipinto con il recupero di parte del disegno sottostante e quindi una visione del prodotto artistico, meno focalizzato sul livello archeologico. Alcune lacune saranno sensibilmente ridotte e ci sarà un nuovo equilibrio più sottile tra la pellicola pittorica e il supporto della tela di lino. Nel progetto della mostra, per noi avere questo Stendardo significa innovare la conoscenza su Raffaello giovane, presentata come la prima opera dell’artista, e verrà vista dal pubblico americano in relazione anche a Città di Castello, come luogo dove emerge Raffaello, artista professionale”.

Il sopralluogo ha rappresentato anche per il Comune di Città di Castello un’occasione per ribadire l’importanza della presenza dell’opera nella mostra del MET. Il sindaco Luca Secondi ha evidenziato come il restauro sia propedeutico a un progetto espositivo che permetterà alla comunità tifernate di mostrare a un pubblico internazionale il ruolo della città nella formazione del giovane Raffaello. “Qui Raffaello”, ha detto il primo cittadino, “aprì la prima bottega e qui realizzò la prima opera, stando all’ipotesi allo studio degli storici dell’art. Grazie al MET per avere dato alla nostra comunità l’occasione di mostrare al pubblico internazionale come la realtà rinascimentale di Città di Castello sia un passaggio fondamentale nel percorso artistico di Raffaello. Pensiamo che la mostra del MET sia un’occasione per vedere Raffaello e la nostra realtà con occhi diversi”.

La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, rappresentata da Alessandra Donati, ha ribadito il sostegno al progetto, chiarendo che l’autorizzazione al restauro e al prestito è stata concessa in virtù del “valore scientifico del progetto e al forte impatto culturale e identitario che avrà”, ha detto. Donati ha spiegato che il restauro nasce con l’obiettivo di migliorare la leggibilità dell’opera e di accrescerne le conoscenze, affidando all’Istituto Centrale per il Restauro un intervento che unisce rigore scientifico, analisi diagnostica e particolare attenzione alla storia conservativa del manufatto.

Lo stendardo venne dipinto probabilmente attorno al 1499, quando Raffaello aveva sedici anni, per la chiesa della Trinità di Città di Castello. Proprio quell’anno Raffaello era arrivato a Città di Castello come artista autonomo, assieme ad alcuni collaboratori del padre, scomparso cinque anni prima. Si trattò di un dipinto che procurò subito grande fama all’artista, data anche la scarsità di artisti talentuosi nella cittadina umbra.

La mostra Raphael, sublime poetry, che riunirà opere provenienti da istituzioni internazionali e collezioni private, offrirà uno spazio di rilievo allo Stendardo, la cui presenza consentirà di presentare una nuova interpretazione del primo periodo della carriera dell’artista. Il restauro in corso presso l’ICR, grazie alle sue indagini tecniche e alla ricostruzione filologica degli interventi, permetterà di esporre l’opera in una forma che restituisca al pubblico la complessità della sua storia materiale e iconografica, inserendola in un contesto narrativo capace di mettere in dialogo la figura del giovane Raffaello con i luoghi che ne custodiscono l’eredità.


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