Claude Monet. Vita e opere del padre dell'impressionismo


Il gusto per l’agio, la dolcezza e la morbidezza di una pennellata snella, agile, capace di trasmettere tutto l’amore che un artista possa provare per la sua arte.

Claude Monet (Parigi, 1840 – Giverny, 1926) è stato uno dei maggiori esponenti del movimento impressionista, le cui ricerche vedono i loro prodromi risalire agli anni Sessanta dell’Ottocento. La data ufficiale di inizio delle attività del gruppo risale però al 1874, anno in cui gli artisti impressionisti si presentano al panorama artistico con la prima mostra, allestita presso lo studio del fotografo parigino Nadar. Tra coloro che aderiscono, oltre al sopraccitato Monet, vi sono Édouard Manet, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir. Il nome del movimento, che deriva da un’opera di Monet (Impression: soleil levant del 1872: leggi qui un dettagliato approfondimento sul dipinto), è legato anche alla tecnica utilizzata per dipingere: veloci pennellate di colore, paesaggi impressi nelle tele tramite l’osservazione diretta (era detta en plein air la pittura che prevedeva la realizzazione delle opere, soprattutto paesaggi, direttamente sul luogo raffigurato, “all’aria aperta”, appunto), per restituire con veridicità i colori che l’artista vedeva. Gli impressionisti si limitano all’utilizzo della propria vista, bensì conducono degli studi sulla percezione del colore, proprio perché si accorgono, per esempio, che le ombre, anziché essere scure, riflettono i colori degli oggetti. Il gruppo si occupa dunque anche di ricerche sulla percezione ottica, attraverso l’accostamento di ombre e giochi di luce. Il risultato che ottengono i francesi è la capacità di fissare un momento, un istante preciso per riprodurlo subito sulla tela. Si narra che alcune volte stessero delle ore a fissare il paesaggio, fino a che non trovavano l’attimo “giusto” da immortalare.

Nel compiere l’operazione di fissare l’attimo, gli artisti danno vita a opere moderne, quasi scattate in presa diretta. Le rappresentazioni però risentono della personalità dell’artista, che con il suo bagaglio di esperienze percepisce i soggetti o i paesaggi da ritrarre in un modo unico. Alcuni esponenti della critica, come ad esempio il tedesco Hans Belting, hanno considerato il movimento in rottura rispetto alla situazione artistica contemporanea. Posizione diversa prende invece l’irlandese Brian O’Doherty, che identifica nel movimento un cambiamento legato alla volontà di andare oltre la dimensione del quadro, ma che si esaurisce nel momento in cui essi rimangono legati alla committenza. La cornice fa capire all’osservatore che quella che ha davanti è un’opera. Allo stesso tempo, però, ne delimita lo spazio. In una retrospettiva su Monet del 1960 al Museum of Modern Art, ideata da William C. Seitz, sono stati appesi i quadri senza la cornice. Il risultato è stato di spaesamento per i visitatori, che hanno faticato a credere che quelle fossero davvero le opere di Monet, diventate, in quella circostanza, un tutt’uno con la parete del museo.

Claude Monet, Autoritratto (1886; olio su tela, 55 x 46 cm; Collezione privata)
Claude Monet, Autoritratto (1886; olio su tela, 55 x 46 cm; Collezione privata)

La vita di Claude Monet, da Parigi a Giverny

Il 14 novembre del 1840 nasce a Parigi Claude Monet, da Claude-Adolphe Monet e Louise-Justine Aubrée. Nel 1845 si trasferisce già, con la famiglia, a Le Havre, in Normandia. Nel 1851 comincia a studiare disegno con Jacques-Francçois Orchard, ma è il fortunato incontro con il pittore Eugène Boudin (avvenuto nel 1856-1857) che permette all’artista di approcciarsi al mondo dell’arte da un altro punto di vista: Monet si dedicar alla pittura di paesaggio. Nel 1857 rimane orfano di madre, e l’anno successivo partecipa alla sua prima mostra, una collettiva a Le Havre. Nel 1859 parte alla volta di Parigi, dove stringe importanti amicizie con il pittore inglese Sisley e i francesi Renoir e Jean-Frédéric Bazille.

Nel 1865 conosce, in occasione di una committenza importante, colei che diventerà la sua prima moglie, la modella Camille Doncieux, che nel 1867 gli dà il primo figlio, Jean. Il ritratto della giovane donna cambia la carriera di Monet, i cui quadri cominciano ad essere acquistati da personaggi agiati e di spicco. Tuttavia la vita dei due sposi non è semplice, poiché oscilla tra debiti e ristrettezze economiche. Nel 1870 la Francia entra in guerra contro la Prussia e gli impressionisti tuttavia si dimostrano poco interessati alle vicende belliche: è un cambiamento importante, perché gli artisti, nell’Ottocento, erano al contrario molto interessati alla storia e dunque ai fatti contemporanei. La generazione impressionista non sembra invece essere interessata a rappresentare guerre o eventi politico-sociali. Monet stesso, in quegli anni, dipinge le spiagge di Trouville. Risale al 1874 l’esordio di Monet alla mostra degli impressionisti: è la prima di una serie di otto eventi espositivi. Nel 1878 nasce il figlio secondogenito Michel.

Nello stesso giro d’anni viaggia a Londra, dove vede Turner e Constable, va in Olanda per poi tornare in Francia. Alla ricerca di una casa che possa dargli ispirazione per i suoi dipinti, come facevano gli inglesi (in particolare Turner), si allontana da Parigi, mutato il clima e quindi venuti meno i presupposti per dipingere. La morte prematura della moglie nel 1879 fa cadere l’artista in depressione, e Monet in seguito taglierà i rapporti con i suoi amici e colleghi pittori, pur continuando a ottenere successi (nel 1880 espone per l’ultima volta al Salon e riesce a vedersi organizzata la prima personale, a Parigi, e addirittura nel 1889 espone per la prima volta a Londra). Dopo vari traslochi, decide di prendere dimora fissa a Giverny, un paesino nel nord della Francia. Monet si trasferisce qui, nel 1892, con la nuova moglie, Alice Hoschedé, anch’ella vedova, di un ricco mercante di tessuti che comprava spesso opere dell’artista. La casa che acquista si trasforma ben presto in un paradiso artistico, a partire dalla creatività dell’artista nel curare il giardino, ma anche dalla tranquillità stessa della collocazione dell’abitazione. Nel suo stagno pianta le famose ninfee, oggetto di studio a conclusione della sua parabola artistica. Mentre continuano le sue attività espositive (nel frattempo Monet diventa molto popolare anche negli Stati Uniti riuscendo a esporre le sue opere oltreoceano), e mentre l’artista continua a viaggiare (si reca anche a Venezia), comincia ad avere problemi di vista. Nel 1911 muore la moglie Alice, mentre nel 1914 perde il figlio maggiore Jean, e nel 1918, negli ultimi anni della sua vita, i suoi problemi agli occhi si aggravano, tanto che nel 1923 deve farsi operare. Nel 1926 contrae un tumore ai polmoni che porta l’artista alla morte avvenuta il 5 dicembre del 1926.

Claude Monet, La spiaggia a Trouville (1870; olio su tela, 38 x 46,5 cm; Londra, National Gallery)
Claude Monet, La spiaggia a Trouville (1870; olio su tela, 38 x 46,5 cm; Londra, National Gallery)


Claude Monet, Impression: soleil levant (1872; olio su tela, 48 x 63 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet)
Claude Monet, Impression: soleil levant (1872; olio su tela, 48 x 63 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet)


Claude Monet, I papaveri (1873; olio su tela, 50 x 65 cm; Parigi, Musée d'Orsay)
Claude Monet, I papaveri (1873; olio su tela, 50 x 65 cm; Parigi, Musée d’Orsay)


Claude Monet, Covoni a Giverny (1889; olio su tela, 64 x 81 cm; Mosca, Museo Puškin)
Claude Monet, Covoni a Giverny (1889; olio su tela, 64 x 81 cm; Mosca, Museo Puškin)

Le opere di Monet. Dalle prime fasi della carriera alle Ninfee

Monet, durante la carriera, è sempre rimasto coerente alla sua impostazione pittorica. Partendo, ad esempio, dall’opera del 1865, il ritratto di Camille Doncieux, l’impianto è decisamente tradizionale. I soggetti principali scelti successivamente sono poi diversi: egli ama rappresentare paesaggi, strutture architettoniche, da diversi punti di vista e quindi attraverso luci differenti, seguendo i cambiamenti della giornata. I soggetti dei suoi quadri non sono personaggi in particolare; ciò che interessa è l’insieme, la folla. Nell’opera Boulevard des Capucines, raffigura la vita affollata di una via parigina, senza degnare di importanza i volti dei passanti o le carrozze. L’intento è quello di cogliere l’insieme, velocemente, prima che l’immagine appena vista sparisca dalla mente dell’artista. La sua è una pennellata morbida, fluida. L’evoluzione delle sue opere è associata anche alle esposizioni con il movimento impressionista, esperienza conclusa nel 1886 con l’ultima esposizione collettiva. Alcune delle più importanti opere del periodo in questione, 1874-1886, sono la già citata Impression: soleil levant, il ritratto a Carolus-Duran del 1878 e Il giardino e la casa di Monet a Vétheuil (1880). Un’altra caratteristica della sua pittura è la scelta frequente di quadri di grande formato; non tutti lo sono, ovviamente, ma è interessante come l’artista superi, già dalla fine degli anni Sessanta, i due metri di dimensione in alcune tele.

Dagli anni Ottanta, Monet inizia a realizzare opere dipinte in serie: l’artista è infatti interessato a rappresentare stesso soggetto in condizioni di luci diverse, quindi dipingendo di notte o di giorno, con la pioggia o con il sole, da un punto di vista o da un altro. Centrale in questo percorso è la serie dedicata alla Cattedrale di Rouen, del 1892: la sua volontà è quella di registrare tutti i cambiamenti di luce e di atmosfera, quasi come se l’artista volesse riprodurre lo scorrere del tempo. In realtà, l’artista intendeva semplicemente documentare, attraverso la sua tela, le differenze di luminosità e le variazioni dell’atmosfera, tenendo sempre lo stesso punto di vista o variandolo di poco.

Monet accosta i colori puri, senza sfumarli tra loro. Nel 1884, in occasione di un soggiorno italiano, dipinge le vedute del Ponente ligure, affascinato dal paesaggio, dalle splendide vedute e dai colori: anche il soggiorno italiano è animato dal desiderio di studiare diverse condizioni di luce, quella della calda riviera ligure (leggi anche un approfondimento sui “dipinti liguri” di Monet).

Nel 1909 egli scrive: “Ogni colore che noi vediamo nasce dall’influenza del suo vicino”. A proposito della serie della Cattedrale di Rouen egli afferma di “... ritrarre il modo in cui il suo occhio vede la cattedrale”. È importante per Monet il ruolo che riveste la percezione: come l’artista vede una cosa, per poi riprodurla sulla tela. Ogni quadro è quindi diverso da un altro, perché l’occhio recepisce in modi sempre differenti l’ambiente circostante, sensibile a sua volta alle mutevoli condizioni climatiche. È un concetto chiave, ripreso poi all’inizio del Novecento dagli astrattisti.

Le opere di Monet del periodo di Giverny furono condizionate dalle malattie che colpirono l’artista. Le Ninfee, l’ultima famosa serie, per molto tempo sono state associate a un’eventuale follia del malato artista, prima di morire. In realtà le stesse ninfee, a lungo incomprese, sono tese verso un nuovo stile, moderno, come preannunciato prima, quasi astratto, innovazioni indispensabili per l’arte del Novecento. Le ninfee sono fiori d’acqua che riflettono la propria immagine in modi diversi, a seconda della luce; è questo che incuriosisce l’artista. La prospettiva è completamente annullata qui: le ninfee occupano lo spazio, senza distinzione tra primo o secondo piano. Le pennellate sembrano essere sempre più rapide, per poter cogliere l’istante. La serie delle Ninfee, cominciata nel 1897, poi interrotta e ripresa a partire dal 1914, è quella più sperimentale della fase avanzata della carriera di Monet, con alcuni elementi che quasi sembrano allinearsi al nascente astrattismo (risalgono al 1910 le prime opere astratte di Vasilij Kandinskij): in alcuni dei dipinti l’osservatore vede solo l’acqua e le ninfee, senza che dunque chi guarda abbia dei punti di riferimento. L’artista conduce dunque lo spettatore in un mondo quasi fantastico, dove l’unico dato reale è la presenza delle ninfee, e il paesaggio appare riflesso nell’acqua, e dunque in certo modo irreale e onirico.

Claude Monet, Giardino a Bordighera (1884; olio su tela, 65,5 x 81,5 cm; San Pietroburgo, Hermitage)
Claude Monet, Giardino a Bordighera (1884; olio su tela, 65,5 x 81,5 cm; San Pietroburgo, Hermitage)


Claude Monet, La Cattedrale di Rouen in pieno sole (1894; olio su tela, 107 x 73 cm; Parigi, Musée d'Orsay)
Claude Monet, La Cattedrale di Rouen in pieno sole (1894; olio su tela, 107 x 73 cm; Parigi, Musée d’Orsay)


Claude Monet, Ninfee rosa (1898; olio su tela, 81,5 x 100 cm; Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea)
Claude Monet, Ninfee rosa (1898; olio su tela, 81,5 x 100 cm; Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea)

Dove vedere quadri di Monet

In Italia per vedere quadri di Monet bisogna recarsi alla Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Roma, dove è conservato Ninfee rosa del 1898 (è uno dei pochi musei italiani dove si trovano opere di Monet). Per vedere altre opere è consigliata la visita di alcuni musei in Francia: a Parigi è conservato, nel Musée Marmottan Monet, il dipinto Impression: soleil levant; al Musée de l’Orangerie, è esposta la serie delle Ninfee, donata dall’artista. La serie La cattedrale di Rouen è visitabile al Musée d’Orsay (il principale museo di riferimento per le opere degli impressionisti, dove si conservano anche moltissime opere di Monet), insieme ad altre opere come Donne in giardino del 1866-67 e I papaveri del 1873.

Sempre in Francia, presso la Fondazione Claude Monet, a Giverny, è possibile visitare la casa e i giardini. Fortunatamente per gli appassionati di arte impressionista, vengono spesso organizzate mostre su Monet qui in Italia, dando la possibilità di vedere sia quadri conservati all’interno di collezioni private, sia tramite prestiti dai musei sopra elencati.


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