Firenze, il Salone di Donatello al Bargello riapre dopo un anno con un nuovo allestimento


Dopo un lungo restauro e un riallestimento, riapre il Salone di Donatello, cuore del Museo Nazionale del Bargello. Nuove tecnologie espositive, maggiore accessibilità, criteri antisismici e un riallestimento che valorizza i capolavori del Rinascimento fiorentino.

Riapre oggi al pubblico il Salone di Donatello, il cuore pulsante del Museo Nazionale del Bargello a Firenze, dopo quasi un anno di lavori di restauro e riallestimento. Con i suoi 18 metri di altezza e una superficie di 445 metri quadrati, questo spazio monumentale torna a risplendere restituendo al visitatore il suo straordinario patrimonio di sculture, capolavori assoluti della stagione rinascimentale.

Fulcro della visita al Bargello, il Salone ospita nove capolavori di Donatello: dal celeberrimo David in bronzo al San Giorgio, dal Marzocco all’Attis, dal David in marmo al Putto danzante, passando per la Crocifissione, la Testa di uomo barbuto e la Madonna di via Pietrapiana. A queste si aggiungono opere realizzate nella bottega dell’artista, come il San Giovanni Battista Martelli, scolpito insieme a Desiderio da Settignano, e altre di dubbia o parziale attribuzione donatelliana, comunque espressione della sua scuola.

Accanto ai capolavori del maestro, il nuovo allestimento offre uno sguardo più ampio sul contesto artistico fiorentino del primo Rinascimento, esponendo opere di artisti che furono padri fondatori della scultura moderna. Si ammirano così le formelle presentate da Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti al celebre concorso del 1401 per la Porta nord del Battistero, insieme alle raffinate creazioni di Luca della Robbia, inventore della terracotta invetriata, e agli interventi di collaboratori e allievi di Donatello come Michelozzo, Desiderio da Settignano e Bertoldo di Giovanni.

Il riallestimento, che coinvolge complessivamente 65 opere, è stato curato da Ilaria Ciseri con il coordinamento di Massimo Osanna, direttore generale musei del Ministero della Cultura, e la supervisione ai restauri di Benedetta Cantini. L’intervento si inserisce in un più ampio progetto di riqualificazione che ha già interessato altre sale del museo, tra cui la Cappella della Maddalena, la Sala degli Avori, la Sagrestia, la Sala Barocca e la Sala delle Maioliche, proseguendo il percorso tracciato dalla precedente direttrice Paola D’Agostino per le cinque sedi dei Musei del Bargello.

Le scelte museografiche privilegiano chiarezza narrativa e leggibilità stilistica. Un esempio emblematico è rappresentato dalla nuova disposizione dei due David di Donatello: quello in bronzo è ora posto al centro del Salone, quasi a incarnarne l’identità, mentre quello in marmo è accostato al San Giorgio, facilitando il confronto diretto tra le due opere e illustrando la rapida evoluzione artistica dello scultore.

Tra le novità più significative si conta la disposizione dei due David di Donatello: il David in bronzo, collocato al centro della sala a sottolinearne il ruolo di autentica icona del museo, e il David in marmo, ora accostato al San Giorgio. La nuova collocazione dei due David consente un confronto diretto tra le opere, emblematico della rapida evoluzione stilistica dello scultore. È stata poi ripensata la posizione dell’Attis di Donatello e del David del Verrocchio, anch’essi ricollocati nell’ambito di un allestimento che punta a restituire maggiore coerenza narrativa e leggibilità al percorso espositivo. Le cinque sculture centrali poggiano adesso su pedane dotate di dispositivi antisismici e antiribaltamento, con strutture in acciaio integrate e suole in materiali speciali capaci di assorbire vibrazioni, garantendo sicurezza e protezione alle opere.

La tecnologia è protagonista anche nella componente didattica: tutte le didascalie sono ora corredate di QR Code, con accesso a schede descrittive in italiano e inglese, sia in formato testuale sia audio. A partire da maggio, saranno inoltre disponibili opuscoli in braille, gratuiti, dedicati ai principali capolavori donatelliani, in un’ottica di maggiore inclusività e accessibilità.

Alcune opere sono state ricollocate nelle sedi originarie, per rafforzare il legame con il proprio contesto storico. È il caso dello Stemma Martelli di Desiderio da Settignano, che sarà visibile al Museo di Casa Martelli, e delle due Sibille di Michelozzo, tornate al Museo di Orsanmichele. L’Annunciazione, recentemente attribuita a Walter Monich, è invece in deposito al Museo Nazionale d’Abruzzo, mentre nuove disposizioni interne hanno interessato anche il San Giovanni Battista di Francesco da Sangallo, ora nella Sala Michelangelo, e l’Eros in bronzo, attribuito oggi a Guglielmo della Porta e ricollocato nella Sala dei Bronzetti.

Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri

Il restauro del salone

Il restauro, condotto su oltre 2.000 metri quadrati di superficie, ha previsto la pulitura e il consolidamento delle pareti e delle volte, il recupero degli elementi lapidei, la revisione delle cromie con velature a calce compatibili con le tinte originarie e un generale miglioramento dell’illuminazione e della spazialità architettonica. Le decorazioni pittoriche sono state integrate in modo mimetico, rimuovendo ridipinture precedenti, mentre i pilastri, le finestre e gli scalini in pietra sono stati accuratamente ripuliti.

Tra gli interventi strutturali più importanti, il consolidamento della grande bifora sulla parete sud, danneggiata nella parte alta, è stato realizzato con la collaborazione dello studio Sertec e dell’impresa PT Color.

Non sono mancati restauri mirati anche su alcune sculture. Il tondo in terracotta invetriata di Luca della Robbia, Madonna delle Cappuccine, è stato sottoposto a pulitura e reintegrazione cromatica, mentre il San Giovanni Battista in bronzo attribuito a Michelozzo ha rivelato tracce di doratura, trattate con tecnologie laser e protette con prodotti specifici per garantire la tenuta della foglia d’oro.

Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri
Il Salone di Donatello dopo il restauro. Foto: Nicola Neri

Storia del Salone di Donatello

Il Salone di Donatello appartiene al nucleo più antico del palazzo del Bargello, costruito a partire dal 1255. Era in origine la grande Sala dell’Udienza in cui si riunivano il Consiglio presieduto dal Podestà, le autorità cittadine e i rappresentanti del popolo. Qui fu pronunciata nel 1302 la condanna a morte in contumacia di Dante Alighieri e decretato il suo esilio perpetuo. Nei quasi tre secoli in cui il palazzo fu trasformato in prigione – dal 1574 al 1857 – da questo vasto ambiente erano state ricavate 32 celle disposte su quattro piani e una piccola cappella.

Nel 1840, la scoperta degli affreschi giotteschi con il ritratto di Dante nella vicina Cappella della Maddalena attirò l’attenzione sulla fatiscenza del palazzo e sulla necessità di un radicale recupero architettonico. I restauri, seguiti dall’architetto Francesco Mazzei, iniziarono nel 1858 e terminarono nel 1865, in vista dell’inaugurazione del palazzo come sede del primo Museo Nazionale italiano, nello stesso anno in cui Firenze divenne capitale del Regno d’Italia.

Tra i vari interventi che ripristinarono la struttura antica del palazzo, quello del Salone di Donatello fu il più spettacolare: fu recuperato il volume imponente della sala, che venne decorata con pitture parietali ispirate ai frammenti di affreschi medievali superstiti.

Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri
Il Salone di Donatello durante i restauri

Gli allestimenti dall’Ottocento ad oggi

Nell’allestimento più antico, il Salone – all’epoca denominato “Gran Sala” – ospitava celebri gruppi scultorei del Cinquecento, con opere di Michelangelo, Vincenzo de’ Rossi, Giambologna, Vincenzo Danti, e il quattrocentesco David in marmo di Donatello. Nel 1886, per celebrare il V centenario della nascita di Donatello, fu progettata una memorabile mostra, che ebbe luogo l’anno successivo, nel 1887: da quel momento il Salone avrebbe portato per sempre il nome dell’artista.

L’esposizione donatelliana vide riunite tutte le opere di Donatello già presenti nel museo, altre giunte da fuori Firenze e numerosi calchi in gesso di originali non prestabili, primo fra tutti il calco a grandezza naturale del Monumento equestre al Gattamelata, che rimase al centro del Salone fino al 1928. Nel corso dei decenni, smantellato gradualmente il nucleo ’didattico’ di copie, l’allestimento del Salone si è arricchito con opere di scultori coevi a Donatello, come Luca della Robbia e Lorenzo Ghiberti, o di suoi allievi, come Desiderio da Settignano e Bertoldo, anche grazie a nuove acquisizioni.

A differenza di altre sale del museo, il Salone di Donatello non ha mai subito trasformazioni radicali che ne abbiano modificato l’assetto espositivo, se non attraverso frequenti e minime variazioni nel tempo. Negli ultimi decenni del Novecento, le opere erano distribuite sull’intera pianta della sala, fino a occupare lo spazio antistante l’ingresso dal Verone.

All’inizio degli anni Duemila, anche in considerazione della crescita progressiva dei visitatori, si rese necessario un nuovo assetto, orientato a garantire una migliore fruibilità e percorribilità da parte del pubblico. Lo spazio fu così organizzato in due navate ideali, con le opere disposte secondo una logica che favorisse il confronto tra artisti diversi o tra opere dello stesso scultore, facilitando la lettura del percorso. La grande mostra Donatello: Il Rinascimento del 2022, organizzata dai Musei del Bargello e dalla Fondazione di Palazzo Strozzi, in collaborazione con gli Staatliche Museen di Berlino e con il V&A di Londra, ha comportato una trasformazione del Salone di Donatello, che, seppure temporanea, ha offerto spunti di riflessione risultati significativi nell’elaborazione dell’intervento attuale, volto a rinnovarne l’organizzazione e ad aggiornarne i criteri espositivi.


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