Nel tardo pomeriggio del 10 luglio, intorno alle 19:20, un incendio ha colpito il Real Sito di Carditello, interessando uno dei suoi boschi di pertinenza, il cosiddetto Bosco di Eucalipti. L’area, situata alle spalle dell’ingresso principale della Reggia borbonica, era in perfette condizioni di conservazione, costantemente curata in termini di pulizia e manutenzione. Utilizzato con frequenza per ospitare eventi dedicati a famiglie e attività equestri con pony e cavalli, il bosco rappresentava uno spazio vitale sia per la comunità locale sia per la valorizzazione culturale e ambientale del sito.
Il rogo, di natura dolosa secondo le prime ricostruzioni, si è sviluppato rapidamente all’interno dell’area boscata, estendendosi fino a coinvolgere circa 7.000 metri quadrati. La presenza di eucalipti e altra vegetazione secca ha favorito l’avanzata delle fiamme, visibili a distanza anche per effetto della colonna di fumo nero che si è alzata sopra l’area interessata. È stata proprio questa densa nube a richiamare l’attenzione del personale di vigilanza presente all’interno del complesso monumentale, che è intervenuto con prontezza per tentare di arginare l’incendio.
L’azione del personale interno si è rivelata decisiva nelle prime fasi. È stato grazie al loro intervento immediato che si è riusciti a contenere la diffusione del fuoco, limitando i danni e consentendo l’arrivo dei Vigili del fuoco in condizioni operative più favorevoli. I pompieri, una volta giunti sul posto, hanno provveduto a completare le operazioni di spegnimento e a mettere in sicurezza l’area, scongiurando il rischio che le fiamme potessero coinvolgere altri settori del sito o causare danni ancora più gravi alla flora e alla fauna locali.
Nella mattinata successiva all’evento, i Carabinieri Forestali della stazione di Marcianise hanno effettuato un sopralluogo lungo tutto il perimetro dell’area colpita. L’obiettivo dell’ispezione è quello di raccogliere elementi utili per risalire alle cause precise del rogo, con particolare attenzione a eventuali tracce che possano indicare il punto d’innesco o i materiali impiegati per appiccare le fiamme. L’indagine è orientata verso l’ipotesi dell’incendio doloso, una pista che, qualora confermata, configurerebbe reati ambientali di particolare gravità, in un’area sottoposta a vincoli di tutela paesaggistica e storico-culturale.
“Non conosciamo il movente”, ha spiegato Maurizio Maddaloni, presidente della Fondazione Real Sito di Carditello, “ma abbiamo immediatamente sporto denuncia presso la stazione dei Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere, che ora dovranno valutare se si tratta di un incendio doloso. Di certo, il lavoro della Fondazione continua e non si ferma davanti a niente e a nessuno. Questi eventi - qualora ce ne fosse bisogno - ci incitano ancora di più a tirare dritto. Proprio nella zona interessata dalle fiamme è sopravvissuto un cardo, pianta che ha dato il nome a Carditello, e si è librata un’aquila in volo. Simboli di resilienza e rinascita, come il falco e l’upupa che oggi sono tornati a ripopolare il boschetto reale. Andiamo avanti sempre a testa alta, dunque, nel segno della legalità, della trasparenza amministrativa e della tutela ambientale”.
Il Real Sito di Carditello, residenza borbonica del XVIII secolo situata nel comune di San Tammaro, in provincia di Caserta, è da tempo oggetto di un attento processo di recupero e valorizzazione da parte della Fondazione omonima, con il supporto delle istituzioni pubbliche. La tenuta, che comprende edifici storici, giardini, aree boschive e spazi per attività culturali, rappresenta un esempio rilevante di patrimonio recuperato e restituito alla fruizione collettiva. L’incendio ha colpito proprio una delle zone che negli ultimi anni erano state oggetto di interventi di manutenzione e valorizzazione, nell’ambito di un progetto di rigenerazione che mira a coniugare conservazione storica e sostenibilità ambientale.
La presenza regolare di famiglie, scolaresche, associazioni e visitatori all’interno del sito è testimone della nuova centralità che il Real Sito ha assunto per il territorio. In questo contesto, l’atto incendiario appare tanto più grave, non solo per il danno ambientale diretto arrecato alla vegetazione e agli ecosistemi del bosco, ma anche per l’interruzione delle attività pubbliche che lì si svolgevano. Gli eventi equestri, in particolare, che coinvolgono pony e cavalli in attività educative e ricreative, potrebbero subire un arresto temporaneo a causa della necessità di verificare le condizioni di sicurezza dell’area circostante.
Nonostante la prontezza dei soccorsi abbia evitato conseguenze peggiori, resta l’allarme per un gesto che potrebbe ripetersi. La vulnerabilità dei beni paesaggistici e culturali a fenomeni di degrado e attacchi dolosi rimane un tema rilevante nella gestione del patrimonio pubblico. Episodi simili, se non adeguatamente contrastati, rischiano di compromettere gli sforzi compiuti negli ultimi anni per restituire valore e funzione sociale a luoghi un tempo abbandonati o sottoutilizzati.
I rilievi tecnici effettuati dai Carabinieri Forestali serviranno ora a orientare le indagini. Non si esclude che nei prossimi giorni vengano acquisite immagini da eventuali impianti di videosorveglianza o segnalazioni da parte dei residenti, per ricostruire con maggiore precisione la dinamica dell’accaduto. La collaborazione della cittadinanza sarà fondamentale anche per evitare che simili episodi possano ripetersi in futuro. Sul piano amministrativo, si prevede un’attività di verifica e ripristino da parte degli enti competenti, per valutare i danni effettivi e predisporre le azioni necessarie per il recupero dell’area colpita. La priorità sarà garantire la sicurezza della zona, ripristinare le condizioni ambientali e rendere nuovamente fruibili gli spazi danneggiati.
La vicenda, tuttavia, ripropone la necessità di rafforzare le misure preventive e di controllo, con particolare attenzione ai siti culturali e paesaggistici, che oltre a custodire la memoria storica di un territorio svolgono un ruolo cruciale anche per la coesione sociale e la promozione di pratiche sostenibili.
L'autrice di questo articolo: Franca Manenti Valli
Franca Manenti Valli (Reggio Emilia, 1930) è architetto e storica dell'architettura. Laureata in Architettura all'Università di Firenze ha lavorato a lungo con il suo studio, fondato assieme al marito Giovanni Manenti, nell'ambito del restauro degli edifici storici, soprattutto rinascimentali. Studiosa dei sistemi metrici antichi e dei loro collegamenti con la simbologia teologica, ha analizzato i rapporti forma-misura-numero di alcune opere leonardesche e di diversi edifici antichi. Dal 1996 al 2002 è stata consigliere dell’Istituto Beni Culturali dell’Emilia-Romagna, inoltre ha insegnato alla facoltà di Architettura di Firenze e all'Ateneo Pontificio di Roma.Per inviare il commento devi
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