Inaugurate a Roma le due nuove stazioni museo Colosseo/Fori Imperiali e Porta Metronia del nuovo tratto della linea C della metropolitana di Roma. Due stazioni museo lungo 4 chilometri di tracciato, che intendono valorizzare anche le scoperte emerse durante gli scavi, commissionate da Roma Metropolitane, per conto di Roma Capitale, e realizzate dalla società consortile Metro C, costituita dal Gruppo Webuild, Vianini Lavori, Hitachi Rail, CMB e CCC.
Durante i lavori di costruzione della stazione di Porta Metronia è emerso un complesso archeologico di eccezionale rilievo: una caserma romana con la casa del comandante. Le strutture, databili al II secolo d.C., insieme a circa seicento reperti di straordinario valore, saranno trasformate in un museo curato dalla Soprintendenza Speciale di Roma del Ministero della Cultura, la cui apertura è prevista per la prossima primavera. Pur essendo fisicamente connessi da una piazza ipogea, il museo e la stazione manterranno accessi distinti. I passeggeri della metropolitana potranno osservare i resti della caserma attraverso ampie vetrate affacciate sulla piazza sotterranea, mentre gli spazi della stazione saranno arricchiti da grandi immagini degli scavi e da riproduzioni di alcuni reperti emblematici, come il vetro dorato raffigurante la dea Roma. Il museo, progettato con l’ausilio della realtà virtuale e di ricostruzioni tridimensionali, offrirà un racconto immersivo della storia del territorio, dalle fasi precedenti alla costruzione della caserma in età repubblicana fino all’epoca contemporanea.
All’interno della stazione Colosseo-Fori Imperiali prende forma un articolato percorso museale promosso dal Parco archeologico del Colosseo del Ministero della Cultura, che ripercorre oltre duemila anni di storia, dalla Roma dei Re alla Roma imperiale. Il sito si presenta come un autentico palinsesto archeologico, restituito da ritrovamenti di eccezionale importanza, tra cui ventotto pozzi di età repubblicana, un balneum appartenente a una domus databile tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. e un’altra domus decorata con affreschi di età imperiale. Un oculus collocato nel corridoio di collegamento tra la Linea B e la Linea C consente inoltre una visione inedita e suggestiva del Colosseo dal basso. I reperti esposti, provenienti sia dagli scavi effettuati durante la realizzazione della stazione sia dalle collezioni del Parco archeologico del Colosseo, costruiscono un racconto che accompagna il visitatore lungo il percorso, dall’ingresso in discesa fino al piano delle banchine, in dialogo costante con le imponenti scale centrali.
L’eccezionale consistenza e il valore dei rinvenimenti hanno indotto il Parco archeologico del Colosseo a sostenere il progetto preliminare di allestimento museale, sviluppato sotto la direzione scientifica e la cura di Alfonsina Russo ed Elisa Cella e successivamente approvato dagli enti finanziatori. Questo processo ha sancito la nascita di una vera “stazione museo”, in cui le funzioni legate alla mobilità urbana convivono armoniosamente con gli spazi dedicati alla valorizzazione dei resti archeologici.
Con il progetto espositivo e l’allestimento museografico, curati da Filippo Lambertucci e Andrea Grimaldi, il tema del pozzo è diventato il fulcro narrativo dell’intero intervento. Nella nuova stazione di interscambio tra la Linea B e la Linea C, questa metafora ha guidato la concezione di uno spazio che, come un pozzo scavato nel terreno alla ricerca dell’acqua, accompagna il visitatore in profondità, riportando alla luce le testimonianze del passato. Il rapporto tra luce e ombra è enfatizzato dalle scelte cromatiche e materiche degli allestimenti, che segnalano le aree espositive attraverso materiali preziosi e una struttura reticolare che avvolge le discenderie e il grande vuoto centrale della stazione.
Al livello dell’atrio, accessibile liberamente prima dei tornelli, si trova il primo ambito espositivo, che utilizza installazioni video tridimensionali e diorami per raccontare l’evoluzione dell’area compresa tra gli Auditoria di Adriano e il Colosseo. Questo spazio consente di mettere a confronto passato e presente di via dei Fori Imperiali, seguendone lo sviluppo diacronico dall’età romana fino ai giorni nostri. Elementi architettonici provenienti dalle collezioni storiche del Parco e materiali d’archivio guidano il visitatore nella comprensione di un contesto urbano di straordinaria complessità e valore. Superati i tornelli, sul lato opposto, sono esposti i pozzi di età repubblicana realizzati tra il V e il II secolo a.C., che un tempo garantivano l’approvvigionamento idrico agli abitanti della collina della Velia. In prossimità del luogo di rinvenimento sono state ricollocate le lastre di rivestimento in tufo, mentre il funzionamento originario delle strutture è illustrato attraverso tre grandi teche cilindriche in vetro e un video che ne documenta le tecniche costruttive e l’uso.
Al piano intermedio, vetrine e aperture luminose che scendono dal soffitto o emergono dal pavimento evocano l’architettura e la profondità dei pozzi, valorizzando la posizione originaria delle strutture e i materiali recuperati al loro interno, giunti fino a noi in uno stato di conservazione eccezionale. Una selezione degli oggetti rinvenuti testimonia la seconda vita dei pozzi come depositi rituali tra il IV e il I secolo a.C., quando furono utilizzati nell’ambito di cerimonie complesse legate al culto delle acque, delle divinità ctonie e al ciclo delle stagioni.
Sul medesimo livello, sul lato opposto, è stato ricollocato il balneum privato appartenente a una delle domus rinvenute in piazza del Colosseo, databile tra il II secolo a.C. e l’incendio del 64 d.C., avvenuto sotto Nerone. La vasca gradinata e il laconicum sono stati scavati, rimossi e reinstallati all’interno della stazione, accompagnati dai materiali rinvenuti e da apparati esplicativi corredati da ricostruzioni che ne restituiscono l’aspetto e la funzione originari. Un’ampia vetrata circolare, collocata nel passaggio di collegamento tra le due linee della metropolitana, segna il punto esatto del ritrovamento e restituisce la stessa visuale sul Colosseo che ha accompagnato il lavoro di archeologi e operai durante le fasi di scoperta e documentazione.
Da via dei Fori Imperiali è accessibile il Centro Informazioni del Clivo di Acilio, dove sono state ricollocate le strutture della domus di età imperiale. Attraverso grandi vetrate, i passanti possono osservare gli affreschi e, oltre queste, trovare uno spazio dedicato all’accoglienza e alle informazioni per la visita al Parco archeologico del Colosseo.
L’attenzione al contesto urbano e storico si affianca alla valorizzazione di alcuni reperti di eccezionale importanza, tra cui figurano una testa di Medusa in marmo proveniente dal Tempio di Venere e Roma, la ricostruzione delle decorazioni dell’aula di culto del Templum Pacis, materiali dalla domus del Clivo di Acilio, una rara spada da tessitore in legno e una fistula in bronzo con iscrizioni che attestano la coreggenza degli imperatori Marco Aurelio e Commodo.
Le indagini archeologiche sono state condotte dal Parco archeologico del Colosseo con la collaborazione della Cooperativa Archeologia, che ha curato anche parte degli interventi di restauro, affiancata dall’Istituto Centrale per il Restauro e dallo Studio Laura Rivaroli. Il gruppo di lavoro del Parco archeologico del Colosseo per l’allestimento museale della stazione Colosseo-Fori Imperiali comprende Elisa Cella, Valentina Mastrodonato, Angelica Pujia e Federica Rinaldi, mentre per il progetto di Porta Metronia il gruppo di lavoro include la Soprintendente Speciale Daniela Porro, Simona Morretta, Chiara Scioscia Santoro e Roberto Tomaino, in collaborazione con lo studio di architettura Abdr.
“Oggi connettiamo un pezzo grandissimo di Roma, dalle sue periferie più lontane fino al centro della città e, al tempo stesso, regaliamo al mondo e ai romani dei meravigliosi luoghi di cultura. Queste stazioni rappresentano l’orgoglio del saper fare, del saper progettare degli italiani, che hanno mostrato ancora una volta una grandissima qualità nel realizzare infrastrutture e nel vincere la sfida di come far convivere opere complesse, dal punto di vista ingegneristico, con la straordinaria stratificazione storica della nostra città”, ha dichiarato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
“Quello che state vedendo è il prodotto di una collaborazione straordinaria tra pubblico e privato, è frutto di un grande lavoro di maestranze, architetti, archeologi, funzionari anonimi a cui va il ringraziamento più grande”, ha affermato il Ministro della Cultura Alessandro Giuli. “Si è detto fin troppe volte che l’archeologia è nemica della crescita. Bene, qui abbiamo una dimostrazione tangibile del fatto che con una tecnologia sofisticata e una prospettiva di grande sviluppo il Ministero della Cultura, può esercitare al meglio il proprio dovere relativo alla tutela dei beni culturali, ma al tempo stesso mettere le proprie competenze al servizio della crescita, della cittadinanza, della comunità. Il futuro è impaziente, bisogna sbrigarsi, perché Roma ha bisogno di avere dei collegamenti all’altezza del blasone che porta. La giornata di oggi è un segnale di rapporti solidi tra ministeri, enti locali, aziende, e fa vedere che quando si lavora in modo concorde, avendo come obiettivo mettersi al servizio della cosa pubblica e dei cittadini, ecco che arrivano i risultati. Ed ecco che la città millenaria, Roma, si trasforma, rimanendo se stessa, nella città del futuro”.
“Si tratta del punto di arrivo di un intenso e scrupoloso lavoro”, ha commentato il Capo dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale del MiC, Alfonsina Russo, già Direttrice del Parco archeologico del Colosseo, “che ha coniugato le esigenze di tutela dello straordinario patrimonio archeologico a quelle dello sviluppo della Capitale. Le indagini, condotte dal 2015 al 2020, hanno visto archeologi, restauratori, architetti e ingegneri collaborare per il futuro di Roma preservando la memoria del suo passato. Gli scavi archeologici hanno infatti consentito di ripercorrere le fasi più significative della sua evoluzione, dal VI secolo a.C. fino all’età imperiale, fornendo uno spaccato della vita quotidiana che la caratterizzava. Si tratta di un importante intervento di valorizzazione del patrimonio culturale all’interno di un’infrastruttura fondamentale per la mobilità di cittadini e turisti, un esempio di come l’archeologia preventiva possa trasformarsi in una occasione di condivisione di nuove conoscenze con la comunità”.
“Sulla base di indagini preliminari e documenti ’predittivi’”, ha osservato il Direttore del Parco archeologico del Colosseo Simone Quilici, “gli strumenti normativi e le competenze dei diversi Enti coinvolti sono stati dispiegati per la gestione delle sfide poste da una città che guarda al proprio futuro, anche attraverso la definizione di prassi che consentissero di contemperare le esigenze di tutela con quelle di cantieri di straordinaria complessità in contesti di altissimo valore storico-archeologico. Si è così progressivamente passati dal concetto di rischio archeologico a quello di potenziale archeologico, unendo in un unico processo l’archeologia preventiva con l’archeologia pubblica”.
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