È stato presentato questa mattina nella capitale il programma ufficiale di Gibellina – Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2026, iniziativa promossa dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Il titolo scelto dal Comune di Gibellina (Trapani) per l’anno di attività è Portami il futuro, che accompagnerà una progettualità articolata lungo tutto il 2026 e che troverà il suo avvio ufficiale nelle giornate del 15 e 16 gennaio. Alla conferenza stampa sono intervenuti Angelo Piero Cappello, Direttore Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, il sindaco di Gibellina Salvatore Sutera, il direttore artistico Andrea Cusumano, Rosalia D’Alì, presidente del Distretto Turistico della Sicilia Occidentale, Francesca Corrao, presidente della Fondazione Orestiadi, e Francesco Paolo Scarpinato, assessore dei beni culturali e dell’identità siciliana della Regione Siciliana.
“Il conferimento a Gibellina del titolo di prima Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea”, sostiene il Direttore Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, Angelo Piero Cappello, “rappresenta un passaggio storico per il nostro Paese, riconoscendo all’arte un ruolo centrale nello sviluppo di reti territoriali integrate sul piano civile, sociale e culturale delle singole comunità. Questa iniziativa inaugura una nuova visione delle politiche culturali nazionali, in cui la creatività contemporanea diventa motore di rigenerazione non più di un singolo territorio ma di reti tra realtà territoriali quali fattori di coesione sociale. Gibellina, simbolo di rinascita e sperimentazione, si afferma come laboratorio nazionale e internazionale di pratiche artistiche condivise. Il progetto Portami ilfuturo testimonia come l’arte possa farsi bene comune e strumento di memoria, dialogo e innovazione. La prima Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea segna così l’avvio di un percorso che rafforza il ruolo della cultura come fondamento della vita democratica e comunitaria”.
“Oggi Gibellina parla al mondo con il linguaggio dell’arte, della memoria e della speranza”, dichiara il Sindaco di Gibellina, Salvatore Sutera. “Essere Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2026 non è solo un titolo: è il compimento di un sogno collettivo, è la prova che l’utopia può diventare realtà. È il segno che la visione dell’ex sindaco Ludovico Corrao continua a camminare con noi, viva più che mai. Dalle macerie del terremoto è nata una città che ha scelto di non limitarsi a ricostruire muri e case, ma di ricostruire anime, affidandosi all’arte come atto politico, civile e poetico. Gibellina è diventata un laboratorio di bellezza, un luogo in cui l’arte non è ornamento, ma destino. Oggi il titolo di Capitale è un’opportunità e una straordinaria occasione dataci dal Ministero per un piccolo Comune come il nostro. Questo riconoscimento appartiene ai cittadini di Gibellina ma anche all’intera Valle del Belìce coinvolta nel progetto. Dalla memoria e dal patrimonio creato da Corrao, oggi la sfida è Portami il futuro affidata ad artisti, agli intellettuali, ai giovani che oggi trovano qui uno spazio di libertà e di visione. Non vogliamo solo un anno celebrativo ma un cammino condiviso proiettato per gli anni a seguire che profumano di prosperità e sviluppo”.
“Gibellina - Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2026”, aggiunge Andrea Cusumano, Direttore Artistico Gibellina 2026, “nasce dalla convinzione che l’arte contemporanea non sia soltanto espressione del presente, ma pratica di presenza: un modo di abitare i luoghi, costruire relazioni e assumersi una responsabilità verso il tempo che viviamo. Portami il futuro è un invito rivolto agli artisti, alle cittadine e ai cittadini a confrontarsi con le fratture della contemporaneità, trasformando le crisi in occasioni di scelta, di cura e di cambiamento. Gibellina diventa così un laboratorio aperto, in cui l’arte non è chiamata a rappresentare il futuro, ma a metterlo in atto, attraverso processi condivisi capaci di generare conoscenza, partecipazione e nuova centralità per i territori. Un progetto che chiede agli artisti di essere presenti, di lavorare nei luoghi della vita quotidiana e di contribuire a costruire una bellezza intesa come compito sociale, lasciando un’eredità culturale che vada oltre l’anno del titolo e continui a produrre senso nel tempo”.
Il titolo di Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea viene conferito per la prima volta in Italia e attribuisce a Gibellina un ruolo inedito nel panorama culturale nazionale. La città del Belìce, ricostruita dopo il terremoto del 1968 attraverso un processo che ha visto l’arte assumere una funzione centrale nella ridefinizione dello spazio urbano e dell’identità collettiva, diventa ora il luogo di una riflessione estesa sul rapporto tra produzione artistica, comunità e territorio. Portami il futuro raccoglie idealmente il testimone dell’esperienza avviata da Ludovico Corrao, promotore della ricostruzione culturale di Gibellina prima come sindaco e poi come presidente della Fondazione Orestiadi. Il programma intende rinnovare quell’impostazione, collocando l’arte contemporanea come pratica condivisa tra artisti, cittadini e istituzioni, e come strumento di costruzione di relazioni sociali e civiche. In questo senso, la nozione stessa di “capitale” viene riletta non come centro di concentrazione, ma come spazio aperto di produzione culturale diffusa.
La manifestazione è sostenuta dalla Regione Siciliana, dal Comune di Gibellina, dal Museo d’Arte Contemporanea Ludovico Corrao e dalla Fondazione Orestiadi. La direzione artistica è affidata ad Andrea Cusumano, affiancato dai co-curatori Cristina Costanzo ed Enzo Fiammetta e dal coordinatore di progetto Antonio Leone. Il Comitato curatoriale di supporto è composto da Antonella Corrao, Arianna Catania, Alfio Scuderi e Giuseppe Maiorana, mentre il Comitato Scientifico riunisce Antonia Alampi, Achille Bonito Oliva, Marco Bazzini, Michele Cometa, Hedwig Fijen, ClaudioGulli, Teresa Macrì e Maurizio Oddo.
La cerimonia ufficiale di inaugurazione è prevista per giovedì 15 gennaio 2026, data che coincide con l’anniversario del sisma che colpì Gibellina e la Valle del Belìce nel 1968. La scelta di questo giorno sottolinea il legame tra memoria storica e progettualità contemporanea, collocando l’avvio del programma all’interno di una riflessione sul passato e sulle sue conseguenze nello sviluppo della città. Nel corso dell’anno, Gibellina e i comuni della Valle del Belìce e del Libero Consorzio Comunale di Trapani saranno attraversati da un articolato sistema di progetti espositivi concepiti non soltanto come strumenti di conservazione della memoria, ma come dispositivi capaci di reinterpretare il presente a partire dalle tracce lasciate dall’arte contemporanea sul territorio. Le mostre saranno accompagnate da percorsi guidati realizzati dagli studenti di Gibellina e Salemi, chiamati a raccontare la città e il suo patrimonio artistico e architettonico, attivando un dialogo intergenerazionale tra luoghi, opere e comunità.
Il programma espositivo comprende le video-installazioni di Masbedo e Adrian Paci, che abiteranno lo spazio scultoreo del Teatro di Pietro Consagra. Un dialogo tra le opere di Carla Accardi, Letizia Battaglia, Renata Boero, Isabella Ducrot e Nanda Vigo offrirà uno sguardo rivolto anche alle nuove generazioni di artisti. È inoltre prevista una grande mostra dedicata al Mediterraneo, mentre la collezione di arte contemporanea della famiglia Galvagno, fondatrice di Elenka, proporrà un focus su artisti siciliani già affermati. La collezione del collezionista Peppe Morra racconterà invece il suo percorso di mecenate e promotore culturale. Nel corso dei dodici mesi sarà presentata anche un’installazione dell’artista parigino Philippe Berson, che scelse la Sicilia come luogo di vita e di lavoro. A questo si affianca il progetto dei prìsenti, drappi processionali realizzati da artisti come Pietro Consagra, Alighiero Boetti e Giulio Turcato. La mostra Domestic Displacement riunirà opere di Mona Hatoum, William Kentridge, Shirin Neshat, Anna Maria Maiolino, Amalia Pica, Regina José Galindo, Santiago Sierra, Zehra Doğan, María Magdalena Campos Pons, Holly Stevenson, Paolo Icaro, Olu Oguibe, Mustafa Sabbagh e Akram Zaatari, mettendo in relazione poetiche che riflettono sullo spostamento come esperienza di decontestualizzazione e nuova collocazione.
Grazie alla collaborazione con il Riso – Museo d’arte moderna e contemporanea di Palermo, sarà riallestita l’opera ambientale Circle of Life di Richard Long, mentre l’artista cinese Liu Bolin si confronterà con le ferite lasciate dal terremoto. A questo panorama si affiancheranno un’edizione speciale del festival Gibellina Photoroad, un reportage sugli artisti contemporanei del Ghana, una mostra fotografica di Giuseppe Ippolito dedicata al rapporto con il Grande Cretto di Alberto Burri, il progetto Atlante Elimo con le mappe di Alessandro Isastia e i disegni di Marzia Migliora, oltre a riflessioni sul Mediterraneo, sull’Outsider Art e su pratiche artistiche legate alla memoria e alle geografie del territorio.
Accanto alle mostre, il programma di residenze si concentra sul rapporto tra produzione artistica e costruzione di comunità, attraverso progetti di partecipazione e rigenerazione che coinvolgono artisti, giovani e abitanti in percorsi di apprendimento reciproco. Tra l’ex chiesa di Gesù e Maria progettata da Nanda Vigo, restaurata e riaperta per l’occasione, e la sede della Fondazione Orestiadi, avvieranno i loro processi Lucia Veronesi, Flavio Favelli, Sisley Xhafa, Giorgio Andreotta Calò, Pietro Fortuna, Jonida Xherri, Khaled Ben Slimane, Sonia Besada, Lucio La Pietra e Igor Grubic. Parallelamente, il collettivo Stalker, Francesco Lauretta, Luigi Presicce, Virgilio Sieni, lo Zoukak Theatre, Alberto Nicolino e il simposio di arti Diwan attiveranno pratiche partecipative rivolte alla costruzione di comunità. Le arti performative, tra teatro, performance, cinema e musica, abiteranno luoghi storici ed emblematici della città e del territorio, interrogando il pubblico su temi sociali contemporanei. Tra i protagonisti figurano Regina José Galindo, Roberto Andò, Mimmo Paladino ed Emilio Isgrò, insieme a interventi site-specific come quello del collettivo Shaken Grounds – Sismography of Precarious Presences, e a rassegne che intrecciano cinema, musica e arte contemporanea, dal Festival delle Orestiadi alla Biennale Arcipelago Mediterraneo.
Un ruolo centrale è affidato ai programmi di educazione e partecipazione, che coinvolgono scuole e cittadini attraverso laboratori, attività formative, progetti intergenerazionali e percorsi di cittadinanza culturale. Tra questi, i laboratori di ricamo Artensis, le mostre documentarie, gli Info Point come spazi di racconto e condivisione, i podcast e i percorsi di educazione all’arte aperti a tutte le fasce di pubblico.
In collaborazione con università e istituti di ricerca nazionali e internazionali, tra cui LUISS, IULM, La Sapienza di Roma, l’Università di Palermo e diverse Accademie di Belle Arti, Gibellina diventerà sede di simposi, conferenze e giornate di studio, configurandosi come centro di dibattito sulla contemporaneità e sul ruolo dell’arte nei processi di rigenerazione urbana. Il programma si sviluppa attraverso una rete articolata di sedi, dalla città nuova ai luoghi della memoria della Gibellina distrutta. Tra queste figurano l’ex chiesa di Gesù e Maria di Nanda Vigo, il Palazzo di Lorenzo e i Giardini Segreti di Francesco Venezia, la Chiesa Madre di Ludovico Quaroni e Luisa Anversa, il Sistema delle Piazze di Franco Purini e Laura Thermes, il Teatro e le opere urbane di Pietro Consagra, la Fondazione Orestiadi, il Baglio Stefano, il MAC Ludovico Corrao e il Grande Cretto di Alberto Burri, insieme a spazi diffusi come il CRESM, il lago, le Tenute Orestiadi e l’Epicentro della Memoria Viva.
Il progetto nasce quindi come iniziativa corale e si sviluppa attraverso una rete che coinvolge i comuni della Valle del Belìce, numerosi centri della provincia di Trapani e un partenariato esteso a livello nazionale e internazionale. L’obiettivo dichiarato è quello di attrarre artisti, operatori culturali e visitatori dall’Italia e dall’estero, inserendo Gibellina in un circuito di scambi e collaborazioni che superano la dimensione locale. All’interno di questo quadro, la città viene presentata come un caso di studio nel contesto italiano e internazionale. La ricostruzione avviata dopo il terremoto, basata su un dialogo diretto con artisti e architetti, ha prodotto un tessuto urbano e simbolico che continua a interrogare il rapporto tra arte, spazio pubblico e comunità. Portami il futuro si inserisce in questa traiettoria, proponendo una visione che guarda alla cultura come diritto partecipativo e come elemento strutturale della vita collettiva.
Un aspetto centrale del programma riguarda inoltre il coinvolgimento diretto dei cittadini, chiamati a partecipare come interlocutori attivi nei processi di produzione culturale. Il progetto punta a generare forme di progettazione integrata e condivisa, in cui la relazione tra artisti ospiti e comunità locali contribuisce a definire scenari futuri per la città. La programmazione viene presentata come un processo in divenire, capace di evolversi nel tempo attraverso il confronto e la partecipazione. In questa prospettiva, Gibellina – Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2026 si configura come un laboratorio aperto, in cui l’arte diventa uno strumento di osservazione, dialogo e trasformazione, mantenendo al centro la dimensione collettiva e il rapporto con il territorio.
L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia
Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.Per inviare il commento devi
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