Alla Pinacoteca Nazionale di Siena sono iniziati i lavori di efficientamento energetico e abbattimento delle barriere architettoniche che si protrarranno fino a giugno 2026, occasione, insieme alla movimentazione delle opere, per ripensare a un nuovo allestimento del museo, al fine di adeguarlo a standard moderni e internazionali e di renderlo più accessibile. Un cambiamento che giunge a quasi un secolo dalla sua nascita. Il progetto di riallestimento è stato affidato allo studio Guicciardini & Magni Architetti di Firenze. Abbiamo parlato con l’architetto Marco Magni per farci raccontare i criteri principali che hanno guidato le scelte progettuali e in che modo il museo senese sarà rinnovato e più accessibile a tutti. L’intervista è di Ilaria Baratta.
IB. Quali sono stati i criteri principali che hanno guidato il nuovo progetto di riallestimento della Pinacoteca?
MM. Nei nostri progetti museali non neghiamo mai l’architettura esistente, ma con i nostri mezzi, l’architettura, il restauro, l’allestimento museografico, cerchiamo di valorizzare le opere nella loro cornice. Siamo molto attenti alla messa a punto di un ritmo narrativo che aiuti il progredire della visita. Dobbiamo pensare che i musei cambiano e con essi cambiano i visitatori e persino le opere. I musei di oggi sono spazi di apprendimento, ma anche di elaborazione, interazione, socialità e per questo hanno bisogno di aria nuova, nel rispetto e nella comprensione della loro storia e della storia delle collezioni che espongono. Certamente il nostro progetto di riqualificazione per la Pinacoteca Nazionale di Siena si basa sul riconoscimento del valore dell’architettura storica del palazzo che la ospita, abitazione principale della famiglia Pannocchieschi prima di essere accorpato, nei primi anni del XX secolo, a Palazzo Buonsignori e diventare, nel 1929, la sede della Pinacoteca Nazionale di Siena. Nei musei di oggi l’area di accoglienza costituisce uno spazio fondamentale per instaurare un rapporto di scambio culturale con il visitatore. L’area d’accoglienza rappresenta il momento di inizio e di chiusura dell’esperienza di visita e contiene elementi di informazione, orientamento, comfort. La nuova biglietteria della Pinacoteca sarà posizionata a fianco dell’ingresso, lasciando libero lo spazio che occupa attualmente per ricavare un nuovo bookshop. Il progetto prevede l’inserimento di alcune sedute concentriche intorno al pozzo nel cortile coperto per far sì che questo luogo diventi non solo di transito ma anche di permanenza e contemplazione. Da questo spazio si accede alla nuova sede per esposizioni temporanee, che ora viene collocata a piano terra. Le sale espositive saranno completamente rinnovate. La loro attuale uniformità, priva di connotazioni storiche, determina una lettura troppo omogenea della collezione. Le pareti sono inoltre contaminate dalla presenza di passaggi impiantistici quali canalette e tubazioni. Non potendole eliminare, né occultarle sotto traccia, abbiamo pensato di creare delle nuove leggere pareti allestitive per coprirle alla vista.
Come riuscirete a coniugare il rispetto della cronologia delle opere con un adeguamento del museo a standard moderni e internazionali?
Il progetto prevede che, mentre le pareti originali che restano in vista restino colorate di bianco, le nuove pareti allestitive siano colorate in base alla sezione di appartenenza. Avremo così tanti colori quante sono le sezioni del museo: Duecento, Trecento, Tardo Gotico, Quattrocento, Cinquecento, Seicento. Il colore delle pareti espositive costituisce un tema ricorrente nei musei d’arte antica. Nel nostro caso la scelta dei colori si riferisce all’epoca di realizzazione delle opere, ma soprattutto alle stesse opere esposte, dal repertorio cromatico delle quali sono tratti i colori che abbiamo proposto. I nuovi colori si raccordano con i materiali dell’architettura: le nuove pavimentazioni in legno chiaro, e i soffitti preesistenti in legno scuro e in gesso.
Quali criteri hanno guidato le scelte progettuali rispetto alla “sedimentazione di stili espositivi” che si è stratificata negli anni?
La Pinacoteca è oggetto di una riqualificazione complessiva, voluta dal direttore Axel Hémery, sia a livello di ordinamento che di allestimento. Il progetto si basa sul rispetto dell’architettura storica e sul mantenimento di alcuni dei pregevoli allestimenti realizzati negli anni Novanta dagli architetti Nepi e Terrosi, ma la maggioranza delle sale è priva di qualsiasi segno progettuale, anche per via della tipologia di opere esposte, quasi esclusivamente dipinti. Per questo siamo intervenuti con coraggio.
Quali soluzioni specifiche adotterete per rendere la Pinacoteca più accessibile a tutti i pubblici?
Gli interventi proposti nel progetto per la riqualificazione della Pinacoteca sono concepiti in modo che tutti gli ambienti siano accessibili. Occorre superare il limite psicologico che contrappone parti espositive e aree di riposo: tutto il palazzo si offrirà come una grande area di accoglienza, dotata di elevato comfort a livello di suggestioni culturali come di relax. Il comfort è ottenuto attraverso l’integrazione di diverse azioni legate al design, e tra queste la ricerca di un ottimale rapporto visivo a livello di illuminazione naturale e artificiale, ma anche la varietà del percorso e l’alternarsi di situazioni diverse e tali da rinnovare l’attenzione del visitatore nel procedere della visita. Oltre a questo saranno introdotti specifici ausili tattili e visivi per la migliore comprensione delle opere da parte di tutti.
Sono previsti elementi innovativi nell’allestimento?
L’elemento di novità è dato dall’integrazione dei nuovi impianti di climatizzazione, in accordo con l’architettura esistente. L’apparato illuminotecnico, realizzato su progetto di Fulvio Baldeschi, Light Company, è stato completamente ripensato e propone una lettura sicuramente innovativa delle straordinarie opere esposte. Le diverse soluzioni proposte per l’illuminazione delle sale sono raggruppate in tre tipologie: per le sale di maggiori dimensioni abbiamo proposto un sistema di illuminazione caratterizzato da una superficie centrale diffondente che crea una luce zenitale d’ambiente, affiancata da un binario perimetrale con faretti che illuminano puntualmente le opere; per le sale con soffitti in legno, perlopiù collocate al secondo piano, l’illuminazione è stata realizzata con binari e faretti che corrono parallelamente alle travi; in tutte le altre sale, caratterizzate da soffitti piani intonacati, abbiamo inserito un controsoffitto in cartongesso, leggermente staccato dai pannelli a parete, che si distingue per il profilo perimetrale curvo e ospita nella parte centrale binari incassati e faretti disposti su linee parallele.
Secondo Lei, quale sarà la differenza più evidente che i visitatori noteranno dopo la fine dei lavori?
I visitatori che torneranno in Pinacoteca dopo i nuovi lavori troveranno un ambiente sorprendente e variato, elegante e sobrio, probabilmente più attrattivo rispetto alla troppo omogenea scatola bianca che caratterizzava la Pinacoteca di ieri. Se il pubblico di una volta non necessitava di una mediazione forte rispetto alle opere esposte, oggi sembra necessario valorizzare le opere con maggiore vigore, pur cercando di lavorare in modo discreto e rispettoso dell’aura e dei significato delle opere esposte.
L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta
Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.
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