Marino Marini protagonista ad Arezzo con oltre 100 opere tra Galleria Comunale e Fortezza Medicea


Dal 29 giugno al 31 ottobre 2025 Arezzo ospita una grande retrospettiva dedicata a Marino Marini. L’antologica, curata da Alberto Fiz e Moira Chiavarini, coinvolge due sedi espositive e propone un confronto tra scultura, pittura e memoria classica.

Arezzo accoglie un’importante retrospettiva dedicata a Marino Marini (Pistoia, 1901 – Viareggio, 1980), tra i massimi esponenti della scultura del Novecento, articolata in due sedi: la Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea e la Fortezza Medicea. Dal 29 giugno al 31 ottobre 2025, oltre cento opere tra dipinti, sculture, bronzi e gessi raccontano la complessità del percorso creativo dell’artista. Il progetto espositivo, dal titolo Marino Marini. In dialogo con l’uomo, è curato da Alberto Fiz e Moira Chiavarini, con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi, ed è promosso dal Comune di Arezzo e dalla Fondazione Guido d’Arezzo, con la progettazione dell’associazione culturale Le Nuove Stanze e di Magonza. Dopo la personale dedicata ad Afro Basaldella, l’iniziativa prosegue la ricognizione sul Novecento italiano, proponendo un’indagine approfondita sull’opera di Marini.

“La doppia mostra proposta ad Arezzo”, spiega Alberto Fiz, “stupisce per l’attualità di un grande maestro della scultura che sottopone la forma a continue verifiche compiendo una rivoluzione che si sviluppa attraverso una precisa consapevolezza della storia e dell’uomo. La sua è la capacità di cogliere un tempo interiore dove inquietudine e sofferenza non si placano”.

L’allestimento si sviluppa in due percorsi complementari: la Galleria Comunale ospita un corpus selezionato di dipinti, gessi e bronzi, mentre la Fortezza Medicea accoglie sculture monumentali e opere di grandi dimensioni. La mostra è resa possibile grazie ai prestiti concessi dal Museo Marino Marini di Firenze e dalla Fondazione Marino Marini di Pistoia, istituzioni depositarie dell’eredità dell’artista. L’obiettivo del progetto è quello di restituire una visione articolata del lavoro di Marini, attraversando le principali fasi della sua ricerca, dal secondo decennio del Novecento fino agli anni Sessanta. Alla Galleria Comunale, l’indagine assume una forte connotazione tematica e punta a costruire un dialogo tra la dimensione bidimensionale della pittura e quella plastica della scultura. Il linguaggio visivo di Marini viene esaminato nei suoi snodi fondamentali: dalla costruzione di forme mitiche e armoniose alla progressiva tensione verso soluzioni formali più frammentate e dinamiche. Uno degli aspetti distintivi dell’allestimento alla Galleria è il rapporto con l’antico. La sede si trova accanto alla Chiesa di San Francesco, che custodisce il ciclo affrescato delleStorie della Vera Croce di Piero della Francesca.

Il confronto tra le figure di Marini e quelle del maestro rinascimentale viene esplicitato da opere come Le vergini del 1916 e Zuffa di Cavalieri del 1927 circa, proveniente dalle Gallerie degli Uffizi, che evocano la composizione e il pathos presenti nella Cappella Bacci. A questo dialogo si aggiunge un elemento ulteriore: la presenza in mostra, per la prima volta, delle sculture ellenistiche in terracotta rinvenute negli scavi della Catona ad Arezzo, conservate presso il Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate. Marini le conobbe attraverso una pubblicazione del 1920 sulla rivista Dedalo, diretta da Ugo Ojetti, che ebbe un ruolo decisivo nella formazione del suo immaginario plastico. La mostra propone accostamenti come quello tra L’Angelo della Città, realizzato tra il 1949 e il 1950, e Orfeo, dipinto del 1956. Entrambe le opere condividono una medesima matrice lirica, esplorando una dimensione poetica che attraversa l’intera produzione di Marini. Altri nuclei tematici includono la sala dedicata ai Gridi, e quella alle Pomone, soggetto ricorrente nella poetica dell’artista, che definiva queste figure femminili come l’espressione più autentica della sua identità formale. Le Pomone, nudi rigogliosi e vitali, nascono secondo Marini da un confronto tra la cultura interiore e la realtà esterna.

Marino Marini, Cavaliere (1949-50). Su concessione del Museo Marino Marini, Firenze
Marino Marini, Cavaliere (1949-50). Su concessione del Museo Marino Marini, Firenze
Marino Marini, Danzatrice (1938-1945 ca.; bronzo). Su concessione della Fondazione Marino Marini, Pistoia
Marino Marini, Danzatrice (1938-1945 ca.; bronzo). Su concessione della Fondazione Marino Marini, Pistoia
Marino Marini, Le vergini (1916). Su concessione del Museo Marino Marini, Firenze
Marino Marini, Le vergini (1916). Su concessione del Museo Marino Marini, Firenze

Un altro ambito di rilievo è rappresentato dal ritratto. Marini ne ha realizzati circa 150, e per lui rappresentavano strumenti d’indagine psicologica, punti di partenza per esplorare la condizione umana. In mostra figurano effigi di artisti come Carlo Carrà, Filippo de Pisis, Massimo Campigli, Germaine Richier, Marc Chagall e Jean Arp, oltre a quella del compositore Igor Stravinskij, del mercante Curt Valentin e di Marina, compagna e musa dell’artista. Il percorso alla Fortezza Medicea concentra l’attenzione sulla scultura monumentale. L’ambientazione architettonica esalta le caratteristiche espressive delle opere, tra cui spiccano le versioni monumentali delle Pomone, delle Danzatrici, dei Giocolieri e dei Cavalieri. Il Cavaliere del 1949-50 si impone per la sua ieraticità e potenza plastica.

Di particolare rilevanza è anche Miracolo del 1952, in cui l’artista cerca una verticalità estrema, orientata verso una dimensione ultraterrena. In una delle sue annotazioni, Marini descrive l’intento di questa opera come una volontà di “bucare la crosta terrestre” e di proiettarsi “nella stratosfera”, a significare la tensione ascensionale della forma. La mostra si chiude con una riflessione più ampia sulla poetica di Marini, che si fonda su una concezione generativa della forma. Secondo Umbro Apollonio, il suo lavoro parte dal presupposto che “nessuna memoria è perduta”, ma che ogni epoca possa essere recuperata attraverso un sentimento partecipe del divenire umano. Il punto di svolta arriva con la rottura degli equilibri geometrici e l’elaborazione di forme autonome, irregolari e libere, che si affrancano dal soggetto. Questo approccio consente a Marini di incidere in modo profondo nel linguaggio dell’arte contemporanea, superando ogni tentazione di classicismo statico.

Ad accompagnare l’esposizione, un catalogo bilingue (italiano e inglese) pubblicato da Magonza, con testi critici dei curatori Alberto Fiz e Moira Chiavarini e interventi di Luca Pietro Nicoletti e Giovanni Curatola. Le immagini dell’allestimento sono firmate dal fotografo Michele Alberto Sereni.

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraMarino Marini. In dialogo con l’uomo
CittàArezzo
Sedesedi varie
DateDal 29/06/2025 al 31/10/2025
ArtistiMarino Marini
CuratoriAlberto Fiz, Moira Chiavarini
TemiArte contemporanea, Arte del Novecento

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