Wangechi Mutu alla Galleria Borghese: è la prima mostra di una donna vivente nel museo


Dal 10 giugno al 14 settembre 2025, la Galleria Borghese presenta Poemi della terra nera di Wangechi Mutu. La prima mostra di una donna vivente nel museo romano si espande tra sale, giardini e facciata, ridefinendo lo spazio attraverso sculture, suono, installazioni e immagini in movimento.

Dal 10 giugno al 14 settembre 2025, la Galleria Borghese apre per la prima volta le sue sale alla mostra personale dell’artista keniota-americana Wangechi Mutu (Nairobi, 1972). Il progetto espositivo Poemi della terra nera, curato da Cloé Perrone, si sviluppa come un intervento site-specific che attraversa l’interno del museo, la sua facciata, i Giardini Segreti e l’American Academy in Rome, e mira ad instaurare un confronto diretto con l’architettura storica e con la collezione permanente della Galleria.

Dopo le mostre dedicate a Giuseppe Penone e Louise Bourgeois, l’istituzione prosegue il proprio programma di apertura al contemporaneo, con lo scopo di proporre un nuovo sguardo sul museo come spazio di trasformazione e pluralità narrativa. Il titolo della mostra richiama la poetica stratificata di Mutu, in equilibrio tra mitologie arcaiche, pratiche scultoree e dimensioni poetiche, profondamente radicate nei contesti sociali e materiali del presente. La “terra nera” evocata nel titolo allude invece a una sostanza fertile, simile all’argilla e diffusa in varie aree geografiche, tra cui i Giardini Segreti della Galleria Borghese, che diventano parte integrante del percorso espositivo.

Wangechi Mutu, Nyoka (2022; bronzo, 205,74 x 185,42 x 115,57 cm; 3 edizione). Su concessione dell’artista e Gladstone Gallery
Wangechi Mutu, Nyoka (2022; bronzo, 205,74 x 185,42 x 115,57 cm; 3 edizione). Su concessione dell’artista e Gladstone Gallery
Wangechi Mutu, The Seated I (2019; bronzo, 202,724 × 85,725 cm; 3 edizione). Su concessione dell’artista e Gladstone Gallery. The Metropolitan Museum of Art, foto: Joseph Coscia, Jr.
Wangechi Mutu, The Seated I (2019; bronzo, 202,724 × 85,725 cm; 3 edizione). Su concessione dell’artista e Gladstone Gallery. The Metropolitan Museum of Art, foto: Joseph Coscia, Jr.

La metafora della terra come elemento generativo e trasformativo attraversa l’intero progetto e ne costituisce la struttura concettuale. All’interno della Galleria Borghese, le opere si inseriscono cercando di ripensare lo spazio museale attraverso sospensioni, apparizioni eteree e nuove configurazioni visive. Opere come Ndege, Suspended Playtime, First Weeping Head e Second Weeping Head pendono dai soffitti o si posano su superfici orizzontali, con lo scopo di modificare il campo visivo e suggerendo una diversa modalità di abitare lo spazio. I materiali scelti, bronzo, legno, piume, terra, carta, acqua, cera, sono essenziali nella definizione dell’etica della mostra. Il bronzo, in particolare, viene svuotato della sua aura classica per diventare veicolo di memoria collettiva, evocazione ancestrale e metamorfosi simbolica. L’esposizione cerca in questo modo di rendere il museo un corpo vivo, soggetto a mutazioni e stratificazioni continue.

Le opere puntano ad attraversare lo spazio, lo interrogano, lo espongono alla possibilità della perdita e del cambiamento. Wangechi Mutu si pone l’obiettivo di attivare un dialogo tra linguaggio contemporaneo e autorità antica, in cui la storia si intreccia con la visione e il ricordo con l’immaginazione. L’intervento si estende anche all’esterno, sulla facciata della Galleria e nei Giardini Segreti. Qui trovano collocazione The Seated I e The Seated IV, sculture che Mutu ha realizzato nel 2019 per il Metropolitan Museum di New York nell’ambito della Facade Commission. Si tratta di cariatidi moderne, ibride, in equilibrio tra l’umano e l’architettonico, che si pongono in relazione con l’ordine classico del museo romano. Nei Giardini, invece, compaiono opere come Nyoka, Heads in a Basket, Musa e Water Woman, che reinterpretano i vasi archetipici come contenitori simbolici e spazi di mutazione. Figure in parte umane, in parte mitologiche, emergono da un terreno immaginario che fonde cosmologie africane e tradizioni globali. Il video The End of Eating Everything intende proporre una nuova dimensione al percorso. L’immagine in movimento consente all’artista di esplorare il mito in forma narrativa e temporale, espandendo la sua riflessione sul corpo, sul desiderio e sulla mutazione. Anche il suono assume un ruolo centrale nella mostra.

Il percorso espositivo prosegue presso l’American Academy in Rome, dove è collocata Shavasana I, una figura in bronzo sdraiata e coperta da una stuoia intrecciata. Il titolo fa riferimento alla posizione yoga del “cadavere” e l’opera si ispira a un episodio reale. L’installazione è posizionata nell’atrio dell’Accademia, in prossimità di epigrafi funerarie romane, amplificando così la riflessione sulla morte, sull’abbandono e sulla dignità del corpo. Il progetto è sostenuto da FENDI, sponsor ufficiale dell’iniziativa.

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraPoemi della terra nera
CittàRoma
SedeGalleria Borghese
DateDal 10/06/2025 al 14/09/2025
ArtistiWagechi Mutu
CuratoriCloé Perrone
TemiArte contemporanea, Galleria Borghese

Se ti è piaciuto questo articolo abbonati a Finestre sull'Arte.
al prezzo di 12,00 euro all'anno avrai accesso illimitato agli articoli pubblicati sul sito di Finestre sull'Arte e ci aiuterai a crescere e a mantenere la nostra informazione libera e indipendente.
ABBONATI A
FINESTRE SULL'ARTE



MAGAZINE
primo numero
NUMERO 1

SFOGLIA ONLINE

MAR-APR-MAG 2019
secondo numero
NUMERO 2

SFOGLIA ONLINE

GIU-LUG-AGO 2019
terzo numero
NUMERO 3

SFOGLIA ONLINE

SET-OTT-NOV 2019
quarto numero
NUMERO 4

SFOGLIA ONLINE

DIC-GEN-FEB 2019/2020
Finestre sull'Arte