Dal 27 febbraio al 28 giugno 2026 Palazzo Roverella di Rovigo ospita la mostra Zandomeneghi e Degas. Impressionismo tra Firenze e Parigi, un’esposizione che propone un confronto organico tra il pittore italiano Federico Zandomeneghi (Venezia, 1841 – Parigi, 1917) e l’artista francese Edgar Degas (Parigi, 1834 – 1917). Curata dalla storica dell’arte Francesca Dini, l’iniziativa offre una lettura approfondita del rapporto tra i due artisti, fondato su una lunga amicizia parigina caratterizzata da stima reciproca e scambi creativi, talvolta spigolosi ma sempre produttivi.
L’esposizione, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, con il sostegno di Intesa Sanpaolo e prodotta da Silvana Editoriale, si distingue per la qualità dei prestiti, provenienti da importanti musei e collezioni internazionali. La mostra analizza in dettaglio le influenze reciproche e le convergenze stilistiche tra due artisti che hanno contribuito in maniera importante alla definizione dello sguardo moderno in pittura. Zandomeneghi e Degas, sebbene caratterialmente complessi e non sempre di facile approccio, mantennero un legame segnato da un reciproco riconoscimento delle rispettive qualità artistiche. Degas fu per Zandomeneghi un mentore, tanto da essere definito dal pittore veneziano come “l’artista il più nobile e il più indipendente dell’epoca nostra”, mentre Degas lo soprannominava affettuosamente “le vénetien”, riferendosi al forte legame dell’artista italiano con la propria identità nazionale all’interno dell’ambiente impressionista parigino. La mostra approfondisce le dinamiche di questo confronto, mettendo in luce le relazioni tra le rispettive poetiche e l’impatto reciproco sulle opere.
Il percorso espositivo inizia a Firenze, città in cui entrambi gli artisti completarono parte della loro formazione. Degas giunse in città nel 1858 e frequentò il Caffè Michelangelo, luogo di incontro con i giovani pittori toscani. Qui approfondì lo studio dei maestri rinascimentali e consolidò un linguaggio pittorico che incorporava gli insegnamenti dei macchiaioli, tra cui Vincenzo Cabianca. L’esperienza fiorentina orientò Degas verso un’attenzione alla vita contemporanea, come testimonia La famiglia Bellelli, il cui quadro preparatorio, proveniente dal museo Ordrupgaard di Copenaghen, viene esposto in Italia per la prima volta, grazie alla delicatezza della tecnica a pastello che ne aveva finora impedito la circolazione. Accanto ai lavori di Degas, tra cui ritratti come Thérèse de Gas e Hilaire de Gas provenienti dal Musée d’Orsay, sono proposti confronti con opere macchiaioli, quali Cucitrici di camicie rosse di Odoardo Borrani, il Ritratto di Augusta Cecchi Siccoli di Giovanni Fattori e Dalla soffitta di Giovanni Boldini, che evidenziano punti di contatto tra i linguaggi artistici italiano e francese.
La seconda sezione documenta gli anni italiani di Zandomeneghi, profondamente legato a figure come Giuseppe Abbati e Vincenzo Cabianca. Sono esposti lavori chiave come il restaurato Monaco al coro di Abbati (Museo e Real Bosco di Capodimonte) e studi preparatori di Zandomeneghi per il dipinto I poveri che mangiano la zuppa, che testimoniano l’energia creativa che anticipa la svolta parigina dell’artista e l’ammirazione di Manet a Brera. Successivamente, la mostra esplora la conversione di Zandomeneghi all’impressionismo a Parigi. Opere come A letto (Gallerie degli Uffizi – Palazzo Pitti) e Le Moulin de la Galette (su concessione di Fondazione Enrico Piceni) documentano un artista che assimila le innovazioni visive di Degas, la spontaneità dell’attimo, la composizione tagliente e la gestualità sospesa, adattandole a una sensibilità personale nutrita dalla tradizione cromatica veneziana. Il confronto diretto con Dans un café di Degas (Musée d’Orsay) sottolinea il dialogo tra i due maestri. Durante il soggiorno parigino, Zandomeneghi partecipò al vivace ambiente del Caffè Nouvelle Athènes, frequentando artisti e intellettuali come Mary Cassatt, Forain e Rouart, mentre il critico Diego Martelli favorì incontri con Degas, Duranty e Pissarro, fino alla quarta mostra impressionista in avenue de l’Opéra.
Gli anni Ottanta rappresentano la piena maturità di Zandomeneghi. Opere come Mère et fille, Il dottore, Le madri, Visita in camerino e Al caffè Nouvelle Athènes mostrano un coinvolgimento convinto nel movimento impressionista pur conservando una ricerca personale. Tali lavori vengono affiancati da opere di Degas, tra cui Lezione di danza e la scultura Piccola danzatrice di quattordici anni dall’Albertinum di Dresda, che sarà accompagnata da un saggio in catalogo sul recente restauro. Il percorso si conclude con l’anno 1886, segnando l’evoluzione di Zandomeneghi verso un linguaggio autonomo pur restando vicino agli impressionisti. Dipinti come Sul divano, Il giubbetto rosso, La conversation, La tasse de thé, Bambina dai capelli rossi, Fanciulla in azzurro di spalle e Hommage à Toulouse-Lautrec documentano una sintesi personale, con morbidezza formale, equilibrio narrativo e compostezza classica. La mostra restituisce la complessità del periodo in cui Firenze e Parigi, tradizione e avanguardia, macchia e impressione, interagirono in un dialogo serrato. Il confronto tra Zandomeneghi e Degas offre così una lettura chiara e articolata del contributo italiano all’arte moderna europea, valorizzando le relazioni tra due percorsi individuali che hanno segnato profondamente la pittura dell’Ottocento.
| Titolo mostra | Zandomeneghi e Degas. Impressionismo tra Firenze e Parigi | Città | Rovigo | Sede | Palazzo Roverella | Date | Dal 27/02/2026 al 28/06/2026 | Artisti | Edgar Degas, Federico Zandomeneghi | Curatori | Francesca Dini | Temi | Impressionismo, Edgar Degas, Federico Zandomeneghi, Arte Moderna |
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