Una schiera di volti antichi per il Corridoio Vasariano, il camminamento sopraelevato che dal XVI secolo collega Palazzo Pitti a Palazzo Vecchio attraversando gli Uffizi e l’Arno sul Ponte Vecchio. Cinquanta busti greco romani, importanti testimonianze della ritrattistica imperiale, sono stati ricollocati lungo il tratto sospeso sulla città, restituiti alla fruizione pubblica dopo oltre trent’anni di assenza. Tra essi spiccano le effigi di Cicerone, dell’imperatore Augusto, di Antonino Pio e di Commodo, accanto a quelle delle imperatrici Sabina – moglie di Adriano – e Faustina, consorte di Antonino Pio.
L’operazione segna l’apertura di un nuovo capitolo nel programma strategico Futuro nell’Antico, la linea di valorizzazione avviata dal direttore delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde. Il rientro delle sculture, provenienti dai depositi dove giacevano dal 1993, mira a rievocare i fasti dei Medici. Le sculture, allineate lungo il segmento che scavalca il Ponte Vecchio, accompagnano lo sguardo del visitatore su due piani: da un lato i busti stessi, dall’altro la Firenze che brilla oltre le finestre ovali, in un continuo rimando tra passato e presente.
Le cinquanta sculture erano state rimosse dal secondo piano della Galleria degli Uffizi nel 1993, quando si decise di riportare quegli ambienti alla configurazione settecentesca documentata dalle fonti coeve. L’allestimento “storico” presupponeva di eliminare tutto ciò che fosse entrato nella collezione dopo la metà del XVIII secolo, destinando i pezzi eccedenti ai depositi. Da quel momento i busti imperiali, pur essendo esempi raffinati di ritrattistica romana, erano scomparsi dall’orizzonte del grande pubblico.
La loro ricollocazione nel Corridoio Vasariano risponde oggi a una doppia esigenza: liberare i depositi e, insieme, restituire alla città un patrimonio dimenticato. Gran parte dei busti ora visibili fu acquistata sul mercato antiquario dallo storico e vicedirettore degli Uffizi Luigi Lanzi. Nella seconda metà del Settecento, Lanzi intuì che la presenza di una collezione di ritratti imperiali avrebbe permesso al museo fiorentino di dialogare – per qualità e completezza – con le grandi raccolte romane, come quella dei Musei Capitolini, tradizionalmente dominatrici nell’ambito dell’antichità classica.
La scelta di recuperare oggi quelle stesse opere nel Corridoio Vasariano vuole essere la ripresa di una visione illuminata che aveva visto a Firenze un polo di conoscenza e di studio capace di rivaleggiare con la Capitale. Ricollegare Vasari a Lanzi significa, in fondo, rammendare la trama di un’identità museale che dal Cinquecento attraversa il Grand Tour e giunge fino all’odierno turismo culturale globale.
Il direttore delle Gallerie Simone Verde dichiara: “Dopo la ricostituzione della sala dei marmi antichi al secondo piano della Galleria, questo allestimento è un ulteriore passo avanti, all’insegna del motto ‘Futuro nell’Antico’, per la valorizzazione del collezionismo archeologico mediceo, che agli Uffizi è presente con complessi esemplari come la Sala della Niobe, la serie di sculture dei corridoi ricomposta sulla scorta dell’ordinamento settecentesco, poi storicizzato, dall’allora vicedirettore della Galleria Luigi Lanzi e il progetto ambizioso e suggestivo, attualmente in corso, di ricostituzione dell’antico ricetto delle iscrizioni”.