In Sicilia apre un nuovo museo d’arte contemporanea. È il MACC – Museo d’Arte Contemporanea del Carmine di Scicli (Ragusa), inaugurato questa mattina con una grande mostra antologica di Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, 1937). L’Opera delle formiche, questo il titolo dell’esposizione, rappresenta non solo l’inaugurazione ufficiale dello spazio museale, ma anche il ritorno dell’arte contemporanea in una terra profondamente radicata nella cultura mediterranea, reinterpretata con forza e originalità da uno dei suoi massimi protagonisti.
Il MACC trova casa all’interno dell’ex convento del Carmine, uno spazio recuperato grazie ai fondi della cosiddetta Legge del terremoto del 1990 e a un finanziamento del Ministero della Cultura. Oggi, questo luogo restituito alla comunità apre i battenti con una delle mostre più significative degli ultimi anni in Sicilia. La scelta di Emilio Isgrò, artista siciliano di fama internazionale, non è casuale: nato a Barcellona Pozzo di Gotto nel 1937, Isgrò ha costruito una poetica visiva basata sulla tecnica della cancellatura, attraverso la quale ha saputo riscrivere il linguaggio e ridisegnare il senso della parola e della memoria.
A presentare il progetto è stato il sindaco di Scicli, Mario Marino, che ha sottolineato l’importanza dell’apertura del MACC come nuovo centro di produzione e fruizione culturale. La mostra, curata da Marco Bazzini e Bruno Corà, propone una ricognizione completa del lavoro di Isgrò a partire dagli anni Sessanta, quando l’artista, dopo un primo periodo da poeta, comincia a cimentarsi con l’arte visiva. È il 1962 quando Isgrò realizza i suoi primi “articoli di giornale”, punto di partenza di un lungo viaggio creativo che lo porterà a elaborare, due anni dopo, le prime cancellature, opere-manifesto del suo linguaggio visivo.
Il percorso espositivo comprende anche i “particolari ingranditi” e le “lettere estratte” degli anni Settanta, fino ai celeberrimi libri cancellati, come Il Gattopardo (1976), e ai più recenti Codici ottomani del 2010. Un itinerario che prosegue fino agli anni più vicini, con cancellature in rosso e pittogrammi che fanno emergere una nuova fase della pittura dell’artista. Opere come Palm, Il mare di Odisseo e Fisherman testimoniano questa evoluzione e la capacità di Isgrò di rinnovarsi continuamente. Fulcro della mostra è tuttavia l’installazione inedita L’Opera delle formiche, che dà il titolo all’intero progetto espositivo. Si tratta di un’opera monumentale che occupa il grande corridoio centrale del museo per poi fuoriuscire simbolicamente nello spazio urbano di Scicli. Cesti colmi di carrube dorate, simbolo di abbondanza e radicamento territoriale, vengono attraversati da un’orda di formiche: una metafora visiva della comunità operosa e dell’intelligenza collettiva. Le formiche di Isgrò non si fermano alle pareti del museo, ma invadono la piazza antistante, stabilendo un dialogo continuo tra interno ed esterno, tra opera e contesto.
Lo stesso artista ha spiegato così la scelta: “Sono un artista italiano e siciliano, cittadino di una Europa che ha bisogno di un’arte non allineata per dare un contributo non puramente decorativo a un mondo in tumulto. Così ho pensato a questa Opera delle formiche come segno di una Sicilia fedele a se stessa che tuttavia sa bene quando è venuto il momento di cambiare. Non più il ficodindia o l’Opera dei pupi, non più la retorica sicilianista, ma le umili formiche che offrono la loro intelligenza operosa a sostegno di un paese che deve entrare tutto intero in Europa se vuole pesare qualcosa”.
Numerose le opere in mostra provenienti da collezioni private e istituzionali. Tra queste spiccano alcune opere delle Gallerie d’Italia – Intesa Sanpaolo, come Non schiacciatemi per favore, realizzata per la Fondazione Amplifon, sponsor della mostra, a testimonianza del valore della gentilezza. Presente anche il nuovo allestimento dell’installazione Non uccidere, ora parte della collezione permanente del MAXXI di Roma. L’opera, creata da Isgrò insieme all’architetto Mario Botta, è un omaggio ai principi universali di convivenza civile, incarnati nelle costituzioni di ogni popolo. A impreziosire ulteriormente il percorso espositivo vi è La lumière de la Liberté, scultura intensa e visionaria esposta per la prima volta a Parigi nel 2017.
L’esposizione rimane aperta al pubblico dal 6 maggio al 3 novembre 2025, con orario continuato dalle 10 alle 19 e un biglietto d’ingresso di 12 euro. Ad accompagnare la mostra anche un catalogo pubblicato da Allemandi Editore, contenente testi dei curatori, un contributo dell’artista e una documentazione fotografica dell’allestimento. Il volume sarà presentato prossimamente in occasione di uno degli eventi previsti nel ricco calendario del MACC, che si propone di diventare un punto di riferimento stabile per il contemporaneo in Sicilia.