A Roma, le Gallerie Nazionali di Arte Antica presentano il riallestimento del Salone Pietro da Cortona di Palazzo Barberini: questo spazio maestoso, uno dei simboli più rappresentativi del barocco romano, riapre al pubblico con una veste completamente rinnovata che restituisce alla città uno dei suoi ambienti più emblematici nella piena coerenza storica e artistica.
Fulcro dell’intervento è la ricollocazione dei cartoni preparatori del ciclo de La Vita di Urbano VIII, una serie di opere di straordinario valore che vengono presentate nel contesto originario per cui furono concepiti gli arazzi che sarebbero derivati proprio da quei cartoni. Dopo decenni di assenza dalla scena espositiva e grazie a un intervento di restauro meticoloso, condotto dal Laboratorio delle Gallerie Nazionali, i cartoni tornano visibili nel grande salone affrescato da Pietro da Cortona tra il 1632 e il 1639, con il celebre Trionfo della Divina Provvidenza, in un dialogo visivo e concettuale che esalta la magnificenza dell’arte barocca.
Questa operazione, frutto di un rigoroso studio filologico, non si limita a un’esposizione museale ma vuole configurarsi come una sorta di restituzione storica. Per la prima volta, infatti, i cartoni sono riproposti in un allestimento che rievoca la funzione originaria del salone: un ambiente destinato alla celebrazione del potere e della gloria della famiglia Barberini, una delle più influenti casate della Roma del XVII secolo. Il salone torna così a essere un luogo di rappresentanza nella sua piena accezione seicentesca, recuperando il senso della narrazione figurativa voluta dai suoi committenti.
Il progetto affonda le radici in una delle più affascinanti vicende artistiche del Seicento romano. Fu il cardinale Francesco Barberini, nipote di papa Urbano VIII, a istituire nel 1627 la Manifattura Barberini, una delle prime arazzerie romane. Il punto di partenza fu un gesto di grande significato politico e simbolico: un dono di sette arazzi realizzati su disegni di Rubens, offerti dal re di Francia Luigi XIII. Tale dono, di inestimabile valore, suggerì al cardinale la creazione di un nuovo ciclo di arazzi celebrativi, dedicati alla vita dello zio pontefice. L’intento era duplice: affermare il prestigio della casata Barberini e contribuire alla costruzione di un’immagine pubblica del papato improntata alla magnificenza.
Il ciclo de La Vita di Urbano VIII è il risultato di questa visione. Si tratta di un’opera monumentale in cui la biografia del pontefice si intreccia con allegorie religiose e politiche, in una narrazione visiva che glorifica non solo il papato ma anche la dinastia che lo esprimeva. I cartoni preparatori furono affidati agli artisti della cerchia di Pietro da Cortona (Antonio Gherardi, Fabio Cristofani, Giuseppe Belloni, Pietro Locatelli, Giacinto Camassei), i quali realizzarono disegni a grandezza naturale, destinati a essere tradotti in tessuto attraverso la complessa tecnica del “basso liccio”, utilizzata nella manifattura. Diversamente da quanto accadeva di norma, i Barberini decisero di conservare questi cartoni, riconoscendone da subito il valore artistico, e li esposero con orgoglio nelle sale del loro palazzo.
Per oltre tre secoli, queste opere hanno abitato gli spazi di Palazzo Barberini, divenendo parte integrante della sua identità visiva e culturale. Con il tempo, tuttavia, le esigenze conservative e le trasformazioni museografiche ne hanno determinato la rimozione, relegandoli a un ruolo marginale. Oggi, grazie a questo lavoro di recupero, restauro e studio, i cartoni tornano al centro della scena, permettendo al pubblico di immergersi in una delle più alte espressioni dell’arte barocca.
Il riallestimento del salone intende proporre una lettura nuova e coerente dell’intero programma decorativo con l’intento di dare al visitatore la possibilità di cogliere il complesso intreccio tra pittura, tessitura, architettura e propaganda politica. La presenza simultanea degli affreschi del soffitto e dei cartoni alle pareti consente una visione d’insieme che mira a rendere giustizia all’unitarietà del progetto originario.