Salò, il Museo della Città acquisisce la Battaglia di Salò di Lecomte e prepara una mostra per il 2027


Il Museo della città di Salò entra in possesso del disegno preparatorio di Hippolyte Lecomte dedicato allo scontro del 1796, anticipando un progetto espositivo che potrebbe riunire a Salò anche la grande tela realizzata dall’artista per Versailles.

La collezione del MuSa, il Museo della città di Salò, si arricchisce di un nuovo e significativo tassello della propria memoria artistica e storica. L’istituzione salodiana ha infatti acquisito il disegno La Battaglia di Salò, opera del pittore francese Hippolyte Lecomte (Puiseaux, 1781 – Parigi, 1857), un foglio a inchiostro e matita di 30 per 55 centimetri realizzato intorno al 1834 come studio preparatorio per la grande tela che l’autore eseguì per la galleria storica del Castello di Versailles. L’arrivo dell’opera coincide con un momento particolare per la città: nel 2026 Salò celebrerà i seicento anni della Magnifica Patria, la federazione di comuni nata nel 1426 in epoca veneziana e rimasta attiva per secoli, con la sua sede proprio nel capoluogo della Riviera. Lecomte, quasi due secoli fa, scelse di rappresentarne simbolicamente la fine con la battaglia avvenuta il 31 luglio 1796, quando l’esercito francese ebbe la meglio sulle truppe austriache, chiudendo un lungo ciclo storico.

Il disegno appena entrato nella collezione museale offre una visione ravvicinata del processo creativo dell’artista. La composizione individua il momento cruciale dello scontro, rileggendo la dinamica della battaglia con maggiore libertà rispetto alla tela definitiva e introducendo alcune difformità che fanno emergere la ricerca grafica e narrativa dello stesso Lecomte. Il punto di vista mostra l’intenzione di restituire con efficacia la posizione dei due schieramenti, mettendo in risalto anche lo sfondo paesistico. Sullo sfondo si riconoscono il profilo urbano di Salò e la sagoma monumentale di Palazzo Martinengo a Barbarano, luogo che ebbe un ruolo strategico negli eventi del 1796. La dimora fu infatti colpita da una flottiglia austriaca che bombardò la costa, mentre all’interno le truppe francesi, guidate dal generale Suaret e in attesa di rinforzi, cercavano di resistere all’assedio.

Hippolyte Lecomte, La battaglia di Salò (1834 circa; inchiostro e matita su carta, 300 x 550 mm; Salò, Museo della Città di Salò)
Hippolyte Lecomte, La battaglia di Salò (1834 circa; inchiostro e matita su carta, 300 x 550 mm; Salò, Museo della Città di Salò)
Hippolyte Lecomte, La battaglia di Salò (1834; olio su tela, 106 x 186 cm; Versailles, Castello di Versailles)
Hippolyte Lecomte, La battaglia di Salò (1834; olio su tela, 106 x 186 cm; Versailles, Castello di Versailles)

L’acquisizione dell’opera nasce da un ritrovamento recente: il disegno è infatti riemerso nel 2025 dal circuito del collezionismo privato ed è giunto sul mercato antiquario viennese dopo essere appartenuto a una raccolta svizzera. La segnalazione dello studioso bresciano Bernardo Falconi ha raggiunto il direttore del MuSa, che ha immediatamente colto il valore storico e documentario del foglio. La Fondazione Opera Pia Carità Laicale e Istituto Lodroniano, che gestisce il museo sotto la guida del presidente Stefano Zane, ha deciso di intervenire rapidamente per riportare l’opera nel contesto che le ha dato origine, riconoscendo nella sua presenza un elemento capace di arricchire non solo la collezione ma anche la narrazione museale del territorio.

Prima di giungere a Salò, il disegno è stato sottoposto a un restauro conservativo a Vienna, reso possibile grazie al sostegno di un benefattore inglese. Il mecenate, dopo aver visitato il MuSa durante l’estate, ha scelto di contribuire alle attività dell’istituzione, sostenendo le spese necessarie a garantire la corretta preservazione dell’opera. Il recupero del foglio ha inoltre aperto la strada a un progetto espositivo di ampio respiro: nel 2027 l’opera dovrebbe infatti costituire il nucleo originario di una mostra dedicata alla battaglia del 1796 e alla sua rappresentazione artistica. Il museo sta valutando la possibilità di far arrivare anche la grande tela di Versailles, creando così un dialogo tra il disegno preparatorio e la sua trasposizione pittorica monumentale, un’occasione che potrebbe richiamare nel Garda studiosi, appassionati e visitatori.

La vicenda storica rappresentata da Lecomte trova la sua cornice nel complesso contesto militare della campagna d’Italia del 1796. Nella primavera di quell’anno, l’Armata d’Italia guidata dal giovane Napoleone Bonaparte, dopo aver occupato Milano, aveva iniziato a inseguire le forze imperiali nell’Oltre Mincio veneziano, nonostante la Serenissima avesse dichiarato la propria neutralità. Il 28 luglio 1796 una robusta colonna austriaca era scesa dalla Valle Sabbia, dividendosi in due rami diretti verso Brescia e Salò. Quest’ultima fu investita dall’avanguardia imperiale: se inizialmente i francesi riuscirono a respingere l’assalto, furono poi costretti a ripiegare verso Desenzano all’arrivo del grosso delle truppe nemiche.

In questo scenario, il contingente francese dislocato a Barbarano, composto da circa quattrocento soldati al comando del generale Guyeux, non riuscì a ricongiungersi con il resto delle truppe in ritirata. Dopo aver requisito viveri e derrate nei forni e nelle botteghe di Salò e Barbarano, i soldati si trincerarono all’interno di Palazzo Martinengo. L’edificio diventò così il fulcro dell’assedio durato due giorni, nel corso dei quali i francesi furono circondati via terra e attaccati dal lago da una flottiglia austriaca composta da dodici barche armate. I difensori potevano rispondere al fuoco con due soli cannoni, mentre le forze austriache cercavano di fiaccarne la resistenza. Nel frattempo Napoleone aveva sconfitto le truppe imperiali di Quosnadowich e Wumster nelle battaglie di Lonato e Castiglione, costringendole a ritirarsi verso Brescia e Gavardo. Proprio questa avanzata permise al generale Suaret di aprirsi la strada verso Salò e liberare la guarnigione assediata, per poi rientrare a Lonato. Questi episodi precedettero di pochi giorni la battaglia campale di Lonato del 3 e 4 agosto, che costrinse gli austriaci a lasciare per la seconda volta la Lombardia orientale.

Il ritorno a Salò del disegno di Lecomte non ha solo un valore simbolico, ma contribuisce a completare il quadro delle testimonianze artistiche relative a un passaggio cruciale della storia del territorio. Il MuSa, inaugurato nel 2015 negli ambienti dell’antico monastero di Santa Giustina, si è affermato negli anni come un centro culturale dedicato alla storia, all’arte, alla scienza e alla memoria della città. Le sale, ricavate attraverso un attento restauro degli spazi conventuali, ospitano collezioni che spaziano dall’archeologia romana alla storia veneziana della Magnifica Patria, fino alle sezioni scientifiche come l’Osservatorio Meteo Sismico e la Collezione anatomica del dottor Giovan Battista Rini. Dal 2023 il percorso si è ampliato con l’apertura della sezione dedicata ai seicento giorni della Repubblica Sociale Italiana, intitolata “L’Ultimo Fascismo (1943-1945)”. Il nuovo ingresso del disegno arricchisce ulteriormente l’identità del museo, ponendosi come un punto di collegamento fra le vicende militari del Settecento e le trasformazioni politico-territoriali che hanno segnato la storia dell’area gardesana.

Stefano Zane, Presidente di Fondazione Opera Pia Carità Laicale e Istituto Lodroniano, dichiara: “Con orgoglio concludiamo questo anno denso di grandi risultati con l’annuncio di un’acquisizione, cosa non usuale per Musei della nostra dimensione. In tal modo non solo si arricchisce la collezione permanente del nostro museo ma si offre anche una testimonianza visiva di un episodio cruciale legato al nostro territorio. Un’occasione preziosa per valorizzare la memoria locale in chiave internazionale, rafforzando il ruolo del Museo di Salò come custode della storia e della cultura gardesana e attore in prima linea nella diffusione di una consapevolezza storica e culturale presso le nostre Comunità”.


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