Nel sito archeologico di Halaesa Arconidea, nel territorio comunale di Tusa, in provincia di Messina, sono ufficialmente iniziati i lavori di scavo che porteranno alla completa emersione del teatro ellenistico-romano. L’intervento è stato avviato dopo la formale consegna del cantiere, avvenuta nei giorni scorsi alla presenza dei vertici del Parco archeologico di Tindari, della Soprintendenza ai Beni culturali di Messina e dell’amministrazione comunale di Tusa. Il progetto di scavo ha una durata prevista di due anni e un costo complessivo di oltre 760 mila euro. L’esecuzione dell’intervento è stata affidata all’impresa Cavarra Vincenzo Srl di Noto, vincitrice della gara bandita dalla Soprintendenza messinese, che ha operato come stazione appaltante. Il progetto è stato redatto dall’architetto Giuseppe Natoli, attuale direttore del Parco archeologico di Tindari, insieme a Pietro Coppolino, al geometra Giovanni Manera e all’architetto Pietro Lipari.
“Si tratta di un evento straordinario nella storia delle scoperte archeologiche in Sicilia”, ha detto l’assessore ai Beni culturali e identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato. “Ciò consentirà di conoscere e studiare un edificio pubblico monumentale di età greco-romana di prim’ordine per le sue dimensioni eccezionali e lo stato di conservazione degli elementi architettonici che lo costituiscono”.
“Oltre a risultare un evento di grande eccezionalità scientifica”, è il commento del direttore del Parco Archeologico di Tindari, Giuseppe Natoli, “lo scavo del Teatro dell’antica città di Alesa, ancora sepolto sotto 12.600 metri cubi di terra, quarto in Sicilia per importanza e dimensioni dopo quello di Siracusa, Agrigento (in corso di scavo) e Taormina, farebbe di Alesa una delle tappe principali nel circuito turistico dei siti archeologici dell’Isola, richiamando l’interesse di turisti nazionali e internazionali, ma anche di studiosi e appassionati”.
La scoperta del teatro, tra i ritrovamenti degli ultimi decenni nel panorama archeologico siciliano, è frutto delle attività di ricerca avviate a partire dal 2017 dalla missione francese dell’Università di Amiens, sotto la direzione della professoressa Michela Costanzi. I primi saggi di scavo hanno fornito evidenze archeologiche tali da rendere certa la presenza dell’edificio monumentale. Le indagini si sono poi intensificate nel biennio 2018-2019, con l’apertura di diverse trincee esplorative, e hanno raggiunto un punto decisivo nel corso della campagna di scavo del 2021. Durante l’ultima fase sono emerse porzioni ben conservate del muro sud della cavea e del muro di accesso all’edificio, elementi che hanno consentito agli archeologi di delineare con chiarezza la struttura e le dimensioni del teatro. Il monumento ha un diametro di 77 metri e una profondità di 37,5 metri. Secondo le stime, poteva accogliere fino a diecimila spettatori. La sua funzione era duplice: da un lato costituiva uno spazio pubblico destinato a spettacoli e assemblee, dall’altro svolgeva un ruolo urbanistico centrale, fungendo da punto di raccordo tra la parte meridionale e quella settentrionale della città antica.
Il finanziamento dell’intervento è stato garantito dall’Assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, che ha inserito l’operazione tra le priorità del proprio piano di valorizzazione dei siti archeologici. Il monitoraggio dei lavori sarà svolto dal Parco archeologico di Tindari in sinergia con la Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Messina e con la missione archeologica francese, che continuerà a partecipare attivamente alle attività di ricerca e documentazione. Il progetto rientra in una più ampia strategia regionale finalizzata a recuperare e mettere in sicurezza il patrimonio archeologico disperso lungo il territorio siciliano. Secondo quanto stabilito nel cronoprogramma, le attività sul campo includeranno il progressivo scavo stratigrafico dell’intera area del teatro, la documentazione scientifica dei reperti e delle strutture emerse, nonché eventuali interventi conservativi da effettuare in corso d’opera. Il teatro di Halaesa, una volta interamente riportato alla luce, potrà quindi rientrare nei circuiti di fruizione culturale e turistica dell’area nord-orientale della Sicilia, contribuendo a rafforzare l’attrattività di un territorio ancora poco conosciuto al grande pubblico ma ricco di testimonianze archeologiche di notevole rilievo. L’attuale intervento potrebbe inoltre stimolare ulteriori campagne di scavo nel sito di Halaesa, che si estende su una superficie ampia e ancora solo parzialmente esplorata.