Una nuova scoperta archeologica getta luce sulle prime fasi della diffusione del cristianesimo in Egitto. La missione del Consiglio Supremo delle Antichità egiziano, operativa nella regione di Ain al-Kharab, parte dell’area dell’Oasi copta e islamica all’aperto nella Nuova Valle, ha riportato alla luce i resti di quella che fu la principale città residenziale dell’Oasi esterna all’inizio dell’epoca copta. Il sito documenta il passaggio dal paganesimo alla nuova religione cristiana, testimoniando un periodo cruciale nella storia religiosa e culturale del Paese.
L’annuncio è stato dato il 24 luglio dal Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano. Il ministro Sharif Fathi ha sottolineato la portata storica della scoperta, definendola una dimostrazione della ricchezza e della varietà della civiltà egizia nel corso dei secoli. Secondo Fathi, il ritrovamento rafforza la comprensione del periodo di transizione religiosa, contribuendo a mettere in evidenza la complessità e la pluralità culturale dell’Egitto.
Tra gli elementi emersi dallo scavo figurano edifici residenziali, chiese e sepolture, oltre a una varietà di reperti di uso quotidiano. Di particolare rilievo il ritrovamento di un murale raffigurante Gesù Cristo nell’atto di guarire un malato. Un’immagine che, secondo il Consiglio Supremo delle Antichità, assume valore documentario, contribuendo a delineare il profilo spirituale e iconografico delle prime comunità cristiane dell’area. Mohamed Ismail Khaled, segretario generale del Consiglio Supremo di Archeologia, ha evidenziato l’importanza della scoperta nel contesto storico dell’Oasi di Al-Khara. A suo giudizio, il ritrovamento segna una tappa fondamentale nella conoscenza dell’inizio dell’epoca copta in Egitto, ribadendo il ruolo centrale dell’Oasi egiziana occidentale come polo di vita religiosa e sociale attraversato da numerose epoche.
Secondo quanto riferito dagli archeologi, la missione ha identificato i resti di un’intera città composta da abitazioni costruite in mattoni crudi, alcune delle quali conservano ancora le pareti rivestite da piastrelle. Tra gli spazi individuati figurano aree di servizio dotate di forni domestici, una serie di canalizzazioni in mattoni e grandi contenitori ceramici incassati nel terreno, presumibilmente utilizzati per la conservazione di grano e derrate alimentari. Il sito ha restituito anche numerosi manufatti, tra cui frammenti di ceramica, vetro, pietra e ostraka, a testimonianza della vita quotidiana degli abitanti.
Una delle scoperte più importanti riguarda i resti di due chiese. La prima, realizzata in stile basilicale con mattoni crudi, si distingue per la sua ampiezza. Gli archeologi hanno rinvenuto le fondamenta in pietra e identificato una grande navata centrale affiancata da due navate laterali, separate da tre colonne quadrate su ciascun lato. A sud dell’edificio sacro si estende una zona attribuita a strutture di servizio.
La seconda chiesa, di dimensioni più contenute e pianta rettangolare, è circondata da resti di sette colonne perimetrali. Alcune delle pareti interne conservano iscrizioni in lingua copta, elemento che contribuisce ad attribuire la struttura al primo periodo cristiano. Sul lato occidentale sono emersi anche in questo caso i resti di edifici funzionali alla vita del complesso ecclesiastico. Il direttore generale delle Antichità, Soham Ismail, a capo della missione, ha specificato che l’area mostra evidenze di continuità d’uso attraverso diverse epoche storiche. Alcuni degli edifici portati alla luce, infatti, risalgono al periodo romano ma risultano successivamente riutilizzati in epoca copta e in seguito anche durante la dominazione islamica. Una stratificazione che testimonia la lunga vitalità del sito e la sua funzione strategica nel tempo.
La scoperta si inserisce nel progetto di valorizzazione del patrimonio archeologico delle aree meno centrali del Paese. L’Oasi di Ain al-Kharab, situata nella Nuova Valle, rappresenta uno di quei territori in cui la ricerca può ancora restituire ampie porzioni di storia non raccontata, documentando momenti di transizione religiosa e sociale che hanno segnato profondamente il volto dell’Egitto.
L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia
Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.Per inviare il commento devi
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