Brescia, la Pinacoteca Tosio Martinengo acquisisce importante opera di Giacomo Francesco Cipper


Grazie al comodato della famiglia Peloso, il Concerto zingaresco, importante opera di Giacomo Francesco Cipper, arricchisce la collezione permanente del museo bresciano, rafforzando il dialogo con l’opera di Giacomo Ceruti e il ruolo della Pinacoteca nella valorizzazione della pittura pauperista del Settecento europeo.

La Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia arricchisce la propria collezione permanente con un nuovo capolavoro. Si tratta del Concerto zingaresco di Giacomo Francesco Cipper (Feldkirch, 1664 – Milano, 1736), artista austriaco naturalizzato italiano attivo tra la fine del XVII e la prima metà del XVIII secolo. L’opera, di proprietà della famiglia Peloso, arriva in città in comodato a lungo termine e rappresenta un’acquisizione di rilievo che consolida ulteriormente il ruolo del museo bresciano come punto di riferimento internazionale per lo studio della pittura di genere e in particolare della corrente pauperista.

La scena del concerto, animata e vivace, è uno dei soggetti più frequenti nella produzione di Cipper, che seppe fondere attenzione al dettaglio, caratterizzazione psicologica dei personaggi e costruzione scenica di grande efficacia. Il Concerto zingaresco è un esempio particolarmente significativo della sua arte: le dimensioni considerevoli, lo stato di conservazione eccellente e la qualità pittorica ne fanno una delle prove più mature e riuscite del pittore. A confermarne il rilievo è stata la sua inclusione nella recente mostra monografica dedicata a Cipper al Castello del Buonconsiglio di Trento, evento che ha offerto una panoramica completa sull’opera dell’artista e sulla sua influenza nel panorama europeo.

Il dipinto vanta una lunga storia collezionistica. Entrato a metà Ottocento nelle raccolte della famiglia Peloso, era originariamente collocato nell’anticamera del palazzo genovese della casata, già di proprietà Rivarola. Nel 1864 venne trasferito nella residenza di Novi Ligure, dove trovò posto nella sala da pranzo, a testimonianza del ruolo centrale che la pittura di genere aveva assunto nel gusto collezionistico ottocentesco. L’opera, rimasta nella disponibilità della famiglia fino a oggi, è stata ora affidata al museo bresciano per garantire la massima valorizzazione scientifica e culturale.

Determinante per l’approdo del Concerto zingaresco alla Pinacoteca è stato l’intervento del professor Fernando Mazzocca, storico dell’arte di fama internazionale, già docente all’Università Statale di Milano. Mazzocca ha individuato nel museo bresciano la sede ideale per accogliere e far conoscere al pubblico questo dipinto, ritenuto tra le testimonianze più rappresentative della pittura pauperista. Il termine “pauperista” viene spesso associato a Giacomo Ceruti, detto “il Pitocchetto”, massimo interprete del genere, ma le radici del movimento affondano proprio nell’opera di Cipper, che ne fu precursore e protagonista a Milano, dove entrambi operarono.

La Pinacoteca Tosio Martinengo custodisce la più ampia collezione al mondo di opere di Ceruti e offre un contesto unico per comprendere le interazioni e i dialoghi tra i due artisti. Pur diversi nello stile, Cipper e Ceruti condivisero la scelta di rappresentare le classi popolari e i loro ambienti con realismo e dignità, sfidando i canoni artistici del tempo dominati dalla committenza aristocratica e religiosa. L’arrivo del Concerto zingaresco permette dunque di arricchire non solo il percorso espositivo, ma anche l’approfondimento scientifico e la riflessione sul ruolo di questa corrente pittorica nella storia dell’arte europea.

Il dipinto sarà esposto nella Sala XIV della Pinacoteca, accanto ad altre due opere di Cipper già presenti nella collezione: La lezione del maestro e La colazione di pitocchi con vecchio suonatore di ghironda. Questi dipinti erano giunti a Brescia grazie alla generosa donazione di Clara Bottarelli Gramignola in memoria del marito Pierangelo, grande appassionato di pittura pauperista. Il nuovo arrivo, frutto della disponibilità della famiglia Peloso, rafforza ulteriormente questo nucleo, creando una sezione coerente e di grande interesse all’interno del museo.

La collaborazione tra istituzioni pubbliche e collezionisti privati si conferma così decisiva per la crescita delle collezioni civiche. Il Concerto zingaresco prosegue infatti la linea di arricchimento della Pinacoteca, che nel 2022 ha potuto accogliere otto nuove tele di Ceruti grazie alla generosità dei proprietari, ampliando il già straordinario patrimonio cittadino. La vocazione della Pinacoteca come centro di studio e divulgazione della pittura pauperista non riguarda soltanto la conservazione, ma anche la promozione di una riflessione critica sull’evoluzione dei linguaggi figurativi e sul ruolo che la rappresentazione delle classi subalterne ebbe nella società settecentesca.

Giacomo Francesco Cipper, Concerto zingaresco (1720-1730 circa; olio su tela; Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo, Comodato di Andrea ed Enrico Peloso, 2025)
Giacomo Francesco Cipper, Concerto zingaresco (1720-1730 circa; olio su tela; Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo, Comodato di Andrea ed Enrico Peloso, 2025)

L’opera

Il Concerto zingaresco, opera firmata sul violoncello del musicista sulla sinistra, raffigura un concerto, soggetto assai ricorrente nella produzione di Cipper. “È però del tutto eccezionale”, spiega lo storico dell’arte Nicola Turati che ha seguito lo studio del dipinto, “una così folta presenza di figure: si erge al centro, perno dell’intera composizione, il direttore d’orchestra, che indossa un cappello piumato e veste una giubba stracciata aperta sul petto nudo. Attorno a lui si accalca l’intera banda: un suonatore di violoncello, uno di flauto e un violinista – che, posto lo strumento sotto braccio, tracanna del vino –, oltre a una serie di cantori, perlopiù donne, di ogni età. Inginocchiata in primo piano, c’è una giovane fruttivendola, forse di ritorno dal suo giro di vendita, mentre seduti al tavolo centrale si collocano una madre con il figlio in braccio – che a sua volta trattiene un cagnolino – e un giovane sorridente che regge un gatto e beve da una brocca. Vestono tutti abiti raffazzonati e sdruciti, che li identificano come dei popolani, forse degli zingari, e si collocano all’aperto, entro una corte su cui si affacciano degli edifici in rovina”.

“Il clima”, prosegue Turati, “è disteso e sorridente, e non mancano – com’è tipico delle scene di Cipper – allusioni erotiche più o meno esplicite. Quest’ultime sono veicolate non solo dai gesti e dagli ammiccamenti dei personaggi, ma anche dal valore simbolico assunto da altri elementi, solo apparentemente di corredo, presenti in scena: le zucche, le pesche, il formaggio, il salame, il pane, il coltello, la brocca e i fichi, che rimanderebbero, di volta in volta, alla sfera sessuale femminile o maschile, secondo una ben radicata tradizione iconografica. Sul piano stilistico l’opera riflette pienamente i caratteri peculiari della produzione di Cipper, come la composizione delle figure secondo direttive diagonali e il montaggio di prototipi ricorrenti secondo un sistema ‘a patchwork’. Il gesto del direttore d’orchestra con il braccio alzato, per esempio, torna in altri concerti di Todeschini, oltre che in sue numerose raffigurazioni con protagonista il maestro di scuola. Altri elementi tipici sono la predilezione per una palette assestata sui toni del marrone, benché movimentata da isolate accensioni di bianco, rosso e blu, e l’uso “teatrale” della luce, che accende e spegne le figure con intento scenografico”.

“Come di consueto”, conclude lo studioso, “Cipper tinge le sue opere con straordinari inserti di natura morta, stesi con un tratto rapido e compendiario che vivifica l’impressione della percezione reale. Esemplificativa, a tal proposito, è la tavola col cibo al centro della scena o la cesta di frutta in primo piano. L’opera si impone per qualità pittorica come una delle prove più riuscite della maturità di Cipper, distinguendosi anche per l’efficacia dell’impianto scenico complessivo, a cui concorrono le considerevoli dimensioni, e per l’ottimo stato di conservazione”.

Giacomo Francesco Cipper, Colazione di pitocchi con vecchio suonatore di gironda (1720-1730 circa; olio su tela, 114 x 145 cm; Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo)
Giacomo Francesco Cipper, Colazione di pitocchi con vecchio suonatore di gironda (1720-1730 circa; olio su tela, 114 x 145 cm; Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo)
Giacomo Francesco Cipper, La lezione del maestro (1720-1730 circa; olio su tela, 117 x 87,5; Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo)
Giacomo Francesco Cipper, La lezione del maestro (1720-1730 circa; olio su tela, 117 x 87,5; Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo)

Dichiarazioni

“L’ingresso del Concerto zingaresco di Giacomo Francesco Cipper nella Pinacoteca Tosio Martinengo”, afferma Laura Castelletti, sindaca di Brescia, “arricchisce significativamente le nostre collezioni e conferma il prestigio del nostro sistema museale. Con questo nuovo arrivo, che porta a tre le opere di Cipper esposte in Pinacoteca, rafforziamo ulteriormente il già cospicuo nucleo di dipinti dell’artista nelle nostre collezioni. Il fatto che una collezione privata abbia scelto proprio i nostri Musei Civici per concedere in deposito questa preziosa opera testimonia la qualità e l’attrattività delle nostre istituzioni culturali. Il nostro impegno nel rendere sempre più ricco e qualificato il patrimonio dei Musei Civici procede con determinazione, nell’obiettivo di offrire ai cittadini e ai visitatori un’esperienza culturale di eccellenza”.

“L’arrivo del Concerto zingaresco di Giacomo Francesco Cipper in Pinacoteca Tosio Martinengo”, sottolinea Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei, “rappresenta un fatto tanto più significativo in quanto frutto della generosità di una famiglia non bresciana. È un riconoscimento di grande valore simbolico, che premia il lavoro portato avanti in questi anni da Fondazione Brescia Musei per valorizzare e rafforzare la sezione settecentesca della nostra Pinacoteca. Questo risultato si inserisce in un percorso di lungo periodo e ancora non concluso, avviato con il riallestimento della sezione dedicata al XVIII secolo e culminato nel grande progetto Ceruti, che ha riscosso riconoscimenti internazionali. Proprio in quest’ottica, il Museo ha potuto progressivamente arricchirsi di opere che hanno ampliato e approfondito il racconto della pittura di genere e pauperista”.

“Il comodato da parte dei privati”, sottolinea Stefano Karadjov, direttore della Fondazione Brescia Musei, “è una forma di arricchimento delle collezioni che ha un valore enorme e non è mai scontato: è frutto, infatti, di una scelta libera, di una fiducia costruita nel tempo, e di una comunanza di intenti tra i collezionisti e le istituzioni. Questo nuovo ingresso rafforza ulteriormente la nostra missione: fare della Pinacoteca Tosio Martinengo il punto di riferimento per lo studio e la valorizzazione della pittura pauperista europea”.


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