Capolavoro di Canaletto venduto da Christie's a 31 milioni di sterline


Il ritorno del Bucintoro il giorno dell’Ascensione, capolavoro di Canaletto, da alcuni ritenuto la sua migliore opera a oggi in mani private, è stata venduta da Christie’s a Londra per oltre 31 milioni di sterline (37,2 milioni di euro): è record per l’artista, mai una sua opera è stata venduta a un prezzo così alto.

È stato venduto a oltre 30 milioni di sterline il dipinto di Canaletto che andava in asta nel tardo pomeriggio di oggi da Christie’s a Londra. Un capolavoro, per il quale c’era grande attesa: l’opera, Il ritorno del Bucintoro il giorno dell’Ascensione, uno dei capisaldi dell’opera omnia di Antonio Canal (Venezia, 1697 – 1768) partiva da una stima di 20 milioni di sterline. Ovviamente non è dato sapere oggi chi sia l’acquirente, ma non è detto, come avvenuto per altri grandi vendite, che non lo si scopra nei prossimi giorni. Il prezzo esatto: 31,935 milioni di sterline, ovvero 37,2 milioni di euro circa.

In oltre 300 anni, quest’opera è andata all’asta soltanto due volte, nel 1751 e nel 1993. C’è chi la considera la migliore opera del Canaletto ancora in mani private. È un dipinto che si trova in uno stato di conservazione eccezionale, grazie anche ai relativamente pochi passaggi di proprietà, anche se tutti di primissimo piano. Il dipinto viene registrato per la prima volta nel 1736 in un catalogo dei beni del numero 10 di Downing Street, nella collezione del primo Primo Ministro britannico, Sir Robert Walpole (1676–1745). Questa prestigiosa provenienza d’inizio Settecento è venuta alla luce solo di recente e non era nota al momento della vendita del dipinto nel 1993: la circostanza, ovviamente, ha influito sulla valutazione. Canaletto dipinse la veduta all’inizio degli anni Trenta del Settecento, un momento culminante nella carriera dell’artista e un periodo in cui le sue vedute erano molto richieste, soprattutto tra i collezionisti britannici. Estremamente ambiziosa sia nelle dimensioni che nella concezione, questa è la prima rappresentazione nota del Bucintoro che torna al Molo il giorno dell’Ascensione, un soggetto su cui sarebbe tornato ripetutamente nei due decenni successivi.

Canaletto, Il ritorno del Bucintoro nel giorno dell'Ascensione (1732 circa; olio su tela, 86 x 138,1 cm)
Canaletto, Il ritorno del Bucintoro nel giorno dell’Ascensione (1732 circa; olio su tela, 86 x 138,1 cm)

L’Ascensione era la più spettacolare di tutte le feste veneziane ed era spesso commentata da visitatori e viaggiatori che vi assistevano. Era soltanto in questo giorno che veniva utilizzato il Bucintoro, la galea ufficiale del Doge di Venezia, simbolo della Serenissima. Il modello raffigurato nel dipinto del Canaletto, l’ultimo realizzato all’Arsenale, fu progettato da Stefano Conti e decorato dallo scultore Antonio Corradini, identificabile dal leone – simbolo della città di Venezia – sulla prua e dalla figura della Giustizia. Accompagnato dai funzionari della città, il doge si dirigeva al Lido sul Bucintoro e lanciava un anello in acqua, un atto simbolico che rappresentava lo sposalizio di Venezia con il mare. Era una cerimonia che riuniva l’intera città e rimase una data fondamentale nel calendario veneziano fino alla caduta della Repubblica nel 1797. Data la popolarità del giorno dell’Ascensione tra i turisti a Venezia, le vedute dell’occasione realizzate da Canaletto erano particolarmente richieste e sono note diverse interpretazioni dei festeggiamenti da parte dell’artista, sebbene queste varino per punto di vista, scala e personaggi.

Il Bacino di San Marco, dove è ambientata la scena, era il punto di arrivo abituale – e certamente il più emozionante – per i visitatori che giungevano a Venezia via mare. Questa vista panoramica obliqua guarda a ovest verso l’ingresso del Canal Grande e la composizione è incorniciata da Punta della Dogana a sinistra e dal Molo, in una prospettiva nettamente angolata, a destra. Al centro si trova il Bucintoro, decorato in rosso e oro, ormeggiato tra gondole e altre imbarcazioni lungo la Piazzetta. Gli imponenti edifici che costeggiano le rive offrono lo sfondo perfetto per lo sfarzo e lo spettacolo del giorno dell’Ascensione, con i principali monumenti che formano uno sfondo teatrale per le vivaci imbarcazioni e il personale di bordo. Particolarmente evidenti sono il Palazzo Ducale, con le sue inconfondibili forme gotiche e la caratteristica facciata decorata in marmo rosa di Verona, e l’imponente Campanile di San Marco alle sue spalle. L’immagine è permeata dalla calda tonalità di una giornata estiva. La laguna è popolata di figure elegantemente vestite e distese in gondole, il Bucintoro ormeggiato si erge maestoso sullo sfondo, e una folla di curiosi si raduna sul Molo in lontananza.

La tecnica di Canaletto è estremamente sicura: controllati movimenti del pennello evocano ombrellini piumati e nastri svolazzanti, vivaci accenti di colore guidano l’occhio dell’osservatore attraverso la composizione, con tocchi di rosso vibrante che punteggiano l’intera composizione. Come ha osservato Viola Pemberton-Pigott, “nonostante l’impressione di colore e luminosità in così tanti dipinti di Canaletto, la sua gamma di pigmenti è notevolmente limitata”. Canaletto sembra aver già padroneggiato la formula per creare l’effetto dell’acqua increspata, con archi pallidi che saltano sulla superficie della laguna. Dimostra un tocco sicuro nel descrivere le figure in movimento, anche quelle su piani diversi. Gli eleganti protagonisti nelle gondole sono dipinti come personaggi individuali, mentre la folla radunata sul Molo pulsa di vita nonostante sia dipinta in forma. Le figure in primo piano ricevono una struttura quasi tridimensionale attraverso l’applicazione e la manipolazione del colore stesso, con il vivido uso dell’impasto da parte di Canaletto, peraltro splendidamente conservato. L’artista dimostra una completa padronanza del suo mezzo e della sua tecnica: come osserva Pemberton-Pigott, Canaletto “ha imparato a controllare la viscosità del legante in modo che il colore mantenga la sua forma e assuma la forma che rappresenta”. La scena nel suo insieme ha una qualità ariosa e spontanea, eppure la tecnica di Canaletto è molto precisa. La sua architettura è meticolosamente costruita, con ogni edificio delineato e dettagliato con rigorosa precisione.

Il Ritorno del Bucintoro nel giorno dell’Ascensione era in antico accompagnato da un pendant raffigurante Il Canal Grande verso a nord-est da Palazzo Balbi al Ponte di Rialto (oggi in collezione privata). I due dipinti condividono una importante storia iniziale, essendo stati di proprietà del primo Primo Ministro britannico, il grande mecenate e collezionista Sir Robert Walpole. La loro presenza nella collezione di Walpole fu notata per la prima volta da Sir Oliver Millar, che li trovò citati nel catalogo manoscritto del 1736 dei dipinti al numero 10 di Downing Street e nella vendita all’asta del 1751. Il Ritorno del Bucintoro il giorno dell’Ascensione è da identificare con il primo dei “Canalletti” esposti “Nel salotto”, registrato col numero d’inventario 125. Si tratta peraltro della prima testimonianza di un dipinto di Canaletto esposto in una casa in Inghilterra, anticipando di un quarto di secolo l’acquisto dei Canaletti del console Joseph Smith da parte di Giorgio III.

Canaletto, Il ritorno del Bucintoro nel giorno dell'Ascensione
Canaletto, Il ritorno del Bucintoro nel giorno dell’Ascensione

La residenza di Downing Street fu offerta a Sir Robert Walpole da Re Giorgio II nel 1732, e da allora è sempre rimasta la residenza del primo ministro inglese. L’architetto britannico William Kent ristrutturò gli interni di due proprietà adiacenti e le unì per creare un nuovo complesso di sessanta stanze. Sir Robert e sua moglie vi si stabilirono nel 1735, rimanendovi fino a quando Walpole lasciò l’incarico nel 1742, dopodiché portò la sua collezione di dipinti a Houghton Hall nel Norfolk. Sir Robert aveva iniziato a collezionare dipinti negli anni Venti del Settecento e il suo inventario del 1736 elenca 154 dipinti al numero 10 di Downing Street, 120 a Houghton, 78 a Orford House nel parco del Royal Hospital di Chelsea e 66 nella sua casa a schiera a cinque campate al numero 16 di Grosvenor Street a Mayfair, con la sua “Great Room” al primo piano dove erano esposti i dipinti. Non si sa come o quando Sir Robert acquisì questa magnifica veduta e il suo pendant: potrebbe essere stato tramite il figlio Edward, inviato a Venezia con l’incarico di acquisire opere d’arte tra il gennaio del 1730 e il marzo del 1731, sebbene entrambe le vedute siano databili, per motivi stilistici, intorno al 1731-32 e, pertanto, leggermente posteriori al soggiorno veneziano di Edward. Benché senza dubbio facilitato dalle conoscenze di Edward a Venezia, l’acquisto dei dipinti deve essere stato tuttavia stimolato dalla ristrutturazione della residenza di Downing Street nel 1732-35.

È allora probabile che Sir Robert ottenne la coppia di dipinti tramite il banchiere e mercante Joseph Smith, anch’egli collezionista esigente, che fu l’intermediario in molte e forse nella maggior parte delle commissioni a Canaletto. Collocati in bella vista nella sua residenza “ufficiale”, al numero 10 di Downing Street, i quadri devono essere stati visti da molti dei collaboratori di Walpole. Peraltro, molti dei principali collaboratori di Walpole, tra cui il II Duca di Richmond (che ricopriva la carica chiave di Master of the Horse), il III Duca di Devonshire (Lord del Sigillo Privato) e il II Duca di Argyll (Feld-Marshal) acquistarono dipinti di Canaletto, così come Lord Lincoln, nipote ed erede del I Duca di Newcastle. Per questi uomini e per molti altri, i loro Canaletti non erano solo opere d’arte perfette e, in molti casi, accattivanti ricordi dei loro Grand Tour, ma anche seducenti dichiarazioni della longevità di una repubblica aristocratica che bilanciava le visioni e i capricci dell’antica Roma, la cui storia e letteratura erano state centrali per la loro formazione. Le due grandi vedute di Venezia di Canaletto di Walpole occupano quindi una posizione epicentrale negli schemi del gusto e degli atteggiamenti politici del XVIII secolo in Inghilterra.

Le vedute di Canaletto furono in seguito vendute all’asta dal nipote di Sir Robert, George Walpole, nel 1751. Ad acquistarlo fu probabilmente Jones Raymond (1706–1769), direttore della Compagnia delle Indie Orientali, incisore e collezionista dilettante, per conto di un certo “Gideon”, che potrebbe essere, con tutta probabilità, Samson Gideon (1699-1762), celebre finanziere ebreo che raggiunse la notorietà e accumulò un’ingente fortuna personale nella City di Londra. Gideon cercò di usare la sua grande ricchezza per affermare la sua famiglia tra i ranghi dell’aristocrazia terriera britannica e alla fine assicurò il titolo di baronetto a suo figlio, Sampson. I dipinti di Canaletto passarono per discendenza proprio a Sampson e, alla morte di quest’ultimo, all’unica erede sopravvissuta, la figlia Maria.

Il ritorno del Bucintoro nel giorno dell’Ascensione è rimasto in mani private per quasi 200 anni, passando di mano in mano tra i discendenti della famiglia dal 1751 al 1930. Fu acquistato poi quell’anno dalla storica galleria Agnew e venduto dieci anni dopo a Giuseppe Bellesi, mercante d’arte fiorentino con sede a Londra. Bellesi aveva fondato la Italian Art Gallery nel 1926, inizialmente situata in Savile Row, poi trasferita in New Bond Street e infine in Duke Street. Durante la Seconda Guerra Mondiale Bellesi tornò a vivere in Italia e al suo ritorno a Londra nel 1948 riaprì la sua galleria al numero 15 di Paddington Green. Sembra probabile che Bellesi abbia venduto il dipinto a Mario Crespi, nella cui collezione entrambi i Canaletto furono pubblicati nel 1954. Figlio maggiore di Benigno Crespi, il senatore Mario Crespi fu una figura di spicco nell’Italia del primo Novecento: alla morte del padre nel 1910, Mario e i suoi due fratelli ereditarono infatti un impero economico che includeva il gruppo editoriale che controllava il Corriere della Sera. Nel 1952 si trasferì con la moglie in un palazzo in via Sant’Andrea a Milano dove, dopo un lungo restauro, avrebbe esposto la sua imponente collezione di dipinti veneziani del XVIII secolo.

Il Ritorno del Bucintoro fu poi presumibilmente acquistato a Parigi negli anni ’60 da un collezionista francese, insieme al suo pendant. I due dipinti rimasero insieme fino alla vendita da Ader Tajan nel 1993, dove il dipinto raggiunse un prezzo record per un Old Master in un’asta francese. L’eccezionale qualità pittorica, la provenienza illustre e le eccezionali condizioni di entrambi i dipinti fecero sì che, quando il pendant fu venduto nel 2005, al prezzo più alto mai corrisposto per un Canaletto: 18,6 milioni di sterline. Un record durato vent’anni. Fino a oggi.


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