Dopo secoli di separazione, il Worcester Art Museum (WAM), nel Massachusetts (Stati Uniti), è riuscito in un’impresa straordinaria: riunire per la prima volta dalla sua separazione un trittico del XVI secolo del pittore olandese Maerten van Heemskerck (Heemskerck, 1498 – Haarlem, 1574), importante figura del Rinascimento nordico. Il museo ha infatti acquistato dalla galleria torinese Caretto & Occhinegro il pannello centrale del trittico, una maestosa deposizione di Cristo nel sepolcro, che consente finalmente di esporre insieme le ante laterali originali, da tempo affidate in prestito al museo dalla famiglia Selldorff. L’opera completa sarà visibile a partire da quest’estate nelle gallerie dedicate all’arte europea del museo americano, e il ricongiungimento segnerà un momento di grande rilievo per la storia dell’arte olandese del Cinquecento.
“Scoperte di opere di antichi maestri, insieme a nuove attribuzioni, vengono ancora fatte oggi, anche se raramente a questo livello di qualità”, ha dichiarato Matthias Waschek, direttore del museo. “Ci vogliono intuito e lavoro da detective da parte di intenditori, con specialisti che autenticano l’attribuzione e conservatori che rivelano dettagli nascosti sotto secoli di sporcizia. Siamo grati all’esperto di Heemskerck Peter van den Brink, che ha riconosciuto il collegamento tra i pannelli dei donatori in prestito a lungo termine al Museo e questo pannello centrale appena acquisito. Grazie all’impegno dei galleristi nel collocare l’opera in un museo e all’iniziativa di Claire Whitner, possiamo riunire questo trittico dopo più di 250 anni: un momento straordinario che arricchisce la nostra narrazione storico-artistica.”
“È per noi un immenso piacere e un onore aver contribuito alla ricostruzione di questo trittico”, dichiarano Massimiliano Caretto e Francesco Occhinegro, titolari della galleria omonima. “Il Worcester Museum è la migliore destinazione che un’opera di tale importanza potesse raggiungere, e siamo fiduciosi che questa felice conclusione rimarrà come contributo culturale al godimento dell’arte per le future generazioni”.
Il pannello centrale dell’opera rappresenta la scena evangelica della deposizione di Cristo nel sepolcro, uno dei soggetti più significativi della tradizione artistica cristiana, caro alla produzione pittorica di Maerten van Heemskerck. L’opera mostra il corpo di Gesù mentre viene delicatamente calato nel sepolcro, attorniato da diverse figure: la Vergine Maria, Nicodemo, Giuseppe d’Arimatea e Maria Maddalena sono le principali. Sullo sfondo si staglia il Calvario con la croce ormai vuota al centro, mentre le due croci laterali portano ancora i corpi dei due ladroni, un dettaglio che accresce il pathos della composizione.
Maerten van Heemskerck, noto per la sua capacità di fondere l’influenza dell’arte italiana con la tradizione fiamminga, si dedicò più volte al tema della deposizione nel corso della sua carriera. In questo pannello, in particolare, emergono con forza gli effetti del suo soggiorno in Italia: la dinamicità della scena e la resa anatomica dei corpi riflettono infatti l’impatto degli affreschi di Michelangelo a Roma, così come l’influenza della pittura veneta di Giovanni Bellini e Andrea Mantegna. Il suo tratto distintivo, che coniuga senso plastico e teatralità, è qui esaltato in ogni dettaglio, dalla muscolatura scolpita del Cristo ai volti intensi dei personaggi dolenti.
La riunificazione del trittico è stata resa possibile grazie a un fortunato intreccio di ricerche e collaborazioni. Le due ante laterali, che raffigurano i membri della famiglia committente in preghiera, con sfondi rocciosi e paesaggi che si raccordano perfettamente con la scena centrale, erano state separate dal pannello principale in tempi non documentati. Oggi fanno parte della collezione della famiglia Selldorff, ma il loro passato racconta una storia di perdita e riscatto: provenivano infatti dalla collezione di Richard Neumann, un industriale austriaco di origini ebree, raffinato collezionista d’arte, le cui opere vennero confiscate dai nazisti dopo l’Anschluss e disperse per decenni. Solo nel 2011 i pannelli furono restituiti agli eredi Neumann, tra cui Tom Selldorff, che oggi li ha affidati in prestito a lungo termine al museo di Worcester.
Con l’aggiunta del pannello centrale, l’opera assume ora una dimensione unitaria, sia artistica che storica. Secondo gli studiosi che hanno analizzato il dipinto, il pannello centrale era verosimilmente esposto nello studio di Maerten van Heemskerck come esempio del suo stile, permettendo così ai committenti di ordinare pannelli laterali personalizzati da accostare. La composizione complessiva suggerisce dunque una concezione modulare dell’opera d’arte, comune nel Nord Europa nel XVI secolo: ovvero, il pittore offriva ai clienti una base iconografica da integrare con elementi specifici, come i ritratti della famiglia committente in preghiera.
Il Worcester Art Museum, fondato nel 1896, si distingue da decenni per il suo approccio innovativo alla museologia e alla didattica. La collezione permanente del WAM copre un arco temporale che va dal 3000 a.C. ai giorni nostri, con opere d’arte provenienti da tutto il mondo. Attraverso programmi educativi, collaborazioni con scuole, mostre tematiche e percorsi inclusivi, il museo si impegna a coinvolgere un pubblico eterogeneo e a dimostrare la rilevanza quotidiana dell’arte nella società contemporanea. In questo contesto, l’arrivo del trittico di van Heemskerck ben si inserisce nella missione del museo. Per i visitatori, l’opportunità di ammirare un trittico cinquecentesco completo, che ha attraversato guerre, saccheggi e collezioni private per giungere fino a oggi, rappresenta un viaggio nel tempo e nella coscienza storica europea. Questa acquisizione dimostra anche come i musei, lungi dall’essere solo custodi statici di opere d’arte, possano diventare attori dinamici nel recupero e nella valorizzazione del patrimonio artistico mondiale.
“Questa acquisizione rafforza la nostra già notevole collezione di pittura fiamminga primitiva e del Rinascimento settentrionale”, ha affermato Claire C. Whitner, direttrice degli affari curatoriali e curatrice di arte europea del museo. “Riunire la Deposizione con le ante laterali ci permette di presentare il trittico come sarebbe apparso nel XVI secolo: un risultato eccezionale per il nostro museo e una visione rara nelle collezioni americane”.