Piet Mondrian. Arte e opere del fondatore del Neoplasticismo


Piet Mondrian è il fondatore del Neoplasticismo, un’arte fondata sul rigore artistico dell’utilizzo dei colori primari, una dimensione statica ma moderna, vicina all’Astrattismo.

Piet Mondrian (Amersfoort, 1872 – New York, 1944) è stato un pittore e teorico noto per aver contribuito alla fondazione del Neoplasticismo. Gli artisti, con la fine della Prima Guerra Mondiale, percepiscono una decadenza progressiva, dovuta anche alla perdita egemonica della centralità europea, riflessa nelle inevitabilmente nelle opere. Il Neoplasticismo è un movimento nato in Olanda nel 1917, fondato da Piet Mondrian e Theo van Doesburg (Utrecht, 1883 – Davos, 1931) intorno alla rivista De Stijl (“Lo stile”), mezzo fondamentale di divulgazione delle loro idee. Il gruppo è costituito dallo scultore Georges Vantongerloo (Anversa, 1886 – Parigi, 1965), dagli architetti Pieter Oud (Purmerend, 1890 –Wassenaar, 1963), Robert Van’t Hoff (1887 – 1946), Jan Wils (1891 – 1972) e dal poeta Antony Kok (1882 – 1969). Nel 1918 si unisce a loro anche il famoso architetto e designer Gerrit Rietveld (Utrecht, 1888-1964), progettista di Casa Schröder e autore della Sedia rosso-blu.

Gli artisti appena nominati sono un gruppo di architetti, pittori e grafici, i cui principi si basano sull’assoluto rigore geometrico, l’adozione di forme geometriche pure, con particolare interesse per la linea orizzontale e verticale. Alla base del movimento c’è un’idea di arte totalizzante, cioè di integrazione tra arte (che si tratti di pittura, scultura o architettura) e vita. Il Neoplasticismo è dunque legato a una concezione universale, di compenetrazione dello spazio, vitale e artistico, a favore di una razionalità estetica e concettuale. Il massimo punto di incontro delle loro idee è Casa Schröder, struttura progettata da Rietveld, una trasposizione architettonica dei principi neoplastici (il rigore assoluto, la scelta e compenetrazione di linee orizzontali e verticali).

Se inizialmente i membri hanno opinioni condivise, si creano, dagli anni Venti, alcune divergenze all’interno del gruppo, proprio in vista di interessi ed esigenze differenti. Van Doesburg fonda la rivista Mecano, nel 1921, mostrando un interesse sempre più spinto per l’industrializzazione e il progresso tecnico. Iniziano, da questo momento, i diverbi con Mondrian, non concorde sul dare attenzione alle innovazioni tecniche, quanto più teso verso una semplice, statica tensione: un’arte fondata unicamente su linea, piano e colore, più vicina semmai alla vicenda astratta di Vasilij Kandinskij. Una concezione troppo rigida e limitante, secondo van Doesburg, quella di utilizzare soltanto la linea orizzontale e verticale: infatti, nel 1922, l’artista cerca di uscire da quella staticità, adottando la linea diagonale. Van Doesburg, in opposizione alle Composizioni di Mondrian, realizza nel 1924 le Controcomposizioni, dove riprende i colori puri, ma con un andamento pittorico diagonale, legato allo studio del movimento, quindi più dinamico. Mondrian è così contrariato che lascia il gruppo nel 1925. Ma il contributo che aveva dato alla nascita del Neoplasticismo era stato fondamentale e aveva già segnato la storia dell’arte.

Piet Mondrian
Piet Mondrian

Piet Mondrian: la vita e la continuità tra vita e arte

Pieter Cornelis Mondriaan Jr., passato poi alla storia dell’arte come Piet Mondrian, nasce il 7 marzo 1872 ad Amersfoort, in Olanda. Figlio di un pittore, da subito sceglie di intraprendere la carriera artistica, su esempio anche dello zio, anch’egli artista. I suoi studi, documentati orientativamente tra il 1892 e il 1897, si svolgono nella città di Amsterdam, presso la Rijksakademie, la locale Accademia di Belle Arti, nonché scuola di sperimentazione tecnica. Alla ricerca di una maggiore ispirazione per i suoi dipinti, Mondrian cerca nuove idee nella campagna olandese, tra il 1904 e il 1905; l’anno successivo si reca inoltre sull’isola di Domburg. Il prodotto di quei soggiorni sono i dipinti esposti ad Amsterdam, durante una mostra del 1909, dove presenta, presso lo Stedelijk Museum, una serie di opere molto lontane dagli esiti neoplastici del 1917, radicate al contrario alla natura olandese.

Nel 1912 compie un viaggio a Parigi, ed è qui che inizia a firmarsi con il nuovo nome, Piet Mondrian. Si trasferisce nel quartiere di Montparnasse, popolato da artisti di svariate nazionalità e formazioni: è proprio a seguito di questo periodo che Mondrian abbandona la pittura di paesaggio, a favore di uno studio geometrico delle forme naturali. Durante la Prima Guerra Mondiale, Mondrian torna nei Paesi Bassi e, una volta concluso il conflitto, inizia a lavorare insieme a van Doesburg, l’altro fondatore della rivista De Stijl, aperta nel 1917. Cominciano a circolare le loro idee, all’inizio ampiamente condivise da entrambi, e compare il termine “Neoplasticismo”, a designare il movimento artistico già descritto nell’introduzione. Mondrian lascia il gruppo nel 1925 circa, ma negli anni Trenta espone con Cercle et Carrè, un gruppo parigino formatosi nel 1929, nonché sostenitore di nuovi sviluppi dell’arte astratta, con esiti molto vicini a tendenze mistiche. Mondrian è interessato proprio da quest’ultimo aspetto.

Nel 1931 aderisce ad Abstraction-Création, un’associazione francese che raccoglie una serie di artisti, quali Kandinskij, El Lissitzky, Willi Baumeister, Anton Pevsner, Georges Vantorgerloo e lo stesso Mondrian, intorno alla concezione di un’arte non figurativa. L’avanzata del nazismo costringe Mondrian a trasferirsi, prima a Londra nel 1938 e poi, come molti altri artisti europei, nel 1940, a seguito dell’invasione tedesca dei Paesi Bassi e della caduta di Parigi, lascia l’Europa per raggiungere l’America, dove rimane fino alla sua morte, nel 1944. Piet continua a perseguire concezioni neoplastiche, aderendo al gruppo American Abstract Artists, un gruppo fondato nel 1936 a New York, esauritosi nel 1941. Tra le ultime esperienze che costellano la vita dell’olandese, vi sono la prima mostra personale presso la Valentine Dudensing Gallery, nel 1942 e la serie Boogie-woogie, degli stessi anni, un omaggio alla danza frenetica newyorkese. Il 1° febbraio del 1944 si spegne, a causa di una polmonite, all’età di settantuno anni.

Piet Mondrian, Mulino al sole (1908; olio su tela, 114x87 cm; L’Aia, Gemeentemuseum)
Piet Mondrian, Mulino al sole (1908; olio su tela, 114x87 cm; L’Aia, Gemeentemuseum)


Piet Mondrian, Albero grigio (1911; olio su tela, 79,7 x 109,1 cm; L’Aia, Kunstmuseum Den Haag)
Piet Mondrian, Albero grigio (1911; olio su tela, 79,7 x 109,1 cm; L’Aia, Kunstmuseum Den Haag)


Piet Mondrian, Composizione n. 10 (Molo e oceano) (1915; olio su tela, 85 x 108 cm; Otterlo, Kröller-Müller Museum)
Piet Mondrian, Composizione n. 10 (Molo e oceano) (1915; olio su tela, 85 x 108 cm; Otterlo, Kröller-Müller Museum)

Opere di Mondrian: dal Realismo al Neoplasticismo

La vicenda artistica di Mondrian è quasi sempre studiata in relazione alla sua esperienza all’interno del movimento neoplastico. In realtà, il suo punto di partenza è una pittura realista, d’ispirazione impressionista, appresa attraverso i dipinti della Scuola dell’Aia olandese (leggi qui un dettagliato approfondimento sul percorso che lo ha portato dalle nature morte degli esordi alle opere neoplastiche). All’inizio della sua carriera, infatti, Mondrian è influenzato dai quadri di Vincent Van Gogh (Zundert, 1853 – Auvers-sur-Oise, 1890) visti ad Amsterdam, ma anche dal Pointillisme, oltre che dal Simbolismo nordico, in particolare da Edvard Munch (Løten, 1863 – Oslo, 1944). Alcune opere significative del suo primo modo di dipingere sono Mulino, Crepuscolo: albero rosso e L’albero grigio. Mettendo a confronto le tre opere, sono evidenti alcuni cambiamenti stilistici: le linee vanno semplificandosi e riducendosi, la tavolozza cromatica diventa sempre più fredda, con un passaggio da colori caldi come il giallo e il rosso, ad un azzurro spento, fino al grigio. Anche la verosimiglianza va esaurendosi. Composizione 10 in bianco e nero. Molo e oceano è il primo quadro in cui Mondrian cerca di rompere con la poetica degli esordi della sua carriera. C’è un primo, timido tentativo di geometrizzazione dello spazio, oltre a una drastica riduzione dei colori: ci sono solo il bianco e il nero.

Il percorso di Mondrian palesa debiti nei confronti del cubismo, a cui l’artista olandese riconosceva il merito di aver “introdotto nella pittura elementi puramente plastici e una nuova tecnica”. Lo stesso movimento da lui fondato, il Neoplasticismo, deve il nome alla volontà di Mondrian di “esprimere le relazioni plasticamente attraverso opposizioni di colore e linea”, come ebbe a scrivere nel Dialoog over de Nieuwe Beelding (“Dialogo sulla nuova plastica”), considerato il testo fondante del movimento. Rispetto ai cubisti, ancora legati alla realtà, il fondatore del neoplasticismo voleva però spezzare anche qualunque visione soggettiva derivante dall’osservazione del reale. L’arte infatti, secondo Mondrian, non serve per rappresentare la natura, bensì per esprimere l’esigenza di semplicità ed essenzialità, che secondo l’artista olandese è universale. “La pittura”, ebbe a scrivere, “può diventare ancroa più reale, meno soggettiva, molto più oggettiva quando le sue possibilità vengono realizzate in architettura in modo tale che le capacità dell’artista siano unite a quelle costruttive”.

Nel 1919-20 Mondrian porta a compimento quello che è stato un percorso progressivo, il cui culmine è rappresentato dalle Composizioni, una serie di realizzazioni olio su tela, su cui lavora fino al 1940 circa. Riguardo al suo nuovo modo di dipingere, Mondrian afferma che “Lo spirito nuovo distrugge la forma delimitata dell’espressione estetica” e ancora “l’aspetto delle cose in natura cambia, mentre la realtà rimane costante”. L’artista vuole ridurre la rappresentazione della realtà all’utilizzo della linea retta, avvalendosi dei colori primari (rosso, giallo, blu) con l’aggiunta dei neutri, il nero e il bianco. Le sue Composizioni sono costituite da linee geometriche nitide, definite, rigorose, senza riferimenti realistici. Non manca la componente spirituale, presente anche nell’Astrattismo degli anni Dieci di Kandinskij, per raggiungere l’armonia e un equilibrio compositivo.

Prima di andare in America va a Londra, dove lavora ancora sulle Composizioni, secondo i principi del Neoplasticismo. È a New York che inaugura l’ultima serie, Boogie-woogie. Ispirato al ritmo della danza, anche le composizioni si “animano”: l’eliminazione del colore nero, rende i dipinti visivamente più dinamici; forse è un omaggio all’atmosfera newyorkese, decisamente movimentata rispetto al clima europeo. Broadway Boogie-Woogie, del 1942, preserva l’impianto geometrico delle Composizioni, ma le linee sono frammentate, intrecciate tra loro e cromaticamente accese. Mondrian, se si esclude il cambiamento tra gli anni della formazione e la maturità artistica, non ha mai apportato grandi modifiche alla sua ricerca; però è rimasto coerente, fino alla fine, con le sue teorie, incarnando perfettamente il concetto di arte totale, professato dal Neoplasticismo.

Piet Mondrian, Canestra con mele (novembre 1891; olio su tela, 49,5 x 72,8 cm; L’Aia, Kunstmuseum Den Haag)
Piet Mondrian, Canestra con mele (novembre 1891; olio su tela, 49,5 x 72,8 cm; L’Aia, Kunstmuseum Den Haag)


Piet Mondrian, Albero rosso (1909; olio su tela, 70 x 99 cm; L’Aia, Kunstmuseum Den Haag)
Piet Mondrian, Albero rosso (1909; olio su tela, 70 x 99 cm; L’Aia, Kunstmuseum Den Haag)


Piet Mondrian, Composizione con giallo, blu e rosso (1937-39 circa; olio su tela, 62,5x72,7 cm; Londra, Tate Modern)
Piet Mondrian, Composizione con giallo, blu e rosso (1937-39 circa; olio su tela, 62,5x72,7 cm; Londra, Tate Modern)


Piet Mondrian, Broadway Boogie-Woogie (1942-43; olio su tela, 127x127 cm; New York, Museum of Modern Art)
Piet Mondrian, Broadway Boogie-Woogie (1942-43; olio su tela, 127x127 cm; New York, Museum of Modern Art)

Dove vedere le opere di Mondrian

Quasi tutte le opere di Mondrian sono all’estero, ma in Italia sono presenti un dipinto a Milano, del periodo giovanile, Faro a Westkapelle (1909-10), visibile presso il Museo del Novecento; tre realizzazioni, conservate alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia, ossia Impalcatura: Studio per Tableau III (1914), Oceano 5 (1915) e Composizione n. 1 con grigio e rosso, del 1939. All’estero molti dipinti sono conservati al Gemeentemuseum dell’Aia, dove è possibile visionare le prime opere relative alla figurazione come Mulino al sole, L’albero grigio, Crepuscolo: albero rosso, ma anche opere del movimento De Stijl. I quadri sono situati all’interno di un edificio del 1936, progettato dal famoso architetto olandese, Petrus Berlage.

Sempre nei Paesi Bassi, presso il Museo Kröller-Müller sono ospitati alcuni dipinti di Mondrian, oltre a capolavori di Van Gogh, Monet, Seurat e Picasso.
Nel museo più antico della Svizzera, il Kunstmuseum di Basilea, sono conservati Composizione con rosso, giallo e blu, insieme a un patrimonio artistico vastissimo, a partire dall’epoca medievale, con importanti lavori di Hans Holbein, Peter Paul Rubens, Rembrandt, fino all’età contemporanea, passando per le opere di Segantini, Cézanne, Gauguin, Van Gogh e ancora Matisse, Picasso, Brancusi, Modigliani, Kandinskij, van Doesburg e molti altri protagonisti del panorama artistico internazionale.

In America, al Museum of Modern Art di New York, sono conservate sia opere degli anni Dieci, come Vista troncata del mulino e Vista dalle dune con spiaggia, sia lavori maturi, come alcune Composizioni, fino ad arrivare all’ultima serie, Broadway Boogie-Woogie.


La consultazione di questo articolo è e rimarrà sempre gratuita. Se ti è piaciuto o lo hai ritenuto interessante, iscriviti alla nostra newsletter gratuita!
Niente spam, una sola uscita la domenica, più eventuali extra, per aggiornarti su tutte le nostre novità!

La tua lettura settimanale su tutto il mondo dell'arte

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER





MAGAZINE
primo numero
NUMERO 1

SFOGLIA ONLINE

MAR-APR-MAG 2019
secondo numero
NUMERO 2

SFOGLIA ONLINE

GIU-LUG-AGO 2019
terzo numero
NUMERO 3

SFOGLIA ONLINE

SET-OTT-NOV 2019
quarto numero
NUMERO 4

SFOGLIA ONLINE

DIC-GEN-FEB 2019/2020
Finestre sull'Arte