Visitare i parchi nazionali americani costerà di più in futuro se non sei americano: è l’effetto di un ordine esecutivo firmato lo scorso 3 luglio dal presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, che ha deciso di alzare i biglietti d’ingresso a luoghi come Yellowstone, Yosemite e Grand Canyon per qualunque turista straniero, di qualsiasi nazionalità. L’obiettivo dichiarato dalla Casa Bianca è quello di “migliorare i servizi, l’accesso e la convenienza per gli americani”.
L’ordine esecutivo appena firmato da Trump impone al Segretario degli Interni di aumentare le tariffe d’accesso ai parchi nazionali solo per i visitatori stranieri, “rendendo al contempo”, si legge nel comunicato diramato dalla Casa Bianca, “i parchi nazionali più accessibili e piacevoli per le famiglie americane. L’ordinanza aumenta l’accesso ai parchi nazionali per le famiglie americane, imponendo al National Park Service di garantire ai residenti degli Stati Uniti un accesso prioritario in tutti i sistemi di permessi o prenotazioni”.
Il motto di Trump, anche in questo caso, è “Make Our National Parks Great Again”: l’aumento delle entrate, secondo la Casa Bianca, genererà “centinaia di milioni di dollari” che serviranno per progetti di conservazione che miglioreranno i parchi nazionali. “Applicare tariffe d’ingresso più elevate ai turisti stranieri”, spiega ancora la Casa Bianca, “è una politica comune nei parchi nazionali di tutto il mondo, volta a sostenere sia la conservazione sia l’accesso a prezzi accessibili per i residenti. L’aumento dei prezzi d’ingresso nei parchi nazionali per i visitatori stranieri stimolerà gli investimenti nei nostri parchi nazionali, ridurrà gli arretrati di manutenzione, realizzerà miglioramenti infrastrutturali essenziali e sosterrà progetti di conservazione che migliorino i nostri maestosi parchi nazionali”.
Secondo la presidenza degli Stati Uniti, la ratio della misura sta anche nella garanzia dell’equità, dal momento che, si legge ancora nel comunicato, “i cittadini americani finanziano parchi nazionali e terreni pubblici con le loro tasse, eppure attualmente pagano la stessa tariffa dei visitatori stranieri che non pagano le tasse, il che significa che i cittadini americani pagano di più per visitare i propri tesori nazionali rispetto ai visitatori stranieri. Il presidente Trump sta ponendo fine a questa situazione ingiusta e mettendo gli americani al primo posto”.
Al momento non è ancora chiaro di quanto aumenteranno le tariffe per chi non ha passaporto americano. Gli Stati Uniti vantano un esteso sistema di parchi, gestito dal National Park System che include un totale di 433 parchi, di cui 63 riconosciuti come parchi nazionali. Gli attuali biglietti variano di parco in parco, molte sono le aree gratuite, ma generalmente il singolo visitatore paga, a seconda del parco, tra i 10 e i 30 dollari. I più gettonati, come Grand Canyon, Yellowstone, Yosemite, Sequoia e Glacier sono anche i più costosi: in tutti questi parchi, attualmente si paga un biglietto intero di 20 dollari. Chi vuole entrare con il proprio veicolo deve inoltre pagare una tariffa da 35 dollari. Sono previsti anche abbonamenti attuali e scontistiche.
Il modello a cui l’amministrazione Trump guarda è probabilmente quello dei parchi africani, dove effettivamente i prezzi per residenti e turisti stranieri variano moltissimo: nel parco del Serengeti (Tanzania), per esempio, il biglietto per i cittadini tanzaniani o appartenenti alla East African Community costa 10.000 scellini tanzaniani (circa 3 euro), mentre il biglietto per gli stranieri è di 83 dollari. In Kenya, la riserva nazionale di Masai Mara costa 1.000 scellini kenioti per i cittadini del Kenya (circa 6,50 euro), 1.200 scellini per i cittadini della comunità dell’Africa orientale (poco meno di 8 euro), tra i 70 e gli 80 dollari per tutti gli altri. Non solo in Africa comunque vige questa politica: in Nepal, per esempio, al Parco Nazionale di Chitwan si pagano 150 rupie nepalesi se si è residenti (circa 1 euro), 1.000 per i cittadini dei paesi appartenenti alla South Asian Association for Regional Cooperation (circa 6 euro), mentre per tutti gli altri il prezzo è di 2.000 rupie (12 euro circa). Lo stesso al Parco Nazionale di Sagarmatha, dove le tariffe sono rispettivamente di 100, 1.500 e 3.000 rupie nepalesi. In Europa, invece, casi come questi sono rari. Ma non è detto che in futuro la situazione non cambi: il Louvre, per esempio (si parla dunque di musei e non di parchi), ha già stabilito che dal 2026 i visitatori extra-UE dovranno pagare 30 euro al posto degli attuali 22.
Di recente, al di là della retorica dell’amministrazione trumpiana, i parchi nazionali USA sono stati colpiti da una forte ondata di licenziamenti decretata proprio all’attuale governo per ragioni di spending review: la CNN riporta che solo a febbraio sono stati licenziati circa mille dipendenti del National Park System, e che le promesse sulle assunzioni dei lavoratori stagionali legati all’andamento dei visitatori (l’estate è infatti il momento in cui i parchi sono ovviamente più gettonati) non sono state mantenute, dal momento che il Dipartimento degli Interni dichiarò a febbraio che avrebbe puntato ad assumere per la stagione estiva 7.700 stagionali, ma al 4 luglio ne risultano assunti poco più della metà (circa 4.500). In calo, a seguito dei licenziamenti, anche il numero dei dipendenti a tempo pieno, che a giugno risultavano essere in tutto 12.600, il 24% in meno rispetto a un anno fa. Questo è quanto denuncia la National Parks Conservation Association, associazione che tutela gli interessi dei parchi nazionali e dei suoi lavoratori: “Il personale dei parchi”, spiega nel testo di una petizione per chiedere al Congresso di revocare le ultime direttive di Trump, “lavora ogni giorno per preservare i luoghi naturali e storici più preziosi del nostro paese, educare i visitatori e garantirne la sicurezza, e preservare ciò che rende speciale il nostro paese. Dall’insediamento dell’amministrazione Trump, il National Park Service ha perso il 24% del suo personale fisso. E un potenziale processo di ‘riduzione del personale’ per il Park Service potrebbe portare a tagli ancora più drastici al personale e ai finanziamenti dei parchi in tutto il paese. A questo ritmo, i visitatori inizieranno a subire gravi ripercussioni a partire dall’estate. In parole povere, i parchi non sarebbero parchi senza il personale del National Park Service, e queste persone sono sotto attacco”.