In questa edizione di Flashback, la fiera d’arte antica e contemporanea di Torino che si tiene all’ex Caserma Dogali di via Asti dal 4 al 7 novembre, sono molte le opere di grande interesse che si collocano dall’Ottocento in avanti, fino ai giorni nostri. Abbiamo deciso di fare un breve focus su questo tema, con il racconto di tre gallerie, ovvero Aleandri Arte Moderna, Galleria Bagnai e 800/900 Artstudio che si sono distinte per la qualità della proposta in questa edizione: Aleandri per alcuni rari disegni esposti al suo stand, Galleria Bagnai per aver portato un artista contemporaneo che è protagonista di una vera riscoperta, ovvero Stefano Di Stasio, e 800/900 Artstudio perché presenta un particolare approfondimento sulla stagione simbolista italiana con, come vedremo, alcuni pezzi decisamente interessanti. Inoltre, sia Bagnai sia 800/900 Artstudio sono al loro esordio alla fiera torinese che giunge quest’anno alla nona edizione.
Il nostro piccolo tour comincia con Aleandri Arte Moderna. “La nostra”, ci spiega il direttore Simone Aleandri, “è una galleria che si occupa di disegno del Novecento, con finestre sul mondo della preparazione delle opere finali anche in scultura. È una galleria specializzata in alcuni settori delle avanguardie del Novecento e anche della fine dell’Ottocento, come il simbolismo, l’espressionismo, il futurismo. In questa selezione di Flashback abbiamo voluto portare un nucleo di disegni dedicati ad artisti italiani e mitteleuropei”. Tra i disegni ci sono dei piccoli capolavori, a cominciare dalle due opere di Mario Sironi (Sassari, 1885 - Milano, 1961), di cui Aleandri presenta un disegno giovanile (tra il 1902 e il 1904) in cui l’artista compone una natura morta con oggetti poveri trovati in casa propria e una Periferia degli anni Quaranta. Il disegno giovanile appartiene a una serie in cui l’artista ritrae oggetti poveri (pur essendo lui benestante e vivesse in una casa che povera non era), per una ricerca che era figlia del socialismo umanitario che si andava affermando negli ambienti simbolisti ed espressionisti italiani all’inizio del Novecento, soprattutto attorno alla figura di Giacomo Balla, maestro di molti artisti di quel tempo. La Periferia degli anni Quaranta è realizzata con una tecnica da lui sperimentata negli anni Trenta soprattutto per le illustrazioni: l’artista compie una doppia sovrapposizione di toni (prima il bianco e poi il nero) e a qual punto, attraverso l’utilizzo di un punteruolo, gratta il nero facendo riemergere il bianco che si trova al di sotto dello strato nero, disegnando praticamente al negativo, togliendo colori invece di aggiungerne. Si tratta probabilmente di una tecnica da lui elaborata per avere una resa grafica più suggestiva di quella del disegno tradizionale, ma in questo caso la utilizza come fosse un quadro: ne esce un piccolo capolavoro che Sironi poi dona a Marcello Piacentini (l’opera infatti proviene dalla sua collezione).
Tra le opere degne di nota figura anche uno Studio per la mano del violinista di Giacomo Balla: “uno dei quadri più importanti del Novecento”, spiega Aleandri, “uno dei primissimi esperimenti con cui Balla lavora sul dinamismo: in questo disegno lui sta studiando il dinamismo delle dita di un violinista sull’arco, che poi diventerà un olio molto importante adesso conservato alla Tate Gallery di Londra”. Un altro pezzo museale è il Bambino ebreo di Medardo Rosso: “le sculture di Rosso furono eseguite in più esemplari”, sottolinea Simone Aleandri, “ma questa ha l’eccezionalità di essere un esemplare d’epoca patinato e lavorato nei dettagli da Medardo Rosso stesso, e lo si capisce (almeno stando a Paola Mola, massima esperta dell’artista, che si occupa di lui da cinquant’anni), dall’utilizzo di questa patina bronzea applicata sul gesso e ottenuta da una resina quasi cerosa che contraddistingue il suo lavoro. Abbiamo poi una selezione di disegni di Enzo Cucchi, artista a cui la nostra galleria è molto legata: ci piace esporlo perché secondo noi costituisce il proseguimento di tutta la tradizione espressionista europea nonché di quella surrealista, perché lui lavora molto sull’immagine automatica, assimilando tutto ciò che vede e rovesciando poi sulla carta delle immagini che non sono traducibili in un’iconografia, ma che sono legate alla dimensione del sogno”. Da non perdere poi alcuni gessi molto importanti, tra cui i modelli di Duilio Cambellotti per uno dei suoi capolavori, una delle sue opere più importanti, la Conca dei cavalli, grande bacile in bronzo dove i tre cavalli maremmani, poggiando le zampe sul bordo della conca, si chinano a bere.
Un altro dei motivi d’interesse per cui val la pena soffermarsi allo stand di Aleandri Arte Moderna è dato dalle opere del simbolista genovese Sexto Canegallo (Sestri Ponente, 1892 - 1966). “È un artista visionario molto amato dagli addetti ai lavori ma poco noto al grande pubblico”, spiega Simone Aleandri. La galleria terrà, nella sua sede di Roma, una mostra dedicata a Canegallo, che aprirà sabato 13 novembre. “La mostra di Canegallo”, spiega Aleandri, “esporrà circa quaranta opere, con un saggio critico di Mario Finazzi, curatore della rassegna, storico dell’arte molto attento allo studio bibliografico e documentale degli artisti. Ritengo onestamente che il catalogo della mostra, per un artista come Canegallo che manca di studi scientifici approfonditi, sarà considerato anche in futuro fondamentale perché viene ricostruita tutta la parabola artistica di Canegallo, le mostre che fece, i contatti che ebbe in vita e in particolare quello con Romolo Romani, che lo spinse a lavorare sul concetto di stato d’animo e quindi di una pittura che interpretasse l’astrazione dello stato d’animo. Si rimettono in discussione anche delle realtà non completamente corrette: spesso quando si parla di stati d’animo si parla di artisti come Russolo o Boccioni, ma in quegli anni in Italia c’erano anche altre scuole che lavoravano sugli stati d’animo e che stanno riemergendo da recenti studi. Una figura di primo piano tra queste era proprio Canegallo”.
Proseguendo, la Galleria Bagnai si presenta a Flashback 2021 con uno stand di soli tre artisti, ovvero Stefano Di Stasio (Napoli, 1948), Sandro Chia (Alessandro Coticchia; Firenze, 1946) e Gianni Dessì (Roma, 1955). È però soprattutto Di Stasio ad aver catturato l’attenzione del pubblico. L’artista romano di origini napoletane è al centro di una recente riscoperta, in un percorso di cui la galleria diretta da Alessandro Bagnai è grande protagonista: a Di Stasio, infatti, la galleria di Foiano della Chiana ha dedicato quest’estate una mostra personale, intitolata Figure dell’incerto e curata da Vittoria Coen, con opere appositamente create tra il 2019 e il 2020 per l’evento. Opere di medie e grandi dimensioni che hanno segnato una importante svolta nella sua ricerca e che si ricongiungono idealmente alle prime sperimentazioni degli anni Settanta. Un linguaggio che in mostra viene sviluppato da due opere di Di Stasio tra le quali spicca Il canto della sirena, olio su tela del 2021.
Per Bagnai, peraltro, si tratta dell’esordio a Flashback. “Non facciamo fiere da diversi anni”, ci racconta il direttore Alessandro Bagnai. “Negli ultimi anni abbiamo partecipato solo ad Arte Fiera a Bologna e a pochi altri eventi fieristici. Abbiamo deciso di partecipare quest’anno a Flashback a seguito della grande mostra di Stefano Di Stasio del Museo Ettore Fico di Torino, alla quale abbiamo contribuito per gli aspetti organizzativi, e allora il primo pensiero era quello di presentare qualcosa di Stefano Di Stasio in occasione di una fiera a Torino”. La mostra di Di Stasio, aperta il 24 settembre e in corso presso il museo torinese fino al 19 dicembre, s’intitola Un attimo di eternità ed è curata da Andrea Busto.
“Abbiamo dunque deciso di partecipare a Flashback”, aggiunge Bagnai. “Non l’avevamo mai vista negli anni precedenti e abbiamo deciso di presentarci con Di Stasio, un artista con il quale abbiamo iniziato a lavorare da pochi anni, nonostante lo conoscessimo da tanto: io ho lavorato molto con il gruppo di artisti romani che gravitano attorno a DeiStasio e che sono quasi tutti suoi amici. Ho sempre guardato a Di Stasio con interesse pur non essendo mai riuscito a cogliere il momento opportuno per lavorare con lui. Adesso non soltanto si è presentata l’occasione di lavorare con lui, ma pensiamo che sia il momento giusto per riproporre un artista che ha una grandissima storia”. Bagnai, ci confessa, non ama molto partecipare alle fiere: “preferisco lavorare in galleria e organizzare mostre ben curate”, conclude. “Flashback però è una fiera interessante, e si trova in una location molto particolare: vediamo come andrà”.
Infine, la galleria 800/900 Artstudio di Livorno arriva a Flashback 2021 con uno stand dedicato ai grandi artisti dell’Ottocento e Novecento, fino ad arrivare agli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. “È la prima volta che partecipiamo a Flashback”, ci spiega Giovanna Bacci di 800/900 Artstudio. “Partecipiamo a diverse fiere, come la Biennale di Firenze e Modenantiqaria, però a Flashback è la prima esperienza”. Lo stand della galleria labronica parte da una parete molto forte, aggressiva, che risponde in certa misura agli stavolgimenti storici del primo Novecento con artisti quali Renato Guttuso (Bagheria, 1911 - Roma, 1987), l’espressionista Lorenzo Viani (Viareggio, 1882 - Lido di Ostia, 1936), di cui la galleria espone due opere di notevole pregio, e Zoran Mušič (Boccavizza, 1909 - Venezia, 2005), presente con un’opera della serie Non siamo gli ultimi, a significare che l’orribile esperienza di Dachau continua, purtroppo, anche in altre parti del mondo.
In generale, 800/900 Artstudio propone uno stand che parte dal 1870, con Alberto Pasini, per arrivare al 1974 proprio con Zoran Mušič. Lo stand continua inoltre con opere dei macchiaioli (c’è anche un bel paesaggio di Giovanni Fattori, con il simbolismo, il divisionismo di un artista da riscoprire come Benvenuto Benvenuti (Livorno, 1881 - 1959) e quello di un grande nome come Gaetano Previati, e poi e ancora Gino Severini e Mario Sironi, capisaldi del Novecento italiano. Di Benvenuti spicca in particolare una delle opere più interessanti in fiera, La danza della morte, appartenente alla stagione simbolista del pittore livornese. “L’opera di Benvenuto Benvenuti La danza della morte, venne eseguita intorno al 1910”, ci racconta Bacci. “Benvenuti è stato un artista simbolista, un artista molto spirituale ed esoterico. L’opera venne compiuta nella casa che inventò lui stesso, la Casa di meditazione: è quindi una meditazione sulla morte che viene raffigurata in modo classico, con un mantello nero molto pesante punteggiato di pipistrelli; il fuoco evidenzia poi un’atmosfera tragica e drammatica. È un artista toscano, allievo ed erede testamentario di Vittore Grubicy”.
Alla domanda sull’andamento del mercato attuale delle opere di scuola toscana di fine Ottocento, che la galleria rappresenta, ci confessa che “va ancora bene, ma in questo periodo è ancora un po’ affaticato. Pensavo che si aprisse dopo questo periodo di pandemia, c’è tanto interesse, però non saprei se si possa definire positivo e al rialzo. Forse non ne siamo ancora usciti da questa pandemia, forse non ne usciremo mai. Comunque noi attraverso il sito lavoriamo lo stesso, ma è cambiato tutto. Probabilmente in questo periodo hanno avuto molto successo le aste, perché vendere in asta è più facile rispetto al nostro lavoro di galleria dove presentiamo e spieghiamo anche opere più complesse”.
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