A pochi mesi dalla sua apertura, SMAC – San Marco Art Centre, nuovo spazio artistico nel cuore di Venezia, annuncia la sua seconda esposizione: The Quantum Effect, in programma dal 5 settembre al 23 novembre 2025. Situato nelle Procuratie di Piazza San Marco, il nuovo centro culturale prosegue il suo percorso con una mostra co-curata da Daniel Birnbaum e Jacqui Davies e prodotta in collaborazione con OGR Torino. Il progetto si inserisce in una programmazione che coinvolge curatori e istituzioni internazionali, con l’obiettivo di rendere SMAC uno spazio espositivo al centro del dibattito culturale contemporaneo.
“Il programma espositivo di SMAC continua a mettere in luce l’inaspettato con The Quantum Effect, mostra ideata dai curatori Daniel Birnbaum e Jacqui Davies”, affermano Anna Bursaux, David Gramazio e David Hrankovic, Co-fondatori di SMAC. "Creando un ponte tra il mondo della scienza, dell’arte e del cinema, The Quantum Effect evidenzia la ricerca, il dialogo e la sperimentazione che definiscono la visione curatoriale di SMAC. Come ogni mostra di SMAC, anche questa è realizzata perseguendo un approccio collaborativo e in questa occasione è infatti, prodotta da SMAC e da OGR Torino".
“Così come la natura paradossale della fisica quantistica sconvolge la nostra comprensione della realtà”, sostengono Daniel Birnbaum e Jacqui Davies, curatori di The Quantum Effect, “abbiamo creato una mostra che sfida la natura e il significato delle cose: opere d’arte, film, esperimenti scientifici, teorie quantistiche e le loro rappresentazioni simboliche. Anche i ruoli distinti di curatore, produttore e artista vengono sovvertiti: esperimenti-installazioni e interventi concepiti dai curatori vengono esposti accanto a opere di artisti acclamati. Talvolta, fatto e finzione si fondono, protagonisti chiave della fisica quantica vengono rianimati e le linee temporali tradizionali trasformate in: ’Science Fiction’. In questo mondo straordinario, Davies assume il ruolo di artista, realizzando opere che strumentalizzano il cinema di fantascienza, la cultura popolare, i social media e molto altro, costruendo portali audiovisivi tra i mondi dell’arte, del cinema, della scienza, della filosofia e della magia”.
La mostra affronta le implicazioni visive e concettuali della teoria quantistica, con riferimenti a universi paralleli, teletrasporto, materia oscura, supersimmetria e viaggi nel tempo. Le opere selezionate si intrecciano in una narrazione che attinge tanto alle scienze contemporanee quanto alla fantascienza e alla cultura popolare. L’allestimento mira a creare una vera esperienza quantistica, mescolando esperimenti scientifici, immagini speculative e riferimenti letterari.
Il percorso espositivo si ispira al romanzo Locus Solus di Raymond Roussel, evocato come modello per la creazione di ambienti narrativi in successione. All’interno del centro, la mostra si sviluppa lungo un corridoio di oltre 80 metri e 16 sale, disposte simmetricamente attorno all’opera Oil VII (2007) di Isa Genzken. La simmetria spaziale rimanda al concetto di supersimmetria e struttura il percorso come un sistema di mondi paralleli, in cui le opere si specchiano e si moltiplicano.
Uno degli elementi centrali dell’esposizione è proprio la logica del doppio: ogni opera è accompagnata da una “gemella”, un’opera corrispettiva, talvolta quasi identica, che ne richiama forme, temi o materiali. Le installazioni e i lavori esposti offrono molteplici livelli di lettura e interrogano i concetti di identità, trasformazione e simultaneità.
Tra gli artisti presenti figurano nomi fondamentali del panorama contemporaneo e del Novecento: Dara Birnbaum, Isa Genzken, Jeff Koons, Mark Leckey, Marcel Duchamp/Man Ray, John McCracken, Tomás Saraceno e Sturtevant. Ogni intervento si colloca all’interno di un sistema di rimandi e relazioni, sia visive che teoriche, in dialogo con gli assunti della fisica e con le narrazioni speculative della fantascienza.
Tomás Saraceno partecipa con due opere della serie Hybrid Webs, installazioni che incorporano ragnatele all’interno di teche trasparenti. La loro struttura evoca una cosmologia fatta di relazioni tra sistemi sensoriali e connessioni tra specie e pianeti, in un’ottica intergalattica e multispecie. Mark Leckey presenta To the Old World (Thank You for the Use of Your Body) (2021–22), una video-installazione in cui il protagonista attraversa una membrana trasparente, suggerendo un passaggio da un universo a un altro. Jeff Koons espone invece One Ball 50/50 Tank (Spalding Dr. J Silver Series)(1985), teca contenente un pallone da basket sospeso in perfetto equilibrio tra liquidi di densità variabile, realizzata in collaborazione con il fisico teorico Richard Feynman.
In Technology/Transformation: Wonder Woman(1978–79), Dara Birnbaum decompone e ricompone l’iconografia della supereroina mentre attraversa le soglie tra identità umana e alter ego, evocando dinamiche di teletrasporto e mutazione. L’opera è costruita a partire da una rielaborazione di frame televisivi, in un loop continuo che amplifica l’effetto di transizione. Un’altra presenza importante è quella di John McCracken, le cui sculture minimali rimandano al celebre monolite di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. L’artista stesso ne suggeriva un’origine extraterrestre, in linea con il carattere enigmatico e perturbante delle forme.
Uno dei riferimenti ricorrenti nella mostra è Marcel Duchamp, presente con Glissière contenant un moulin à eau (en métaux voisins) (“Glider Containing a Water Mill [in Neighboring Metals]”) (1913–15), documentata da una fotografia del 1923 realizzata da Man Ray. L’immagine, che ritrae Duchamp sdraiato dietro la sua prima opera in vetro, funge da griglia concettuale per diverse opere esposte, in particolare per i lavori cinematografici di Jacqui Davies. Le sue installazioni utilizzano una struttura semicircolare, che richiama quella del “glider” duchampiano, per proiettare filmati d’archivio, immagini di computer quantistici, elementi visivi di fantascienza e musica, come se si trattasse di scorci visti attraverso una lente quantistica.
Il tributo a Duchamp continua con Duchamp descendant l’escalier (1992) di Sturtevant, artista nota per il suo lavoro di replica e rilettura. In questa opera, il riferimento alla simultaneità è centrale: l’artista appare in stati e luoghi diversi, in una moltiplicazione identitaria che richiama le possibilità teoriche della fisica quantistica.
SMAC, inaugurato nel maggio 2025 in concomitanza con la Biennale Architettura, ha già presentato due monografiche su Harry Seidler e Jung Youngsun. La nascita del centro è stata resa possibile da un accordo con Generali, proprietaria delle Procuratie, che ha affidato il restauro dell’edificio a David Chipperfield. L’intervento ha trasformato l’immobile in un centro culturale accessibile, aperto al pubblico per la prima volta dopo cinque secoli. Al terzo piano delle Procuratie si trova anche The Home of The Human Safety Net, progetto sociale che ospita il percorso interattivo A World of Potential. Lo spazio accompagna i visitatori alla scoperta dei propri punti di forza, mettendoli in relazione con le attività della fondazione.
Titolo mostra | The Quantum Effect | Città | Venezia | Sede | Procuratie | Date | Dal 05/09/2025 al 23/11/2025 | Artisti | Artisti vari | Curatori | Daniel Birnbaum, Jacqui Davies | Temi | Arte contemporanea, Venezia |