Esodo Pratelli a Lugo, una mostra tra Futurismo, Novecento e sperimentazione


Dal 7 dicembre 2025 al 25 gennaio 2026, le Pescherie della Rocca di Lugo ospitano una retrospettiva di Esodo Pratelli, artista lughese (1892-1983), con dipinti, ceramiche e disegni che attraversano le principali fasi della sua produzione, dal simbolismo agli esiti più recenti del dopoguerra.

Dal 7 dicembre 2025 al 25 gennaio 2026 le Pescherie della Rocca di Lugo (Ravenna) ospitano la mostra Esodo Pratelli. Un ritorno a casa. Dipinti, ceramiche e disegni dal Futurismo al “Novecento” ad un’ultima sorprendente stagione, a cura di Elena Pontiggia e Massimiliano Fabbri, con la collaborazione di Rita Romeo e Marco Pratelli. L’inaugurazione si terrà sabato 6 dicembre alle ore 18.00. La rassegna propone circa sessanta opere tra dipinti, ceramiche e disegni, rappresentando un’intera sintesi del percorso dell’artista lughese Esodo Pratelli (Lugo, 1892 – Roma, 1983). Il percorso espositivo segue un andamento cronologico, pur articolandosi anche per temi e generi, evidenziando la continuità e le trasformazioni della produzione dell’artista. Dall’esordio simbolista agli autoritratti giovanili del 1910 e del 1913, la mostra ripercorre la breve ma importante stagione futurista di Pratelli, comprendente i bozzetti per L’Aviatore Dro realizzati per il cugino musicista Francesco Balilla Pratella, apprezzati da Marinetti. Gli anni venti segnano l’adesione al Novecento italiano, con opere come Estate del 1930, mentre la fase successiva, a partire dagli anni cinquanta, evidenzia nature morte domestiche e paesaggi della metà degli anni sessanta, tra realismo e stile non finito, indicando una continuità tra tradizione e aggiornamento rispetto alla pittura contemporanea del dopoguerra.

La mostra mette in luce il rapporto di Pratelli con i principali movimenti artistici italiani e internazionali. Dalle avanguardie al ritorno all’ordine, fino alle elaborazioni postbelliche, le opere documentano un dialogo tra pittura figurativa e tendenze informali, con un equilibrio tra tradizione e innovazione. Nelle nature morte degli anni Cinquanta, come le Pannocchie del 1956, emergono gestualità liberatorie, tavolozze intense e materie pittoriche espressive, indicative di una lettura personale delle esperienze artistiche internazionali, dall’arte astratta all’informale fino al naturalismo di matrice padana teorizzato da Francesco Arcangeli. Il percorso espositivo analizza anche i generi tradizionali della pittura: ritratto, figura, paesaggio e natura morta. Il paesaggio, presente sin dai tetti lughesi del 1914 fino alla prima neve del 1965, rappresenta uno dei temi più ricorrenti, soggetto a continui cambiamenti stilistici. Pratelli sperimenta e assimila le lezioni di Carrà, Campigli e De Pisis, integrando elementi poetici e soluzioni pittoriche moderne, fino a composizioni che richiamano l’informalismo e l’ultimo naturalismo. La figura e gli affetti familiari si alternano a temi di monumentale solidità novecentesca, con corpi e volti che mantengono una riconoscibilità unita a variazioni stilistiche.

Esodo Pratelli, Bozzetto per l’aviatore Dro (1913; acquarello e tempera su cartone, 29x34 cm; Collezione privata)
Esodo Pratelli, Bozzetto per l’aviatore Dro (1913; acquarello e tempera su cartone, 29x34 cm; Collezione privata)
Esodo Pratelli, La lettrice (1934; disegno, matita su carta, 39x50 cm; Collezione privata)
Esodo Pratelli, La lettrice (1934; disegno, matita su carta, 39x50 cm; Collezione privata)
Esodo Pratelli, Maternità (1922; olio su tela, 71x43,5 cm; Collezione privata)
Esodo Pratelli, Maternità (1922; olio su tela, 71x43,5 cm; Collezione privata)

La sezione dedicata alla ceramica espone piatti e vasi decorati con gusto liberty, segnalando la costante ricerca di Pratelli nella sperimentazione dei materiali e delle tecniche. La rassegna si conclude nella Torre del Soccorso, dove una quadreria raccoglie disegni e studi preparatori, mostrando la capacità dell’artista di alternare linee decorative e ritmate, monumentalità dei corpi e intimità dei ritratti. I restauri, affidati ad Angela Cerreta e Marco Pratelli per i dipinti, e a Chiara Fornaciari da Passano per le opere su carta, hanno permesso di restituire alle opere qualità e leggibilità ottimali, consentendo una lettura completa delle diverse fasi della produzione. L’esposizione evidenzia le costanti della ricerca di Pratelli, i cambi di direzione e la partecipazione ai principali dibattiti artistici del suo tempo, restituendo un quadro complesso, articolato e coerente della carriera di un artista che ha saputo intrecciare tradizione, innovazione e sperimentazione.

Esodo Pratelli. Un ritorno a casa offre così una visione organica della produzione dell’artista lughese, mettendo in risalto la varietà dei generi, delle tecniche e dei temi affrontati lungo l’intera carriera. Dai primi esperimenti simbolisti agli interventi futuristi, passando per il Novecento italiano e le elaborazioni del dopoguerra, la mostra consente di osservare la continuità del linguaggio pittorico di Pratelli e le sue aperture verso nuove soluzioni formali e cromatiche. Il risultato è un’esposizione che documenta la carriera di un artista inserito nel proprio contesto storico, attento alle novità e alle correnti artistiche, senza perdere il contatto con il proprio territorio e con la propria formazione iniziale. Pratelli emerge come figura di sintesi tra sperimentazione e continuità, offrendo al pubblico un percorso espositivo articolato, coerente e capace di illustrare la complessità della sua produzione tra simbolismo, Futurismo, Novecento e la pittura del dopoguerra.

Esodo Pratelli, Ritratto di donna (1934; matita su carta, 34x49 cm; Collezione privata)
Esodo Pratelli, Ritratto di donna (1934; matita su carta, 34x49 cm; Collezione privata)
Esodo Pratelli, Serenità intima (1930; olio su tela, 56x51 cm; Collezione privata)
Esodo Pratelli, Serenità intima (1930; olio su tela, 56x51 cm; Collezione privata)

Note sull’artista

Esodo Pratelli è stato una figura rilevante della pittura italiana della prima metà del Novecento, attivo anche come scenografo teatrale, regista e sceneggiatore cinematografico. Dopo aver frequentato il ginnasio e la Scuola Comunale di Disegno e Plastica di Lugo, fondata da Domenico Visani, ottenne una borsa di studio triennale con il concorso Compagnoni che gli permise di iscriversi alla Scuola d’Arte di via Ripetta a Roma, dove si diplomò nel 1912. Completò la formazione all’Accademia di Francia a Villa Medici. Giovane, fu attratto dalle suggestioni simboliste di Klimt e Beardsley, per poi avvicinarsi al Futurismo tra il 1913 e il 1914, durante un lungo soggiorno a Parigi dove frequentò Severini, conobbe Gris e Delaunay e assistette alla personale di Boccioni, di cui divenne amico. In questo periodo realizzò scenografie e costumi per l’opera musicale L’Aviatore Drodi Francesco Balilla Pratella, che debuttò a Lugo nel 1920, e i suoi bozzetti ricevettero l’apprezzamento di Marinetti. Pur al fronte nel 1917, partecipò all’Esposizione Interregionale d’Arte di Lugo. Trasferitosi a Milano nel 1919, negli anni venti aderì al Novecento Italiano, in particolare vicino a Sironi e Funi, mantenendo rapporti con Rambelli e partecipando alla fondazione della Corporazione delle Arti Plastiche insieme a Carrà e Soffici. Nel 1926 fu nominato docente e successivamente direttore della Scuola d’Arte Applicata del Castello Sforzesco; l’anno successivo divenne segretario del Sindacato Fascista Belle Arti di Milano. Partecipò a mostre nazionali e internazionali, tra cui Biennali di Venezia (1928-1934) e Quadriennale di Roma (1931), e firmò nel 1934, insieme a Sironi, Martini e Campigli, un manifesto contro il sistema espositivo e mercantile dell’arte.

Nel 1935 si trasferì a Roma, dedicandosi al cinema. Entrò nel 1936 alla Direzione generale della cinematografia e curò la regia di film come Pia de’ TolomeiSe non son matti non li vogliamo e A che servono questi quattrini? con Eduardo e Peppino De Filippo. Alcuni progetti furono interrotti, come il film poi completato da Vittorio De Sica con il titolo La porta del cielo. Nonostante il distacco temporaneo dalla pittura, vi tornò regolarmente nel dopoguerra, realizzando anche documentari sulle arti figurative. Nel 1978 il Comune di Lugo gli dedicò una mostra antologica a Palazzo Trisi. Opere di Pratelli sono presenti in musei nazionali e internazionali, oltre che in collezioni pubbliche e private. Nel 2025, una grande antologica presso il Centro Culturale di Milano ha accompagnato la pubblicazione della monografia Esodo Pratelli. Dal Futurismo al “Novecento” e oltre di Elena Pontiggia (Silvana Editoriale), la più completa sull’artista, con carteggi inediti e analisi approfondite. Pontiggia evidenzia la raffinatezza della ricerca di Pratelli, l’attenzione ai toni intimi e alla natura, presente in tutti i suoi lavori, dai paesaggi alle composizioni più riservate.

“I suoi temi confidenziali, i suoi paesaggi urbani e i suoi paesaggi senza aggettivi, hanno troppo valore per essere relegati nella Scatola delle cose dimenticate, il titolo di un quadro del 1967, che è anche una trasparente metafora della sua vicenda espressiva”, sottolinea l’autrice.

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraEsodo Pratelli. Un ritorno a casa. Dipinti, ceramiche e disegni dal Futurismo al “Novecento” ad un’ultima sorprendente stagione
CittàLugo
SedePescherie della Rocca
DateDal 07/12/2025 al 25/01/2026
ArtistiEsodo Pratelli
CuratoriElena Pontiggia, Massimiliano Fabbri
TemiFuturismo, Arte del Novecento

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