Nel 2026 la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo concentrerà l’intera programmazione annuale sul tema dell’educazione, intesa come processo di apprendimento condiviso e come strumento di emancipazione e trasformazione sociale. Il progetto, sviluppato sotto la direzione di Lorenzo Giusti, prende il titolo di Pedagogia della speranza e si ispira al lascito teorico del pedagogista brasiliano Paulo Freire, proponendone una rilettura aggiornata in relazione alle sfide culturali, tecnologiche e sociali del presente.
La scelta si inserisce in continuità con il percorso avviato nel biennio 2024–2025, durante il quale la GAMeC ha sperimentato nuovi formati curatoriali nei campi della produzione culturale e della valorizzazione del patrimonio. Progetti come Pensare come una montagna, dedicato a modalità decentrate, diffuse e partecipative del fare arte, e Galassia, percorso di rilettura condivisa e interdisciplinare della Collezione, hanno rappresentato tappe di un processo di ricerca propedeutico all’apertura della nuova sede museale. Nel 2026 l’educazione diventa così il terzo ambito strategico dell’attività del museo, assumendo un ruolo centrale nella definizione della sua identità futura.
Il programma nasce dalla consapevolezza di operare in un contesto attraversato da trasformazioni rapide, in cui le applicazioni tecnologiche producono forme sempre più pervasive di apprendimento indotto, spesso inconsapevole. In tale scenario, la capacità di affiancare a una cultura tecnico-scientifica una formazione umanistica in grado di interrogare la complessità del tempo presente appare una necessità crescente. Le domande che orientano l’intera progettualità riguardano le conoscenze e le competenze utili a comprendere e trasformare la realtà contemporanea, le pratiche pedagogiche capaci di sviluppare autonomia, responsabilità e pensiero critico, e il ruolo che processi dialogici e partecipativi possono assumere all’interno delle istituzioni museali.
Il riferimento a Paulo Freire, autore dell’espressione “pedagogia della speranza”, richiama una concezione dell’educazione come pratica di libertà fondata sul dialogo, sulla partecipazione e sulla responsabilizzazione dei soggetti coinvolti. A partire da questi presupposti, la GAMeC articolerà il programma 2026 in momenti di approfondimento, riflessione e confronto su diverse scale, dal locale al globale, coinvolgendo pubblici eterogenei per età, provenienza, formazione e linguaggi. Un ruolo centrale sarà svolto dalla collaborazione con realtà, organizzazioni e istituzioni attive nei campi dell’educazione museale, sociale, tecnico-scientifica e civica, con l’obiettivo di costruire una rete di pratiche condivise.
Fulcro dell’annualità sarà un ampio Public Program interdisciplinare, strutturato in incontri mensili pensati come occasioni di indagine e dialogo. Il palinsesto verrà comunicato progressivamente, seguendo un approccio che valorizza le riflessioni emerse nel corso dei mesi e favorisce un dialogo circolare tra le diverse iniziative. Il programma comprenderà interventi di esperti in ambito pedagogico, presentazioni e analisi di casi studio con rappresentanti di istituzioni museali internazionali e artisti impegnati nell’integrazione tra ricerca e pratica educativa, oltre a workshop dedicati alla sperimentazione di nuove metodologie e al consolidamento delle relazioni con il territorio. All’interno di questo quadro si colloca anche il coinvolgimento della Fondazione Dalmine, che contribuirà a sviluppare il dialogo tra cultura umanistica e cultura tecnico-scientifica come tema trasversale dell’intero programma. L’integrazione tra ricerca artistica, pratica educativa e saperi del lavoro rappresenta uno degli elementi chiave di una progettualità che guarda all’educazione come spazio di relazione e di costruzione condivisa della conoscenza.
Durante l’estate, il Palazzo della Ragione di Bergamo ospiterà un’installazione site-specific del collettivo Fosbury Architecture. L’intervento trasformerà gli ambienti tradizionalmente destinati alle mostre in uno spazio modulabile, pensato per accogliere pubblici diversi e adattarsi alle molteplici attività culturali previste nel corso dell’anno. Più che un dispositivo espositivo, il progetto si configura come una piattaforma attiva che invita a riflettere sull’educazione come pratica relazionale. La Sala delle Capriate assumerà così un ruolo simbolico e operativo, diventando un laboratorio permanente di sperimentazione, co-apprendimento e ricerca, in cui pratiche artistiche, educative e civiche convivranno quotidianamente.
Il programma espositivo del 2026 prevede inoltre due mostre nello Spazio Zero della GAMeC, entrambe nate dall’attivazione di esperienze educative e laboratoriali. Dal 26 febbraio al 6 settembre sarà presentato Eau, progetto dell’artista angolana-portoghese Ana Silva, nata a Calulo nel 1979. La mostra affronta il tema dell’accesso all’acqua potabile, una delle crisi più rilevanti del nostro tempo, attraverso un lavoro che intreccia pratica tessile, ricerca sociale e ambientale. Il progetto, realizzato in collaborazione con una rete di ricamatrici locali, prende forma a partire da opere tessili sulle quali l’artista invita le partecipanti a intervenire. Nella sua pratica, Silva affida inizialmente i soggetti da lei ideati a ricamatori angolani, per poi completare personalmente i lavori con decorazioni manuali. Il linguaggio del ricamo, tradizionalmente associato alla cura e alla memoria, viene utilizzato per rendere visibile una condizione in cui l’acqua rappresenta un privilegio.
Dal 1° ottobre al 24 gennaio lo Spazio Zero ospiterà il progetto site-specific di Selma Selman, artista e attivista nata a Bihać nel 1991, di origini romanì. Il lavoro di Selman si sviluppa in continuità con una ricerca che prende avvio da esperienze personali e familiari per indagare temi legati all’identità, alle gerarchie sociali e ai conflitti tra diverse forme di conoscenza. Al centro della sua pratica vi è il principio del “learn to unlearn”, imparare a disimparare, come strumento per mettere in discussione narrazioni ufficiali e valorizzare saperi orali e marginalizzati. Per l’artista, l’educazione rappresenta un mezzo di emancipazione e autodeterminazione, anche in contesti patriarcali come quello della sua comunità d’origine. In questa prospettiva si colloca la fondazione Get the Heck to School, istituita da Selman nel 2017 per sostenere economicamente l’accesso all’istruzione primaria delle bambine romanì.
Accanto alle mostre e al Public Program, nel 2026 proseguirà anche l’attività di Radio GAMeC, che inaugurerà un nuovo format dedicato all’educazione. Attraverso le voci di artiste, artisti, ricercatori e professionisti del settore della formazione, la radio proporrà dialoghi sulle pratiche educative e artistiche contemporanee, offrendo uno spazio di approfondimento e confronto aperto a prospettive diverse. Nel corso dell’anno, inoltre, un calendario articolato di laboratori, visite guidate e percorsi tematici, dedicati sia alle mostre temporanee sia alle Collezioni, coinvolgerà i visitatori in esperienze di apprendimento condiviso, rafforzando il ruolo della GAMeC come presidio educativo sul territorio. Nel suo complesso, il programma 2026 si configura come un passo ulteriore nel percorso di trasformazione del museo, che guarda all’educazione come ambito strutturante della propria attività culturale e istituzionale.
| Città | Bergamo | Sede | Varie sedi | Date | Nessuna data disponibile | Artisti | Selma Selman, Ana Silva | Temi | Musei, GAMeC di Bergamo, arte e pedagogia |
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