Hayez e il Romanticismo a Pontremoli con tre capolavori riuniti per la prima volta


A Pontremoli, per la prima volta, le tre versioni del celebre dipinto di Hayez “Pietro Rossi nel castello di Pontremoli” sono esposte insieme nel luogo dell’evento narrato, in un progetto che unisce arte, storia e territorio.

Dal 25 luglio al 2 novembre 2025, Pontremoli, cittadina incastonata nell’Appennino tosco-emiliano al crocevia tra Toscana, Emilia-Romagna e Liguria, ospita un evento espositivo di grande rilevanza. Nella Sala dei Sindaci del Palazzo Comunale, saranno presentate insieme, per la prima volta nella storia, le tre versioni del celebre dipinto Pietro Rossi nel castello di Pontremoli realizzate da Francesco Hayez (Venezia, 1791 – Milano, 1882), considerato uno dei principali interpreti del Romanticismo italiano. La mostra, curata da Valentina Ferrari, Paolo Lapi e Fernando Mazzocca, è organizzata dal Comune di Pontremoli e dalla Pinacoteca di Brera, con il patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Massa Carrara e del Museo delle Statue Stele Lunigianesi. Collaborano inoltre l’Accademia di Brera e la Banca d’Italia, che hanno contribuito all’eccezionale ricongiungimento delle opere prestando le tele conservate nelle rispettive collezioni.

L’iniziativa si inserisce nell’ambito del nuovo progetto La Grande Brera in tour, ideato dalla Pinacoteca di Brera e volto a riallestire, in contesti storicamente significativi, opere che hanno subito spoliazioni o che raccontano episodi profondamente legati a determinati luoghi. Come ha sottolineato Angelo Crespi, Direttore Generale della Pinacoteca di Brera, della Biblioteca Braidense e di Palazzo Citterio, la mostra “vuole ricongiungere le opere ai luoghi che erano i siti destinati alla loro collocazione originaria risarcendo in tal modo, seppur temporaneamente, la sottrazione effettuata durante le requisizioni napoleoniche oppure, come in questo caso, riallestendo le ambientazioni sceniche rappresentate in esse. Un modo definitivo per realizzare l’idea del museo diffuso”.

Francesco Hayez, Pietro Rossi (1818-1820; olio su tela, 131 x 157,5 cm; Milano, Pinacoteca di Brera)
Francesco Hayez, Pietro Rossi (1818-1820; olio su tela, 131 x 157,5 cm; Milano, Pinacoteca di Brera)
Francesco Hayez, Pietro Rossi di Parma che partecipa alla moglie il decreto del Senato veneto da cui è chiamato a generale delle sue forze di terra (1850; olio su tela, 118 x 147,5 cm; Collezione Banca d’Italia)
Francesco Hayez, Pietro Rossi di Parma che partecipa alla moglie il decreto del Senato veneto da cui è chiamato a generale delle sue forze di terra (1850; olio su tela, 118 x 147,5 cm; Collezione Banca d’Italia)
Francesco Hayez, Pietro Rossi di Parma che partecipa alla moglie il decreto del Senato veneto da cui è chiamato a generale delle sue forze di terra (1850-1855; olio su tela, 122 x 150 cm; Milano, Accademia di Belle Arti di Brera)
Francesco Hayez, Pietro Rossi di Parma che partecipa alla moglie il decreto del Senato veneto da cui è chiamato a generale delle sue forze di terra (1850-1855; olio su tela, 122 x 150 cm; Milano, Accademia di Belle Arti di Brera)

Pontremoli, nella fattispecie, rappresenta il contesto originario della vicenda raffigurata da Francesco Hayez nei suoi tre dipinti. L’episodio si svolse il 13 giugno 1336, quando la città, occupata dalla famiglia Rossi, nobile casata parmense, fu assediata dagli Scaligeri guidati da Simone da Correggio. Pietro Rossi, appartenente al casato, si trovava nel castello di Pontremoli con la moglie Ginetta de’ Fieschi e le figlie, dopo che gli Scaligeri avevano occupato gran parte dei domini della sua famiglia. Durante questo periodo di resistenza, Pietro ricevette una proposta dal doge Francesco Dandolo: il Senato della Repubblica di Venezia gli chiedeva di prendere il comando dell’esercito della Serenissima per contrastare l’espansione degli Scaligeri. Nonostante le suppliche della moglie e delle figlie, Rossi accettò l’incarico, lasciando Pontremoli per raggiungere prima Firenze, alleata di Venezia, e successivamente Venezia stessa, dove il primo ottobre ricevette il vessillo dell’esercito veneziano dalle mani del doge.

Questo passaggio, in cui l’obbligo civico e militare prevale sull’affetto familiare, fu il nucleo tematico che colpì Francesco Hayez. L’artista, nato nel 1791 e scomparso nel 1882, ne fece uno dei momenti centrali della propria produzione pittorica, affascinato dal contrasto tra dovere e sentimenti privati. La scelta di raccontare una storia all’epoca poco nota riflette l’interesse di Hayez per la rievocazione del passato storico come mezzo per esplorare tensioni morali ed emotive, elemento distintivo dell’arte romantica.

Il primo dei tre dipinti fu realizzato nel 1820 ed esposto nello stesso anno alla mostra annuale dell’Accademia di Brera. L’opera ottenne un tale successo da essere considerata il punto di avvio del Romanticismo pittorico in Italia. È oggi parte delle collezioni ottocentesche della Pinacoteca di Brera. Trent’anni dopo, nel 1850, Hayez tornò sullo stesso tema, proponendo una nuova versione del soggetto, oggi conservata nella collezione d’arte della Banca d’Italia. Questo secondo lavoro presenta una resa compositiva e cromatica più matura e consapevole, frutto dell’esperienza accumulata dal pittore nel corso di decenni. Infine, la terza versione è un bozzetto preparatorio per la replica della seconda tela. Collocabile nella prima metà dell’Ottocento, il bozzetto fu donato dallo stesso Hayez all’Accademia di Brera, dove è tuttora conservato. Nonostante le sue dimensioni ridotte e il carattere di studio, l’opera mostra già in nuce l’impostazione drammatica e la forza narrativa che caratterizzeranno le due versioni maggiori.

Riunire questi tre dipinti in un unico spazio e nel luogo stesso in cui si svolsero i fatti narrati non ha solo un valore artistico, ma rappresenta anche un’occasione di rilettura storica. Come ha dichiarato Jacopo Maria Ferri, Sindaco di Pontremoli, “il legame con Francesco Hayez oggi si consolida e trova il suo coronamento più concreto ed esemplare nella nostra Sala dei Sindaci, ormai trasformata in un vero e proprio spazio espositivo per eccellenza. La Pinacoteca di Brera, l’Accademia di Brera e la Banca d’Italia hanno generosamente dato in prestito tre opere di grandissimo prestigio, valore e bellezza, facendo sì che nella nostra città si possano ammirare, riunite insieme per la prima volta nello stesso luogo dove avvenne l’episodio loro ispiratore, le tre versioni dell’opera fondamentale nel percorso artistico di Hayez: Pietro Rossi nel castello di Pontremoli”.

L’evento si configura quindi come una tappa importante sia per la valorizzazione del patrimonio artistico del Romanticismo, sia per la promozione di un modello culturale che tiene conto della dimensione territoriale e storica delle opere. La mostra non solo vuole documentare l’evoluzione stilistica e narrativa di Hayez nell’arco di tre decenni, ma anche rivolgere l’invito a un confronto tra i linguaggi pittorici, le scelte compositive e i riferimenti culturali che ciascuna versione incarna. “Con questa mostra”, dice il curatore Fernando Mazzocca, “abbiamo voluto realizzare un affascinante e stimolante percorso nella pittura storica di Hayez riconsiderata, attraverso questo particolare tema, nella sua evoluzione relativamente anche allo svolgimento delle vicende risorgimentali, di cui l’artista celebrato da Giuseppe Mazzini è stato testimone e interprete”.

All’interno della Sala dei Sindaci, le opere sono allestite in modo da permettere un dialogo visivo e tematico tra le diverse versioni, offrendo al pubblico strumenti per cogliere le variazioni, i rimandi e le costanti. Si tratta di un’occasione rara per analizzare da vicino il processo creativo di un maestro dell’Ottocento, immergendosi al contempo in una vicenda storica che, pur essendo di nicchia, assume significati universali. La mostra, accompagnata da un catalogo Dario Cimorelli Editore, sarà visitabile fino al 2 novembre 2025 e si propone come appuntamento di riferimento nell’ambito delle celebrazioni e delle riflessioni sull’arte romantica in Italia. L’allestimento a Pontremoli dimostra come anche i piccoli centri possano diventare luoghi di alta cultura, capaci di attrarre pubblico e attenzione mediatica grazie a un’offerta espositiva rigorosa e innovativa.


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