Com'era Roma nel 1350: ai Mercati di Traiano la mostra sulla città medievale


Dal 9 ottobre 2025 al 1° febbraio 2026 ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali, la mostra 1350. Il Giubileo senza papa racconta l’Anno Santo del Trecento e la Roma medievale tra arte, fede e storia, nel segno di Bonifacio VIII, Cola di Rienzo, Petrarca e la lunga assenza del papato.

In chiusura del Giubileo 2025, a Roma i Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali ospitano dal 9 ottobre 2025 al 1° febbraio 2026 la mostra 1350. Il Giubileo senza papa, un percorso espositivo che invita a riscoprire la Roma del Medioevo, tra devozione, arte, politica e società. Curata da Claudio Parisi Presicce, Nicoletta Bernacchio, Massimiliano Munzi e Simone Pastor, la mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura.

L’esposizione riunisce circa sessanta opere, tra statue, dipinti, epigrafi, monete, sigilli, manoscritti, bassorilievi, oggetti devozionali e rari documenti storici. Molti di questi reperti, mai mostrati al pubblico, provengono da importanti istituzioni italiane e internazionali, oltre che dalle collezioni capitoline. Allestita nella Grande Aula al piano terra dei Mercati di Traiano, la mostra si articola in otto sezioni tematiche che raccontano la complessa stagione del secondo Giubileo della storia, celebrato nel 1350 in un momento di transizione per la città, priva della presenza del pontefice.

Il percorso si apre con la figura di Bonifacio VIII Caetani, promotore del primo Giubileo nel 1300. La sua famiglia era proprietaria del Castello delle Milizie, con l’imponente Torre edificata tra XII e XIII secolo inglobando i Mercati di Traiano. Lo stemma del pontefice compare sulle antiche misure per l’olio e il vino utilizzate dal Comune di Roma, istituito nel 1143, per garantire la regolarità dei commerci. Tra le testimonianze più rare dei simboli della città medievale si trova la pianta di Roma a forma di leone, contenuta nel Liber Ystoriarum Romanorum, codice di fine Duecento – inizio Trecento, presente in mostra con una riproduzione.

Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra

La notizia del “perdono generale” del 1300 ebbe un’eco straordinaria, attirando pellegrini da tutto il mondo cristiano. A documentarlo è l’epigrafe commemorativa di Roccalanzona, nel Parmense, esposta in mostra come testimonianza diretta del primo Giubileo. Con la morte di Bonifacio VIII si apre la cosiddetta “Cattività avignonese” (1309–1377), durante la quale sette pontefici francesi risiedettero ad Avignone, nel sontuoso Palais des Papes, di cui è presentato un modellino ligneo. Nonostante le tensioni e la crisi economica del periodo, la produzione artistica fu vivace: ne è esempio l’affresco della Santissima Trinità della metà del Trecento, proveniente dalla chiesa di San Salvatore delle Tre Immagini nel rione Monti e oggi al Museo di Roma, una delle più antiche raffigurazioni di questo tema iconografico, introdotto da papa Giovanni XXII nel 1334.

Il nucleo centrale della mostra è dedicato al Giubileo del 1350, con l’elezione di Clemente VI, al quale il Comune di Roma inviò un’ambasceria per invitarlo a tornare in città e ad anticipare il nuovo Anno Santo. Il pontefice non riportò la Curia a Roma, ma concesse comunque il Giubileo, riducendo l’intervallo tra le celebrazioni da cento a cinquanta anni. In esposizione è visibile un frammento dell’epigrafe della statua dedicata a Clemente VI dal complesso ospedaliero di Santo Spirito in Sassia, unico resto della scultura oggi perduta.

La mostra ricostruisce il ruolo determinante della città di Roma nell’organizzazione dell’evento. Nobiltà, popolo, autorità ecclesiastiche e istituzioni comunali collaborarono per accogliere i pellegrini, garantendo un’efficienza rara per l’epoca. In quegli anni erano attivi circa trenta ospedali, tra cui quello di San Giacomo in Augusta, fondato nel 1339 per iniziativa del cardinale Pietro Colonna. In mostra è esposto il calco dell’epigrafe di fondazione, proveniente dal Museo Storico dell’Arte Sanitaria di Roma.

Il 1348 segnò una tragedia: la Peste Nera devastò la città. Tra le opere più significative si trova la statua in marmo dell’Arcangelo Michele, invocato come protettore contro la peste, raffigurato nell’atto di trafiggere il drago, prestito dall’antico Ospedale di San Giovanni in Laterano. L’anno successivo, nella notte tra il 9 e il 10 settembre 1349, Roma fu colpita da un violento terremoto che danneggiò gravemente edifici simbolo come la Torre delle Milizie e la Torre dei Conti, entrambe private delle sommità.

Parallelamente all’ambasceria comunale inviata ad Avignone, un’altra delegazione partì sotto la guida di Cola di Rienzo, figura carismatica e controversa destinata a dominare la scena politica romana. La mostra dedica ampio spazio al tribuno, rappresentato da opere ottocentesche che ne illustrano la parabola pubblica e il mito postumo: il grande dipinto di Carlo Felice Biscarra dai Musei Reali di Torino raffigura Cola di Rienzo che arringa il popolo; un bassorilievo in gesso di Ettore Ferrari, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, mostra l’episodio di Frate Acuto che annuncia a Cola di Rienzo la resa di Francesco dei Prefetti di Vico; mentre un disegno di Palagio Pelagi, dalla Galleria Carlo Virgilio di Roma, lo ritrae intento a spiegare ai cittadini le antiche epigrafi. In mostra figurano anche due monete provenienti dagli scavi del Mausoleo di Augusto, battute dal Senato nella prima metà del Trecento, e due denari emessi durante il Tribunato di Cola di Rienzo, concessi dalla Biblioteca Apostolica Vaticana.

Una sezione è dedicata alla Roma sognata e idealizzata, al centro delle Mirabilia, le leggende medievali riprese negli scritti di Francesco Petrarca. Tra queste, quella del Globo in bronzo dorato che sormontava l’obelisco Vaticano, creduto l’urna delle ceneri di Giulio Cesare, e la “Visione di Augusto” scolpita sulla Lastra dell’Aracoeli, di cui è esposto il calco frontale. Davanti a quella lastra, Cola di Rienzo depose le insegne tribunizie dopo la vittoria sui Colonna nel 1347.

Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra

I pellegrini, veri protagonisti del Giubileo, percorrevano lunghi viaggi per raggiungere Roma, riconoscibili dal corto mantello, dal bordone e dalla bisaccia, come nella placchetta in bronzo dorato del Museo Nazionale del Bargello o nella scultura del Ritorno del pellegrino accolto dall’abbraccio della moglie dal Musée Lorrain di Nancy. Portavano con sé insegne di pellegrinaggio, piccoli segni di devozione acquistati nei santuari: tra le più rare, due insegne in piombo da Chioggia con i santi Pietro e Paolo e quelle dai Fori Imperiali con san Nicola e san Michele.

Uno dei fulcri spirituali dell’esposizione è il tema delle reliquie, tesoro delle chiese romane. Tra queste spicca la Veronica, “vera icona” del volto di Cristo, simbolo del Giubileo del 1350, già venerata nel Duecento e custodita in San Pietro. È raffigurata su un ducato in oro emesso dal Senatus romano nel Trecento, proveniente dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, e nella statua di Santa Veronica, databile allo stesso periodo, dal Musée des Beaux-Arts di Digione. La mostra evoca anche i primi dibattiti sulla Sacra Sindone: la menzione più antica compare nei Problemata di Nicola d’Oresme, vescovo di Lisieux tra il 1377 e il 1382, presente con un raro codice quattrocentesco dalla Biblioteca Nazionale di Napoli.

L’ultima sezione è dedicata al ritorno del papa e della Curia a Roma nel 1377, con Gregorio XI e santa Caterina da Siena. La santa, rappresentata in una stampa ottocentesca dal Museo di Roma e nei modellini settecenteschi per la decorazione dell’abside della chiesa di Santa Caterina da Siena in via Giulia, custoditi dalla Venerabile Arciconfraternita omonima, accompagna il pontefice nel rientro in città. La mostra rievoca anche la storia della chiesa di Santa Caterina a Magnanapoli, costruita nel XVI secolo nell’area dei Mercati di Traiano, che accolse un convento di suore domenicane. Di questa fase restano le vedute di Ettore Roesler Franz, in mostra con un acquerello proveniente dal Museo di Roma in Trastevere.

Tra le scoperte più rilevanti presentate al pubblico figura un’epigrafe in tre frammenti che ricorda la donazione di un cittadino per la ricostruzione di due colonne dopo l’incendio del 1361 che devastò la basilica di San Giovanni in Laterano. Il reperto, creduto disperso, è stato identificato nei depositi capitolini e presentato per la prima volta in questa occasione.

La conclusione della mostra evoca la fine del Medioevo romano e l’avvio di una nuova epoca. Sullo sfondo dello scisma tra papato romano e filoavignonese, ricomposto solo nel 1417, emerge la figura di Jacopa dei Prefetti di Vico, giovane nobildonna data in sposa ad Andrea Tomacelli, fratello di papa Bonifacio IX. Il suo sarcofago, conservato ai Musei Capitolini, è esposto in mostra come testimonianza della vita privata e politica del tempo. Con Bonifacio IX, salito al soglio nel 1389, si chiude l’epoca del Comune medievale: il pontefice ristabilì l’autorità papale, ponendo fine all’autonomia comunale che Roma aveva conquistato nel secolo precedente.

La mostra 1350. Il Giubileo senza papa offre così uno sguardo complessivo su una Roma segnata da eventi drammatici ma anche da straordinaria vitalità culturale, restituendo attraverso opere, documenti e testimonianze il volto della città che, anche in assenza del papa, seppe farsi cuore pulsante della cristianità e crocevia di arte, fede e storia.

Informazioni sulla mostra

Titolo mostra1350. Il Giubileo senza papa
CittàRoma
SedeMercati di Traiano
DateDal 09/10/2025 al 01/02/2026
CuratoriClaudio Parisi Presicce, Nicoletta Bernacchio, Massimiliano Munzi, Simone Pastor
TemiRoma, Arte medievale, Arte antica

Se ti è piaciuto questo articolo abbonati a Finestre sull'Arte.
al prezzo di 12,00 euro all'anno avrai accesso illimitato agli articoli pubblicati sul sito di Finestre sull'Arte e ci aiuterai a crescere e a mantenere la nostra informazione libera e indipendente.
ABBONATI A
FINESTRE SULL'ARTE


Commenta l'articolo che hai appena letto






Per inviare il commento devi accedere o registrarti.
Non preoccuparti, il tuo commento sarà salvato e ripristinato dopo l’accesso.



MAGAZINE
primo numero
NUMERO 1

SFOGLIA ONLINE

MAR-APR-MAG 2019
secondo numero
NUMERO 2

SFOGLIA ONLINE

GIU-LUG-AGO 2019
terzo numero
NUMERO 3

SFOGLIA ONLINE

SET-OTT-NOV 2019
quarto numero
NUMERO 4

SFOGLIA ONLINE

DIC-GEN-FEB 2019/2020
Finestre sull'Arte