Pisa, a Palazzo Blu aprono i nuovi allestimenti della collezione permanente


Pisa, Palazzo Blu inaugura i nuovi allestimenti della collezione permanente della Fondazione Pisa, la prestigiosa raccolta di opere dal Trecento al Settecento che documentano cinque secoli di arte a Pisa.

A Pisa, Palazzo Blu ha presentato oggi il nuovo allestimento della collezione permanente con le opere della Fondazione Pisa, curato dallo studio architettonico PanStudio di Cesare Mari, già responsabile di diversi allestimenti delle mostre temporanee dell’istituto: gli spazi sono stati rinnovati, è stato inaugurato il nuovo ingresso del museo con affaccio sulla città, e le opere sono state disposte su di un nuovo percorso attraverso cinque secoli di arte pisana. E ancora, installati nuovi pannelli, le opere ricevono luce da un nuovo impianto di illuminazione, e si potrà vedere la nuova collocazione delle opere della raccolta ideata con l’obiettivo di realizzare una turnazione di quelle esposte. La riapertura al pubblico degli spazi nuovi al secondo piano di Palazzo Blu è fissata per il 30 settembre 2021.

La collezione di Palazzo Blu, una delle più importanti della Toscana, si pone come una raccolta concepita per avere un forte legame col territorio: sono rappresentati grandi artisti di Pisa o che hanno lavorato in città lungo i secoli, come Nino Pisano, Benozzo Gozzoli, Aurelio Lomi, Orazio Gentileschi, Artemisia Gentileschi, Giovanni Battista Tempesti, in un allestimento che segue le vicende delle arti a Pisa in ordine cronologico. Il pubblico può ammirare queste opere dal 2007, anno in cui si è concluso il recupero di Palazzo Blu, consentendo l’apertura di un polo espositivo da oltre 800 metri quadri, con gli ambienti al pianterreno dedicati alle fortunate mostre temporanee e alla sezione archeologica e medievale, quelli al primo piano per la dimora nobiliare la collezione Simoneschi, e i locali al secondo piano per la collezione permanente della Fondazione Pisa. Il rinnovato allestimento è dunque una nuova tappa di questo recupero che ha restituito a Pisa un patrimonio molto prezioso.

I nuovi allestimenti della collezione permanente di Palazzo Blu
I nuovi allestimenti della collezione permanente di Palazzo Blu
I nuovi allestimenti della collezione permanente di Palazzo Blu
I nuovi allestimenti della collezione permanente di Palazzo Blu
I nuovi allestimenti della collezione permanente di Palazzo Blu
I nuovi allestimenti della collezione permanente di Palazzo Blu

Il percorso

Il nuovo percorso della collezione permanente della Fondazione Pisa a Palazzo Blu comincia, dopo aver attraversato la nuovissima terrazza che dà sui Lungarni, con una grande sala dedicata al Trecento: il pubblico ha modo di vedere i fondi oro, a partire da un San Giovanni Battista di Cecco di Pietro (Pisa, documentato dal 1371 al 1402), protagonista della pittura pisana del secondo Trecento, parte di un polittico smembrato. La tavola è affiancata a dipinti di Agnolo Gaddi (Firenze, documentato dal 1369 al 1396), del senese Taddeo di Bartolo che fu a lungo attivo a Pisa, a una singolare bandinella processionale opistografa di Francesco Neri da Volterra (Volterra, documentato dal 1338 al 1376), e a due rare tavole del Maestro di San Silvestro (o “di Beffi”; Abruzzo, attivo tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo), artista estraneo alle vicende pisane (un unicum in tutto il percorso), ma esposto proprio in virtù della sua rarità e per il fatto che è stato oggetto di recenti recuperi critici. Poco lontano, un affresco staccato di Getto di Jacopo (Pisa, documentato dal 1396 al 1405), proveniente dalla chiesa di San Felice e Regolo (oggi non più esistente) documenta un altro pittore molto raro che lavorò a Pisa tra Tre e Quattrocento, e di cui resta un’unica opera firmata, conservata al Museo Nazionale. Di fianco, il pubblico può ammirare il rilievo ligneo col Cristo in pietà di Nino Pisano, a rappresentare dunque uno dei maggiori scultori pisani di sempre. Presente anche un singolare e raro confronto tra lo splendido Polittico di Agnano di Cecco di Pietro (così chiamato in quanto un tempo conservato nella chiesa di San Gerolamo di Agnano, piccolo borgo nei pressi di San Giuliano Terme), con la replica esatta che fu eseguita nel 1936 da uno dei più grandi falsari del XX secolo, Federico Icilio Joni (Siena, 1866 - 1946).

La successiva sala del Quattrocento ricostruisce invece le vicende del Camposanto monumentale nel XV secolo, attraverso due opere: la prima è una tavola di Vincenzo Foppa (Brescia, 1427 circa - 1515 circa) che la leggenda vuole sia l’opera inviata dall’artista bresciano a Pisa nel 1469 per cercare di ottenere la commissione degli affreschi del Camposanto, poi andata a Benozzo Gozzoli (Firenze, 1421 circa - Pistoia, 1497), presente in raccolta con la nicchia affrescata già nella chiesa di San Benedetto a Ripa d’Arno e risalente agli anni Ottanta del Quattrocento. Si passa poi al Cinque e Seicento cominciando con la Pisa medicea: i fondamentali dipinti di Orazio Riminaldi (Pisa, 1593 - 1630), ovvero il ritratto di Curzio Ceuli e il bozzetto della parte centrale della cupola del Duomo di Pisa, da lui affrescata, che attestano la fecondità dell’ambiente artistico pisano del tempo. Le due opere affiancano il San Gerolamo di Ludovico Cardi detto il Cigoli (San Miniato, 1559 - Roma, 1613), artista pisano per nascita (era originario di San Miniato) ma di cultura fiorentina aggiornata a Roma. Una piccola selezione, di cui fanno parte la Gerusalemme assalita dai pisani di Pier Dandini (Firenze, 1646 - 1712) e il disegno di Jacopo Ligozzi (Verona, 1547 - Firenze, 1627) per la Presa di Prevesa, narra le gesta pisane dal periodo repubblicano fino a quello della dominazione medicea.

La sala seguente è tutta dedicata a una famiglia di pittori, i Lomi Gentileschi, divisi in due rami: uno che operò soprattutto in toscana, e l’altro (quello più celebre a cui appartennero Orazio e Artemisia Gentileschi) attivo a Roma e in molte altre città d’Italia ed estere (Orazio e Artemisia, per esempio, lavorarono anche a Londra). Il più importante pittore pisano del Cinquecento è però Aurelio Lomi (Pisa, 1556 - 1622), che domina la sala con il suo Compianto sul Cristo morto. Poco distante, sono esposti il ritratto dell’arcivescovo di Pisa, Giovanni de’ Medici (figlio di Cosimo e di Eleonora di Toledo) di Baccio Lomi (Firenze, 1540 circa - ante 1610), fratello di Aurelio molto vicino alla maniera del Bronzino, e una Sacra Famiglia dello stesso autore. Orazio Gentileschi (Pisa, 1563 - Londra, 1639) è invece rappresentato con un’elegante Madonna col Bambino tra i santi Sebatiano e Francesco, mentre Artemisia Gentileschi (Roma, 1593 - Napoli, post 1654) è con la sua Clio, musa della storia, dipinto in cui la pittrice si autoritrae. Si chiude con una delle più recenti acquisizioni di Palazzo Blu, il bellissimo ritratto di Artemisia Gentileschi eseguito da Simon Vouet (Parigi, 1590 - 1649) e acquistato nel 2019.

Una Madonna del latte della bottega di Massimo Stanzione chiude il discorso attorno ad Artemisia (Stanzione e la pittrice nata a Roma si conobbero e si frequentarono: furono ottimi amici, legati da simili orientamenti pittorici) e guida il pubblico verso l’ultima sala, tutta dedicata al Settecento e in particolare all’opera di Giovanni Battista Tempesti (Volterra, 1729 - Pisa, 1804). Sono in particolare raccolti dipinti di soggetto sacro, che variano dal quadro d’altare alle piccole opere destinate alla devozione privata, per dare un’idea del tipo di produzione nella quale si specializzò l’artista volterrano.

I nuovi allestimenti della collezione permanente di Palazzo Blu
I nuovi allestimenti della collezione permanente di Palazzo Blu
I nuovi allestimenti della collezione permanente di Palazzo Blu
I nuovi allestimenti della collezione permanente di Palazzo Blu
I nuovi allestimenti della collezione permanente di Palazzo Blu
I nuovi allestimenti della collezione permanente di Palazzo Blu
I nuovi allestimenti della collezione permanente di Palazzo Blu
I nuovi allestimenti della collezione permanente di Palazzo Blu

Le dichiarazioni

“Questo allestimento, dal mio punto di vista”, ha dichiarato Stefano del Corso, presidente di Fondazione Pisa, “è estremamente suggestivo e permette una fruizione di tutte queste opere in modo migliore rispetto al passato. Sono felice di questa inaugurazione, perché è uno dei tanti tasselli delle iniziative che la Fondazione Pisa, anche attraverso Palazzo Blu, ha contribuito a realizzare in questa stagione (penso al Book Festival, alla stagione dei concerti della Normale che inizierà il 18 di ottobre in presenza), ed è anche l’occasione per annunciare che dal mese di novembre sarà inaugurata la mostra temporanea su Keith Haring, un artista che con Pisa ha un legame particolare, dal momento che qui ha realizzato il murale Tuttomondo che tutti conosciamo”.

“Il secondo piano”, sottolinea Cosimo Bracci Torsi, presidente commissione attività culturali di Fondazione Pisa, “aveva un’entrata molto modesta, abbastanza scomoda: questo Palazzo infatti è stato recuperato e adattato a museo purtroppo non tutto insieme, poiché la Fondazione inizialmente aveva potuto acquistarne una parte, e soltanto a distanza di tempo è venuta in possesso del resto, che altrimenti avrebbe probabilmente permesso una struttura più logica e più agevole da questo punto di vista. L’ingresso è adesso assai più bello e piacevole: la terrazza coperta, che la Soprintendenza ci ha permesso di realizzare, sembra un dipinto impressionista. Questo allestimento è stato realizzato dall’architetto Cesare Mari e dalla figlia Carlotta, gli architetti che curano da diverso tempo gli allestimenti delle nostre temporanee. Lo spirito è stato questo: rendere al meglio l’esposizione delle opere e renderla flessibile per permettere anche di spostarle e realizzare piccole mostre temporanee con opere che sono nei nostri depositi, e strutturarla anche secondo sale tematiche, che riguardano la storia culturale e artistica di Pisa (la Fondazione ha come tema il legame con la città, o per autori, o per committenze, o per temi)”.

“Nonostante i problemi per realizzare questo recupero architettonico”, afferma Pierpaolo Magnani, assessore alla cultura del Comune di Pisa, “i lavori a Palazzo Blu sono stati eseguiti in maniera virtuosa, e costituiscono un episodio di recupero fatto in maniera intelligente, rispettoso e che crea un valore aggiunto. Il nuovo androne che accoglie i visitatori è già una bellezza di per sé, e poi si arriva a queste sale, che sono state realizzate con un gusto e un’eleganza che aumentano la suggestione delle opere che vi sono esposte. I nuovi allestimenti sono di una bellezza incredibile: posso solo aggiungere il mio ringraziamento per la Fondazione Pisa, che è un punto di riferimento fondamentale, un’eccellenza e una punta di diamante della nostra città, e la città non può far altro che ringraziare per il lavoro che fa”.


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