Scoperta a Malta: i cacciatori-raccoglitori viaggiavano per mare 8.500 anni fa


Una nuova ricerca pubblicata su Nature dimostra che l’isola di Malta era abitata già mille anni prima dell’arrivo dei primi agricoltori. I cacciatori-raccoglitori raggiungevano l’isola attraversando almeno 100 km di mare aperto, molto prima dell’invenzione della vela.

I cacciatori-raccoglitori preistorici che popolavano il Mediterraneo possedevano abilità marittime molto più avanzate di quanto si fosse creduto finora. Lo dimostra una nuova scoperta che riscrive la cronologia della presenza umana a Malta: l’isola era raggiunta e abitata almeno 8.500 anni fa, ovvero un millennio prima dell’arrivo dei primi agricoltori neolitici. I risultati dello studio, pubblicato sulla rivista Nature, rivelano che queste antiche comunità erano capaci di attraversare almeno 100 chilometri di mare aperto, un’impresa eccezionale se si considera che avveniva in un’epoca in cui le imbarcazioni non disponevano ancora di vele.

La ricerca è stata condotta da un consorzio internazionale guidato dalla professoressa Eleanor Scerri del Max Planck Institute of Geoanthropology (MPI-GEA), in collaborazione con la Soprintendenza maltese per il patrimonio culturale e finanziata dal Consiglio europeo della ricerca e dal Research Excellence Award dell’Università di Malta. Al centro dello studio vi è il sito della grotta di Latnija, situata nella regione settentrionale di Mellieħa a nord di Malta, dove il team ha rinvenuto evidenze archeologiche inequivocabili della presenza umana in un periodo che precede di circa mille anni l’agricoltura nell’arcipelago.

Sito rupestre di Latnija nella regione settentrionale di Mellieħa di Malta © Huw Grucutt
Sito rupestre di Latnija nella regione settentrionale di Mellieħa di Malta © Huw Grucutt
I cacciatori-raccoglitori stavano attraversando almeno 100 km di acque libere per raggiungere l'isola mediterranea di Malta 8.500 anni fa, mille anni prima dell'arrivo dei primi agricoltori © Daniel Clarke/MPI GEA
I cacciatori-raccoglitori stavano attraversando almeno 100 km di acque libere per raggiungere l’isola mediterranea di Malta 8.500 anni fa, mille anni prima dell’arrivo dei primi agricoltori © Daniel Clarke/MPI GEA

Tra i reperti figurano strumenti litici, resti di focolari e scarti alimentari cotti, elementi che testimoniano una permanenza stabile e organizzata. A sorprendere maggiormente è la natura dei resti faunistici.

“Abbiamo trovato prove abbondanti per una serie di animali selvatici, tra cui il cervo rosso, che si pensava fosse a lungo estinto a questo punto”, spiega Eleanor Scerri. “Cacciavano e cucinavano questi cervi insieme a tartarughe e uccelli, compresi alcuni che erano estremamente grandi e estinti oggi. I risultati aggiungono mille anni alla preistoria maltese e costringono a una rivalutazione delle capacità marittime degli ultimi cacciatori-raccoglitori d’Europa, nonché delle loro connessioni e degli impatti ecosistemi”.

Gli archeologi hanno rinvenuto anche chiari segni di una dieta marittima varia e sofisticata.

“Abbiamo trovato resti di foche, vari pesci, tra cui cernia, e migliaia di gasteropodi marini commestibili, granchi e ricci di mare, tutti cotti indiscutibilmente”, afferma James Blinkhorn dell’Università di Liverpool e del Max Planck Institute, uno degli autori corrispondenti dello studio.

La presenza di queste specie marine suggerisce quindi un’organizzazione logistica capace di gestire approvvigionamenti da ambienti differenti. Il dato più sorprendente dell’intera ricerca, però, riguarda proprio la capacità di attraversare il mare aperto. Fino a oggi si pensava che solo con l’avvento dell’agricoltura e delle tecnologie correlate, tra cui l’invenzione della vela, fosse stato possibile compiere spostamenti marittimi di lunga distanza. Lo studio dimostra invece che i cacciatori-raccoglitori erano in grado di affrontare traversate di almeno 100 km, un’impresa che imponeva una navigazione consapevole, probabilmente condotta su canoe da instabilità ridotta, sfruttando le correnti marine, i venti prevalenti e le conoscenze astronomiche.

"Affidandosi alle correnti della superficie del mare e ai venti prevalenti, nonché all’uso di punti di riferimento, stelle e altre pratiche di orientamento, è probabile un attraversamento di circa 100 km, con una velocità di circa 4 km all’ora. Anche nel giorno più lungo dell’anno, questi marittimi avrebbero avuto oltre diverse ore di oscurità in acque libere”, spiega il professor Nicholas Vella dell’Università di Malta, co-investigatore dello studio.

La scoperta offre anche nuove chiavi di lettura sulla diffusione umana nel Mediterraneo e sulle interconnessioni culturali tra comunità mesolitiche sparse su isole e coste. Se infatti i cacciatori-raccoglitori erano già in grado di attraversare il mare, è plausibile che tra le varie comunità insulari esistessero scambi, contatti e forse anche reti di conoscenza condivisa. Una prospettiva che apre nuove domande sulla storia delle prime migrazioni umane via mare.

Il sito di Latnija permette anche di riflettere sugli impatti ecologici che questi primi insediamenti potevano generare. L’estinzione di alcune specie animali endemiche di Malta, infatti, potrebbe essere stata innescata proprio dalla presenza umana. La caccia, la pressione ambientale e le modificazioni dell’ecosistema derivanti dalle attività antropiche potrebbero aver accelerato la scomparsa di animali oggi assenti dal territorio.


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