René Magritte, vita e opere del grande sabotatore tranquillo


René Magritte: vita, stile e opere di uno dei più grandi esponenti del Surrealismo, capace di trasformare l’ordinario in straordinario.

René Magritte (Lessines, 1898 - Bruxelles 1967), soprannominato “le saboteur tranquille” per via della sua abilità di riuscire ad insinuare dubbi sul realtà, è considerato uno dei più grandi esponenti del Surrealismo, tanto da essere considerato uno dei padri del movimento surrealista. Il Surrealismo, avanguardia di cui fece parte, è un movimento artistico nato in Francia negli anni Venti, fin da subito si presenta come un’avanguardia rivoluzionaria che andò oltre la realtà enfatizzando così una nuova dimensione onirica fatta di sogni, paranoie, libere associazioni, follie, liberando così l’inconscio da costrizioni mentali. Gli artisti più influenti del movimento oltre a Magritte sono Salvador Dalí, Joan Miró, Man Ray e Yves Tanguy.

Nonostante la rappresentazione di soggetti apparentemente realistici, la grandezza di Magritte si trova nella trasformazione del quotidiano in illusione e in sogni scovando significati insoliti e dichiarando guerra aperta alla ragione. Le opere di Magritte di conseguenza si spingono aldilà del razionale, varcando le soglie dell’ordinario in una chiave umoristica. “La realtà non è mai come la si vede: la verità è soprattutto immaginazione”: attraverso questa celebre affermazione del pittore possiamo inquadrare perfettamente il pensiero dell’artista, notando in lui un desiderio di trovare sempre nuove forme di suggestioni della realtà, continuando ad interrogarsi su dove sta il confine tra reale e finzione. Ammirato dai quadri metafisici di Giorgio De Chirico, mise in atto un nuovo linguaggio basato sull’evasione dal reale.

Magritte oggi è noto soprattutto per l’opera La Trahison des Images (1928-29), dipinto raffigurante una pipa e una didascalia che cita la frase “ceci n’est pas une pipe”, che invita lo spettatore ad una profonda riflessione su cosa sia davvero l’oggetto reale e su cosa sia la rappresentazione. Per quanto l’oggetto sia rappresentato realisticamente non è in grado di compiere la sua funzione, ovvero quella di essere fumata e per questo non è possibile definirla come pipa. Tutte le opere di Magritte si concentrando quindi sul contrasto tra realtà e finzione, tra razionale e irrazionale, tra rappresentazione realistica e rappresentazione onirica, tra ordinario e mistero.

René Magritte
René Magritte

Vita di René Magritte

Renè Magritte nasce a Lessines, una piccola cittadina belga, il 21 novembre 1898. La sua infanzia è segnata da numerosi trasferimenti e soprattutto dal suicidio di sua madre, che nel 1912 decide di togliersi la vita gettandosi nel fiume Sambre, venendo ritrovata con una camicia avvolta sul viso. Questo evento traumatico influenza profondamente l’attività artistica del pittore tanto da rappresentare in diversi quadri (L’histoire centrale e Les amants), figure con il viso completamente coperto da un velo bianco.

Trasferendosi nella città di Charleroi, Magritte terrà lontani i suoi traumi infantili cercando di cominciare una nuova vita. Inizia cosi gli studi classici e successivamente si concentrerà sulla pittura. Seguendo la sua grande passione deciderà di iscriversi nel 1916 all’Accademia di belle arti di Bruxelles dove comincia ad appassionarsi ai movimenti d’avanguardia come il Cubismo e il Futurismo. Conclusi gli studi accademici nel 1922 si sposa con Georgette Berger, sua compagna fin dai tempi del liceo e nel 1923 inizia invece il suo primo lavoro come grafico pubblicitario.

Parallelamente al suo lavoro da grafico, Magritte continua ad interessarsi di avanguardie, decidendo cosi nel 1925 di iscriversi al gruppo surrealista di Bruxelles. Il suo interesse verso il movimento avviene con la scoperta del quadro Canto d’amore di Giorgio de Chirico di cui ammira la capacità di rappresentare un nuovo modo di vedere, andando oltre alle apparenze. Il primo quadro surrealista che dipinge è Le Jockey Perdu (1926), collage ad acquarelloin cui è rappresentato un fantino sopra il proprio cavallo a galoppo che corre verso alberi a forma di pedine degli scacchi: l’intera scena è contornata da un sipario che va ad accentuare una visione scenografica.

Un anno dopo la sua adesione all’Avanguardia Surrealista, Matisse incontra André Breton, figura di spicco del Movimento. Nel 1927 tiene la sua prima mostra personale nella galleria Le Centaure di Bruxelles: la mostra si rivela un totale fallimento, e tutte le sessantuno opere esposte sono stroncate pesantemente dai critici. L’anno seguente, nel 1928, decide insieme a sua moglie Georgette di trasferirsi a Parigi. Il loro trasferimento a Parigi durerà poco: la galleria La Cantaure dove il pittore aveva un contratto lavorativo chiuderà e e i due decideranno di trasferirsi nuovamente a Bruxelles nel 1930 in un quartiere a nord della città, al 135 della rue Esseghem di Jette. Il loro alloggio diverrà luogo d’incontro e punto di riferimento del Movimento Surrealista belga. Dal 1999 lo stesso appartamento è adibito a casa-museo in ricordo del celebre artista.

Con l’avvento della seconda guerra mondiale, René Magritte decide di trasferirsi nuovamente insieme alla moglie nel sud della Francia a Carcassone per fuggire dalla dominazione nazista. Questo periodo storico influenzerà notevolmente il suo stile pittorico: in un primo momento sperimenterà un nuovo stile chiamato “alla Renoir” o “solare” passando da una pittura netta e dal disegno corretto ad una pittura con temi più leggeri e colori più sgargianti. Il periodo solare si concluderà nel 1947 lasciando il posto ad un nuovo periodo denominato “vacche”, dove il pittore porterà all’esasperazione i concetti del precedente periodo, dipingendo opere provocatorie, piene di ribellione prendendo in giro il fauvismo.

Il pittore raggiungerà la fama soltanto negli anni Sessanta, pochi anni prima della sua morte. Grazie all’avvento della cultura pop e alla rassegna a lui dedicata al Museum o Modern Art di New York

nel 1965 i suoi dipinti raggiungono la notorietà. René Magritte muore il 15 agosto 1967 nella sua casa a rue des Mimomas a Bruxelles a causa di un tumore al pancreas.

René Magritte, La trahison des images (1928-1929; olio su tela, 63,5 x 93,98 cm; Los Angeles, Los Angeles County Museum of Art)
René Magritte, La trahison des images (1928-1929; olio su tela, 63,5 x 93,98 cm; Los Angeles, Los Angeles County Museum of Art)


René Magritte, Le Jockey perdu (1926; collage, acquerello, matita e inchiostro su carta; New York, Museum of Modern Art)
René Magritte, Le Jockey perdu (1926; collage, acquerello, matita e inchiostro su carta; New York, Museum of Modern Art)

Stile e opere principali di Magritte

Seppur appartente al movimento surrealista, nella pittura di Magritte si possono riscontrare elementi caratterizzanti che ne evidenziano l’unicità: il suo modo di dipingere è anche chiamato “illusionismo pittorico” in quanto rappresenta una realtà classica, ordinaria e bidimensionale giocando più sul concetto che sulla pittura. Egli trasforma il reale in surreale lasciando largo spazio all’immaginazione dello spettatore. Durante anni poco felici nel dopoguerra sperimentò altre tecniche pittoriche “alla maniera di Renoir”, stile che trasuda leggerezza accantonando la paranoia e gli interrogativi degli anni precedenti: la tavolozza diviene cosi più ricca di colori sgargianti e accesi abbandonando la cupezza. Questo periodo però fu solo un medium, lasciando cosi nel 1947 spazio al suo periodo “vache” (vacca) in cui in chiave satirica e ironica rielabora con atteggiamento critico i pensieri e le rappresentazioni dei Fauves francesi. I due periodi sperimentali durano poco e subito dopo Magritte ritornerà a dipingere nella sua solita maniera.

Nel dipinto Gli Amanti del 1928 Magritte rappresenta due figure in primo piano con il volto coperto da un velo bianco, probabilmente in ricordo della madre morta suicida e ritrovata nel fiume Sambre con una camicia avvolta sul volto. Il velo bianco impedisce ai due amanti rappresentati di baciarsi e di comunicare fra di loro rendendoli irriconoscibili. L’atmosfera che comunica il dipinto è di struggimento: la scelta sapiente del colore, come nel caso del vestito rosso della figura femminile che ricorda la morte sottolinea l’inquietudine del quadro. Il dipinto si rifà certamente al celebre quadro di Giorgio de Chirico Ettore e Andromaca (1931) in cui sono rappresentati Ettore e Andromaca sotto forma di manichino nel momento del saluto appena prima il duello contro Achille. L’analogia è visibile sia sul piano formale che sul piano concettuale, in quanto anche quest’ultima tela è percepibile l’impossibilità di amarsi (“C’è un interesse in ciò che è nascosto e ciò che il visibile non ci mostra”, spiega lo stesso artista. “Questo interesse può assumere le forme di un sentimento decisamente intenso, una sorta di conflitto, direi, tra visibile nascosto e visibile apparente”).

Tra le opere più celebri di Magritte figura anche Golconda del 1953: il titolo rievoca l’omonima città in India entrata nell’immaginario collettivo grazie al suo contrasto tra l’immensa ricchezza della città e la povertà dei suoi cittadini. Come in tutte le opere di Magritte, anche quest’ultima propone una visione critica che lascia allo spettatore lo spazio per interrogarsi sulla propria interpretazione. L’opera rappresenta una serie di uomini in una posa statica per aria in un abbigliamento tipico borghese (giacca, cravatta, bombetta) che possiamo ritrovare anche in altri dipinti celebri come il figlio dell’uomo (1964) o in

Mr. e Mrs. Wilbur Ross (1966) differenziandosi dunque solo dalle diverse espressione del volto. Sullo sfondo spuntano tetti di case tipiche belga e un cielo chiaro che occupa la maggior parte dello scena. La molteplicità degli uomini nella scena suggerisce da parte dell’artista uno sguardo critico verso l’omologazione. Seppur il cielo sereno comunichi un senso di tranquillità la quantità di uomini presenti si pone in pieno contrasto generando una sensazione disturbante.

Ne La Trahison des Images (1926-1966), Magritte presenta la raffigurazione di una pipa, rappresentata in modo netto e preciso, curata nei minimi dettagli. Questa figura è accompagnata da una didascalia che cita “ceci n’est paso une pipe” (“questa non è una pipa”). Ancora una volta Magritte pone l’accento sul linguaggio da lui usato. Egli più tardi affermerà: “Chi oserebbe pretendere che l’immagine di una pipa sia una pipa? Chi potrebbe fumare la pipa del mio quadro? Nessuno. Quindi, non è una pipa”. L’artista assume così un atteggiamento ironico che cerca soprattutto di porre degli interrogativi nella mente del fruitore dell’opera. Come afferma Magritte, quel che vediamo sulla tela è solo una rappresentazione e in quanto tale l’oggetto rappresentato non può compiere la sua funzione primaria, ovvero quella di essere fumata e usata. Con quest’opera Magritte apre un dibattito tra oggetto reale e rappresentazione che pone ancora oggi degli interrogativi rivelandosi contemporaneo. Alcuni artisti si interrogheranno sulla stessa contrapposizione: Joseph Kosuth, per esempio, in Una e Tre Sedie pone la stessa attenzione verso il linguaggio riproducendo vicine una foto di una sedia, una sedia reale e fruibile e accanto la definizione del dizionario di sedia interrogandosi sul concetto di sedia. La Trahison des Images è inoltre importante perché consacra Magritte come un precursore dell’arte concettuale.

Ancora, La Condizione Umana II (1935) è la seconda versione dell’omonimo quadro: entrambi appartengono alla serie “quando nel quadro”. In questo dipinto, come nella prima versione, è presente un cavalletto su cui è poggiata una tela rappresentante un paesaggio, lo stesso che costituisce il paesaggio di sfondo fondendosi l’uno con l’altro dando una percezione di continuità. Nella prima versione del quadro è rappresentato un tipico paesaggio campagnolo mentre nella seconda versione un tipico paesaggio marittimo. Giocando con le contrapposizioni e gli effetti ottici, Magritte indaga ancora una volta come nel caso de La Trahison des Images sul rapporto tra rappresentazione e realtà, mettendo in dubbio su cosa lo è davvero. Il pittore a opera conclusa scriverà: “Misi di fronte a una finestra, vista dall’interno d’una stanza, un quadro che rappresentava esattamente la parte di paesaggio nascosta alla vista del quadro. Quindi l’albero rappresentato nel quadro nascondeva alla vista l’albero vero dietro di esso, fuori della stanza. Esso esisteva per lo spettatore, per così dire, simultaneamente nella sua mente, come dentro la stanza nel quadro, e fuori nel paesaggio reale. Ed è così che vediamo il mondo: lo vediamo come al di fuori di noi anche se è solo d’una rappresentazione mentale di esso che facciamo esperienza dentro di noi”. Le ricerche di Magritte proseguono sulla stessa linea anche nel finale di carriera, come attesta l’opera Il castello dei Pirenei del 1959, opera commissionata dall’avvocato Harry Torczyner, che sceglie il soggetto del dipinto. Nell’immagine è raffigurata una grande roccia su cui sommità è posto un castello: il grande masso è rappresentato sospeso in aria, come se fosse ambientato in assenza di gravità, in cui lo sfondo è dato da un paesaggio marino che accentua il contrasto tra leggerezza e pesantezza. La durezza del quadro è confermata anche dallo stesso pittore che in uno scritto con il committente afferma: “non è esente da rigore, addirittura da durezza”. Tutto appare sospeso, non solo la roccia ma anche il tempo.

René Magritte, Gli amanti (1928; olio su tela, 54 x 73 cm; New York, Museum of Modern Art)
René Magritte, Gli amanti (1928; olio su tela, 54 x 73 cm; New York, Museum of Modern Art)


René Magritte, Golconda (1953; olio su tela, 81 x 100 cm; Houston, Menil Collection)
René Magritte, Golconda (1953; olio su tela, 81 x 100 cm; Houston, Menil Collection)


René Magritte, La condizione umana (1933; olio su tela, 100 x 81 cm; Washington, National Gallery of Art)
René Magritte, La condizione umana (1933; olio su tela, 100 x 81 cm; Washington, National Gallery of Art)


René Magritte, Il Castello dei Pirenei (1959; olio su tela, 200 x 145 cm; Gerusalemme, Museo d'Israele)
René Magritte, Il Castello dei Pirenei (1959; olio su tela, 200 x 145 cm; Gerusalemme, Museo d’Israele)

Dove vedere le opere di Magritte

Per ammirare i quadri del maestro e visitare i luoghi che ha frequentato e in cui ha vissuto non esiste città migliore che Bruxelles, capitale belga dove l’artista ha soggiornato per la maggior parte della sua vita insieme a sua moglie. Il sito visit.brussels/it/ suggerisci un itinerario tutto dedicato al pittore. Le tappe consigliate dal sito sono: il Magritte Museum (che ospita numerose opere dell’artista), La Fleur en Papier Doré (caffè artistico frequentato dal Movimento), Greenwich (caffè storico dove Magritte giocava a scacchi con i suoi compagni), la Casa-Museo (celebre abitazione dell’artista), Cimitero di Shaerbeek (luogo dove riposa Magritte). La maggior parte delle opere dell’artista sono conservate al Museo Magritte in Place Royale a Bruxelles. A partire dal 1984, il curatore capo dei Musei Reali delle Belle Arti in Belgio decise di dedicare una stanza al pittore, acquisendo sempre di più opere c’era la necessità di più spazio e cosi nel 2005 si decise di fondare un museo dedicato in Place Royale. In seguito è stato inaugurato nel 2009 e ad oggi sono esposte circa 250 opere del maestro.

La Casa-Museo di Rue Esseghem 135 a Bruxelles, come anticipato, fu un luogo fondamentale durante la vita del pittore, di sua moglie ma anche dell’intero gruppo di surrealisti. Dopo la moglie di Georgette i loro beni furono venduti all’asta da Sotheby’s, ci volle tempo prima di riuscire a ricostruire l’alloggio per come fu abitato. Grazie a fotografie e testimonianze di persone che visero la casa com’era si ruiscì a ricreare l’arredo dal 1993 al 1999. L’intera casa-museo è considerata come un omaggio al pittore.

Sono molti i musei nel mondo che conservano opere di René Magritte. In Italia tuttavia si contano pochissimi suoi dipinti. Il più famoso quadro “italiano” di Magritte è probabilmente La voce dei venti, un dipinto del 1931 conservato presso la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Altre sue opere si trovano alla Pinacoteca Civica di Savona (dove è conservata La confidenza capitale) e a Palazzo Maffei a Verona. In Francia si trovano sue opere al Centre Pompidou di Parigi, che conserva uno dei suoi principali capolavori (Il doppio segreto), mentre diverse opere sono conservate nei musei americani: il LACMA di Los Angeles conserva La trahison des images, diversi suoi dipinti sono al MoMA di New York, e ancora opere di Magritte si possono trovare alla National Gallery di Washington.


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