Marina Abramović vince il Praemium Imperiale, l'Oscar dell'arte. Premiato anche Peter Doig


Annunciati i vincitori dell’edizione 2025 del Praemium Imperiale, il più importante premio artistico al mondo. Per la scultura vince Marina Abramović. Peter Doig premiato per la pittura. Ecco tutti i vincitori.

Sono stati annunciati stamani dalla Japan Art Association i vincitori della trentaseiesima edizione del Praemium Imperiale, considerato l’Oscar dell’arte: Peter Doig (Regno Unito) vince il premio per la pittura, a Marina Abramović (Serbia) va quello per la scultura, Eduardo Souto de Moura (Portogallo) vince per l’architettura, András Schiff (Regno Unito, nato in Ungheria) si aggiudica il premio per la musica, mentre Anne Teresa De Keersmaeker (Belgio) per il teatro/cinema. Gli artisti sono premiati per i risultati conseguiti, per l’influenza da loro esercitata sul mondo dell’arte a livello internazionale e per il contributo dato alla comunità mondiale con la loro attività. Ognuno di loro riceverà un premio di 15 milioni di yen (circa 91.000 euro), un diploma e una medaglia. Quest’ultima sarà conferita dal Patrono onorario della Japan Art Association, il Principe Hitachi, durante la cerimonia di premiazione che si terrà a Tokyo il prossimo 22 ottobre.

Il Praemium Imperiale è il più importante premio d’arte esistente e viene assegnato in cinque discipline: pittura, scultura, architettura, musica, teatro/cinema. Esso conferisce un riconoscimento internazionale in campo artistico pari a quello dei Premi Nobel. I vincitori del 2025 andranno ad aggiungersi ai 180 artisti già insigniti del premio, tra i quali gli italiani Claudio Abbado, Gae Aulenti, Luciano Berio, Cecco Bonanotte, Enrico Castellani, Federico Fellini, Sophia Loren, Umberto Mastroianni, Mario Merz, Riccardo Muti, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Renzo Piano, Michelangelo Pistoletto, Maurizio Pollini, Arnaldo Pomodoro e Giuliano Vangi.

Come ogni anno, inoltre, è stata assegnata anche la Borsa di Studio del Praemium Imperiale 2025 per Giovani Artisti, che va al National Youth Theatre of Great Britain. L’annuncio e il conferimento della Borsa hanno avuto luogo il 15 luglio a Londra, durante una conferenza stampa presieduta da Lord Patten of Barnes, Consigliere britannico del Praemium Imperiale. Il National Youth Theatre ha ricevuto un diploma e un contributo di 5 milioni di yen (circa 30.000 euro). La Borsa è stata istituita nel 1997 per sostenere e incoraggiare i giovani artisti, in linea con gli obiettivi delle attività della Japan Art Association. Sono eleggibili giovani promettenti artisti o organizzazioni che contribuiscano attivamente allo sviluppo di nuovi talenti. Gli artisti devono essere professionisti o in formazione. A rotazione ciascun Consigliere internazionale, consultandosi con il proprio comitato, seleziona il destinatario della Borsa di studio e lo comunica alla Japan Art Association, che lo approva. Il premio è conferito contestualmente all’annuncio del Praemium Imperiale nel Paese del Consigliere cui spetta la segnalazione.

I vincitori del Praemium Imperiale 2025: Peter Doig, Marina Abramović, Eduardo Souto de Moura, András Schiff, Anne Teresa De Keersmaeker
I vincitori del Praemium Imperiale 2025: Peter Doig, Marina Abramović, Eduardo Souto de Moura, András Schiff, Anne Teresa De Keersmaeker

I vincitori

Per la pittura: Peter Doig. Nato a Edimburgo (Scozia, Regno Unito) il 17 aprile 1959. Ampiamente riconosciuto come un importante esponente del movimento della “Nuova pittura figurativa”, Peter Doig nel corso di una carriera ultratrentennale ha ridefinito il potenziale espressivo della pittura. Memorie personali e immagini provenienti da fotografie, cartoline e film danno vita a dipinti dalla vivida risonanza emotiva contenenti paesaggi e figure, caratterizzati da colori ricchi e da tipiche pennellate. La sua opera spesso mescola il reale e il surreale in modi inquietanti quanto poetici, rivisitando immagini che costruiscono il senso di una narrazione nascosta in cui coesistono mistero ed elementi onirici. Doig ha trascorso la sua prima infanzia nell’isola caraibica di Trinidad e la sua gioventù nel nevoso Canada: due ambienti del tutto diversi che hanno lasciato un’impressione duratura sulla sua sensibilità visiva. “Queste esperienze hanno avuto un enorme impatto sulla mia pittura”, racconta. Ciascuna delle sue opere richiede molto tempo per venire alla luce, sviluppandosi spesso nel corso di anni. “Sento che i miei dipinti sono profondamente legati alla mia vita. Sono come un viaggio, un’espressione della vita che ho vissuto”, riflette. Oggi divide il proprio tempo tra Londra e Trinidad e continua a essere celebrato come uno dei più grandi pittori viventi al mondo. Le sue opere sono conservate nelle maggiori collezioni pubbliche e private del pianeta.

Peter Doig nel suo studio a Londra, Aprile 2025 © The Japan Art Association / The Sankei Shimbun
Peter Doig nel suo studio a Londra, Aprile 2025 © The Japan Art Association / The Sankei Shimbun

Per la scultura: Marina Abramović. Nata a Belgrado (ex-Jugoslavia) il 30 novembre 1946. Figura pionieristica nell’arte performativa, Marina Abramović usa il proprio corpo come mezzo espressivo coinvolgendo spesso il pubblico, visto come parte dell’opera d’arte. Spingendosi ai limiti di corpo e mente, ha sistematicamente sfidato i confini dell’arte alla ricerca della sua essenza. Nata nell’ex-Jugoslavia, è salita alla ribalta internazionale con Rhythm 0 (1974), una performance durante la quale si consegnava con il suo corpo al pubblico: un atto così estremo che a un certo punto le fu puntata una pistola carica alla tempia. Pur avendo ripetutamente affrontato situazioni rischiose per la propria vita, la sua coraggiosa esplorazione dell’espressione di sé ha conquistato il pubblico di tutto il mondo. Nel 2010, al Museum of Modern Art (MoMA) di New York, presentò The Artist Is Present, una performance silenziosa in cui rimase seduta di fronte ai visitatori per oltre 700 ore. L’evento batté i record delle presenze al MoMA. Convinta sostenitrice dell’insegnamento, nel 2012 ha fondato il Marina Abramović Institute (MAI), dedicato alla performance prolungata nel tempo e alla collaborazione interdisciplinare. Pur vivendo a New York, continua a viaggiare per proporre un approccio emozionale e appassionato, con il quale sfida non solo se stessa ma anche i suoi collaboratori: il pubblico.

Marina Abramović © The Japan Art Association / The Sankei Shimbun
Marina Abramović © The Japan Art Association / The Sankei Shimbun

Per l’architettura: Eduardo Souto de Moura. Nato a Porto (Portogallo) il 25 luglio 1952. Eduardo Souto de Moura è un autorevole esponente dell’architettura portoghese. Discepolo di Álvaro Siza (insignito del Praemium Imperiale nel 1998), fondò il proprio studio di architettura nel 1980. È noto per il suo convincimento che “non esiste l’architettura universale; ogni cosa è radicata nel proprio luogo”, e sistematicamente crea opere che risuonano con il loro tempo e il loro contesto. Seleziona con cura i materiali, ponendo attenzione alla cultura e alle tradizioni locali. Tra i suoi progetti principali vi sono la Pousada Mosteiro de Amares (1997), un albergo gestito dallo Stato ricavato da un ex-monastero; l’Estádio Municipal de Braga (2003), uno stadio municipale e il Paula Rego Museum (2009). Ha ricevuto il Pritzker Prize nel 2011 e il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 2018. Nel 2024 è stato insignito del titolo di Commendatore dell’Ordine delle Arti e delle Lettere dalla Francia. Inoltre, insegna in diverse facoltà di Architettura in tutto il mondo, mettendo il suo sapere a disposizione delle nuove generazioni. È convinto che oggi il bisogno più pressante per l’architettura sia risolvere i problemi attuali e sottolinea l’importanza di una consapevolezza ecologica, nonché dell’intelligenza e della cultura necessarie ad affrontarla.

Eduardo Souto de Moura nel suo studio a Porto, Portogallo, Aprile 2025. Foto: Shun Kambe  ©️ The Japan Art Association
Eduardo Souto de Moura nel suo studio a Porto, Portogallo, Aprile 2025. Foto: Shun Kambe  ©️ The Japan Art Association

Per la musica: András Schiff. Nato a Budapest il 21 dicembre 1953. Sir András Schiff è unanimemente considerato uno dei più autorevoli pianisti della nostra epoca ed è celebrato per le sue interpretazioni di compositori che spaziano da Bach a Bartók. Ha cominciato a suonare il pianoforte all’età di cinque anni e ha studiato all’Accademia Franz Liszt di Budapest, proseguendo poi la sua formazione a Londra con il celebre clavicembalista George Malcolm. Riconoscendo che “la vita di un pianista è spesso una vita solitaria”, nel 1999 Schiff ha fondato una sua orchestra da camera, la Cappella Andrea Barca. È anche direttore d’orchestra, essendo convinto che dirigere serva ad “ampliare la propria prospettiva”, ed è attivo come musicista ben oltre il ruolo tradizionale di un pianista. Desideroso di condividere la musica e fare da mentore alla prossima generazione di musicisti, Schiff durante i suoi concerti si rivolge spesso al pubblico, ritenendo che “essere un musicista” sia “non una professione, ma un privilegio”. Nel 2014 è stato nominato Cavaliere dalla Regina Elisabetta II per i suoi servigi alla musica. I suoi scritti, tra i quali La musica nasce dal silenzio (Music Comes Out of Silence), offrono preziosi approfondimenti sulla sua filosofia musicale. È sposato con la violinista giapponese Yūko Shiokawa.

András Schiff. Foto: Pablo Castagnola ©️ The Japan Art Association
András Schiff. Foto: Pablo Castagnola ©️ The Japan Art Association

Per il Teatro/Cinema: Anne Teresa De Keersmaeker. Nata a Malines (Belgio) l’11 giugno 1960. Anne Teresa De Keersmaeker è una coreografa e danzatrice belga. Fin da quando fondò la sua compagnia di danza Rosas nel 1983 ha rappresentato una forza trainante sulla scena globale della danza contemporanea. Ha studiato danza al Mudra, la scuola di arti performative fondata da Maurice Béjart (insignito del Praemium Imperiale nel 1993), e alla Tisch School of the Arts della New York University. Dopo essere tornata in Belgio ha riscosso un grande riconoscimento con Fase (1982), su musica di Steve Reich (insignito del Praemium Imperiale nel 2006). È nota per la sua esplorazione della relazione strutturale tra musica e movimento e si è cimentata in un dialogo con un’ampia gamma di stili musicali di svariati periodi, dal minimalista al classico e al blues. Le sue coreografie spesso iniziano con movimenti semplici, come camminare, che trasforma in movimenti astratti per creare una fusione di fisicità e intelletto. Tra le sue opere principali vi sono Rain (2001) ed EXIT ABOVE (2023). Nel 2025 ha collaborato con il ballerino e coreografo emergente Solal Mariotte in BREL, un duetto ispirato alla musica e alla figura di Jacques Brel. Ha un legame consolidato con il Giappone e nel 2004 ha diretto l’opera di Toshio Hosokawa Hanjo. Oltre alla sua attività artistica, è impegnata nel campo della formazione, avendo fondato P.A.R.T.S. (Performing Arts Research and Training Studios), una scuola di arti performative a Bruxelles, per sostenere la prossima generazione di artisti. Negli ultimi dieci anni il suo lavoro si è misurato anche con le arti visive in contesti museali quali il Louvre, la Tate Modern e il MoMA.

Prove di BREL, 2025, Anne Teresa De Keersmaeker con Solal Mariotte, Maggio 2025. Foto: Shun Kambe  ©️ The Japan Art Association
Prove di BREL, 2025, Anne Teresa De Keersmaeker con Solal Mariotte, Maggio 2025. Foto: Shun Kambe  ©️ The Japan Art Association


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