A Padova nasce una collezione di arte femminile per riflettere su violenza e disparità di genere


La nuova collezione diffusa Silenzi Eloquenti dell’Università di Padova espone quattro opere di due artiste, Mirella Bentivoglio e Silvia Giambrone, che, attraverso linguaggi differenti, offrono un percorso di riflessione asettico su violenza, disparità di genere e il ruolo dell’arte femminile nel panorama contemporaneo.

L’Università di Padova inaugura, con un progetto di ampio respiro culturale e istituzionale, la prima collezione diffusa di arte contemporanea esplicitamente dedicata alla produzione artistica femminile e femminista. Denominata Silenzi Eloquenti, l’iniziativa vede la collocazione di quattro opere di due artiste rappresentative di due generazioni distinti: Mirella Bentivoglio (Klagenfurt, 1922 – Roma, 2017) e Silvia Giambrone (Agrigento, 1981). Il progetto, sostenuto dalla Prorettrice al Patrimonio Artistico Storico e Culturale Monica Salvadori e dalla guida dell’advisor per l’arte contemporanea Guido Bartorelli, si inserisce in una cornice istituzionale volta a rendere visibile un patrimonio artistico da troppo a lungo caratterizzato da una presenza marginale delle opere realizzate da artiste. La scelta del titolo Silenzi Eloquenti rivela una duplice valenza simbolica: da un lato, rievoca le presenze sporadiche ed effimere delle artiste nel contesto del patrimonio universitario, in cui opere di spicco, come quelle dei grandi nomi del contemporaneo (Campigli, Funi, Severini, Manzù, Martini, Venini, Scarpa, Pianezzola, Tasca, Kounellis, Pomodoro, Isgrò), hanno sempre detenuto un posto predominante; dall’altro, richiama l’idea di un silenzio carico di significato, che si trasforma in voce grazie alla forza narrativa e d’impegno delle opere esposte. Nel dettaglio, le opere che compongono la collezione sono quattro e provengono da due artiste che, pur appartenendo a contesti temporali differenti, si confrontano sul medesimo tema della violenza e delle disuguaglianze di genere.

“La nuova collezione nasce grazie al finanziamento del Piano per l’arte contemporanea 2024, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Il nostro progetto è stato uno dei 40 selezionati lo scorso anno, accanto a grandi realtà del contemporaneo come il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, il Museo d’arte Moderna e Contemporanea Museion di Bolzano, la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma”, spiega Monica Salvadori, prorettrice con delega al Patrimonio artistico, storico e culturale e delega al Sistema Bibliotecario di Ateneo. “Segno di un apprezzamento per l’impegno che la nostra Università ha rivolto e continua a rivolgere alla conoscenza e alla valorizzazione dell’arte e della creatività contemporanee nelle loro diverse espressioni, sia attivando corsi specificamente dedicati al tema, sia promuovendo rassegne e festival di caratura sovranazionale, sia ancora attraverso iniziative di valorizzazione della conoscenza nelle quali invitiamo artiste e artisti a un confronto diretto con le nostre studentesse e studenti e tutta la cittadinanza”.

“La commissione valutatrice ha particolarmente apprezzato la qualità del progetto presentato dalla curatrice da noi individuata, la dott.ssa Greta Boldorini, già dottoranda presso il nostro Ateneo e ora apprezzata studiosa nel campo delle relazioni tra arte e femminismi”, sottolinea Guido Bartorelli, advisor di Ateneo per l’arte contemporanea. “Abbiamo ritenuto le biblioteche un contesto espositivo ideale per la nuova collezione, in quanto luoghi deputati alla trasmissione e conservazione della cultura e del canone, all’interno dei quali le opere da noi acquisite vengono a creare un significativo cortocircuito che scardina l’idea di sapere neutro e universale per promuovere inedite riflessioni su temi di drammatica attualità”.

“Con queste acquisizioni l’Ateneo intende dare voce a questi silenzi avviando una nuova collezione che mette finalmente al centro l’arte femminile, e femminista, attraverso opere che riflettono sulla violenza e disparità di genere. È un progetto importante”, afferma la curatrice Greta Boldorini, “che innesca riflessioni attuali e urgenti nei luoghi della trasmissione del sapere e dello studio quali sono le biblioteche, spazi pubblici aperti alla cittadinanza e alla comunità accademica”.

Mirella Bentivoglio e Silvia Giambrone: due generazioni, una stessa urgenza espressiva

Le opere di Mirella Bentivoglio, pioniera e figura di riferimento nel campo dell’arte contemporanea femminile, sono il frutto di una ricerca che ha messo in luce il linguaggio simbolico e la possibilità di esprimere l’inesprimibile attraverso forme visive raffinate ma cariche di pregnanza emotiva. La scultura La scrittura del silenzio (1978), realizzata in marmo e matita bianca e dalle dimensioni contenute (15x18x2,5 cm), trova collocazione nella Biblioteca Centrale di Psicologia “Fabio Metelli”. L’opera, che richiama il potere evocativo dei libri e dei simboli archetipici, mette in evidenza come la parola e l’immagine possano intrecciarsi per creare un linguaggio che supera le barriere della comunicazione tradizionale. L’intesa tra forma e contenuto, elemento cardine della ricerca artistica di Bentivoglio, emerge anche nella grande stampa storica Struttura simbolica (L’Ovo di Gubbio) (dimensioni 102x68 cm) esposta presso la Biblioteca Centrale di Ingegneria. Tale opera nasce come riproduzione della scultura realizzata nel 1976 e rappresenta quello che molti critici definiscono il primo intervento di arte pubblica femminista, un gesto rivoluzionario in cui il simbolismo diventa il mezzo di rivendicazione di uno spazio creativo fino ad allora escluso.

Mirella Bentivoglio, Struttura simbolica - L’Ovo di Gubbio
Mirella Bentivoglio, Struttura simbolica - L’Ovo di Gubbio

La terza opera, sempre di Mirella Bentivoglio, è la serigrafia su cartoncino Analisi semiologica – La ‘fattura’ per non pensare (1978, 33x33 cm). L’opera, donata dalle eredi dell’artista in memoria di Giulia Cecchettin, si inserisce in un percorso narrativo che fa da monito alla violenza di genere. Le eredi, profondamente legate alla città e all’ateneo grazie al ricordo del nonno Gian Carlo Bentivoglio, che ha insegnato a Padova per molti anni, hanno voluto attraverso questo gesto commemorativo dare nuova linfa alla memoria artistica e culturale. La collocazione dell’opera nella Biblioteca di Ingegneria dell’informazione Someda, frequentata anche dalla giovane vittima di femminicidio, sottolinea la carica simbolica e il profondo impegno sociale insito nel progetto Silenzi Eloquenti.

Mirella Bentivoglio, Analisi semiologica - La fattura per non pensare (1978)
Mirella Bentivoglio, Analisi semiologica - La fattura per non pensare (1978)
Mirella Bentivoglio, La scrittura del silenzio (1978)
Mirella Bentivoglio, La scrittura del silenzio (1978)

L’altra protagonista della collezione è Silvia Giambrone, artista nata nel 1981 e attiva nella sperimentazione di un linguaggio artistico che spazia dalla performance alla scultura, dall’installazione al suono e al video. La sua opera Mirror n. 12 (2021, realizzata in bronzo, resina, cera e spine di acacia, con dimensioni 210x127x13 cm) costituisce l’elemento distintivo della rappresentazione delle più sottili forme di violenza interiore e domestica. Con una scelta materiale inusuale, l’applicazione di spine di acacia su una superficie a specchio, l’opera trasforma l’oggetto, tradizionalmente simbolo di riflessione e identità, in un simulacro che mette in luce le tensioni e le sofferenze quotidiane nascoste dietro apparenze di normalità. La sua forza evocativa ha trovato spazio anche nella mostra Arte italiana e diritti umani tenutasi nel 2023 presso il Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra, rafforzando ulteriormente il carattere universale dei temi affrontati.

“Credo che l’acquisizione di opere d’arte da parte di una biblioteca pubblica sia davvero un evento esemplare e significativo”, commenta Silvia Giambrone. “Che poi si tratti anche di opere di artiste donne è ancora di maggiore rilievo, non per soltanto per colmare delle assenze ingombranti nella collezione di una istituzione, ma per poter riscrivere la storia e quindi interpretarla con strumenti che la rendono di certo più complessa e articolata di quanto non sia stata raccontata fino ad ora”.

Silvia Giambrone con l’opera Mirror n.12
Silvia Giambrone con l’opera Mirror n.12

Biblioteche come spazi espositivi: un nuovo modello di fruizione artistica e culturale

La Biblioteca “Fabio Metelli” di Psicologia ospita inoltre l’esposizione Le scritture del silenzio, un percorso che indaga il silenzio come condizione che apre a possibilità e riflessioni sull’inesprimibilità. Attraverso una curatela attenta, l’esposizione propone un dialogo interdisciplinare tra psicologia, sociologia, arte, letteratura, musica, filosofia, antropologia, neuroscienze, semiotica e mistica. La mostra, allestita nella sala espositiva al quinto piano dell’edificio Psico (situato in via Venezia 12/2), è visitabile dal 19 maggio al 27 giugno, con orari estesi dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 21 e il sabato dalle 9 alle 14. Tale scelta organizzativa mira a garantire la massima fruibilità sia alla comunità universitaria sia alla cittadinanza, rendendo il dialogo con l’arte accessibile a tutti.

Parallelamente, la Biblioteca Centrale di Ingegneria, ubicata in via Loredan 20, propone Paesaggi inconsueti: dialoghi tra arte e spazio urbano, un’installazione che prende spunto dall’opera Struttura simbolica (L’Ovo di Gubbio). All’interno del percorso espositivo, si invita il visitatore a riflettere sul potere dell’arte come catalizzatore in grado di trasformare il tessuto urbano, superando il mero ambito estetico per instaurare un ponte fra le discipline, le istituzioni e la comunità cittadina. I “paesaggi inconsueti” generati dall’incontro tra opera e spazio urbano enfatizzano la funzione dell’arte di incidere sulla quotidianità, favorendo esperienze inedite e intense che arricchiscono la percezione della città stessa. Infine, l’esperienza espositiva si completa con la mostra bibliografica Mirror n. 12 presso la Biblioteca del Beato Pellegrino, sito in via Beato Pellegrino 28. Qui, la selezione di volumi proposta dall’artista Silvia Giambrone offre un percorso di approfondimento sui testi che hanno ispirato la realizzazione dei Mirrors. La raccolta abbraccia opere classiche e contemporanee, affrontando tematiche universali quali l’identità, la libertà, il trauma, la creatività e il senso della vita. L’esposizione risulta fruibile dal lunedì al venerdì con orario dalle 9 alle 22, mentre il sabato e la domenica la fruizione è garantita dalle 9 alle 18. È prevista, inoltre, una versione virtuale della mostra accessibile tramite Galileo Discovery, ampliando così il campo d’azione e l’accessibilità dell’iniziativa. Per amplificare l’esperienza formativa e coinvolgere attivamente la comunità, sono organizzate due visite guidate itineranti che attraversano tutte le quattro sedi espositive. Il primo tour è previsto per il pomeriggio di venerdì 23 maggio e il secondo per venerdì 30 maggio, con partenza stabilita presso la Biblioteca Centrale di Ingegneria alle ore 16. La durata complessiva dei tour è stimata in circa due ore e la partecipazione è gratuita, fatta salvo disponibilità dei posti, con prenotazioni rese possibili attraverso il portale www.visitesilenzi.eventbrite.it.

La scelta di collocare le opere all’interno delle biblioteche universitarie è strategica e simbolica. Le biblioteche, luoghi di conservazione e produzione del sapere, vengono qui re-immaginate come spazi dove l’arte interagisce con la cultura scritta, dando vita a esposizioni che instaurano percorsi di conoscenza in cui la dimensione estetica si intreccia con quella intellettuale. In un contesto in cui il sapere viene trasmesso non solo attraverso i libri ma anche tramite il dialogo con immagini e forme, le mostre bibliografiche accompagnano le opere con una serie di testi che ne approfondiscono il significato, offrendo al visitatore ulteriori strumenti interpretativi. La configurazione espositiva, perciò, si espande ben oltre la mera presentazione visiva, diventando un vero e proprio laboratorio di riflessione interdisciplinare. Dal punto di vista storico-culturale, il percorso dell’arte femminile ha attraversato fasi complesse e spesso contraddittorie. La presenza di Mirella Bentivoglio nella collezione, ad esempio, rimanda a un’epoca in cui l’impegno femminista si articolava attraverso modalità innovative e provocatorie, contraddistinte da un profondo senso di rottura con le logiche tradizionali. La sua esperienza, testimoniata anche dalla celebre mostra Materializzazione del linguaggio curata nel 1978 per la 38a Biennale di Venezia, si configura come un punto di riferimento fondamentale, rappresentando non solo una rottura estetica ma anche un’affermazione culturale che mira a riconoscere e valorizzare uno spazio creativo finora marginale. Parallelamente, la figura di Silvia Giambrone introduce una sensibilità contemporanea in cui il corpo e le sue politiche divengono il terreno privilegiato per indagare le sottigliezze della violenza quotidiana. Con Mirror n. 12, l’artista trasforma uno specchio, tradizionalmente associato alla riflessione dell’immagine, in un manifesto critico capace di rivelare le tensioni e le crisi che, in maniera spesso sottile ma inesorabile, permeano la vita interiore e le relazioni interpersonali.

La strutturazione di Silenzi Eloquenti nei diversi spazi espositivi, dalla Biblioteca “Fabio Metelli” alla Biblioteca Centrale di Ingegneria, passando per la Biblioteca Someda e concludendosi presso la Biblioteca del Beato Pellegrino, è un segnale dell’impegno a integrare la dimensione artistica nel tessuto della vita quotidiana universitaria. L’iniziativa, con la sua impostazione asettica e analitica, invita a una lettura non soltanto estetica ma anche sociale dei temi attuali, offrendo al pubblico strumenti interpretativi che vanno ben oltre la mera contemplazione visiva.


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