Dall’11 settembre 2025 all’11 gennaio 2026 a Vercelli, nella Chiesa di San Marco – Spazio ARCA, sarà allestita la mostra Guttuso, De Pisis, Fontana… L’Espressionismo italiano. Promossa da Arthemisia e curata da Daniele Fenaroli, inaugura un progetto espositivo quinquennale nato dalla collaborazione tra Arca Arte Vercelli e la Fondazione Giuseppe Iannaccone.
Per la prima volta, 34 signicative opere realizzate tra il 1920 e il 1945 e appartenenti al nucleo storico della Collezione Giuseppe Iannaccone, saranno presentate insieme in un unico percorso espositivo. L’intento è quello di risvegliare memorie sopite, rileggere il passato e tornare consapevolmente a quei momenti che hanno lasciato un’impronta profonda nell’immaginario collettivo.
Tra gli artisti in mostra figurano nomi di spicco come Renato Birolli, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Fausto Pirandello, Aligi Sassu ed Emilio Vedova. Artisti che, insieme ad altri, si sono distinti per aver mantenuto un’autonomia espressiva, resistendo alle direttive culturali dominanti. Attraverso ricerche artistiche personali, spesso coraggiose e anticonvenzionali, hanno scelto di rappresentare la fragilità, la solitudine e la tensione esistenziale dell’uomo, opponendosi ai linguaggi ufficiali e celebrativi del tempo. Le loro opere costituiscono una narrazione alternativa, popolata da corpi sbilanciati, nature morte inquietanti, scenari urbani onirici e figure marginali immerse in una quotidianità disarmante, lontana dalla retorica imperante.
Tra i lavori esposti, spiccano alcune opere emblematiche dell’Espressionismo italiano: Nudo in piedi di Lucio Fontana (1939), Composizione (Siesta Rustica) di Fausto Pirandello (1924-1926), Il Caffeuccio Veneziano di Emilio Vedova (1942), I poeti di Renato Birolli (1935), Lo schermidore di Angelo Del Bon (1934) e Ritratto di Antonino Santangelo di Renato Guttuso (1942).
Il progetto di collaborazione intende creare un dialogo multidisciplinare, intrecciando le opere della Collezione Giuseppe Iannaccone con quelle di un giovane artista emergente (uno per ogni edizione) e con lo spazio suggestivo dell’Ex Chiesa di San Marco degli Eremiti. Ogni appuntamento approfondirà tematiche differenti, dalla letteratura al cinema, dalla musica alle arti visive, coinvolgendo esperti e artisti provenienti da diversi ambiti. L’obiettivo è quello di esplorare come la creatività si sviluppi tra linguaggi differenti e come l’arte possa arricchirsi nel confronto tra passato, contemporaneità e molteplici forme di espressione.
In questa prima edizione, la grande arte italiana del primo Novecento si affiancherà a tre opere del giovane artista Norberto Spina (Milano, 1995), tra cui un prestito dalla Royal Academy di Londra e lavori inediti e site-specific concepiti appositamente per l’occasione. Il suo approccio, ispirato a una rilettura della storia, suggerisce una continuità nel modo in cui l’arte può offrire una visione personale e profonda della realtà. Così come gli artisti degli anni Trenta hanno rifiutato l’estetica celebrativa del potere, anche Spina si muove ai margini della memoria collettiva, reinterpretando volti, gesti e atmosfere che sembrano riaffiorare da un archivio dimenticato.
Recuperare immagini del passato e riportarle alla luce non significa indulgere nella nostalgia: è piuttosto un atto consapevole, un modo per tornare a momenti cruciali che hanno definito la nostra coscienza collettiva. Spina invita a non rimanere passivi di fronte ai volti intensi di Benito Albino Dassler (figlio non riconosciuto di Mussolini) ed Edda Mussolini. Il primo è ritratto con uno sguardo perso, cupo, quasi cancellato dalla narrazione ufficiale, restituita al presente con una forza muta, che interroga senza parlare. La seconda emerge con piena consapevolezza del proprio ruolo, ma Spina ne restituisce la forza ambigua, evitando ogni retorica. L’artista non indaga la loro biografia, bensì il modo in cui l’immagine del potere continua a riflettersi nel nostro sguardo contemporaneo. È un invito a leggere la storia non come un archivio chiuso, ma come un organismo vivo, complesso, attraversato da tensioni ancora attuali. L’arte, oggi come ieri, può diventare una voce per ciò che resta inascoltato: uno strumento per interrogare, ricordare e scegliere consapevolmente.
Tra le opere che instaurano un dialogo con il passato vi è La battaglia dei tre cavalieri di Aligi Sassu (1941), accostata a Presente di Norberto Spina (2024), che rielabora un dettaglio del Sacrario di Redipuglia, voluto da Mussolini nel 1938. Se Sassu, all’indomani della prigionia e nel mezzo del conflitto mondiale, si affida a una pittura epica per denunciare l’assurdità della guerra senza mostrare spargimenti di sangue, Spina, con un linguaggio concettuale e minimale, isola una parola incisa nella pietra per confrontarla con il nostro tempo. Da un lato, i corpi dei cavalieri esprimono la perdita dell’individuo e l’annientamento dello spirito umano; dall’altro, la monumentalità muta del potere continua a interrogarci.
Orari: Da mercoledì a domenica dalle 10 alle 19.30
Immagine: Renato Guttuso, Ritratto di Mimise, dettaglio (1938; olio su cartoncino intelato, 70,6 x 50 cm). Su concessione di Collezione Giuseppe Iannaccone © Renato Guttuso, by SIAE 2025. Foto di Studio Vandrasch
Titolo mostra | Guttuso, De Pisis, Fontana… L’Espressionismo italiano | Città | Vercelli | Sede | Spazio ARCA | Date | Dal 11/09/2025 al 11/01/2026 | Artisti | Lucio Fontana, Fausto Pirandello, Renato Guttuso, Renato Birolli, Aligi Sassu, Emilio Vedova | Curatori | Daniele Fenaroli | Temi | Novecento |
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A Vercelli in mostra l'Espressionismo italiano dalla Collezione Iannaccone. Al via l'importante collaborazione |
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